Titolo originale | Pelé |
Anno | 2021 |
Genere | Documentario |
Produzione | Gran Bretagna |
Durata | 108 minuti |
Regia di | Ben Nicholas, David Tryhorn |
Attori | Pelé . |
MYmonetro | 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 22 febbraio 2021
I passi di Pelé, iconica leggenda del calcio alla costante ricerca della perfezione.
CONSIGLIATO SÌ
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Dall'infanzia come lustrascarpe allo status di calciatore più grande e vincente di ogni tempo, la vita di Pelé scorre come un romanzo classico, valido per tutte le epoche. A differenza di eroi "problematici" del pallone come Diego Armando Maradona o ribelli come George Best o Johann Cruijff, Edson Arantes do Nascimento detto Pelé rappresenta la perfetta e sempiterna icona del Calciatore indiscutibile, il modello di vita amato da tutti. O forse non del tutto, visto come, allontanandosi dal terreno di gioco, molto del coraggio e dell'eroismo del numero 10 lascia spazio a un pragmatismo forse inatteso.
Pelé: il re del calcio, documentario autorizzato dal calciatore, che vi partecipa contribuendo con aneddoti e racconti tratti dal suo passato, esplora il ruolo di Pelé in Brasile anche al di fuori dalla semplice competizione agonistica: senza insistere sulle ambiguità, ma lasciando intendere il ruolo del campione di fronte alla dittatura spietata degli anni 60 e 70.
Il regime aveva bisogno di Pelé e Pelé non aveva intenzione di generare problemi al regime, in un rapporto di reciproco beneficio. Il prezzo da pagare, per il calciatore, era quello di chiudere uno o due occhi sulle torture e le atrocità che venivano commesse in patria, nascondendosidietro la propria "non competenza" in politica.
Nel 2020, interpellato sul tema, il campione prova un po' di imbarazzo, ma non mente su come sono andate le cose; la versione rimane quella dello sportivo ignaro, che si cela dietro la consapevolezza di chi non avrebbe potuto comunque intervenire sul corso della storia. Difficile crederlo a giudicare dalle imprese che è stato capace di compiere in campo e dal ruolo incarnato per i cittadini brasiliani, specie pensando a quanto sono riusciti a fare in termini di impegno politico sportivi come Muhammad Ali (a cui Pelé: il re del calcio fa riferimento senza troppi veli).
Nelle scelte di montaggio viene lasciato poco spazio al materiale relativo al campionato del mondo di calcio che rivelò il talento del diciassettenne Pelé nel 1958, e ancor meno alle immagini delle prodezze compiute da Pelé con la sua squadra di club, il Santos. A dominare è soprattutto la cronaca dei mondiali di calcio di Messico 1970, capitolo finale e glorioso della carriera del "Re del calcio", ma arcinoto per gli appassionati. Specie se italiani, visto che la nostra nazionale - quella di Riva, Mazzola e Rivera - arrivò fino alla finalissima proprio contro il Brasile (dopo aver superato la Germania Ovest nella partita eletta "la più bella del secolo" e finita 4-3 dopo i tempi supplementari).
In quelle immagini il giovane appassionato potrà scoprire un calcio assai differente da quello odierno, in cui il tocco di palla e la creatività detenevano un peso assai maggiore dell'atletismo e della velocità nella corsa. Il gesto sportivo di Pelé, massimo interprete di quel calcio e insieme precursore della svolta che a lui sarebbe seguita, rimane un piacere per gli occhi, a prescindere da qualunque debolezza possa emergere in merito all'uomo. Peccato che il documentario di David Tryhorn e Ben Nicholssi limiti a svolgere diligentemente il suo compito.
Tanto i tentativi di drammatizzazione netflixiana in stile The Last Dance - con pianti e "rivelazioni" evidentemente scritte ad hoc - che la fragile idea di una ciclicità narrativa - con l'attrezzo da lustrascarpe come testimone - restano timidi passaggi interlocutori, niente che possa dirsi all'altezza delle spettacolarirovesciate di O Rey.
Il bel documentario su Pelè "O Rey" vede il suo protagonista ai giorni nostri seduto su una grande stanza vuota raccontare la sua vita di calciatore, dagli inizi col Santos alla partecipazione di 4 mondiali di calcio. Nel 1958 in Svezia un ragazzino di appena 17 anni è la rivelazione del torneo e grazie anche ai suoi goal porta il Brasile a vincere il suo primo titolo mondiale. [...] Vai alla recensione »