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Il ritorno di Pierre Richard, 'grande biondo' del cinema francese

Celebre per le sue commedie, l’attore è ora il protagonista del nuovo dramma trascendente di Lorenzo Bianchini, L'angelo dei muri, ambientato a Trieste e agito dalla sua presenza muta e fantasmatica. Dal 9 giugno al cinema.
di Marzia Gandolfi

Pierre Richard (Pierre Defays) (90 anni) 16 agosto 1934, Parigi (Francia) - Leone. Interpreta Pietro Dossi nel film di Lorenzo Bianchini L'angelo dei muri.
domenica 5 giugno 2022 - Celebrities

Grande biondo del cinema francese, Pierre Richard si dirige per la prima volta negli anni Settanta e nei panni di un personaggio lunare (Che carriera che si fa con l’aiuto di mammà!) che rompe col cinema comico de papa e lo rinnova con un fragoroso successo popolare. Occhi celesti come il cielo sotto la capigliatura perennemente scapigliata, abita la scena con disinvoltura e levità, senza mai essere eccentrico o volgare. Il suo procedere sbadato e la sua risata contagiosa dimorano ancora nella memoria collettiva, come quel celebre tuffo spumoso che lo precipita innamorato e abbigliato nella vasca di Marie-Christine Barrault.

Per molti di noi, Pierre Richard è stato lo zio irresistibile che animava i pranzi domenicali, gesticolando, cadendo, rialzandosi e balbettando una replica esilarante. “Distratto” o “con una scarpa in mano”, questo attore burlesco, poetico e contestatario insieme, si è preso cura del suo pubblico e di una capra, facendoci ridere a crepapelle.

A ottantotto anni ha lavorato in oltre settanta film, i più celebri sono soprattutto le commedie (Alto, biondo e con una scarpa nera, La capra, Les Compères, Due fuggitivi e mezzo), e adesso lo ritroviamo nel dramma trascendente di Lorenzo Bianchini, ambientato a Trieste e agito dalla sua presenza muta e fantasmatica.

Al cuore dell’Angelo dei muri c’è una casa e piantato in quella casa c’è un vecchio uomo che non vuole andare via, nonostante lo sfratto, nonostante il tramonto. A trattenerlo sono forse i fantasmi di una vita prima, che il protagonista rievoca e spia nascosto in uno spazio ritagliato per trattenersi e trattenere quello che resta di lui. Murato dietro a un muro, Pierre Richard osserva i corridoi del passato dove conduce lo spettatore. La scenografia fa il resto, inducendoci a dubitare di ciò che vediamo o a crederci, fino a ricomporre un puzzle dove la realtà compete con l’immaginazione o forse coi ricordi o forse con la degenerazione di un uomo troppo vecchio per andare di nuovo nel mondo. Del resto qualcosa glielo impedisce, un senso di colpa, probabilmente, o la proiezione di un cervello senile.

L’autore confina il suo attore in un grande appartamento triestino, di cui sfrutta abilmente la plasticità, liberandosi del realismo come a teatro. L’angelo dei muri funziona allora per oscillazioni e slittamenti successivi fino a tuffarsi nel ‘fantastico’. La macchina da presa, sempre un passo avanti al suo interprete, produce una minaccia greve, confondendo le temporalità. Ma tutto resterebbe teorico se non fosse per Pierre Richard, che ‘libera’ lo spazio agli altri ‘attori’ della casa, una mamma (Iva Krajnc) e la sua bambina (Gioia Heinz), passando al setaccio il precipitato dei suoi giorni. Abitato da tutti i fantasmi del suo cinema, percorre i corridoi e attraversa le stanze con l’allure di chi non ha mai lasciato davvero l’infanzia. Bianchini lo sceglie forse per quella sua fedeltà alla leggerezza che lo ha reso un grande attore (ir)ridente, l’incarnazione del sognatore gentile e inclassificabile.

La sua passione per la musica, la letteratura e il vino, che produce creativo e non per forza in quest’ordine, hanno diradato negli anni la sua presenza sullo schermo. Lontano dalle sale, la sua acconciatura a girasole si è appassita con il volto, magnifico ricamo del tempo. Nel ‘film da un altro mondo’ di Bianchini, la stella polare della risata francese riappare nel firmamento e rivela il lato nascosto del suo estro, suonando altre note con un filo di voce calda e confortante. Voce che avvolge nella sua dolcezza un ‘testo’ esigente e segreto. E nelle escursioni notturne, questo custode discreto sembra poter essere finalmente se stesso, senza disturbare nessuno. La bionditudine del suo interprete si è fatta bianca e immacolata ma per la bambina che lo avverte dietro ai muri, lo zio Pierre ha ancora i capelli biondi e un libro di Jules Verne in mano. La promessa di un viaggio straordinario che si invola.


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