Anno | 2020 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Azerbaidzhan |
Durata | 88 minuti |
Regia di | Hilal Baydarov |
Attori | Orkhan Iskandarli, Rana Asgarova, Huseyn Nasirov, Samir Abbasov, Kamran Huseynov Maryam Naghiyeva, Narmin Hasanova. |
Tag | Da vedere 2020 |
MYmonetro | 3,14 su 16 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 1 settembre 2020
Davud è alla ricerca della sua "vera" famiglia. Quando la trova è ormai troppo tardi.
CONSIGLIATO SÌ
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In Azerbaigian, Davud lascia la casa dove abita sua madre per comprarle delle medicine, e finisce per imbarcarsi in un viaggio attraverso il paese che assume i contorni allegorici della ricerca dell'amore e del senso della vita. Nell'arco di un giorno, farà una serie di incontri con delle donne in cerca di liberazione dai soprusi, che verranno però tutti segnati dalla morte. Pedinato da un gruppo di uomini nel suo girovagare per strade deserte e paesaggi rurali, Davud riflette sulle proprie radici e sugli affetti che lo definiscono.
Denso di un mistero che avvolge come una nebbia umida, In Between Dying è il secondo film del regista Hilal Baydarov, formatosi nel documentario e pronto ora ad allargare i confini del suo cinema attraverso una parabola semi-religiosa dal grande impatto atmosferico ed emozionale, seppur acerba nella realizzazione.
Con il suo affascinante impianto allegorico, pieno di tripartizioni e meccanismi ricorrenti, Baydarov mette in scena un'umanità alla deriva, monadi in transito che cercano di ricostruire la genealogia dei legami familiari e sentimentali. Ne risulta un'opera criptica, da non prendere troppo alla lettera ma da lasciarsi scorrere addosso secondo una poetica che privilegia il pathos e rifugge il razionale. L'Azerbaigian di In Between Dying è una landa da conquistare per ripetizione, in ipnotici viaggi su due ruote (come la Cina di Jia Zhang-ke in Il tocco del peccato) oppure nella contemplazione di una natura immobile (che a volte ricorda le elegiache composizioni di Angelopoulos). La regia di Baydarov è al tempo stesso capace di grandi slanci (in combinazione con le ottime musiche di Kanan Rustamli) e piena di piccole sbavature nei raccordi, caratteristiche che non fanno altro che accentuare il fascino di un cinema ambiziosamente spurio. Seppur costruito attorno a un protagonista maschile intrappolato in un loop di fughe e inseguimenti (Orkhan Iskandarli, estensione del regista stesso), il film ha in realtà un occhio di riguardo per il femminile, i cui vari ruoli, dal materno all'angelico al romantico, sembrano alludere a una riflessione più ampia sulla combinazione di genere. Sottotesti che In between dying non può, e non vuole, esplorare fino in fondo, ma attraverso i quali si rivela flebilmente e lascia ben sperare per il futuro.
Hilal Baydarov è stata una delle poche sorprese che il cinema ha riservato prima che la pandemia azzerasse tutto e il regista azero affiorasse a Venezia nel 2020 con In Between Dying. Rivelato a Visions du réel con When the Persimmons Grew, documentario sui generis incentrato sul rapporto conflittuale di Baydarov con sua madre, allievo di un workshop tenuto da Béla Tarr, il regista sembra provenire [...] Vai alla recensione »
Quello che Hilal Baydarov mette in scena in In Between Dying è un ritorno a un cinema libero, che si nutre di poesia e non ha paura a dichiararlo costantemente. Tra le pieghe del viaggio improbabile di Davud, un ragazzo che sfugge a un regolamento di conti e che durante questa fuga causerà incidentalmente continue uccisioni, il regista azero include tutto l'onirismo che serve per trasformare un semplice [...] Vai alla recensione »
I legami, l'amore, la morte, la volontà che si fa gesto, il passare del tempo trattenuto, come a voler stabilire una nuova durata. Il cinema del regista azero Hilal Baydarov si sofferma su istanze narrative che sono materia fondante del cinema. Era così, con sapiente leggerezza, in When the Persimmons Grew e lo è in In Between dying, in competizione all'ultima Mostra del cinema di Venezia e ora fuori [...] Vai alla recensione »
Dalla première onsite al Lido nel concorso della 77esima Mostra Internazionale D'Arte Cinematografica agli eventi speciali dell'edizione online del 32° Trieste Film Festival. Si muove sull'asse tutta italiana il percorso festivaliero di In Between Dying, seconda incursione nel lungometraggio di finzione per Hilal Baydarov. Geograficamente il passo sarebbe breve se non fosse per le restrizioni pandemiche [...] Vai alla recensione »
La cadenza contemplativa, quasi ipnotica, l'intervento poetico sulla realtà che scardina il quotidiano e spalanca le porte all'esplorazione intima. Sorretto da un impianto allegorico non sempre perfettamente calibrato ma di un certo interesse, In Between Dying interpreta il cinema come un gioco molto serio e ferocemente ostinato e contrario. Non per tutti ma questo non deve spaventare.
