Lo spettacolare e imperdibile live di ottobre 2022 a Buenos Aires, più un mini doc extra: Chris Martin e soci danno tutto. Musicale, Gran Bretagna2023. Durata 138 Minuti.
Una speciale edizione cinematografica dello spettacolare concerto della band Music Of The Spheres World Tour, filmato alla fine dello scorso anno durante le dieci serate sold out allo stadio River Plate di Buenos Aires. Espandi ▽
A fine ottobre 2022 lo stadio River Plate è stracolmo di corpi e di schermi di smartphone accesi. La temperatura, dei corpi e delle emozioni in gioco, è altissima. Non è un caso che la band britannica abbia deciso di aprire e chiudere il tour mondiale Music of the Spheres proprio nella capitale argentina, dove le dieci date previste hanno fatto il tutto esaurito: il calore, la risposta entusiasta dei fan superano quelli di ogni altra data. È il grande ritorno dal vivo dopo la risaputa pausa pandemica. La voglia e l'energia del tornare in contatto con il pubblico, di abbracciarlo con ogni senso, è palpabile.
E così Music of the Spheres, spettacolo programmaticamente improntato alla sostenibilità ecologica e all'inclusività, adotta ogni mezzo possibile per raggiungerlo: i voli accelerati delle macchine posizionate su bracci e soprattutto dei droni che ruotano vorticosamente attorno all'enorme arena esaltano al massimo le proiezioni in 3D, i massicci effetti speciali, i fuochi d'artificio e la partecipazione degli spettatori.
Il repertorio parla da sé: aiuto reciproco, accettazione della fragilità, sprone a non buttarsi giù, a credere nell'umanità. Il menu è ricco, la performance è di quelle in cui il gruppo non si risparmia, vuole dare tutto. Recensione ❯
Vota da 1 a 5 stelle
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Gianluca Vicari è la faccia perfetta per un film calibrato al millimetro. In un'atmosfera opprimente di cui si può sentire l'olezzo. Thriller, Drammatico - Italia2023. Durata 104 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Un true crime psicologico che racconta la prima strage familiare italiana del Novecento. Espandi ▽
Franco ha ventisei anni nella Bari del 1956. Vive a casa con i suoi genitori. Ci sono anche due fratelli, il maggiore Vittorio, ora in carcere per alcuni furti, e quello minore, Giulio, affetto dalla sindrome di Down. Franco ha tutte queste cose nella sua vita e niente di queste è vera. Nella notte tra il 26 e il 27 maggio 1956 stermina i genitori e il fratello minore con un coltello da cucina, ammassa i loro corpi in una stanza e si dà alla bella vita per dieci giorni.
Franco Percoco, forse a sua insaputa, ha rappresentato tante cose, e la sua storia ne racchiude altre e altre ancora. Ferrandini tenta di mappare la decade fantasmagorica di Franco Percoco, colui che venne marchiato come il "mostro di Bari", "la Belva di via Celentano", e altri non era che un figlio del suo tempo.
Il regista, soprattutto, cesella un'atmosfera opprimente, soffocante, di cui quasi si può sentire l'olezzo, il tutto immerso in una sorta di melassa avvelenata che rallenta ogni cosa. Gli viene dietro il protagonista Gianluca Vicari, dallo sguardo laido e obliquo, facciazza perfetta nell'indossare la maschera di Franco, fatta di sorrisi imbarazzanti e sguardi nel nulla. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Un trattato per immagini su opposte visioni del mondo che sfociano in una lotta per la sopravvivenza. Thriller, Spagna, Francia2022. Durata 137 Minuti.
