Anno | 2021 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia, Francia, Argentina |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Alessio Rigo de Righi, Matteo Zoppis |
Attori | Gabriele Silli, Maria Alexandra Lungu, Jorge Prado, Dario Levy, Mariano Arce Daniel Tur, Severino Sperandio, Ercole Colnago, Bruno di Giovanni. |
Uscita | giovedì 2 dicembre 2021 |
Tag | Da vedere 2021 |
Distribuzione | Cinecittà Luce |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 4,13 su 17 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 29 novembre 2021
Un uomo mandato in esilio in Argentina dedicherà la sua vita a cercare un prezioso tesoro. Il film ha ottenuto 1 candidatura ai Nastri d'Argento, 1 candidatura a David di Donatello, In Italia al Box Office Re Granchio ha incassato 42,5 mila euro .
ASSOLUTAMENTE SÌ
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Luciano è il figlio del medico locale di un borgo della Tuscia tardo ottocentesca: un'anima persa, un ubriacone che si trascina attraverso il villaggio e le campagne con grande scandalo per la comunità. Ma Luciano guarda in alto, e ama una contadina promessa ad un principe: lo stesso che taglieggia la comunità, e contro cui Luciano intende ribellarsi in nome di una giustizia di principio. Le cose non andranno come crede, e l'uomo si troverà a vagare dall'altra parte del mondo in cerca di un tesoro leggendario inseguito da molti, convinti che l'oro nascosto cambierà la loro vita. Quella vita in cui le cose importanti invece, a ben guardare, sono altre.
Alessio Rigo de Righi (di per sé un cognome da epopea) e Matteo Zoppis, entrambi classe 1986, esordiscono alla regia e sceneggiatura di Re Granchio.
Un film che nella versione internazionale è intitolato The Legend of King Crab ad evocare La leggenda del santo bevitore di Ermanno Olmi e che aveva per protagonista un uomo intento a ribadire la sua estraneità alle cose del mondo alzando il gomito. Anche in Re Granchio ogni inquadratura è un quadro, ogni sequenza la tappa di una via Crucis lungo un percorso di pentimento e redenzione, narrato a metà fra il racconto del cantastorie e l'elegia pastorale. Di Olmi i due registi hanno la profondità spirituale e il gusto pittorico che attinge ai maestri dell'arte figurativa europea (molto Caravaggio, fra gli altri) usando la luce (il direttore della fotografia è Simone D'Arcangelo) come va usata al cinema: ovvero in modo totalmente consapevole delle sue potenzialità drammaturgiche. Ma Rigo de Righi e Zoppis hanno anche la visionarietà (e la sensibilità contemporanea) del Lisandro Alonso di Jauja di cui riproducono la vertigine spaziotemporale, quella sospensione sul baratro di un passato che coesiste con la modernità, giacché la leggenda di Luciano viene rievocata dagli abitanti attuali del borgo, in fondo anche loro incastrati nella Storia.
E non è un caso che Luciano si sposti verso la Terra del Fuoco e che i due registi italiani abbiano uno stretto rapporto con l'Argentina, con cui hanno coprodotto i loro precedenti corti Belva nera e Solengo. Il peregrinare esistenziale di Luciano ha una forte risonanza contemporanea: è una ricerca di senso e un tentativo di sfuggire ad un habitat che non ci appartiene (più) e che ci chiama ad un confronto materico con la natura, umana quanto ambientale. Re Granchio è "un'investigazione filosofica sull'origine e la posizione dell'uomo nell'universo", come ha scritto Ilaria Gianni a proposito dell'opera di Gabriele Silli, l'artista contemporaneo che interpreta il ruolo del protagonista e che fa della materia organica la sua poetica scultorea. Intorno a lui bellezza e desolazione, anelito e disincanto hanno lo stesso impatto, e i registi ce lo restituiscono incastonando le figure umane in panorami incantevoli e alieni. Ogni cosa è tangibile, tridimensionale, ogni colore denso e disposto all'affondo della cinepresa. Ancora parafrasando le parole di Ilaria Gianni nel descrivere le opere di Silli, Re Granchio è un film "sfrontato, intenzionato a rivelarsi nella sua natura fisica, corporea, piuttosto che narrativa", "un viaggio sensoriale nell'extra-ordinario, a lasciarsi trasportare dalla potenza del 'mero' elemento fisico, tattile, grottesco". L'unica osservazione negativa, in un film così accurato e preciso, è la colorazione dialettale di alcuni attori, che a tratti abbandonano l'accento toscano per altre sonorità regionali. Ma Silli e Maria Alexandra Lungu (il cui volto antico e misterioso avevamo già apprezzato ne Le meraviglie) restano presenze intense e memorabili, inquadrate (è il caso di dirlo) come dipinti d'epoca, ma capaci di pulsare di passione senza tempo, di desiderio senza argine possibile.
