rudi frassineti
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lunedì 17 febbraio 2025
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un azzardo
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Quando ci si cimenta nel realizzare un'opera che racconta la vita, la storia, di una persona tanto amata è sempre un rischio, un'azzardo, perchè si è condannati a dividere pubblico, fans e critica, tra chi si riconosce, ritrova ed emoziona nella ricostruzione che viene fatta e chi, invece, la trova persino offensiva nei confronti di un artista così importante. Raccontare la storia e la vita artistica e personale di un personaggio complesso come Freddie Mercury in un film di due ore è un esercizio non semplice, ci sono riusciti in parte, lasciando intravedere solo parzialmente le mille sfaccettature di un percorso personale ed artistico, che ha segnato la storia della musica.
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Quando ci si cimenta nel realizzare un'opera che racconta la vita, la storia, di una persona tanto amata è sempre un rischio, un'azzardo, perchè si è condannati a dividere pubblico, fans e critica, tra chi si riconosce, ritrova ed emoziona nella ricostruzione che viene fatta e chi, invece, la trova persino offensiva nei confronti di un artista così importante. Raccontare la storia e la vita artistica e personale di un personaggio complesso come Freddie Mercury in un film di due ore è un esercizio non semplice, ci sono riusciti in parte, lasciando intravedere solo parzialmente le mille sfaccettature di un percorso personale ed artistico, che ha segnato la storia della musica. Il protagonista bravo nel suo ruolo, in un'interpretazione che giustamente è stata premiata, ha saputo trasmettere quelle emozioni che molti di noi cercavano in un'opera tanto attesa.
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esco_nonesco
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lunedì 8 aprile 2024
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la colonna sonora c’è. la leggenda anche.
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Quando si pubblicizza un film con una tale pomposità e con spudorata insistenza, il rischio che le aspettative del pubblico risultino poi disattese cresce esponenzialmente. Lo spettatore si siede su quella poltroncina affacciata su uno strapiombo, guarda giù, aspetta il buio, si butta e...vola. Sempre più in alto, seguendo la costruzione perfettamente studiata di una pellicola che bussa coi pugni direttamente al cielo. La colonna sonora c’è. La leggenda anche. Gli interpreti fanno dimenticare che non si tratta di registrazioni dell’epoca, bensì di un film celebrativo, e la sapiente regia snocciola una dopo l’altra delle scene che fondono con eleganza musica e dialoghi.
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Quando si pubblicizza un film con una tale pomposità e con spudorata insistenza, il rischio che le aspettative del pubblico risultino poi disattese cresce esponenzialmente. Lo spettatore si siede su quella poltroncina affacciata su uno strapiombo, guarda giù, aspetta il buio, si butta e...vola. Sempre più in alto, seguendo la costruzione perfettamente studiata di una pellicola che bussa coi pugni direttamente al cielo. La colonna sonora c’è. La leggenda anche. Gli interpreti fanno dimenticare che non si tratta di registrazioni dell’epoca, bensì di un film celebrativo, e la sapiente regia snocciola una dopo l’altra delle scene che fondono con eleganza musica e dialoghi. Da vedere e soprattutto da ri-vedere, per gustare ogni minimo dettaglio e, perché no, per avere una scusa in più per ascoltare la sfilza infinita di successi dei Queen. “Essere umani è una condizione che richiede un po’ di anestesia.”
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venerdì 19 gennaio 2024
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recensione eccellente
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Recensione eccellente, grazie !
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great steven
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mercoledì 30 marzo 2022
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bio-pic musicale che va a colpo sicuro.
