Anno | 2023 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia, USA, Canada |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Andrea Gatopoulos |
Attori | David Rumsey . |
MYmonetro | 3,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento domenica 3 dicembre 2023
Un appassionato di mappe sente di appartenere ancora al futuro e decide di dedicarsi alla realizzazione di un nuovo progetto: la sua mappa personale.
CONSIGLIATO SÌ
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David Rumsey, un uomo di quasi 80 anni, ha trascorso gli ultimi trent'anni della sua vita a collezionare mappe che per lui, dopo che le ha riunite in un unico posto, costituiscono il suo poema. Prima erano degli oggetti ingombranti poi dal 1995 ha iniziato a digitalizzarle. Condivide spesso questa passione con giovani studenti. Poi, quando parla con la moglie Abby, pensa a quale strada differente poteva prendere la sua vita se avesse continuato a girare dei film che, riguardati oggi, non lo convincono. Secondo l'ottica dell'intelligenza artificiale questo amore per la cartografia è qualcosa di inspiegabile ma segue comunque David in questo percorso sospeso tra reale e virtuale, dove riemergono tutti i fantasmi del passato e l'ombra della fine che si avvicina.
Il corpo e il suo doppio. Il metodo di osservazione da parte del regista Andrea Gatopoulos e del direttore della fotografia Antonio Morra è come quello dei cartografi.
Ci sono infatti delle inquadrature fisse nel modo di filmare sia David sia il paesaggio proprio per dare l'idea di un punto di vista apparentemente oggettivo in cui emerge lo scarto tra la vita del protagonista e la voce asettica dell'intelligenza artificiale ("ciao David, sono il tuo navigatore"), tra le migliaia di mappe anche cartacee dove si avverte la passione per l'avventura e la scoperta e la dimensione più fredda con le cartine sullo smartphone dove non c'è più nessun contatto con il territorio. A Stranger Quest cerca di dare una forma visiva, emotiva, sentimentale alla passione di David Rumsey per le mappe. È proprio questo il principale elemento di attrazione con cui poi si avverte un legame invisibile ma sempre presente tra il regista e il protagonista. Inoltre, in questa doppia vita di David, tra la sua vita di tutti i giorni e la "map temple" costruita su Second Life, ci sono tutta una serie di elementi che sfuggono all'intelligenza artificiale già evidente nella domanda "Qual è la tua missione?" in cui ogni risposta può apparire parziale, incompleta, insoddisfacente perché ci sono tutta una serie di elementi che sfuggono a un occhio artificiale.
Il documentario sembra voler mostrare non tanto le mappe ma soprattutto come le guarda David, quindi punta a mettere in primo piano la sua soggettività. Si vede, per esempio, nei suoi sguardi nelle incisioni di Piranesi, in quella di Roma e di Urbano Monti fatta a mano nel 1587, o nel modo in cui mostra il libro sul clima. A Stranger Quest è un doc sull'uomo e sul senso della vita dove Gatopoulos, classe 1994, potrebbe riprendere la lezione di Werner Herzog soprattutto quando cerca di filmare l'inafferrabilità del rapporto dell'individuo con l'immensità dell'universo come emerge, per esempio, nel modo in cui il cineasta tedesco mostra le missioni dei celebri vulcanologi francesi nello straordinario The Fire Within: Requiem for Katie and Maurice Krafft. Questa visione però non è subito evidente; il film appare infatti inizialmente frenato e non riesce a uscire dal suo livello più concettuale. Nella doppia dimensione (reale e virtuale) fatica a uscire il vero David che poi riesce invece a imporsi nel momento in cui vengono mostrati i suoi rimpianti, le paure, i sogni/incubi e l'intimità con la moglie Abby. Sono proprio i suoi dubbi, quelli spesso presenti nei documentari di Herzog, a portare A Stranger Quest su un'altra strada prima troppo nascosta, che è decisamente più interessante. E Gatopoulos trova finalmente David nel momento in cui non si limita più a raccontarlo.
Immergermi nel dolce flusso e riflusso di questo documentario contemplativo è stato un viaggio sereno attraverso il tempo e l'introspezione.