L’Opera di Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis, inscrive lo spazio di una coscientizzazione possibile, alla Freiriana maniera. Dal pensiero del pedagogista Freire, cogliamo infatti il rapporto conflittuale tra la coscienza e il mondo, che il protagonista sente e vive da vicino nella sua esperienza quotidiana di oppresso; condizione che riesce a sovvertire accettando le contraddizi [...] Vai alla recensione »
Narrare una fiaba tramandata può avere un senso, ma il segreto è nella narrazione e non nella trama. Chi racconta deve sapere stuzzicare l’immaginazione di chi ascolta enfatizzando i toni, trasformando le voci, dipingendo scenari immaginari. Boschi anonimi o pecore che percorrono un vicolo di campagna caratterizzano solo un “ovunque” che annienta anche il più [...] Vai alla recensione »
Mi è piaciuto molto, Gabriele Silli è bellissimo e il film è cosí diverso da quello che si vede di solito che quasi non sembra italiano
Il titolo mi aveva incuriosito, il film mi ha toccato profondamente
Visto a Milano al Beltrade, sperando che lo facciano anche a Bolzano o in provincia è un film coraggioso e bellissimo che dovrebbe arrivare a molte più persone.
Vedere un film cosí non è da tutti i giorni, due mondi si specchiano in un viaggio onirico e fuori dal tempo. La parabola di un Santo patrono di uno dei mille paesi italiani.
Una storia passata di bocca in bocca in Italia, viene trasportata dall'altro lato del mondo fino a creare una leggenda sudamericana.Un film poetico che cambia più generi nel suo arco, lirico. Finalmente.
Un coro di parole e volti antichi, di canti e storie intrecciate tra loro dall'Italia al sud America. Un cammino salvifico che parte dal mare per arrivare alla luce. #realismomagico
"Re Granchio" è un invito all'attesa, all'osservazione, all'ascolto e all'immaginazione. Come quando si finisce un bel libro, usciti dalla sala ci si sente arricchiti, come se si fosse guadagnato del tempo. Ne vale la pena.
Bella storia bella musica grandi personaggi da vedere !
Un coro popolare in cui le parole sono messe in scena. Un film dove recitano persone vere, con le loro facce antiche e la loro immensa poesia, ci trasporta dall'altro lato del mondo in un cammino salvifico che parte dal mare per arrivare alla luce.#Realismomagico
Certo, c'è Bruce Chatwin e la trasposizione filmica di Herzog, con quel Cobra verde che, per ragioni posturali, Re Granchio evoca fin dalla prima immagine. Sembra curioso perché siamo addirittura prima della storia vera e propria - è un caleidoscopio di voci, questo lavoro -, una storia in ogni caso molto diversa da quella dello schiavista, Francisco Manoel da Silva.
Debuttano due documentaristi, Rigo de Righi e Zoppis, e subito il loro "Re granchio" viene richiesto da Cannes, per la sezione "Quinzaine des Réalisateurs". Ne sono seguiti molti consensi, per la storia ambientata nella Tuscia viterbese, nel primo Novecento (in osteria, si canticchia la romanza finale di Mario della "Tosca", la prima nel 1900), per la fotografia di D'Arcangelo, e per la presenza fisica [...] Vai alla recensione »
Sono passati dal documentario al film di finzione, Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis, ma senza rinunciare ad ascoltare le voci di chi le storie della tradizione contadina le ha conservate e tramandate, conoscendone istintivamente l'importanza. Per "Re Granchio" si sono seduti a tavola con un gruppetto di cacciatori nelle campagne del viterbese e, proprio come accade nel loro film, li hanno ascoltati [...] Vai alla recensione »
Zero costumi puliti "d'epoca", né bellezze, e cercando volti formati dal tempo in immagine rurali pure, fine '800, De Righi e Zoppis (Belva nera) riprendono il racconto popolare di Luciano che si vendicò per amore in un sud del Regno d'Italia primordiale. Poi scappò a cercare oro, figura pagana contro l'autorità, per i diritti e la Repubblica. Raro caso di cinema che scava nel tempo usurpando il potere [...] Vai alla recensione »
Chi è il «Re Granchio» che dà il titolo al nuovo film di Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis? A pensare all' animaletto marino a cui fa riferimento verrebbe in mente qualcuno che va a ritroso nel nastro della propria esistenza lungo un tragitto che lo porta (forse) a rimanere inchiodato in un qualche punto di essa. Ma nel paesaggio dei due registi, sguardi eccentrici e talentuosi nelle giovani generazioni [...] Vai alla recensione »
Presentato alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes, un film dalle forti radici locali ma rivolto a un pubblico internazionale d' élite, coi toni della leggenda e uno stile sicuro, che può ricordare all' inizio certe cose di Alice Rohrwacher (l' attrice Maria Alexandra Lungu era nel suo Le meraviglie ) e poi guarda addirittura ai titoli "esotici" di Werner Herzog.
