L'attrice è la splendida Marianne de La belle époque, sorprendente commedia romantica (e nostalgica) di Nicolas Bedos. Applaudito a Cannes e ora al cinema.
di Claudia Catalli
Camicia bianca, gonna lunga aderente, stivaletti, capelli raccolti e mani tempestate di gioielli. Non c'è niente da fare: dal vivo Fanny Ardant mantiene intatto il suo fascino, proprio come sul grande schermo. Lo dimostra per l'ennesima volta nel film di Nicolas Bedos La belle époque, in cui interpreta la grintosa Marianne, che di se stessa dice: «Bevo, vivo, vado avanti», per poi schiaffeggiarsi selvaggiamente e darsi della 'cattiva' quando, in una delle scene più memorabili del film, caccia di casa il marito affaticato dagli anni (un dolente e magnifico Daniel Auteuil). Un personaggio che, racconta l'attrice, l'ha stregata come pochi: «La ricchezza di un personaggio è la sua contraddizione».
Custodisce un segreto per mantenere intatto il fascino negli anni?
Mi basta amare fino in fondo quello che faccio. Ogni giorno come fosse il primo. Adoro il mio mestiere come una pazza, quando non lo amerò più mi ritirerò in una grotta sperduta. Oui, lo giuro. Finora è stata una gioia stare sul set e ricominciare sempre. Ogni film è il primo, devo azzerare tutto, resettare, aspettare che scatti una nuova magia. Non so mai cosa potrà accadere, lo trovo stupendo.
Ha mai avuto un'icona, un modello, una donna che l'ha ispirata più di chiunque altra al mondo?
Anna Magnani, senza ombra di dubbio. Giocava duro, recitava forte e ha saputo diventare indimenticabile.
C'è invece un personaggio, tra i tanti interpretati, che le è rimasto dentro?
Direi Maria Callas. Chi avrebbe mai sognato di poterla interpretare? Era una donna pazzesca, alla ricerca dell'assoluto. Eppure mai riusciva ad arrivare alle cose. Ma ho amato moltissimo anche l'esperienza che ha segnato tutta la mia carriera, e anche la mia vita personale. La signora della porta accanto di Francois Truffaut. Tutto era perfetto: era un grande film, fu un grande amore... l'allineamento astrale dei pianeti.
Lavorare con Nicolas Bedos è come lavorare con un direttore di orchestra, ha detto. Perché?
È un regista appassionato e preciso, ha scritto le scene e i dialoghi con un ritmo e una musicalità che diventano una gioia per un'attrice. Lavorare con lo sguardo di un regista che sa esattamente dove andare è tutto. Un bravo regista è un grande giardiniere che lascia crescere le sue piante, ma sa bene che è meglio piantarle qui o là...
Proseguendo sul territorio delle similitudini, come dev'essere un'attrice?
Come una coppa di champagne: non devi essere mai troppo seria, nella vita ci vuole leggerezza.
Se dovesse indicare i suoi registi del cuore, oggi, quali nomi farebbe?
Purtroppo non sono così esperta di cinema, di certo non sono un critico, ma confesso di aver avuto sempre un debole per il cinema di Martin Scorsese e di Roman Polanski.
Dal cinema alla vita: qualche anno fa è diventata nonna. Che effetto le fa?
Amo il caos, l'amore e il furore che abitano una famiglia. Le grida, i pianti, le discussioni. Cerco di trasmettere il mio amore per il cinema: ho visto ventisette volte Ballando Ballando di Scola con mio nipote di 8 anni.