Folle d'Amore: Alda Merini

Film 2023 | Biografico 101 min.

Regia di Roberto Faenza. Un film con Laura Morante, Federico Cesari, Rosa Diletta Rossi, Giorgio Marchesi, Mariano Rigillo. Cast completo Genere Biografico - Italia, 2023, durata 101 minuti. - MYmonetro 2,63 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento giovedì 15 febbraio 2024

A Milano, sui Navigli, c'è un appartamento sempre pieno di intellettuali e artisti. Sono tutti lì per lei, Alda Merini. Faenza e Laura Morante raccontano la poetessa più amata.

Consigliato nì!
2,63/5
MYMOVIES 2,50
CRITICA 2,75
PUBBLICO
CONSIGLIATO NÌ
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Faenza fa un racconto cauto che sfuma la durezza dell'ospedale psichiatrico e resta sul sentiero della cronaca.
Recensione di Marzia Gandolfi
venerdì 1 dicembre 2023
Recensione di Marzia Gandolfi
venerdì 1 dicembre 2023

Legge poesie Alda Merini, legge i suoi versi a un pubblico distratto ma tra loro c'è Arnoldo (Mosca Mondadori), un giovane uomo che diventerà il suo sostegno e il suo interlocutore. È a lui che racconta, tra un caffè e una sigaretta sempre accesa, la storia della sua vita. Comincia dalla prima giovinezza, Alda, dal sogno precluso di studiare e di farsi poetessa. Ma nonostante la madre e i professori troppo pedanti, riuscirà nell'impresa grazie al circolo letterario e la stima di Spagnoletti, Corti e Quasimodo. Poi il matrimonio con Ettore, "prestinaio" a Milano che la sposa e la fa internare. Tre figlie e dodici anni di manicomio dopo, uscirà per 'seppellire' il suo sposo senza perdono e ricominciare una vita che l'incontro con Michele Pierri, poeta napoletano e spirito libero, farà bella e radiosa come il sole di Taranto. Trent'anni li separano ma un sentimento lirico li unisce fino alla crisi di Alda e alla morte di Michele. Rientrata a Milano, continuerà sola e morirà nel novembre del 2009, con una sigaretta in mano e tante rime negli occhi.

È un genere ingrato il biopic, per quella sua difficoltà ontologica a elevarsi all'altezza del suo modello. Se parliamo poi di Alda Merini la sfida raddoppia per Roberto Faenza che prova a incarnarla e a incarnare la sua poesia a nervi scoperti.

A servirlo è Laura Morante, attrice timida ed esigente che fugge il chiasso mediatico e pratica la discrezione. E la discrezione è la sua concezione del mestiere. La sua bellezza naturale, lo sguardo nero e ardente compongono il ritratto di Alda Merini che dimora a Milano e ama alla follia la poesia e i suoi "dolcissimi amanti". Come dice nel suo ritratto in versi ("Amai teneramente") per il mondo fu "soltanto un'isterica" ma per Faenza è una donna senza compromessi e per Morante un'evocazione, gesti, note, parole da apprendere e ripetere. È un dialogo a distanza con una donna che ha semplicemente bisogno di amare e di essere amata. La sua follia è una follia d'amore.

Diviso in tre capitoli, che seguono tre stagioni della sua vita e vivono con tre attrici differenti, ma legate dallo stesso ardore, Folle d'amore è un racconto cauto che sfuma la durezza dell'ospedale psichiatrico - che ha costituito l'esperienza essenziale della sua esistenza, fino a condizionare la sua vita privata e l'atto stesso della scrittura - e resta sul sentiero della cronaca. Forse in soggezione davanti alla prodigiosa abbondanza dei suoi versi, sovente 'buttati' spontaneamente sulla carta, Faenza non osa e resta nei sicuri confini del biopic agiografico.