L'arrivo di una coppia di francesi all'interno di un villaggio delle campagne spagnole sconvolge gli equilibri degli abitanti del posto. Gli 'stranieri' diventano bersaglio di insulti e poi di minacce sempre più temibili. Espandi ▽
Nelle campagne in Spagna una coppia di francesi decide di riadattare dei ruderi con la prospettiva di realizzare un agriturismo. La popolazione locale però non vede di buon occhio la loro presenza, arrivando a insultarli e minacciarli in modo sempre più esplicito.Rodrigo Sorogoyen si conferma come un regista abilissimo nel dirigere attori che diano corpo e vitalità ai personaggi loro affidati. Lo fa infatti anche in quest’opera, la cui originalità risiede un una serie di elementi che la rendono un trattato per immagini su opposte visioni del mondo che si trasformano in una lotta per la sopravvivenza. Nello stesso anno in cui Alcarràs ha vinto l'Orso d'Oro a Berlino con una vicenda che vede comunque al centro il mondo rurale, diventa ancor più interessante chiedersi cosa stia accadendo in questa Europa che dovrebbe essere dei popoli che però non solo non sembrano avere una visione unitaria del futuro ma sono al centro di diatribe localizzate. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
La vita di Orlando, mite accordatore di pianoforti, cambia quando incontra una fisioterapista che gli diagnostica una contrattura "emotiva". Espandi ▽
Un sessantenne non accordato con il contesto in cui vive, dolente, anestetizzato dalle canne, poco entusiasta del presente. È l'accordatore di pianoforti Orlando nel nuovo film diretto e interpretato da Rocco Papaleo. Pensato in un momento esistenziale particolare, quello di isolamento dovuto alla pandemia e della conseguente autoanalisi, il film non è solo la storia di un sessantenne a disagio che fatica a riconnettersi con la realtà. È anche, come ha sottolineato Papaleo, un'opera sulla necessità di perdonare e perdonarsi, superando ogni rancore e frustrazione. Intimista, maturo, meno ironico e ancora più malinconico dei suoi film precedenti, sempre fortemente ancorato alla Basilicata, racconta legami familiari capaci di rimanere impressi, anche per il loro progressivo sfilacciarsi, come spesso accade nella vita. La cantante Giorgia è al suo debutto sul grande schermo e interpreta con grinta lo stimolo al cambiamento: non si fa intimidire dalla cinepresa e risulta credibile, spontanea e dotata di una leggerezza luminosa. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Una donna inizia a lavorare in un programma radiofonico notturno. Lì incontra qualcuno che deciderà di prendere sotto la sua ala protettrice. Espandi ▽
Lasciata dal marito, Elisabeth si ritrova sola, responsabile della cura quotidiana dei suoi due figli. Trova lavoro in un programma radiofonico notturno, dove incontra Talulah, un giovane che decide di prenderla sotto la sua ala. Recensione ❯
Vota da 1 a 5 stelle
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Tra Moonrise Kingdom e Cosmonauta, una storia semplice ma mai semplicistica, con una sua convincente originalità. Drammatico, Italia2022. Durata 86 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +10
Sicilia, estate del 1990. Enrico ha dodici anni e tutti i problemi dei ragazzini della sua eta`. Ma a tormentarlo non sono gli ormoni impazziti o un amore non corrisposto. Il suo problema piu` grande si chiama Partito Comunista Italiano. Espandi ▽
Comiso, 1990. Enrico ha 13 anni ed è cresciuto in una famiglia di ferventi comunisti. La sorella maggiore Chiara è riuscita a defilarsi, lui invece dovrà trascorrere le vacanze estive accompagnando di sezione in sezione il padre. Ma decide di fuggire insieme al suo migliore amico per rifondare il campeggio dei Pionieri, uno storico gruppo scout comunista, e a loro si unirà inopinatamente Vittorio Romano, il figlio bullo del fascista locale. Quando avvisteranno Margherita, una ragazza italoamericana fuggita da un campeggio per i figli dei militari di una base yankee della Sicilia meridionale, Enrico scoprirà anche l'amore.
I pionieri è l'opera prima di Luca Scivoletto, che oltre a dirigere lo ha scritto insieme a Eleonora Cimpanelli e Pierpaolo Pirone. Il film si pone al crocevia fra Moonrise Kingdom e Cosmonauta, riuscendo comunque a conservare una sua originalità e una sua particolare dolcezza.
