Schmigadoon!

Film 2021 | Commedia 30 min.

Regia di Barry Sonnenfeld. Una serie con Fred Armisen, Dove Cameron, Jaime Camil, Kristin Chenoweth, Alan Cumming. Cast completo Genere Commedia 2021, STAGIONI: 2 - EPISODI: 12

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Ultimo aggiornamento mercoledì 26 aprile 2023

Una coppia un po' in crisi si ritrova a vivere quello che può essere il più bel sogno ma anche il più grande incubo. La serie ha ottenuto 1 candidatura a Critics Choice Award, La serie è stato premiato a AFI Awards, 1 candidatura a ADG Awards,

Consigliato assolutamente no!
n.d.
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CRITICA
PUBBLICO
CONSIGLIATO N.D.
Rimanere bloccati in un musical.
a cura della redazione
lunedì 26 luglio 2021
a cura della redazione
lunedì 26 luglio 2021

I protagonisti sono Melissa (Cecily Strong) e Josh (Keegan-Michael Key), una coppia annoiata e decisamente poco in sintonia che decide, zaini in spalla, di partire per un viaggio atto a riaccendere il rapporto fra i due. Ben presto, però, i giovani finiscono nella cittadina di Schmigadoon, un luogo magico che pare essere a tutti gli effetti il setting di un musical degli anni Quaranta ricostruito a cielo aperto: gli abitanti cantano e danzano costantemente, salutandosi gli uni con gli altri in rima. Apprezzato il luogo pittoresco, Melissa e Josh fanno per andarsene, ma realizzano di essere bloccati da una magia che gli impedirà di lasciare la città ballerina fino a quando non troveranno il vero amore.

Episodi: 6 (30 min.)
Regia di Barry Sonnenfeld.

Un gioco consapevole sui meccanismi narrativi del musical, condotto con ironia

Recensione di Emanuele Sacchi

Idealmente dovrebbe intitolarsi Schmicago la seconda stagione della serie ideata da Cinco Paul e Ken Daurio, se solo le serie potessero cambiare nome da una stagione all'altra. Dopo il viaggio nella colorata Schmigadoon, rielaborazione umoristica e camp di classici del musical come Brigadoon e Oklahoma!, Melissa e Josh sono di nuovo in crisi coniugale. E così tentano, di loro spontanea iniziativa, di raggiungere il luogo incantato che aveva riportato l'amore nella coppia. Invece finiscono a Schmicago, altra realtà parallela ispirata ai musical: ma questa volta le fonti sono Chicago, Cabaret, Sweeney Todd e Hair, e raccontano le inquietudini e le contraddizioni dei decenni successivi del musical, ossia i '60 e i '70, con una nota cupa tanto sul piano cromatico quanto su quello dei dialoghi. I due protagonisti, ormai consapevoli del meccanismo, affrontano il tutto con distacco e nonchalance, finché non si trovano invischiati in prima persona in una trama noir, con Josh accusato di omicidio e Melissa costretta a ricevere qualche attenzione di troppo da parte del sordido Octavius Kratt, l'uomo più potente di Schmicago.

In buona parte gli attori sono gli stessi della prima stagione, ma i loro ruoli sono mutati: chi era sindaco a Schmigadoon ora è un macellaio fuori di testa e vendicativo, e così via. Il disorientamento che ne deriva per Josh e Melissa dà luogo a una concatenazione di equivoci, che occupa buona parte dei primi episodi.

Poi, man mano che la trama mystery conduce verso la risoluzione del caso, subentrano interruzioni esterne, come il gruppo di coloratissimi hippie che aiuta Josh a evadere e lo trasforma in un leader afro, regalando alcuni dei momenti musicali e comici di maggiore interesse della stagione. È invece proprio nella grigia Schmicago che langue il ritmo della serie, ripercorrendo eccessivamente situazioni già viste nella prima stagione, tra battute risapute e svolte prevedibili.

Gli sforzi di coinvolgimento da parte del pregevole cast risultano spesso vani, anche per qualche necessario ridimensionamento: fresca di premio Oscar per West Side Story, infatti, Ariana DeBose contribuisce solo a due numeri di ballo, senza recitare battute, dove il suo ruolo nella prima stagione era centrale.

A salvare Schmigadoon! è sempre la capacità di prendersi poco o nulla sul serio, di trasformare tutto in un gioco consapevole sui meccanismi narrativi del musical, condotto con ironia ma con competenza e rispetto (e con una cura mirabile per scenografie e coreografie). Assecondare questo approccio è fondamentale per potersi sintonizzare sulla stessa lunghezza d'onda degli autori e quindi apprezzare la serie.

Episodi: 6 (30 min.)
Regia di Barry Sonnenfeld, Alice Mathias, Robert Luketic.

