La malattia, il tempo che resta, i contrasti mai risolti tra padre e figlio. Un'opera prima che mescola momenti reali, autobiografici, ma anche sognati. E che racconta davvero tanto del suo autore. Al cinema.
di Simone Emiliani
Ha lavorato con Brian De Palma, Sean Penn, Jane Campion, Peter Weir, Peter Farrelly, Tony Scott, Gus Van Sant, Ed Harris, è stato Aragorn nella trilogia di Il signore degli anelli di Peter Jackson e protagonista per David Cronenberg in tre film: A History of Violence, La promessa dell’assassino e A Dangerous Method. E proprio il cineasta canadese compare in un piccolo ruolo in Falling nei panni di un medico. È una delle scene fondamentali del film. John porta il padre Willis per una visita. Il volto del dottore è imperturbabile poi dalle sue parole, più che dalla sua espressione, emerge tutta la sua preoccupazione: “Dobbiamo fare una colonscopia il più presto possibile”.
La gravità della malattia, il tempo che resta, emergono proprio da quel momento che è indicativo anche per il tono privato con cui Mortensen mostra i contrasti mai risolti tra un padre e un figlio. Willis è sempre stato un uomo autoritario e conservatore. Suo figlio John, durante l’infanzia ha sempre cercato di piacergli già dal momento che sono andati a caccia di anatre. Passano molti anni e molte cose sono cambiate. Il suo matrimonio è andato a pezzi e oltre a John, anche l’altra figlia Sarah ha sempre avuto molte difficoltà a relazionarsi con lui. L’uomo ormai è malato. Oltre ai problemi fisici, è affetto da demenza senile e pensa che alcune persone già morte sono ancora in vita. John decide di farlo trasferire dalla sua fattoria e portarlo con sé nella sua casa di Los Angeles dove vive assieme a suo marito Eric e la figlia adottiva Monica. Willis però non ha mai accettato che il figlio sia omosessuale e non perde occasione per rinfacciarglielo. Inoltre i molti anni di lontananza li hanno resi ancora più distanti.
L’esordio di Viggo Mortensen come regista, avvenuto a circa 62 anni, ricorda quello di alcuni attori molto famosi all’inizio degli anni ’90 come Sean Penn con Lupo solitario e Robert De Niro con Bronx. Sono ovviamente film diversissimi tra loro ma sono accomunati dall’esigenza di portare sullo schermo qualcosa a cui probabilmente avevano pensato da tempo. Possono esserci frammenti della propria infanzia, luoghi della memoria, film e canzoni amate come nel caso di Highway Patrolman di Bruce Springsteen nel debutto alla regia di Penn. Poi l’omaggio intimo. De Niro aveva dedicato Bronx al padre, Mortensen ai due fratelli Charles e Walter.
L’attore ha avuto la prima idea del film mentre era in aereo dopo il funerale della madre. Aveva così annotato su un foglio ricordi e frammenti di dialoghi della sua infanzia e si era accorto che più scriveva della madre, più pensava al padre. Si sono così mescolati momenti reali e sognati. E anche se Falling non è propriamente autobiografico ha ampliato la sua prospettiva sul passato della sua famiglia.
Nel film si fondono spesso passato e presente e mostra come sono indissolubilmente legati tra loro. Viggo Mortensen, che con Falling ha scritto anche la sua prima sceneggiatura, interpreta John mentre nei panni di Willis c’è Lance Henriksen, tra gli attori più utilizzati da James Cameron (è stato l’androide Bishop in Aliens - Scontro finale ripreso successivamente in Alien³ di David Fincher) ma di cui vanno ricordati anche i suoi personaggi di Il buio si avvicina di Kathryn Bigelow, Johnny il bello di Walter Hill, Dead Man di Jim Jarmusch e Pronti a morire di Sam Raimi oltre ad essere stato protagonista della serie televisiva Millennium.
Nel cast ci sono anche Laura Linney che interpreta Sarah, la sorella di John, Terry Chen nel ruolo del marito del protagonista e Sverrir Gudnason in quello di Willis da giovane. Tra i modelli cinematografici che hanno maggiormente ispirato Falling, che avrebbe fatto parte della selezione del Festival di Cannes del 2020, c’è il cinema di Yasujiro Ozu. Il grande cineasta giapponese, assieme a Bernardo Bertolucci e Robert Bresson, è tra i registi preferiti di Mortensen.