È raro trovare un film indirizzato ai preadolescenti che funzioni, sia per il pubblico per cui è inteso che per spettatori più stagionati, e I pionieri ci riesce, trovando un livello di scrittura adatto ai personaggi più giovani, ma anche ricco di riferimenti che gli adulti riconosceranno, e che li faranno sorridere. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Il racconto della strage di Alcamo Marina in un film di impegno civile che risarcisce l'onorabilità di chi fu ingiustamente accusato. Drammatico, Italia2019. Durata 86 Minuti.
La "strage di Alcamo Marina", in cui furono assassinati due giovani carabinieri. Espandi ▽
Nella notte del 27 gennaio 1976 l’appuntato Salvatore Falcetta e il carabiniere Carmine Apuzzo venivano uccisi a sangue freddo nella caserma di Alcamo Marina in cui stavano dormendo. Per l’omicidio vennero condannati cinque uomini, tutti assolti in appello per non aver commesso il fatto. Sull’accaduto l’ombra di Gladio e l’utilizzo della tortura. Giovanni Calvaruso non fa opera di fiction quando mostra l’uso sistematico di waterboarding e di scariche elettriche nei confronti di coloro che dovevano confessare azioni mai commesse. Si limita a ricostruire quanto ormai accertato come realmente accaduto. L’aver deciso di porre in rilievo quanto accadde quasi cinquant’anni fa non è solo un encomiabile e doveroso atto di risarcimento dell’onorabilità degli imputati ma anche un esempio del fatto che il cinema di impegno civile continua ad avere un senso e una funzione. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Un doc affascinante, dall'impianto narrativo jazzistico, su Lawrence Ferlinghetti, padre della Beat Generation. Documentario, Italia, Argentina2022. Durata 83 Minuti.
Pittore, poeta, editore, libraio, divulgatore della Beat Generation. L'avventura centenaria di Ferlinghetti. Espandi ▽
Lawrence Ferlinghetti, scomparso nel 2021 all'età di 101 anni, è stato il profeta della Beat Generation, sia in qualità di poeta sia come editore degli altri scrittori americani 'beat', tra cui Jack Kerouac e Allen Ginsberg. Spirito cosmopolita per natura (il padre, morto poco prima della sua nascita, era un bresciano emigrato in America, la madre aveva origini francesi), ha sempre vissuto portando avanti la propria visione del mondo, all'insegna di "un anarchismo pacifista e un socialismo umanista".
In questo docufilm, il regista Ferdinando Vicentini Orgnani ne delinea un ritratto che è il frutto di quindici anni di amicizia e collaborazione, tra San Francisco, la città di Lawrence, e l'Italia, dove amava sempre tornare. Il documentario procede per frammenti nel delineare una figura fondamentale nella cultura americana del Novecento, rievocando lo spirito della Beat Generation.
Attraverso spezzoni di interviste, letture teatrali, testimonianze di Ferlinghetti e di chi lo conosceva, The Beat Bomb fa emergere una personalità affascinante e a tratti inafferrabile. E in quegli occhi azzurri, di quell'azzurro vivo, "la vita pulsa ovunque / la cosa chiamata morte non esiste". Il mondo, con tutte le sue storture, è ancora un gran bel posto dove nascere. Recensione ❯
Vota da 1 a 5 stelle
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Un padre si trova a dover fronteggiare l'amore malato di un adolescente violento per sua figlia. Espandi ▽
Sergio, infermiere del 118 inizia a notare comportamenti strani in sua figlia Mia, alle prese con il suo primo amore. Un amore ossessivo e possessivo, morboso, che minaccia seriamente la sua serenità e finisce per usarle violenza fisica e psicologica. Qual è il ruolo di un padre in tutto questo? Si può proteggere una figlia dai pericoli e dalle esperienze più dolorose della vita? Sono gli interrogativi che solleva questo dramma familiare angosciante che procede in un crescendo di tensione, sfruttando la bravura dei suoi interpreti. Un film doloroso, umano, tenero e raccapricciante al tempo stesso, angosciante come pochi nella sua screziata verosimiglianza. Eppure, grazie alla sua ostinazione a mettere in questione ogni certezza senza dare nulla per scontato nel delicato mondo degli affetti familiari, capace di rimanere impresso a lungo. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Un film pamphlet, da prendere e maneggiare con cura, che racconta i loghi-runa di Nike e Air Jordan attraverso il processo umano e capitalistico. Biografico, Drammatico - USA2023. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Segue la storia del venditore di scarpe Sonny Vaccaro e come ha guidato Nike nella sua ricerca del più grande atleta nella storia dello sport: Michael Jordan. Espandi ▽
È il 1984, Reagan sta alla Casa Bianca, la Apple lancia il suo primo Macintosh e Michael Jordan deve ancora mettere piede su un parquet NBA. Ma con quale scarpe? Converse e Adidas si spartiscono il mercato delle squadre in cima alle Conference, delle stelle sui poster e dei senior universitari. Nike, l'azienda che prende il nome dalla dea della vittoria e che nessuno sa pronunciare, arranca molto più indietro. E per Phil Knight, suo co-fondatore e runner al college e nell'anima, non può andare bene.
