Titolo originale | Train To Busan 2 |
Titolo internazionale | Train to Busan 2 - Peninsula |
Anno | 2020 |
Genere | Azione, Horror, Thriller, |
Produzione | Corea del sud |
Durata | 116 minuti |
Regia di | Sang-ho Yeon |
Attori | Gang Dong-Won, Jung-hyun Lee, Re Lee, Kwon Hae-Hyo, Min-jae Kim Kyo-hwan Koo, Do-yoon Kim, Ye-Won Lee, Daniel Joey Albright, Si-Won Cha, Pierce Conran, Terri Doty, Geoffrey Giuliano, Christopher Gordon (III), Hyeon-Jik Han, Sung Eun Ji, Tae-joon Kim, Na-Young Ko, Kim Kyu-baek, Milan-Devi LaBrey, John D. Michaels, Woo-Jin Moon, Bella Rahim, So-yeon Jang, Nazeeh Tarsha, Hwang Youn-Hee. |
Distribuzione | Tucker Film |
MYmonetro | 2,78 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento lunedì 19 ottobre 2020
Questa volta l'epidemia si verificherà quattro anni dopo i terribili avvenimenti del primo film e si propagherà fino ad estendersi all'intera penisola coreana. Al Box Office Usa Peninsula ha incassato 640 mila dollari .
CONSIGLIATO SÌ
|
La Corea del Sud viene investita dall'apocalisse zombi, e stavolta non c'è treno che tenga. In poco tempo l'intera penisola viene abbandonata e dichiarata inabitabile. Quattro anni dopo, l'ex-militare coreano Jung-seok si trova a Hong Kong, dove era sbarcato grazie all'ultima nave carica di superstiti. La vita da rifugiato è però grama. Le scarse opportunità e il pregiudizio ancora diffuso verso i coreani lo costringono a frequentare giri illeciti. Attraverso questi ultimi, gli viene proposta una missione tanto pericolosa quanto remunerativa: tornare in patria di nascosto, a Incheon, per recuperare un camion pieno di soldi e mettere in salvo il bottino.
Yeon Sang-ho si conferma regista d'azione dall'occhio vivace con un seguito che però perde di vista le qualità più preziose di Train to Busan.
Grande successo del 2016, il predecessore di Peninsula era infatti uno zombie movie asciutto e tirato, in grado di toccare temi più ampi (l'etica della solidarietà umana, il trattamento della società coreana) pur rimanendo immerso nell'intensità di un treno infestato di morti viventi, in cui tutto quello che importa è rimanere un metro, un sedile o un vagone davanti alla minaccia.
Peninsula inverte il moto di fuga e fa correre il protagonista Jung-seok all'indietro nel tempo e nello spazio, di ritorno entro il confine di un paese inabissato nell'apocalisse. Qui si spengono però le traiettorie parallele, visto che l'attesissimo sequel si muove in modo opposto a una linea retta: confuso nel gestire tre gruppi di personaggi, incerto nel ritmo, e incostante nel suo inseguire ogni bagliore che gli si para di fronte, come capita agli zombi ben "manovrati" dalle macchinine telecomandate della piccola Yu-Jin.
Proprio l'uso della luce è uno degli elementi più interessanti del film, che regala comunque pregevoli sequenze action, elevando una certa plasticosità della computer-grafica a motivo estetico tout court. Fasci di luce ambrata danzano sulla skyline di una città oscura, come a fare della lotta agli zombi un semplice gioco di ombre. Il mondo post-apocalittico di Yeon Sang-ho vuole concentrarsi sui vivi più che sui morti, e nella visione di una Corea abbandonata alle gang criminali (che terrorizzano gli ostaggi obbligandoli a combattere gli zombi nell'arena) si ritrova una certa deriva alla Mad Max, e più ancora al Fuga da New York di Carpenter.
Tra le molte idee che si perdono per strada, l'intrigante tema della geopolitica "ribaltata" tra le due Coree (esplorato con ancor meno enfasi di un altro blockbuster coreano recente, Ashfall), e l'ancor più attuale clima di tensione sociale all'esterno della zona in quarantena, in cui un popolo senza patria deve sopportare gli strali discriminatori di chi li vede come untori anche a distanza di anni dal disastro. Elementi esterni ben più notevoli di quelli interni, ridotti perlopiù a parabole convenzionali sul sacrificio altruistico.
Anche nelle declinazioni più riuscite, come Min-Jung, madre tostissima che ha tenuto il conto di tutte le auto che non si sono fermate quando aveva bisogno d'aiuto, Peninsula non azzecca l'alchimia tra i vivi in mezzo ai morti, e rimane imprigionato nei suoi confini larghi ma un po' vuoti.
Peninsula è un film che fa del movimento la propria ragione d’essere e degli zombi un puro escamotage per accendere l’azione. Di morti viventi ce n’è a bizzeffe, ma sono sempre accessori all’interno dell’immagine. Il nocciolo è sostanzialmente far pendere il nucleo del pericolo non dalla parte dei mostri, ma degli stessi uomini: le minacce principali [...] Vai alla recensione »
I soliti zombies ma in salsa agrodolce. Un fritto misto coreano-americano di sequenze di azione adrenalinica, la parte migliore del film, sentimentalismo e retorica a buon mercato, con l’eroe roso dai sensi di colpa che cerca il riscatto nel sacrificio, condito con discreti effetti speciali che lo rendono simile ad un videogioco.Insomma, gli stessi ingredienti di Train to Busan dello stesso [...] Vai alla recensione »
A distanza di quattro anni - quelli reali, non della trilogia zombesca - è necessario fare qualche passo indietro. Non tanto a Seoul Station, che nelle sale è uscito poco dopo Train to Busan, slittando così da primo capitolo a insolito prequel, ma all'oramai lontanissimo 2011, a The King of Pigs, a quell'animazione sporca e cattiva e dal budget evidentemente risicato.
Raccontare una storia di epidemie, contagi e quarantene nel 2020 ha un sapore inedito e particolare per quelli che queste dinamiche, spesso per la prima volta, sono state vissute in prima persona, senza il filtro della fiction e dell'immaginazione. Se l'attuale pandemia cambierà strutturalmente l'approccio creativo nel genere, lo vedremo solo con il tempo, ma delle prime avvisaglie, probabilmente involontar [...] Vai alla recensione »
Quando nel 2016 uscì Train To Busan venne considerato il rappresentante più autorevole della rilettura orientale dello zombie movie. Gran parte del successo del film è ascrivibile alla regia di Yeon Sang-ho che, con lungimiranza, ha abbracciato il linguaggio tipico del cinema orientale e l'ha fatto interagire ancora una volta con le coordinate del genere.
Sono ormai quattro anni che la Corea è in quarantena: no, non per il Covid. Perché in Peninsula (di Yeon Sang-ho), tra i selezionati per Cannes 2020 e in anteprima a Roma (distribuirà in sala, nel 2021, Tucker Film), c'è un'epidemia di zombie, in grado di contagiare al primo morso. Chi ha fatto in tempo a fuggire dalla "Penisola", però, non se la passa comunque troppo bene: tra questi, c'è l'ex soldato [...] Vai alla recensione »
Tra le pandemie più famose del grande schermo, c'è di sicuro quella che porta a un'apocalisse zombi. Sono i mostri più celebri del secolo, hanno colonizzato ogni tipo di cultura, passando dalle grosse produzioni a progetti con budget più ridotto. Si sono dimostrati in grado di fare propaganda politica, attaccare il consumismo, portare avanti l'idea che a volte la quantità vale più della qualità.