Titolo originale | #jesuislà |
Anno | 2020 |
Genere | Commedia, |
Produzione | Francia |
Durata | 97 minuti |
Regia di | Eric Lartigau |
Attori | Alain Chabat, Doona Bae, Ilian Bergala, Blanche Gardin, Delphine Gleize Vincent Nemeth, Camille Rutherford, Jules Sagot, Lazare Lartigau, Nathalie Lacroix, Lisa Maumy, Nicolas Santos. |
Uscita | giovedì 14 ottobre 2021 |
Tag | Da vedere 2020 |
Distribuzione | Officine Ubu |
MYmonetro | 3,31 su 11 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 19 ottobre 2021
Stéphane vive una vita tranquilla come chef ma quando decide di conoscere Soo, una misteriosa donna coreana di cui si è innamorato su Instagram, intraprenderà un avventuroso viaggio pieno di scoperte. In Italia al Box Office #IoSonoQui ha incassato 32,4 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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La vita di Stéphane è piuttosto tranquilla e soddisfacente. Gestisce il ristorante di famiglia, ha due figli, di cui uno appena sposato, una ex-moglie con cui va d'accordo, e vive nel meraviglioso contesto del sud-ovest francese, nei paesi baschi. La scintilla per una vera crisi esistenziale dei cinquant'anni arriva attraverso Instagram, dove Stéphane inizia a conversare con Soo, una donna coreana che dipinge paesaggi e gli parla dei ciliegi in fiore. Dall'acquisto di un quadro si passa a una telefonata, e di lì alla decisione impulsiva e unilaterale con la quale Stéphane decide di partire per Seoul.
Dalla Francia arriva un feel-good movie per le platee di mezza età, opera convenzionale che sa di esserlo ma che conquista grazie a un ottimismo un po' malinconico.
Il regista Eric Lartigau firma anche la sceneggiatura assieme a Thomas Bidegain (già sceneggiatore di tutti i migliori film di Jacques Audiard), e crea in Stéphane un personaggio in cui in molti sapranno ritrovarsi anche quando lui finisce per perdersi.
Astuto mix tra le atmosfere di The Terminal di Spielberg e Lost in Translation di Coppola, #Iosonoqui si muove con disinvoltura tra gli stereotipi del "pesce fuor d'acqua" e dei facili disorientamenti culturali tra paesi lontani. A ciò aggiunge una spruzzata di commedia digitale che arriva a toccare anche il titolo, e che sovrappone sessioni di messaggistica e conteggi di condivisioni a ogni passaggio delle avventure del povero Stéphane, che si ritrova star dei social suo malgrado.
Facile perdere di vista la sostanza in mezzo a tante facili suggestioni, ma Lartigau conserva un'onestà di fondo nel modo in cui guarda ai sentimenti confusi di quest'uomo, non soltanto amante potenziale che decide di mollare tutto e attraversare il pianeta, ma anche padre che avrà modo di rispecchiarsi nei due figli.
Il motore inconsapevole della storia è Doona Bae, attrice coreana dal profilo internazionale che ha lavorato con Kore-eda, Park Chan-wook e Bong Joon-ho, qui però definita più dall'assenza che dalla presenza (riuscirà comunque a essere più di una proiezione ideale maschile ricordando al protagonista l'importanza dell'intelligenza emotiva). A inseguirla è Alain Chabat, attore e regista del cinema popolare francese: a lui il merito di disegnare un protagonista che è sì sprovveduto, ma con una certa incrollabile fiducia di fondo. Finirà per trasformarsi in sicurezza e conoscenza di sé, in una storia che è anche una parabola molto educativa su come anteporre l'azione al pensiero, e non soltanto perché fa impennare il numero di follower.
Un ponte tra due paesi lontanissimi e diversissimi come la Francia e la Corea del Sud è sempre possibile se i toni sono quelli della commedia e alla regia troviamo Eric Lartigau che con il suo nuovo film #IoSonoQui mette in scena il curioso confronto.
#iosonoqui vede tra gli sceneggiatori, oltre allo stesso Lartigau, anche Thomas Bidegain. Pluripremiato sceneggiatore francese (il padre però è nato in Argentina), Bidegain è tra gli autori della sceneggiatura originale di Il profeta (Cesar nel 2010) e di Un sapore di ruggine e ossa (Cesar nel 2013).
#IoSonoQui è in fondo un film su una ricerca. Si parte dalla Francia e in particolare dai Paesi Baschi dove vive Stephane, uno chef di successo che ha rilevato il ristorante di suo padre. Divorziato ma in buoni rapporti con la moglie e due figli grandi, pur non mancando di niente, sembra trovare gioia unicamente nel confronto con un'amica conosciuta su Internet, in particolare su Instagram, Soo, misteriosa artista sudcoreana con cui condivide tutto e in particolare la passione per l'arte, per i ciliegi in fiore. Si instaura tra i due una fitta corrispondenza virtuale senza rimanere intrappolati dalle barriere linguistiche. In seguito ad un incidente automobilistico, causato proprio perché stava chattando con l'amica digitale, Stephane decide di partire per Seoul e conoscere finalmente Soo, abbandonando tutte le sue certezze e la sua routine. Ma lei non si presenta all'appuntamento e lui comincia a vagare per la capitale asiatica alla ricerca della donna, scoprendo qualcosa di nuovo o di dimenticato di se stesso.
