Baymax!

La serie segue le avventure quotidiane di Baymax, robot progettato per dare assistenza medica e sanitaria alla popolazione, a partire dal suo "campo base": la casa del giovane Hiro Hamada - che abbiamo conosciuto nel lungometraggio Big Hero 6 - e della zia Cass. Baymax porterà la sua assistenza di casa in casa, a ogni piccola avvisaglia di un malumore (basterà un semplice "Ahi!" per farlo attivare), talvolta - anzi sempre - senza una richiesta esplicita da parte del giovane o anziano paziente. Malgrado la riluttanza a "curare" i piccoli/grandi disagi della propria vita, ogni assistito troverà in Baymax non solo le cure mediche più appropriate ma anche un insegnamento fondamentale (e raramente portato sugli schermi ai giovani spettatori).

Baymax! è la terza serie nata dalle costole del lungometraggio Disney Big Hero 6 - adattamento dell'omonima serie di fumetti Marvel, uscito nelle sale ben 8 anni fa. La serie presenta numerosi elementi ragguardevoli in quanto a originalità e importanza, che rendono Baymax! una boccata d'aria fresca nella torrida estate 2022.

Iniziamo dal formato. La serie, creata da Don Hall e prodotta da Walt Disney Animation Studios, potrebbe essere definita sia come un prodotto episodico, costituito da 6 piccoli cortometraggi animati di circa 10 minuti l'uno, sia come una narrazione complessa che permette, infatti, negli ultimi due episodi, di collegare i racconti indipendenti. Baymax! sfrutta, in altre parole, il formato della serie serializzata - cioè la compresenza di una trama episodica e di una trama continuativa - ma lo fa solo nella conclusione del racconto.

Non si tratta di un carattere trascurabile: siamo abituati oramai a questa compresenza ma ciò che la rende peculiare, in questo caso, è il suo posizionamento. La connessione rintracciata alla fine della storia definisce fermamente una morale e porta la risoluzione dei problemi individuali, soggettivi, affrontati nei primi episodi, a convergere in un problema condiviso che i nuovi "Big Hero 6" potranno risolvere solo attraverso il potere più forte che un super-eroe possa mai avere: l'empatia.

Torniamo così nella città fittizia di San Fanstokyo, dove Baymax - non più coinvolto in una crisi collettiva - si ritrova finalmente a svolgere la sua funzione originaria: aiutare il prossimo come assistente medico. Presto scopriremo però che ogni singolo problema affrontato dai vari pazienti, per via dell'esilarante pressione dell'assistente robotico, è connesso a quello degli altri pazienti. Seppure gli intenti del robot siano quelli di curare un malanno, il suo scopo medico esonda sempre in una cura di altro tipo, quello della vita di ogni paziente, che viene perciò spronato ad agire, a occuparsi di sé, a esplorare per la prima volta - insieme ai piccoli spettatori e alle piccole spettatrici - questioni del tutto naturali ma spesso nascoste da tabù o ostacoli sociali. L'eroismo che caratterizza i personaggi Marvel si sposta così, come accade già in altri prodotti Disney (si pensi a Red), nella quotidianità, nella comprensione della naturale o comune realtà delle cose.

Grazie al formato peculiare di questa miniserie, è come se si rispondesse in anticipo alle possibili critiche che ne deriveranno - ed è plausibile ne arrivino, perché il caro e dolce Baymax non interverrà nella vita degli altri per mettere un cerotto su una ferita. Il robot affronterà questioni che quotidianamente consideriamo problematiche, difficili da affrontare, e ancor più da rappresentare su uno schermo - dal primo ciclo mestruale di una ragazza alla perdita del proprio compagno, dall'abbandono degli animali alle difficoltà lavorative di una madre single.

La difficoltà diventa addirittura impossibilità nel momento in cui tale rappresentazione è rivolta a un pubblico di minorenni, come in questo caso. L'originalità della serie Disney sta però nell'individuare il vero problema che soggiace nella rappresentazione di queste fasi della vita: il semplice riconoscerne l'esistenza, accettandole e affrontandole. La risoluzione è metanarrativa: per affrontare queste situazioni non serve altro che osservarle e, quindi, mostrarle attraverso l'empatia - che è denunciata dal personaggio principale e appresa dagli altri (non-super)eroi.

Nella realtà, la piccola Sofia potrebbe facilmente ritrovarsi ad affrontare il grande cambiamento che sta avvenendo al proprio corpo, con il primo ciclo mestruale, sostanzialmente da sola - talvolta in assenza di una figura genitoriale, altre volte di un medico, certamente sempre di una forma mediatica che esponga una realtà quotidiana e biologica come quella delle prime mestruazioni. Baymax diventa così non solo uno strumento di assistenza medica ma anche un mezzo per conoscere la propria realtà. Attraverso questa conoscenza, il robot assiste il paziente nella sua interezza, dal punto di vista sanitario ma anche e soprattutto per migliorarne la qualità della vita - come d'altronde ogni buon medico dovrebbe fare.

Ricca di riferimenti al lungometraggio di derivazione e ad altri prodotti Disney, Baymax! si contraddistingue per riuscire ad affrontare, in alcuni casi per la prima volta, argomenti complessi con una semplicità e un'ironia che frantumano i muri secolari del tabù e della censura. Il tutto con un portato emotivo ragguardevole, capace di far sorridere, di commuovere e di far comprendere, al contempo, bambini e adulti. 