Titolo originale | Futur Drei |
Anno | 2020 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Germania |
Regia di | Faraz Shariat |
Attori | Benny Radjaipour, Banafshe Hourmazdi, Eidin Jalali . |
Tag | Da vedere 2020 |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 2 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 9 settembre 2020
La vita di un ragazzo iraniano in Germania.
CONSIGLIATO SÌ
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Parvis è nato in un paesino della Germania in cui i genitori si sono trasferiti dall'Iran, e dove da anni gestiscono un supermercato. Ora che si affaccia all'età adulta, Parvis vive la sua omosessualità in modo libero, con il pieno supporto della famiglia, ma d'altro canto inizia a farsi domande sulla sua identità, suo malgrado sospesa tra due culture. A mettere ancora più a fuoco il conflitto arrivano Amon e Banafshe, fratello e sorella iraniani che cercano asilo in Germania e incontrano Parvis nel centro di accoglienza per rifugiati dove il ragazzo è stato assegnato come traduttore dai servizi sociali. L'attrazione tra Parvis e Amon è lenta ma inesorabile.
Appena venticinquenne, il regista all'esordio Faraz Shariat rielabora esperienze personali in qualità di tedesco-iraniano attraverso uno spaccato giovanile dal gusto fresco e pop, che al tempo stesso sa toccare con grande precisione temi delicati di identità sessuale e culturale.
Essere e sentirsi iraniani, in No hard feelings, è una questione complessa e attraversata da linee generazionali così come migratorie, lasciando poche certezze e proprio per questo invitando ad attivarsi per cercarle. Nella prima, ottima regia di Shariat c'è tanto Xavier Dolan, ma anche Céline Sciamma e Andrea Arnold. La storia è tutta incentrata su un protagonista che non si fa schiacciare dagli intenti programmatici del film ma sa amalgamarli nella figura di un ragazzo aperto seppur enigmatico. Da bambino Parvis amava le Sailor Moon e ora porta in giro capelli biondo platino, a suo agio con il proprio corpo e coccolato da una famiglia che - sorpresa - non gli è d'ostacolo come spesso capita in storie del genere. Anzi, la mamma e il papà (veri genitori del regista che si sono prestati all'impresa con grande tenerezza) sono una fonte complessa di supporto e anche espressione ben tratteggiata di un altro istinto di ricerca identitario, quello di una coppia anziana che non vede l'ora di rientrare in patria dopo trent'anni di sacrifici. A dimostrazione di una cura in sceneggiatura non banale, la stessa rotondità Shariat la riserva ad Amon e Banafshe, personaggi ben più che comprimari e capaci di ampliare la love story alla base del film in un delizioso triangolo di amicizia e solidarietà.
Già frequentatore di videoclip e pubblicità, Shariat sa come avvolgere il film di uno stile visivo accattivante e dai colori pastello; meno preventivabile era la sua capacità di catturare sentimenti sullo schermo in modo così naturale, da quelli più graffianti (un incontro sessuale di Parvis con uno sconosciuto e relativo scambio di battute finale) ai più rarefatti, come il mix di malinconia ed ebbrezza al termine di una lunga serata in un locale. Con No hard feelings, si annuncia ottima voce del cinema queer e insieme di un cinema europeo vivo e attuale.
Un delicato coming of age di un ragazzo, nella duplice accettazione della sua identità di genere e di quella etnica. Così è Futur Drei (a volte ancora indicato con il titolo originario Wir, poi sostituito, mentre quello internazionale in inglese è No Hard Feelings), il film di chiusura del Sicilia Queer Filmfest 2021, già vincitore del Teddy Award alla Berlinale 2020, esordio per il grande schermo [...] Vai alla recensione »