Titolo originale | Chris the Swiss |
Anno | 2018 |
Genere | Documentario |
Produzione | Svizzera |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Anja Kofmel |
Attori | Susanne-Marie Wrage, Megan Gay, Christian Würtenberg, Michael Würtenberg Veronika Schwab, Jürg Würtenberg, Ilich Ramirez Sanchez, Ante Pavelic, Adolf Hitler, Josip Broz Tito, Slobodan Milosevic, Sinisa Juricic, Heidi Rinke, Julio César Alonso, Eduardo Rózsa-Flores, Alejandro Hernández Mora, Gaston Besson, Rod Morgan, Steve Gaunt, Joel Basman, Domagoj Jankovic, Marko Cindric, Barbara Durasovic, Damjan Simic, Dean Krivacic, Milton Welsh, Eva Japundzic, Grgur Japundzic. |
MYmonetro | 3,01 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 19 giugno 2019
Un giovane giornalista svizzero viene ucciso durante la guerra in Croazia, in circostanze misteriose. Il documentario racconta la sua storia.
CONSIGLIATO SÌ
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La svizzera Anja Kofmel aveva dieci anni quando suo cugino Christian Würtemberg è stato trovato ucciso in un campo innevato, in Croazia, nel gennaio del 1992. Quell'assassinio, di un ragazzo di 27 anni, ha toccato naturalmente le vite di tante persone e anche il destino della giovane Kofmel, che ha studiato animazione e si è diplomata con un cortometraggio che metteva in immagini quella storia e che ha poi espanso, con anni di lavoro e di ricerca, in questo prezioso documentario.
Chi era Chris lo Svizzero? Un giovane di Basilea, della pacifica e neutrale Svizzera, che è morto nella lontana Jugoslavia in divisa da soldato mercenario, ma anche e soprattutto un giornalista, perché così era partito, con tanta fame di avventura e di conoscenza, e probabilmente stava dentro quella divisa per scrivere un libro rischioso, che non ha mai visto la luce.
Il documentario di Anja Kofmel è, perciò, diverse cose insieme, come diverse sono le tecniche che utilizza. In primo luogo è un'indagine sulle cause e sui responsabili del destino tragico di suo cugino, condotta a venticinque anni di distanza: un tempo che è filtro importante, e rende per certi versi più assurdo quel contesto e per altri versi lo illuminano come premonitore di una serie di guerre "sporche" che seguiranno e di pratiche come quella dell'uccisione dei civili o dei foreign fighters, che in seguito sono divenute la norma.
È poi una storia nella Storia, che utilizza materiali di repertorio, interviste di ieri e di oggi, traccia collegamenti, mette in scena personaggi - come Chico, il Che bianco, per il quale non è ardito dire che la realtà supera l'immaginazione. Con tatto, senza polemizzare o alzare la voce, la regista ripropone dunque questioni tuttora aperte, come il ruolo dei paesi che vendono le armi, dei politici che non legiferano per impedirlo, delle compagini religiose potenti e oltranziste, delle derive del mestiere, dalla dipendenza da adrenalina al senso di impotenza che talvolta porta l'osservatore neutrale a perdere la sua neutralità e ad imbracciare un fucile.
Ma il film anche il testo sostitutivo del libro mai ritrovato e mai uscito di Chris Wurtenberg, anche se ora ha un'altra autrice (lui è rimasto il protagonista), ed è, infine, un racconto personale, un confronto intimo dell'autrice con i suoi fantasmi, affidato in particolare alle sequenze animate, nelle quali ciò che non si può dire o spiegare completamente viene comunicato dalla forza evocativa delle immagini.
In ultimo, ma non per importanza, Chris the Swiss è il frutto di una coproduzione tra Svizzera, Croazia, Germania e Finlandia, e al termine della visione non si può non ritrovarsi a pensare che è questo che dovrebbe fare una brigata internazionale: un buon film, e non la guerra.