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BOHEMIAN RHAPSODY (USA/UK, 2018) diretto da BRYAN SINGER. Interpretato da RAMI MALEK, LUCY BOYNTON, GWILYM LEE, BEN HARDY, JOSEPH MAZZELLO, AIDAN GILLEN, ALLEN LEECH, TOM HOLLANDER, AARON MCCUSKER, MIKE MYERS ● La storia dei primi quindici anni della leggendaria rock band inglese, dal 1970 (anno in cui Farrokh Bolsara, alias Freddie Mercury, entrò come voce solista negli Smile, affiancando Brian May alla chitarra e Roger Taylor alla batteria; l’anno successivo la formazione, con l’aggiunta di John Deacon al basso, cambiò nome in Queen) alla partecipazione al Live Aid nel 1985, evento musicale internazionale che ebbero l’onore di aprire. Rievocando l’incisione degli storici album, i favolosi tour in giro per il mondo, le immortali canzoni di successo, i disaccordi fra i membri (e anche quelli che videro contrapporsi il quartetto ai produttori discografici) e il discutibile (ma reale) utilizzo della celebrità a scopo di divertimento autoreferenziale, il film di B.
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BOHEMIAN RHAPSODY (USA/UK, 2018) diretto da BRYAN SINGER. Interpretato da RAMI MALEK, LUCY BOYNTON, GWILYM LEE, BEN HARDY, JOSEPH MAZZELLO, AIDAN GILLEN, ALLEN LEECH, TOM HOLLANDER, AARON MCCUSKER, MIKE MYERS ● La storia dei primi quindici anni della leggendaria rock band inglese, dal 1970 (anno in cui Farrokh Bolsara, alias Freddie Mercury, entrò come voce solista negli Smile, affiancando Brian May alla chitarra e Roger Taylor alla batteria; l’anno successivo la formazione, con l’aggiunta di John Deacon al basso, cambiò nome in Queen) alla partecipazione al Live Aid nel 1985, evento musicale internazionale che ebbero l’onore di aprire. Rievocando l’incisione degli storici album, i favolosi tour in giro per il mondo, le immortali canzoni di successo, i disaccordi fra i membri (e anche quelli che videro contrapporsi il quartetto ai produttori discografici) e il discutibile (ma reale) utilizzo della celebrità a scopo di divertimento autoreferenziale, il film di B. Singer pone l’accento sulla figura del carismatico leader in modo da evidenziarne senza pietà, ma anche senza abbandonare una cifra narrativa che ne riconosca il valore, tutte le intime contraddizioni. Freddie Mercury (1946-1991) era un giovane che si divertiva a provocare il padre e soprattutto a infrangere i tabù della sua generazione, un ragazzo cresciuto ai tempi della rivoluzione sessuale che arrivò solo col tempo a nutrire dubbi sulla sua sessualità, alimentando a dismisura il proprio ego proprio in virtù del plauso che lo circondava, ma disposto in seguito a fare un passo indietro, così da piantare in asso un manager personale che in fin dei conti non gli interessava per niente (e che si vendicò, al termine del periodo in cui Freddie si allontanò dalla band per tentare la carriera solista, parlando in televisione dei suoi festini decadenti) e tornare da Brian, Roger e John, i quali, malgrado le iniziali riserve, lo perdonarono e lo riaccolsero. Figura femminile fondamentale nella vicenda umana di Mercury fu Mary Austin, commessa in una maglieria che lo amò ricambiata e successivamente continuò a essergli amica fedele dopo che il cantante le dichiarò il proprio orientamento sessuale. La sceneggiatura del neozelandese Anthony McCarten ritrae in modo veritiero anche le figure di contorno, dal manager della band John Reid al saggio cameriere Jim Hutton e alla famiglia Bolsara, di origine parsi. Interpreti bravissimi (in particolar modo i quattro attori che interpretano i musicisti della band hanno un’aderenza quasi impressionante ai propri personaggi), sequenze musicali ricreate con vigore, contributi tecnici di ottima qualità. E allora a cosa si devono le critiche che questo bio-pic (per altro il bio-pic musicale di maggior successo nella storia del cinema, con oltre 900 milioni di dollari d’incasso) ha sollevato in determinati ambienti? A parte le incongruenze per i tempi cronologici di alcuni brani e il playback che giunge in soccorso di R. Malek per non guastare l’atmosfera da sogno, è probabile che costruire un mito cinematografico a ridosso di un mito musicale, difficilmente