Anno | 2023 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Italia |
Durata | 91 minuti |
Regia di | Giovanna Gagliardo |
Uscita | lunedì 16 gennaio 2023 |
Distribuzione | Cinecittà Luce |
MYmonetro | 2,75 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 19 gennaio 2023
Strutturato come un racconto visivo che si snoda in 24 ore, il film racconta Tel Aviv, città che non dorme mai. In Italia al Box Office Good Morning Tel Aviv ha incassato nelle prime 3 settimane di programmazione 4,4 mila euro e 3,6 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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Tel Aviv è la città che non dorme mai, la città del divertimento e dell'intraprendenza imprenditoriale. È la capitale della cultura gay, la metropoli con il maggior numero di start up per abitanti, un terreno di sperimentazione per l'architettura contemporanea, un luogo di cultura, di scambio e conoscenza. Nel documentario di Giovanna Gagliardo, prodotto da Cinecittà Luce, Tel Aviv è osservata, attraversata, raccontata da chi la rende una delle città più innovative e movimentate al mondo: politici, artisti, intellettuali, cittadini comuni. Restano le domande su cosa vive ancora dello spirito originario di Israele, su quale sia il peso del passato, su quale sia il futuro oltre le notti senza fine di Tel Aviv.
Ho passato a Tel Aviv diverse settimane in tempi e stagioni diversi; ho imparato tante cose e ho capito che tutto quello che crediamo di sapere è quasi sempre frettoloso e sommario. Spero di essere riuscita ad aggiungere qualche domanda all' interminabile questionario israeliano.
Dice così, la regista Giovanna Gagliardo, presentando il suo documentario, un viaggio di scoperta, di osservazione e ascolto che investiga la città e la interroga il più possibile. Le parole dei suoi protagonisti - artisti, intellettuali, politici, professionisti, gente comune, amanti della notte - ne raccontano la natura, ne spiegano il cammino, ne illustrano l'origine e provano a tracciarne la direzione.
Il tono del discorso è ottimista, fiducioso, fin troppo elogiativo nell'esaltazione della città del divertimento, dello svago notturno, dei gay pride che hanno dato a una comunità un'identità e una consapevolezza maggiori: il sindaco Ron Hulda, in carica da 25 anni, racconta lo spirito d'impresa e i legami con la tradizione dei Kibbutz (che hanno insegnato al popolo d'Israele a fornirsi di tutti i servizi necessari in uno spazio ristretto); una architetta italiana di origini italiane, trasferitasi in Israele da bambina, spiega come i grattacieli di Tel Aviv nascano rispettando lo spazio circostante e la sua conformazione (nessuna parola, però, su quanto i grattacieli incarnino lo spirito di un capitalismo non propriamente dal volto umano...); uno studioso di storia delle idee e della sessualità spiega come Tel Aviv si sia costruita con il tempo la propria immagine di comunità, di accoglienza e rifugio...
Bisogna aspettare metà film, che usa come trait-d'union dei vari incontri il percorso nella città di una donna, per vedere affrontati i temi della convivenza coi palestinesi, del razzismo tra israeliani e arabi, delle radici popolari della città e ovviamente della possibilità o meno (ma nessuno si fa illusioni) di cancellare gli insediamenti nei territori occupati... E va riconosciuto al film, nonostante il tono didascalico e compilativo, di non tirarsi indietro, riconoscendo che il racconto delle glorie di una città va di pari passo con i problemi di un Paese, con le sue origini e le sue colpe.
Tocca ad Ari Forman, il regista di Valzer con Bashir e di Anna Frank e il diario segreto, a dare sulla questione la risposta più netta, quasi cinica, quando parla della fine della speranza per i palestinesi di costruire uno Stato autonomo: "Nessuno, dice, fa più le rivoluzioni, ma chi vive al di là del Muro pensa solo a mandare i figli in Europa per dare loro una vita e un'istruzione migliori". Di contro, senza battere troppo ciglio, c'è anche chi sostiene, secondo la retorica dello Stato d'Israele, di venire rafforzato dalla ristretta visione internazionale che guarda a Israele solamente attraverso la "lente ristretta del conflitto".
Good Morning Tel Aviv dichiara fin dal titolo il proprio sguardo innamorato sulla vivacissima e irrefrenabile Tel Aviv, che in ebraico significa "collina della primavera" e dall'anno della sua fondazione, nel 1909, di strada ne ha fatta: ha però la forza, grazie alle parole delle sue tante voci (e meno, va detto, al tono impostato della voce narrante), di mettere in discussione la propria visione e le proprie convinzioni. Sapendo che, nonostante le tante risposte tentate, non ci sarà fine a quello che la regista chiama il "questionario ebraico".
L'omaggio a Tel Aviv si avvale di interviste, tra l'apologetico e l'apocalittico, a personalità artistiche e imprenditoriali non conformiste e di un buon repertorio. Giovanna Gagliardo coglie inoltre la sostanza profonda, immobiliare di Tre piani, il romanzo di Eskhol Nevo che Nanni Moretti spostò a Roma, ambientato invece nella città "sempre sveglia", costretta a ospitare innovazioni e startup per [...] Vai alla recensione »
112 anni di un unicum fatto di modernismo, innovazione, boom demografico ma dal futuro ignoto. È Tel Aviv il cuore economico di Israele. A questa città dedica un documentario la regista Giovanna Gagliardo. Prodotto da Cinecittà Luce, Good Morning Tel Aviv in 91 minuti cerca di tracciare le linee essenziali di una città che è in continuo definire, e lo fa mescolando una lunga serie di interviste a personaggi [...] Vai alla recensione »
"Good Morning Vietnam"...No, Tel Aviv. Se pur in tempo di guerra, in questa pellicola della Festa del cinema di Roma ci troviamo a Tel Aviv. E il "buongiorno" del titolo si riferisce alle caratteristiche della città: alla sua capacità di essere un'avanguardia di valori e un'alba di libertà. Una start-up di innovazione, cosmopolita e liberale. Insomma, una città "che non dorme mai".
Il 14 maggio 1948 Israele dichiara la propria autonomia. Dopo la lunga dominazione straniera e aspre guerre di indipendenza il popolo ebraico riuscì ad occupare l'originaria patria, iniziando a porre le basi per la costruzione della definitiva nazione giudaica. Dall'unione tra tradizione millenarie e un grande anelito verso la modernità e il progresso, lo Stato d'Israele si forma, all'insegna della [...] Vai alla recensione »