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Creed II, ambizione e affetti a confronto

Il difficile connubio tra famiglia, successo e responsabilità. Al cinema.
di Giuseppe Fadda, vincitore del Premio Scrivere di Cinema

Creed II

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Michael B. Jordan (37 anni) 9 febbraio 1987, Santa Ana (California - USA) - Acquario. Interpreta Adonis Johnson nel film di Steven Caple Jr. Creed II.
mercoledì 30 gennaio 2019 - Scrivere di Cinema

Dal punto di vista prettamente narrativo, Creed II segue la stessa struttura del suo predecessore e, più in generale, dell'intera saga relativa al personaggio di Rocky Balboa: il protagonista (in questo caso Adonis Creed) viene sfidato da un avversario (qui Viktor, figlio di Ivan Drago, l'iconico villain di Rocky IV nonché assassino del padre di Adonis), riceve una pesante sconfitta e intraprende un percorso di maturazione personale che culmina nel re-match contro il rivale. A distinguere Creed II dagli altri film della saga è l'attenzione posta al tema della famiglia, che, sebbene già presente nei capitoli precedenti, non è mai stato trattato in maniera così approfondita.

Il film insiste fin dall'inizio sulla contrapposizione tra il nucleo familiare di Adonis e quello di Viktor.
Giuseppe Fadda, vincitore del Premio Scrivere di Cinema

Adonis gode dell'amore di Bianca, che è in procinto di sposare, dell'affetto della madre adottiva Mary Anne e del supporto del suo allenatore Rocky; sa di avere alle spalle una squadra pronta a sostenerlo, indipendentemente dal suo successo - che, comunque, non gli manca, forse proprio grazie al sostegno di questa amorevole famiglia allargata. Viktor, invece, ha pagato le conseguenze della sconfitta di suo padre ed è vissuto in un contesto di odio e povertà: la madre lo ha abbandonato e il padre Ivan, pur amandolo, lo ha cresciuto come una vera e propria macchina di guerra, in un disperato tentativo di rivivere tramite lui la gloria e la fama che gli furono portate via con la vittoria di Rocky.

Lo spettatore è naturalmente inclinato a tifare per Adonis, ma Viktor resta uno dei villain della saga con cui è più facile empatizzare: la sua furia brutale e la sua violenza incontrollabile sono solo il frutto di un'educazione malata e psicologicamente vessante.


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