Il cast del film è uno dei punti di forza di #IoSonoQui. A cominciare da Alain Chabat chiamato ad interpretare il ruolo di Stephane. L'attore alla terza collaborazione con Éric Lartigau (insieme hanno fatto anche Pistole nude, Mais qui a tué Pamela Rose? e Prestami la tua mano) è famosissimo dopo aver interpretato Giulio Cesare nella trasposizione Asterix et Obelix: Missione Cleopatra. Mentre nella parte di Soo troviamo l'eclettica attrice, cantante e fotografa coreana Bae Doona, che in molti ricorderanno per la collaborazione con le sorelle Wachowski sia nel film Cloud Atlas sia nella spettacolare serie Sense8.
La regia è appunto firmata da Eric Lartigau celebre per i suoi film stranianti dove ama creare situazioni di cambiamento come il suo film più famoso, La famiglia Bélier. Nel cast troviamo anche Ilian Bergala (anche lei nel cast de La famiglia Bélier, l'attrice comica Blanche Gardin e Delphine Gleize, più nota in patria per la sua attività di sceneggiatrice e regista.
#IOSONOQUI disponibile in DVD o BluRay |
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Il film ha una trama originale e già per questo si fa apprezzare. Una commedia carina, come quasi tutte le commedie francesi.
Film godibile e originale. Alain Chabat una gradevole scoperta, come anche la Corea.
Il regista di La famiglia Belier si conferma ancora una volta uno dei migliori autori francesi.Alain Chabat è perfetto nei panni di un simpatico chef che, illuso dalle dinamiche di Instagram, parte improvvisamente dalla Francia all'avventura per conoscere una misteriosa giovane donna in Corea del Sud. Il finale dolce e inaspettato è diverso dalle solite commedie romantiche.
Una commedia francese deliziosa che farà sognare tutte le persone appassionate di cultura coreana. Un gioiellino.
Stéphane è uno chef francese, separato dalla moglie, con due figli grandi. Una vita tranquilla la sua, fino a quando conosce, su Instagram, Soo, una misteriosa donna coreana. Innamoratosi, l'uomo decide di prendere un aereo e andare in Corea. Solo che lei non si presenta all'aeroporto di Seoul e lui, indomito, decide di aspettarla per giorni interi, nell'edificio, diventando un beniamino per i coreani. [...] Vai alla recensione »
Cinque anni dopo il successo popolare di La famiglia Bélier, Eric Lartigau rilancia con #IoSonoQui (2019, da noi solo ora grazie alla distribuzione di Officine UBU), ambiziosa commedia che tuttavia non ha incontrato le attenzioni del pubblico in patria. Eppure, sulla carta, l'operazione era architettata assai abilmente: prendere un personaggio nel mezzo del cammin (Alain Chabat, classe 1958), raccontare [...] Vai alla recensione »
Dopo il grande successo al botteghino di La famiglia Bélier, Eric Lartigau confeziona una commedia astuta a cavallo tra la Francia e la Corea del Sud. #IoSonoQui si inserisce nel solco di quel filone di "commedie digitali" che soprattutto in Francia sta prendendo sempre più piede. Lo spunto iniziale è il banale impaccio della generazione boomer messa di fronte alle nuove forme tecnologiche di comunicazione [...] Vai alla recensione »
Ultracinquantenne irrisolto, padre distante, assorbito solo dal suo lavoro di chef, Stéphane si ridesta dal torpore esistenziale chattando su Instagram con una donna sudcoreana. L'illusione, alimentata dalla distanza, lo porta al colpo di testa: prende, senza preavviso, un aereo per Seul. Questa la premessa: poi c'è il cuore del film che batte in Corea, con connessa scoperta della differenza tra ciò [...] Vai alla recensione »
Paesi Baschi esterno giorno. Stéphane ci accoglie nei giardini del suo ristorante. Tutti sono in fermento. In serata, infatti, ci sarà il ricevimento per il matrimonio del figlio Ludo. Per l'occasione gli amici e tutta la famiglia, compresa l'ex moglie e il secondogenito David, si riuniscono per i festeggiamenti. Nonostante l'atmosfera gioiosa, però, sembra che Stéphane non sia pienamente soddisfatto [...] Vai alla recensione »
Il titolo, "#IoSonoQui" scritto proprio così, evoca il disperato tormentone che il protagonista si ritrova a digitare al cellulare. Si può capirlo: dalle dolci campagne basche del sud-ovest francese il sessantenne Stéphane, cuoco benestante, divorziato, padre di due figli, è appena atterrato a Seul, pronto a incontrare la sua donna dei sogni, una certa Soo conosciuta su Instagram; ma quella non si [...] Vai alla recensione »
Nella tranquilla campagna francese, Stephane (Alain Chabat) gestisce da una vita il ristorante di famiglia. E' separato dalla moglie e con i suoi figli non ha un grande dialogo, tanto che è l'ultimo a scoprire l'omosessualità del minore, Ludo (Jules Sagot). Il maggiore invece, David (Ilian Bergala), ha l'aria del ribelle e sembra non avere grande rispetto per le abilità imprenditoriali del padre.
Restaurateur au Pays basque, Stéphane, la soixantaine, mène une vie tranquille. Il a plein de copains, une ex-femme et deux grands fils qu'il aime, même s'il ne les connaît pas si bien. Et tous les jours, il discute avec Soo, une Sud-Coréenne rencontrée sur Instagram. Un jour, sans prévenir cette dernière, il décide de s'envoler pour Séoul... Tour à tour drôle puis mélancolique, assez profond, « [...] Vai alla recensione »
Voilà déjà six ans, Éric Lartigau signait avec La Famille Bélier un de ces succès phénomène de société dont le cinéma français est coutumier. Six ans comme le temps indispensable pour parvenir à enchaîner sans perdre de vue une ligne de conduite qu'il tient depuis son tout premier long métrage (Mais qui a tué Pamela Rose ?), voilà près de vingt ans.