È per questo che da qualche tempo ha assunto nella divisione basket Sonny Vaccaro, talent scout che ha varcato i palazzetti liceali e universitari di mezzi Stati Uniti, dove ha stretto la mano a tutti i coach, agli assistenti e ai giocatori a cui è riuscito ad arrivare. L'obiettivo è uno e soltanto uno, firmare la prossima star NBA sulla rampa di lancio verso il tabellone. L'obiettivo, in vista del draft del 1984, quello con in lista Hakeem Olajuwon, Charles Barkley, John Stockton e - perché no? - Oscar Schmidt, è uno e soltanto uno: Michael Jeffrey Jordan, da Brooklyn, New York, junior di North Carolina. The GOAT.
I loghi-runa di Nike e Air Jordan raccontati attraverso il processo umano e capitalistico che li crea e li sostiene. C'è tutto l'eccezionalismo e la contronarrazione, l'enfasi e la critica, il rimpianto e il rimorso degli Stati Uniti e di come si rappresentano in un film come Air, un titolo da prendere e maneggiare con cura, da sbirciare di traverso, come fai con "Born in the U.S.A.", che prima ascolti senza ritegno e poi ti fermi a sentire cosa dice davvero. 'Cause you spend half your life just to cover up. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Un'opera d'intrattenimento capace di rinverdire i fasti del romanzo di Dumas. Forte di un cast straordinario. Avventura, Francia2023. Durata 121 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +10
Un adattamento cinematografico del romanzo "I tre moschettieri" di Alexander Dumas che introduce anche un nuovo personaggio: Hannibal basato sulla vera storia di Louis Anniaba, il primo moschettiere di colore della storia francese. Espandi ▽
Il giovane D'Artagnan ambisce a diventare un moschettiere del re Luigi e si reca a Parigi per mettersi al servizio del capitano de Tréville. In viaggio incappa nel rapimento di una ragazza e rischia la vita per cercare di salvarla. Arrivato nella capitale, si rende conto di come sia facile litigare con i moschettieri ma soprattutto di quanto intrighi e corruzioni corrodano la nobiltà di Francia. Mentre i moschettieri sono fedeli al re, il cardinale Richelieu è disposto a tutto pur di screditarli e acquisire sempre più potere.
Con un budget cospicuo alle spalle - 70 milioni di euro - e un cast ragguardevole che raccoglie il meglio dello star system francese, I tre moschettieri - D'Artagnan si pone un obiettivo semplice nella sua audacia: rinverdire i fasti dell'eterno romanzo di Dumas, con aggiornamenti minimi alla contemporaneità, che non ne intacchino lo spirito.