La parodia del musical si rivela un omaggio sentito a un mondo inattuabile in cui si parla cantando, guidati solo dal cuore

Recensione di Emanuele Sacchi

Josh e Melissa sono una coppia da più di quattro anni. Di fronte all'impegno di un matrimonio hanno costantemente ritardato e ora si ritrovano in una crisi di stagnazione, in cui la routine sembra prevalere e la fiamma della passione va spegnendosi. Per riaccendere la loro relazione, i due partono per un campeggio libero nei boschi, ma si ritrovano in un villaggio incantato di nome Schmigadoon, perennemente immerso in un musical, in cui gli abitanti esprimono le loro emozioni attraverso canzoni e coreografie di danza. Mel è divertita dalla situazione, anche perché appassionata del genere cinematografico, ma Josh non sopporta né i musical né Schmigadoon. Dopo aver trascorso la notte lì, i due cercano di tornare a New York ma capiscono che potranno abbandonare il villaggio solo quando avranno trovato il vero amore.

Letto sulla carta, Schmigadoon! può apparire come un progetto talmente buffo e insensato da essere destinato a un fallimento sicuro.

Il recupero parodistico di citazioni e atmosfere dall'epoca d'oro del musical sembrerebbe fornire a malapena materiale per una gag da show televisivo comico in prima serata (che è appunto il milieu da cui proviene la protagonista Cecily Strong, già in Saturday Night Live), ma Cinco Paul e Ken Daurio, sceneggiatori di Cattivissimo me, avevano chiaramente in mente altro per questa serie Apple Original.

Al di là delle strizzate d'occhio rivolte agli amanti del genere, in Schmigadoon! - titolo e "incantesimo" sono ripresi da un classico di Lerner e Loewe, Brigadoon, portato al cinema da Vincente Minnelli - il musical diviene il pretesto per una riflessione sul confronto problematico tra la società contemporanea e quella propugnata e rappresentata da Hollywood durante il XX secolo. Possono essere considerati classici senza tempo opere caratterizzate da un'evidente discriminazione di genere e di razza?

Già in I Am Not Your Negro di Raoul Peck Il giuoco del pigiama di Stanley Donen diveniva un modello di whitewashing, in cui era impossibile scorgere personaggi che non fossero di etnia strettamente caucasica, contro ogni legge matematica sensata sulle effettive proporzioni in essere. Il destino di Schmigadoon! si regge interamente su questa ambiguità. Grazie alla sua purezza e libertà di esprimere le proprie emozioni, il musical diviene per Josh e Mel una terapia di coppia, nonostante i suoi modelli di riferimento restino inattuabili nel presente.

E così l'ironia sul genere di Sette spose per sette fratelli si trasforma in malcelata nostalgia per quella avita semplicità, mentre la condanna di quella arcaica visione del mondo non può prescindere dal fascino di un mondo fantastico in cui sia possibile esprimere amore attraverso l'immediatezza della canzone e senza intermediazioni tecnologiche.

È in sottotesto, ma emerge con evidenza dal canovaccio di Paul e Daurio come la nostra epoca di maggiore inclusività porti con sé in dote un altro genere di barriere nella comunicazione tra esseri umani, costantemente mediata da dispositivi che inducono a isolarsi in sofisticate torri d'avorio. Il gioco sulla dualità dell'esperienza di Josh e Mel e sul loro essere consapevoli di trovarsi all'interno di un musical (a differenza di quanto avveniva in Brigadoon, in cui mancava il livello meta-) funziona proprio in virtù della riflessione metatestuale, con Josh che parla di un mondo che pare un "incrocio tra Walking Dead e Glee" e Mel che ricorre a espedienti di classici del genere (quali Capobanda o Sette spose per sette fratelli) per risolvere situazioni intricate.

Al resto provvede un sontuoso cast, che attinge dalla crème dei volti ricorrenti di Broadway (Alan Cumming, Kristin Chenoweth, Aaron Tveit) e da nuove star lanciate dal revival del genere in atto e da titoli come Hamilton. Su tutte la straordinaria Ariana DeBose, così irresistibile nei suoi numeri musicali e romantici che persino la sceneggiatura si piega di fronte all'evidenza ("Dovrei odiarla, ma non posso fare a meno di amarla").

Spiace solo che la contingenza della pandemia per Covid-19 abbia spinto la produzione a comprimere la prima stagione in sei episodi, accelerando eccessivamente snodi narrativi che avrebbero meritato migliore trattazione - la setta delle Madri contro il Futuro, il romance tra Josh e Emma - verso un epilogo frettoloso, che sembra lasciare poco spazio a un seguito. Ma forse la magia di Schmigadoon! potrà superare anche questo ostacolo, per riportarci (e costringerci) in un mondo in cui si parla cantando, guidati solo dal cuore.

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