evita di risultare pedissequo, inattendibile o quantomeno prevedibile. Nel caso specifico di Mercury, questo discorso si avvicina alla realtà stretta dei fatti senza affondare le unghie nell’aura di un uomo profondamente inquieto che, sebbene non temesse rivali sul palcoscenico, riuscisse a battere qualunque record di vendita, fosse un pianista, chitarrista, tenore lirico, designer, atleta e artista di bravura tale da aspirare al ruolo di demiurgo e infine mordesse la vita applicandovi la follia del genio, aveva comunque da gestire una complessa natura che nemmeno sul letto di morte trovò la propria risoluzione. In ogni caso, la performance da Oscar di Malek, per quanto semplifichi la gloria di una leggenda del passato recente, ha il merito di intrattenere saldamente lo spettatore cogliendo gli aspetti pratici della sua personalità e facendone una messinscena intensa e godibile. Al suo fianco, G. Lee (May), B. Hardy (Taylor) e J. Mazzello (Deacon) – lo sceneggiatore McCarten dà a ciascuno di loro uno spazio non solo sufficiente, ma decisamente adeguato –, gli fungono da efficace contraltare come amici, compagni di lavoro e di squadra e confidenti indefessi nella buona e nella cattiva sorte. La vertigine lirica di Bohemian Rhapsody (mi riferisco al brano, non al titolo del film) è resa in modo superbo nella sequenza della registrazione nell’edificio della fattoria, quando il quartetto intona i Galileo, Bismillah, Scaramouche e Figaro ormai divenuti parte dell’immaginario collettivo. Altre tue statuette andarono, nel 2019, al montaggio, al sonoro e al montaggio sonoro.
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erika
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sabato 25 dicembre 2021
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fantastico..
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La prima volta lascia di stucco, ma funziona, mi spiace per voi. Poi è assolutamente da rivedere e rivedere. Scorrevole, spigliato, divertente, ha ritmo. Intendiamoci, è un film, non una biografia. Ci sono inesattezze e anche errori, ma è un film che vuole celebrare un Mito. Freddie Mercury non ha bisogno di presentazioni e non ha fatto una vita senza ombre. Sono appassionata dei Queen da quando andavo al liceo, ma mi sono emozionata, divertita e alla fine ho pianto. Se si fa un film su qualche star o mito del passato per forza serve una "controfigura", mi chiedo, che problema c'è??... E poi, (parlo ai super esperti e profondi conoscitori dei Queen): chi meglio di un Queen conosce la loro storia??.
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La prima volta lascia di stucco, ma funziona, mi spiace per voi. Poi è assolutamente da rivedere e rivedere. Scorrevole, spigliato, divertente, ha ritmo. Intendiamoci, è un film, non una biografia. Ci sono inesattezze e anche errori, ma è un film che vuole celebrare un Mito. Freddie Mercury non ha bisogno di presentazioni e non ha fatto una vita senza ombre. Sono appassionata dei Queen da quando andavo al liceo, ma mi sono emozionata, divertita e alla fine ho pianto. Se si fa un film su qualche star o mito del passato per forza serve una "controfigura", mi chiedo, che problema c'è??... E poi, (parlo ai super esperti e profondi conoscitori dei Queen): chi meglio di un Queen conosce la loro storia??...E May e Taylor hanno ovviamente collaborato al film con quello che nessuno meglio di loro può conoscere, anche chi pensa di aver letto di tutto e di più. Mi spiace per voi. Volenti o nolenti questa è la loro storia. Sicuri che quel "tutto" che avete letto sui Queen fosse la verità??... Ottimi attori! Malek superbo, in una parte per niente semplice.
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domenica 28 novembre 2021
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ottima analisi
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Ottima analisi. Il film non rende affatto il personaggio, la vera atmosfera del gruppo e soprattutto la grandiosità del loro successo di livello planetario, la loro incontrastata potenza. Come spesso a cade in questi casi, si è invece dato tanto spazio alle vicende omosessuali, additandole per giunta.