Quattro anni dopo Paradise, Konchalovsky prosegue nella rilettura del secondo Novecento: prima l'orrore dei lager, ora la crisi sistemica vissuta dall'Urss sotto la presidenza Khrushchev («Come è possibile uno sciopero in una società comunista?»), soffocata in un massacro, a lungo taciuto, le cui vittime vennero sepolte sotto falso nome o in tombe altrui perché non venissero ritrovate.
Soffermandosi a pensare a In Between Dying (traduzione letterale dell'azero Splnmi ölümlr arasnda, scelto per il titolo internazionale), secondo lungometraggio di finzione dell'apprezzato autore di documentari Hilal Baydarov, si potrebbe con grande facilità cedere alla tentazione di criticarne la scelta di averlo selezionato in concorso alla Mostra di Venezia.
«C' è sempre una famiglia o la ricerca di una famiglia al centro dei film che ammiro: Mouchette di Bresson, Luci d' inverno di Bergman, Lo specchio di Tarkovskij, Figlio unico di Ozu», rivela Hilal Baydarov, regista azero di In between dying presentato nel concorso principale alla Mostra. Noto nel ircuito dei festival di cinema documentario, questa volta Baydarov firma un road movie sulla ricerca di [...] Vai alla recensione »
Peraltro, è curioso come anche l' altro film del concorso, In between dying, dell' Azerbaigian, sia un road movie, anzi un film di fuga, con un ragazzo inseguito dalla mafia locale dopo che lui ha ucciso un piccolo delinquente. Ma i ritmi non sono propriamente da noir americano, anzi ci si perde nelle nebbie e nei tempi morti, e il simbolismo si fa a volte pesante, anche se c' è una certa aria ruspante [...] Vai alla recensione »
Sembrava che il livello del concorso fosse un po' sceso, invece altro che giochi fatti! Con l' ultima tornata il festival ha tirato fuori il suo film più bizzarro; e il suo film più bello. Il primo, Tra una morte e l' altra firmato dall' azerbaigiano Hila Baydarov, racconta la giornata di Davud: un giovane inquieto che, seminando incidentalmente morte al suo passaggio, scopre la ragione del suo essere [...] Vai alla recensione »
Fa il botto invece Hilal Baydarov, regista azero totalmente incontrollabile dentro e fuori lo schermo, con il suo "In between dying" (Tra una morte e l'altra), stupefacente e inafferrabile racconto di Davud, che uscito di casa in malo modo per andare a prendere le medicine per la mamma ammalata, si perde a bordo del suo scooter sulle strade accidentate del Paese, incontrando donne sottomesse, commettendo [...] Vai alla recensione »
Dopo Chloè Zhao, è ora il regista azero Hilal Baydarov a portare sul grande schermo il proprio concetto di pellegrinaggio. Lontano anni luce dalle aride steppe percorse da Fern nel suo viaggio verso una Mecca inesistente, In between dying sembra affondare nel fango e nella nebbia che cingono il nostro protagonista. La pellicola traduce per immagini un percorso di iniziazione a senso unico: come in [...] Vai alla recensione »
Una vita, tutta, piena, come la morte, in ottantotto minuti, sulla scorta dell'insegnamento di robert Bresson: "Prima sentire emotivamente, poi capire". Ce la fa l'azero Hilal Baydarov con l'opera seconda In Between Dying, prodotta dal messicano Carlos Reygadas, che l'ha fortemente sponsorizzata alla Mostra di Venezia, dove trova posto in Concorso. Nel cast Orkhan Iskandarli e Rana Asgarova, il primo [...] Vai alla recensione »
Davud è un ragazzo che, da Baku, attraversa in lungo e in largo con il suo motorino un paesaggio sconfinato, solitario e dolente. A ogni tappa, incontra una donna in cerca di liberazione. Da un marito violento o da un fratello tiranno, da un dolore del corpo o dell'anima. Liberazione che arriva, puntualmente, con la morte. Dove passa Davud c'è sempre qualcuno che muore.
In Between Dying del regista trentatreenne azero Hilal Baydarov (autore giovane ed estremamente prolifico, in passato allievo di Béla Tarr, figura indipendente e fuori dagli schemi di cui lo scorso anno si è visto lo splendido documentario When the Persimmons Grew), viene da un tempo remoto, appartiene a epoche passate, a mondi usciti dall'immaginario degli ultimi decenni.