Un film che induce nello spettatore un sorriso a tratti amaro ma sempre partecipe. Presentato alle Giornate degli Autori della 78. Mostra di Venezia e da lunedì 13 settembre al cinema.
di Giancarlo Zappoli
Stefano Sardo al primo lungometraggio di finzione fa centro grazie anche a una sceneggiatura, scritta con Valentina Gaia, che gronda verosimiglianza in ogni frase.
È così verosimile che si sarebbe potuto tranquillamente fare a meno delle attribuzioni professionali adottate (musicista lui e attrice lei) scegliendo impieghi molto più diffusi. Perché per molti sarà facile riconoscersi nelle complesse contorsioni sentimentali dei due protagonisti e dei loro amici e amiche che formano un ensemble in cui ogni caratterizzazione è calibrata (tra loro compare Libero De Rienzo nel suo ultimo ruolo).
Conservando per tutto il film la levità necessaria ad una commedia Sardo non fa sconti a quella società liquida che Bauman ha studiato e analizzato. La convinzione cioè che il cambiamento sia l'unica cosa che deve permanere in un'epoca in cui domina l'incertezza finisce con l'infrangersi contro gli scogli di un forse atavico bisogno di continuità. Tisane alla verbena e quinoa non sono sufficienti per nascondere i malesseri profondi. Sardo sa come raccontarcelo con un sorriso a tratti amaro ma sempre partecipe.