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carloalberto
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sabato 27 novembre 2021
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biopic convenzionale ed incompleto
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Scialbo, convenzionale, inutile, strappalacrime biopic di un certo Fletcher sulla tragica vita di Mercury illuminata dall’arte, che ha dovuto far ricorso al rifacimento del famoso concerto dal vivo, il Live Aid, a cui hanno partecipato i Queen nel 1985 al Wembley Stadium di Londra, per riuscire ad intrattenere degnamente il pubblico senza annoiare. Sarebbe stato meglio interporre alla narrazione romanzata della biografia dell’artista iraniano filmati di repertorio dell’epoca con le esibizioni originali della band invece di scimmiottare il performer, interpretato peraltro egregiamente da Rami Malek, che sarebbe stato il sicuro vincitore di un Tale e quale show. Omessa, incomprensibilmente, del tutto, la storia d’amore con Nureev, il plot esaudisce, in tutto il resto, le morbose curiosità dei fan e degli amanti del gossip, ovvero ci mostra la famigliola d’origine Parsi devota al mazdeismo, la prima fidanzatina che diventerà sua moglie e poi la migliore amica, l’ambiguo amante manager traditore e l’ultimo fidanzato, con cui condividerà gli ultimi anni di vita e la malattia che lo condurrà alla morte.
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Scialbo, convenzionale, inutile, strappalacrime biopic di un certo Fletcher sulla tragica vita di Mercury illuminata dall’arte, che ha dovuto far ricorso al rifacimento del famoso concerto dal vivo, il Live Aid, a cui hanno partecipato i Queen nel 1985 al Wembley Stadium di Londra, per riuscire ad intrattenere degnamente il pubblico senza annoiare. Sarebbe stato meglio interporre alla narrazione romanzata della biografia dell’artista iraniano filmati di repertorio dell’epoca con le esibizioni originali della band invece di scimmiottare il performer, interpretato peraltro egregiamente da Rami Malek, che sarebbe stato il sicuro vincitore di un Tale e quale show. Omessa, incomprensibilmente, del tutto, la storia d’amore con Nureev, il plot esaudisce, in tutto il resto, le morbose curiosità dei fan e degli amanti del gossip, ovvero ci mostra la famigliola d’origine Parsi devota al mazdeismo, la prima fidanzatina che diventerà sua moglie e poi la migliore amica, l’ambiguo amante manager traditore e l’ultimo fidanzato, con cui condividerà gli ultimi anni di vita e la malattia che lo condurrà alla morte. Immancabili, come in tutti i biopic che si rispettino, nelle sequenze finali, le foto con didascalie dei veri personaggi cui si è ispirato il plot.
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elgatoloco
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giovedì 25 novembre 2021
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biomovie complessivamente valido
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Un po'stretto tra"memorial"e"poltically correct", questo"Bohemian Rhapsody"(David FLetchet, ma in origine Bryan Singer, Anthony Mc Carten e Bryan Singer autori di soggetto e il solo Mc Carten per lo screenplay, 2018). Storia del gruppo dei"QUeen", ma in specie di Freddie Mercury, invero Faruk Bulsara, di oridini parsi e di religione zoroastriana(la sua famiglia), nato a Zanzibar per"caso"(il lavoro dle padre)e poi Londinese, dapprima operaio-scaricatore di bagagli e studente di design, ma in particolare musicista, cantante, compostiore decisamente cantante, con la voglia di emergere, come anche tasitersta brillante e con tanta voglia di emrgere: dopo esperienze con gruppi minori, entra nei"QUEEN"o meglio li fonda nel 1970 insieme a Brian May(chitarra), Roger Taylor(batteria), cui poi si aggiunge Roger Deacon(batteria).