Qualche volta capita ancora di sorprendersi per il potenziale del cinema italiano. Che sia un cinema che nasce lontano da certe logiche produttive lo lasciamo raccontare ai titoli di testa e a quelli di coda, però ci si dovrà abituare a pensare che Re granchio di Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis è un'opera prima che non è affatto un primo film, per nessuno dei due autori, perché è preceduto da [...] Vai alla recensione »
Ci fu un tempo in cui Rezza e Mastrella provarono ad allargare al racconto cinematografico la coincidenza tra genuina ricerca avanguardistica e immediata accessibilità comica che ha reso grande il loro teatro. Samp viene da lì. E supera brillantemente l'anarchia distruttiva che era pregio e limite di Delitto sul Po (2002), a ridosso di cui fu iniziata, e poi mollata e ripresa fino al 2020, questa nuova [...] Vai alla recensione »
Una storia, per chiamarsi storia, deve concedersi il piacere di tradire. Il racconto, per sua stessa definizione, non è affidabile: Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis ce lo dimostrano in Re granchio, primo lungometraggio di finzione con cui i registi sbarcano a Cannes 2021 nella sezione "Quinzaine des Réalisateurs". Come ogni leggenda che si rispetti, anche questa nasce davanti al fuoco - più precisament [...] Vai alla recensione »
Non so se possa davvero essere la secca sparatoria alla Raoul Walsh che divampa tra le rocce della montagna sull'isola "in culo al mondo" dove nel suo secondo atto plana il film, la cosa più sorprendente di questo exploit di Zoppis/Rigo de Righi, che a quel punto di forme, deviazioni e dimensioni ne ha già attraversate parecchie, dal Rossellini tv al Pasolini "mitologico" a un certo realismo magico [...] Vai alla recensione »
Seguire i passi del granchio rosso per trovare il tesoro: una mappatura mobile e invisibile, organica e ponderata sull'incedere lento del crostaceo. C'è tutto il peso del pensiero, della riflessione, nel destino che segna la storia di Luciano, il Re Granchio del film di Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis a Cannes 74 nella Quinzaine des Réalisateurs.
«Giusto così, a ciascuno il suo posto» dice alla fine di Ouistreham, terzo film da regista di Emmanuel Carrère, una delle protagoniste, Justine, madre di tre bambini e donna delle pulizie sulle grandi navi che attraccano nel porto di Caen. Lo dice a Marianne Winckler (Juliette Binoche), scrittrice parigina che si è finta anche lei donna delle pulizie per conoscere la realtà della crisi e del precariato. [...] Vai alla recensione »
Nel tardo '800, un ubriacone che vive nella Tuscia si ribella al principe locale, fino a commettere un crimine che lo costringe all'esilio nella Terra del Fuoco. Qui va alla ricerca di un mitico tesoro, in una specie di percorso di redenzione. Ma come per tutti i tesori, l'avidità umana provoca danni. L'esordio nel cinema di finzione della coppia di registi italiani, capaci di sconfinare con il loro [...] Vai alla recensione »
Nel Re Granchio ci sono due films che crescono uno dentro l' altro. Anzi, tre. Il primo nasce ai giorni nostri. Siamo alla tavola di Ercolino, un romano «de Roma» che da alcuni anni ha deciso di vivere a Vajano, in Tuscia, dove ha costruito un rifugio che si riempie dei cacciatori della zona. I cacciatori parlano, bevono, raccontano storie. Due di queste avevano dato luogo ai primi due film documentari [...] Vai alla recensione »
C'era una volta un re, così inizia una celebre filastrocca, interamente costruita sull'impossibilità di uscire dal concetto di narrazione, e di affrancarsi dal racconto, dalla "storia infinita" che ne racchiude al proprio interno altre migliaia, forse milioni. Si costruisce così da sempre il racconto orale, già proteso a essere ripetuto con modifiche, aggiunte e sottrazioni, e foriero di intuizioni [...] Vai alla recensione »
Luciano è l'ubriacone del villaggio, a detta di tutti, ma in realtà è l'unico deciso ad opporsi al potere del padrone. E proprio un suo gesto scellerato, incendiario, lo costringerà ad un esilio avventuroso, dal borgo di Vejano nella Tuscia alla lontanissima Terra del Fuoco, all'estremità del Sudamerica. Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis esordiscono al lungometraggio di finzione con Re Granchio [...] Vai alla recensione »