Anno | 2020 |
Genere | Drammatico |
Produzione | USA |
Regia di | Greg Barker |
Attori | Wagner Moura, Ana de Armas, Brían F. O'Byrne, Garret Dillahunt, Clemens Schick Will Dalton, Jason Anthony, Bradley Whitford, Vithaya Pansringarm, Sahajak Boonthanakit. |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,25 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 17 aprile 2020
In seguito alla caotica invasione americana dell'Iraq, la vita del più grande diplomatico ONU Sergio Vieira de Mello viene tenuta in bilico dalla missione più complicata della sua carriera.
CONSIGLIATO NÌ
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Sergio Vieira de Mello, alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, si trova in una Baghdad già conquistata dalla truppe americane nella controversa invasione del 2003. Qui un attento terroristico lo intrappola sotto le macerie insieme al collega e amico Gil Loescher. Mentre Sergio, come ama farsi semplicemente chiamare, si trova tra la vita e la morte ripensa alla sua vita e in particolare alla sua reazione con Carolina, di cui si è innamorato tre anni prima a Timor Est. Qui Sergio ha cercato di portare alla pace la regione e ha pensato poi di ritirarsi a vita più privata, ma non ha saputo resistere alla chiamata di Bush Jr. A Baghdad si è inoltre scontrato con il diplomatico statunitense Paul Bremer sulla riapertura del carcere di Abu Ghraib.
Film biografico che tradizionalmente parte da un momento critico per raccontare la vita di un uomo, Sergio è diretto da Greg Barker, che nel 2009 aveva firmato un documentario sullo stesso personaggio.
Al centro del film c'è l'interpretazione di Wagner Moura, attore brasiliano internazionalmente noto per essere stato Pablo Escobar in Narcos e ora calato in un ruolo molto diverso. A partire dal fisico assai più longilineo e leggero, Sergio è davvero un opposto di Pablo, con il quale condivide solo il carisma e una certa hybris, che lo porta a prendersi grandi rischi e a decisioni a volte impulsive. Il film non ci dice molto del suo passato, tranne per un episodio raccontato solo a parole e relativo al 1968 parigino, dove aveva partecipato alle proteste alla Sorbona. Per il resto sappiamo che parla molte lingue, che è figlio di diplomatici e che ha avuto una moglie in gioventù da cui si è separato. I suoi due figli vivono in Svizzera e lui li frequenta così poco da non ricordare neppure le loro allergie.
È quindi un uomo con le sue controversie e i suoi sbagli, ciò nonostante il film non riesce a evitare l'effetto "santino", perché sceglie spesso la prospettiva della compagna innamorata e addolorata, che lo guarda con occhi grandi e dolci. La loro relazione ha un solo momento burrascoso, che non basta certo a smorzarne il tono idilliaco. Sergio dà poi molte cose per scontate, soprattutto riguardo alla situazione a Timor Est e nel complesso stenta a far capire allo spettatore se il protagonista abbia avuto qualche reale effetto sul mondo, o se ha semplicemente accompagnato il corso della storia, come spesso sembrano fare gli uomini delle Nazioni Unite.
Il suo operato in Iraq è infatti all'insegna dell'impotenza, impossibilitato ad avere un effetto sulle politiche statunitensi a Sergio rimane solo la soddisfazione di aver avuto ragione sulla cattiva gestione della regione, che infatti ha dato inizio a una lunga guerra civile. Ovviamente non si vuole sminuire l'operato dell'uomo in questa recensione, ma il film non sembra in grado di rendere la finezza e la complessità del suo lavoro, accontentandosi di soluzioni più sentimentali e convenzionali e sperando che basti il carisma di Moura a interessarci a lui. Si tratta oltretutto di un'occasione sprecata, perché il mondo delle Nazioni Unite è tra quelli meno raccontati dal cinema, ma alla fine di Sergio si ha la sensazione di saperne più o meno come prima. Certo per chi volesse approfondire c'è il documentario omonimo dello stesso regista a disposizione proprio su Netflix...
Emerge comunque, qua e là, qualche momento dalla scrittura più ispirata, come quando Carolina cerca di convincerlo a dire di no, o come un dialogo con Gil sul fatto che, per un certo periodo della sua vita, Sergio è stato in una condizione simile al generale di Timor Est, ossia al criminale di guerra che cerca di arginare. Un momento che con leggerezza ci ricorda quanto poco, a volte, possa bastare perché la vita prenda direzioni drasticamente differenti. L'angoscia di Sergio sotto le macerie di Baghdad è poi il principale meccanismo di tensione del film, a patto che lo spettatore non sia già al corrente dell'esito di quella storia. Ha inoltre il pregio di mostrarci quest'uomo, così razionale e pacifista, in una situazione che lo prova fino allo stremo delle forze da ogni punto di vista. Sergio dice di aver smesso di credere nell'impossibile, ma intrappolato con poche speranze non può fare diversamente.
ho trovato questo film del quale ricordavo il fatto molto ben congegnato e dal finale commovente,in rilievo anche la parte sentimentale del film,bella l'ambientazione,direi piacevole la visione.
L'amore al tempo della diplomazia. Invero, troppo amore. E' il biopic Sergio, ovvero il brasiliano Sergio Vieira de Mello, già Alto Commissario della Nazioni Unite per i Diritti Umani, capace di dirimere le controversie più delicate in mezzo mondo, dalla Cambogia a Timor Est, dall'Indonesia all'Iraq, dove morirà, insieme ad altre ventuno persone, nell'attentato al quartiere generale dell'Onu a Baghdad [...] Vai alla recensione »
Se un film a tema geopolitico ispirato alla vera storia di Sergio Vieira de Mello, diplomatico brasiliano delle Nazioni Unite, non vi sembra la cosa più adatta da vedere durante una pandemia, vi sbagliate di grosso. Quale momento migliore per celebrare un uomo che ha sempre messo davanti i diritti umani, invece che la politica? Sergio, passato in sordina al Sundance prima di debuttare su Netflix lo [...] Vai alla recensione »