Vincent Cassel, Pio Marmaï e Romain Duris incarnano alla perfezione gli Athos, Porthos e Aramis della tradizione, seppur con qualche deviazione dal solco di Dumas (il Porthos odierno non disdegna la bisessualità). Ma sono i comprimari a dare il loro meglio, con Louis Garrel e Vicky Krieps nei panni di Re e Regina e una straordinaria Eva Green a incarnare Milady Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
La morte dell'imam segna l'inizio di una battaglia per la sua successione. Espandi ▽
Boy from Heaven è un thriller politico e una spy story, e la figura del Colonnello Ibrahim, magnificamente interpretato dall'attore libanese naturalizzato svedese Fares Fares, è degna dei personaggi di John Le Carré o Graham Greene. Ma il tema si amplia ad includere il complicato rapporto fra laicità e religione nei Paesi arabi, e vede al centro la figura di un animo puro con un problema in più, rispetto ai "tipi qualunque" gettati in circostanze difficili di altre spy story: è cresciuto in una cultura e una fede che sanciscono che "nessuno può decidere del proprio destino". A centro della storia non c'è né l'Islam (e le sue radicalizzazioni) né il governo egiziano ma un Potere assoluto e metaforico che corrompe e rende gli uomini capaci delle peggiori nefandezze, in contraddizione alla loro retorica e ai loro ruoli di guide, secolari o spirituali. L'antidoto è l'istruzione, che porta a leggere "quei libri che fanno paura ai tiranni e ai re" e che non può essere indottrinamento, laico o religioso. La regia di Saleh è talvolta grezza e scolastica, ma conserva un'onestà di fondo nel mettere in scena una storia di scollinamenti morali progressivi che mettono alla prova, e a nudo, la vera natura di ogni persona e di ogni istituzione, soprattutto quelle preposte a decidere delle vite dei cittadini. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Un ex militare torna a cercare la sua prima vittima nella speranza di essere perdonato. Espandi ▽
Asja, una donna quarantenne di Sarajevo, si iscrive ad un'organizzazione che si occupa di favorire l'incontro con persone dell'altro sesso. Quando Zoran, il suo partner selezionato, si presenta avrà modo di scoprire un'amara verità: è l'uomo che, nel 1993, le sparò ferendola in modo grave. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Una famiglia è in grave crisi economica quando si scopre che il padre ha nascosto per anni un segreto. Espandi ▽
Il cinema iraniano ha in Saeed Roustayi un valido conoscitore di generi che, in questa occasione, sa mettere a frutto la lezione della più classica commedia all’italiana. L'inizio di questo lungo film per il quale però non si avverte la stanchezza della visione è di quelli che inseriscono immediatamente lo spettatore nell'azione. Si assiste al blocco dell'attività produttiva di una fabbrica con l'irruzione delle forze dell'ordine che impongono l'interruzione dei lavori. Da questo evento prende l'avvio della conoscenza dei caratteri dei componenti di una famiglia in cui la figura dominante è costituita dalla sorella senza però ridicolizzare i componenti maschili. Roustayi riesce a compiere un'operazione di forte critica della società iraniana non dimenticando mai il compito di intrattenere avvalendosi anche di colpi di scena che risultano tutti giustificati. Non solo denuncia l'abisso che separa le classi sociali mostrando l'avidità di chi è già benestante e lo stato di perenne umiliazione di chi invece ha poco o nulla ma mette una donna, Leila, al centro dell'azione. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Storia d'Italia all'epoca della tossicodipendenza e di Carlo Rivolta, il giornalista che capì tutto ma non riuscì
a starne alla larga. Espandi ▽
Negli Anni Settanta si diffonde il consumo e il commercio di eroina in Italia. Il giovane giornalista Carlo Rivolta è fra i primi a indagare e raccontare il fenomeno. Finirà ben presto anche lui risucchiato nel vortice dell'eroina, diventando a suo modo testimone e simbolo di un’epoca. Nel documentario La generazione perduta (premiato con il Nastro d’Argento), il regista Marco Turco torna di nuovo agli anni 70, il decennio più presente nella sua filmografia, la stagione di grandi conflitti e contraddizioni dopo la rivoluzione mancata del '68. Alternando testimonianze di tossicodipendenti riprese da materiale d'archivio, interviste a persone vicine a Rivolta e le parole dello stesso protagonista, tratte dai suoi articoli e diari, e lette dalla voce di Claudio Santamaria , si delinea un ritratto denso e problematico che non scade nell'agiografia ma scava nell'animo tormentato e scisso di un uomo, consapevole della morte precoce che lo attende. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.