Il suo comprensibile pudore inciampa sulla spudoratezza della personalità e dell'opera di Alda Merini, 'donna diversa' e spettacolare dietro al volto da vecchia stregona del popolo, giocondo o angosciato. Sigaretta alle labbra sotto un velo di fumo, Folle d'amore aderisce al prototipo di biografia di artisti maledetti che i registi girano volentieri perché accolti favorevolmente dal pubblico: la meticolosa ricostruzione d'epoca, il raggiungimento dell'opera attraverso lo sforzo e la sofferenza, l'atto della creazione artistica incarnata nell'esaltazione di un interprete tormentato. Legittimo ma il risultato è un film senza cimento che non prende fuoco, non è grido di disperazione, delirio manifesto, misticismo sensuale.

Per raccontare Alda Merini bisognerebbe forse sfidare le leggi della narrazione, fuggire il genere o il sottogenere, cercare una faglia estetica, un altro regime di immagini che renda conto del suo gesto artistico. Totalmente fuori dal tempo, offuscava la nozione formalista di poesia e corrispondeva contemporaneamente allo stereotipo del poeta maledetto.

Folle 'alla maniera' di Antonin Artaud, volgeva alienazione e sofferenza in pura forza creativa, fu accolta senza esitazione dai poeti prestigiosi del suo tempo. Pasolini, Raboni, Maria Corti, Manganelli la celebrarono, Montale e Quasimodo la sostennero ai suoi esordi. Faenza registra la sua urgenza nel presente, rendendo giustizia a quell'esaltazione che non la isolava ma l'avvicinava ai suoi lettori, assunto da uno solo (Arnoldo Mosca Mondadori), devoto e appassionato davanti a quel mondo di trascendenza, marginalità e povertà che non smetteva di fumare e di sperare.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
martedì 19 marzo 2024
ROSMERSHOLM

Fatto salvo che Faenza è un ottimo regista e la Morante una grande attrice, che senso hanno queste produzioni che ridicolizzano dei personaggi importanti e significativi della vita italiana, con insulse sceneggiature  che normalizzano tutto dentro una narrativa di mediocrità insopportabile? Qui si racconta di una poetessa e manca la poesia.

venerdì 15 marzo 2024
francog

il film racconta la vita della Merini un po' troppo policamente corretto.

STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
martedì 26 marzo 2024
Matteo Marelli
Film TV

L'incontro tra Alda Merini e il giovane Arnoldo Mosca Mondadori (consultato in fase di sceneggiatura) è l'occasione per ricordare una vita intera - le pubblicazioni, la relazione con Manganelli, l'incontro con Quasimodo, il matrimonio, il manicomio, l'ultimo amore, il riconoscimento. Proprio questa cornice esterna, il segmento più dolente, tenero, talvolta comico (che echeggia Hal Ashby), evita a Folle [...] Vai alla recensione »

venerdì 15 marzo 2024
Lorenzo Ciofani
La Rivista del Cinematografo

Un po' come i post sui social che riportano gli estratti più d'impatto dei suoi componimenti (tra aforismi che non nascono tali e decontestualizzazioni a legittimo uso e consumo del pubblico), Folle d'amore - Alda Merini cita più che approfondire l'opera della poetessa dei Navigli, preferendo il racconto della vita di una diversa anziché la restituzione di una vita in versi.

domenica 3 dicembre 2023
Alessandro Amato
Sentieri Selvaggi

«Io diventerò un poeta!», urla la piccola Alda in faccia alla madre in una delle prime scene di Folle d'amore - Alda Merini di Roberto Faenza. Siamo indicativamente a metà degli anni Quaranta, subito terminato il secondo conflitto mondiale, e la famiglia Merini è seduta al tavolo della cucina per discutere il futuro di questa esuberante ragazzina: l'ultimo esame di italiano non è andato bene, così [...] Vai alla recensione »

sabato 2 dicembre 2023
Alessandra Levantesi
La Stampa

Al contrario, in Folle d'amore Roberto Faenza riesce a dar conto della natura poetica nella sua protagonista, rivisitando la vita di Alda Merini con un taglio di racconto limpido e asciutto. Nella cornice di una Milano d'epoca felicemente ritagliata a Torino, Laura Morante, a dispetto della sua intramontabile avvenenza, riveste con credibilità i panni della poetessa già anziana, lunatica e precocemente [...] Vai alla recensione »

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