Anno | 2023 |
Genere | Drammatico, Horror, Musicale, |
Produzione | Italia |
Durata | 86 minuti |
Regia di | Francesco Barilli |
Attori | Luca Magri, Luc Merenda, Nina Torresi, Eugenio Maria Degiacomi, Virginia Barchi Stefano Pesce (II), Davide Pulici, Francesco Barilli, Barbara Sirotti, Adriano Guareschi, Guido Di Lorenzo. |
Uscita | giovedì 30 novembre 2023 |
Tag | Da vedere 2023 |
Distribuzione | Avila Entertainment Srl |
MYmonetro | 2,92 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 28 novembre 2023
Un cantante lirico, ormai in preda all'alcol, viene sollecitato dalla Morte a rientrare in attività nel Macbeth verdiano. In Italia al Box Office Il paese del melodramma ha incassato 24,1 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Carlo Gandolfi è stato in passato un più che promettente baritono. La sua carriera si è interrotta in seguito alla morte di moglie e figlia in un incidente aereo che lo ha portato a diventare un alcolista. Un giorno gli appare la Morte che vuole il suo ritorno in scena nei panni del Macbeth verdiano. Se non lo farà la sua pena sarà... la morte.
Il ritorno sul set di due artisti che hanno lasciato un segno nel cinema: Francesco Barilli e Luc Merenda.
Chi ha amato il cinema italiano di genere degli anni'70 non ha dimenticato Pensione paura e Il profumo della signora in nero diretti da Francesco Barilli. Così come ha presenti gli innumerevoli personaggi interpretati da Luc Merenda che di Pensione Paura era il protagonista. I due ora si ritrovano su un set in cui il primo torna alla regia partendo dal titolo di un apprezzato saggio sulla lirica scritto dallo zio Bruno Barilli che avrebbe voluto modificare in "La morte nel paese del melodramma". Ruolo, quello della Signora con la falce, che questa volta viene affidato ad un uomo, un Luc Merenda insinuante e temibile nonché melomane verdiano.
Perché il ricatto a cui sottopone il povero Gandolfi è di quelli stringenti: o canta (disintossicandosi dall'alcol) o muore. Per di più in un'opera, il Macbeth, dove (come viene sottolineato) muoiono tutti. Barilli immerge questo dilemma, a cui Luca Magri offre accenti di sincera sofferenza, a Parma. Cioè nella città e nei luoghi che quel melodramma amano proprio perché gli hanno dato i natali. Al di là del soggetto di base, che avrebbe forse maggiormente beneficiato di un solo finale, quello che più conta è l'atmosfera in cui la vicenda viene immersa.
Tornano alla memoria i primi film di Pupi Avati con situazioni a tratti surreali e personaggi strani o sopra le righe ma comunque aderenti al contesto. Senza volerlo Barilli ha costituito un cast di cantanti a cui ha chiesto di fare gli attori. La signora imponente che arriva in un bar insultata da un nano che è suo marito (e si ritroverà in un'insolita situazione notturna) è in realtà una soprano.
Chi invece canta in dialetto parmense stretto una versione ironica di "O' sole mio" offre un altro aspetto della vocazione canora della città. Barilli non dimentica il Teatro Regio nel quale fa apparire nel palco d'onore avvolto da una luce verde di argentiana memoria il minaccioso Merenda. Non manca poi una pausa di meditazione sul rapporto tra la vita e la morte tra il protagonista e un sacerdote collocata davanti al bassorilievo della Deposizione scolpito da Benedetto Antelami che si trova nella cattedrale della città.
In definitiva ci troviamo di fronte alla messa in scena di una vicenda che rimanda a un cinema che fu (Gandolfi se vuole parlare con il padre in ufficio deve passare dalla segretaria perché il cellulare non è previsto) con tanto di apparizioni fantasmatiche e di legame con il territorio.
Visto mercoledì sera in una sala semi-deserta. La mia città è Parma, la stessa in cui è stato girato il film, ed è stata splendidamente fotografata, in posti magici come il Teatro Regio, la Pilotta, il Duomo, il Museo Ettore Guatelli e tante altre location interessanti. Inoltre è un film che ha il coraggio di riflettere su temi importanti come il fallimento, la vita, le perdite, e la morte.
Prima o poi arriva per ogni cineasta il momento di celebrare, in modo più o meno velato, la propria patria. Stavolta è il turno del regista Francesco Barilli che con "Il Paese del melodramma" - presentato in anteprima al Parma Film Festival - rende omaggio alla nostra città attraverso uno degli elementi che più la caratterizzano: l'opera lirica. Il film racconta infatti la storia del talentuoso baritono [...] Vai alla recensione »
Ci sono voluti quarantasei anni (tanti ne sono trascorsi da Pensione paura) e un paio di collaborazioni (l'episodio Le chiese di legno nel film collettivo La domenica specialmente; la partecipazione alla regia di La casa nel vento dei morti) per il ritorno di Francesco Barilli dietro alla macchina da presa. Figura eclettica all'interno del variegato panorama bis italiano, artista e intellettuale a [...] Vai alla recensione »
Ispirato al libro dello zio Bruno Barilli, Il paese del melodramma vede il ritorno al lungo di finzione di Francesco Barilli (Il profumo della signora in nero, 1974; Pensione paura, 1977). L'atmosfera gotica che circonda la storia fa perno sul Macbeth verdiano, per cui il baritono Gandolfi, alcolizzato, deve sostenere un provino. Egli ha come sponsor la Morte (Luc Merenda) che, come accade alla famiglia [...] Vai alla recensione »