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Un po'stretto tra"memorial"e"poltically correct", questo"Bohemian Rhapsody"(David FLetchet, ma in origine Bryan Singer, Anthony Mc Carten e Bryan Singer autori di soggetto e il solo Mc Carten per lo screenplay, 2018). Storia del gruppo dei"QUeen", ma in specie di Freddie Mercury, invero Faruk Bulsara, di oridini parsi e di religione zoroastriana(la sua famiglia), nato a Zanzibar per"caso"(il lavoro dle padre)e poi Londinese, dapprima operaio-scaricatore di bagagli e studente di design, ma in particolare musicista, cantante, compostiore decisamente cantante, con la voglia di emergere, come anche tasitersta brillante e con tanta voglia di emrgere: dopo esperienze con gruppi minori, entra nei"QUEEN"o meglio li fonda nel 1970 insieme a Brian May(chitarra), Roger Taylor(batteria), cui poi si aggiunge Roger Deacon(batteria).. Difficoltà, grandi successi, speranze e delisioni, fino al coronamento del concerto "LIve Aid", insieme agli altri grandi del rock. con la scoperta di essere bisessuale, a prevalenza omosex, ma in seguito con il terribile peso della comunicazione di essere malato id AIDS, malattia allora incurabile. Come sempre nei film biografici, qui c'è qualche errore(o accomodamento, dao comunquei da una volontà di semplicificazione o invece da una certa superficiaità nelle documentazione, anche perché forse, però, certe fonti erano imprecise),, ma in complesso ik film finisce per corrispondere a quanto è da narrare. Emerge , anche per merito della bravura di Rami Malek, che interprete Mercury, la grande bravura, ossia(meglio)il reale talento dell'artista, come anche la "disperata volontà" di emergere e affermarsi, necessaria comunque nel mondo dlelo spettacolo e in particoalre nel mondo del rock, dove, bisogna dirlo, ill detto hobbesiano dello"homo homini lupus"è assolutamente fondamentale per conseguire il successo. Se già nei Sixities la"guerra"tra"Beatles"e"Stones"(anche a detrimneto di bands migliori, come gli"Animals"o di "Emerson, Lake and Palmer", questa tendenza nei Seventies e dopo non si placa, anzi, se possibile, diventa ancora più dura, non fosse che per l'amplificazione dei mass.media e della disponibilità tecniche corrispondenti a disposizione di bands e singooi musicisti. Decisamente aderebete al poltically correct la querelle sull'orientamento di genere di Fredie, dove l'jniziale sconcerto in famiglia e con la moglie risulta poi superato, almeno in parte.. La realizzazione del film è stata travagliata, come noto da varie fonti, a iniziare dall rinuncia di dii Sacha Baron Cohen come interprete protagonista, ma in comoplesso ilm fil ci ridà i grandi brani dei"Queen"e la "macchina desiderante"della sua musica e di quanto la "spinge". El Gato
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fabio 3121
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martedì 8 dicembre 2020
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film per i fans dei queen.
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il film ripercorre l'inizio della carriera artistica dei Queen fino alla loro oramai mitica (e cliccatissima sul web) esibizione al Live Aid del 1985 a Wembley. Siamo a cospetto di un film dove la musica dei Queen la fa da protagonista unitamente alla vita geniale e un pò sregolata del suo performer interpretato egregiamente da Rami Malek, compito assolutamente non semplice, ma che gli è valso un meritato premio Oscar. il film scorre piacevolmente ed avendolo visto sia al cinema che in tv, devo dire che al cinema ovviamente mi ha coinvolto emotivamente di più. Per chi ha avuto poi da ridire su alcune inesattezze storiche sui fatti narrati, preciso che questo è un film a tratti romanzato e non un documentario.
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il film ripercorre l'inizio della carriera artistica dei Queen fino alla loro oramai mitica (e cliccatissima sul web) esibizione al Live Aid del 1985 a Wembley. Siamo a cospetto di un film dove la musica dei Queen la fa da protagonista unitamente alla vita geniale e un pò sregolata del suo performer interpretato egregiamente da Rami Malek, compito assolutamente non semplice, ma che gli è valso un meritato premio Oscar. il film scorre piacevolmente ed avendolo visto sia al cinema che in tv, devo dire che al cinema ovviamente mi ha coinvolto emotivamente di più. Per chi ha avuto poi da ridire su alcune inesattezze storiche sui fatti narrati, preciso che questo è un film a tratti romanzato e non un documentario. Buono il cast di attori, ottima la regia e la fotografia, in particolare una nota di merito vanno agli addetti al suono, al montaggio sonoro e soprattutto agli operatori degli effetti speciali utilizzati per ricreare il vecchio Wembley Stadium di Londra. In definitiva un film da vedere per i fans dei Queen e per tenere sempre viva la memoria dell'immortale Freddy Mercury.
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domenica 29 novembre 2020
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d'accordissimo.
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magari non ''offende'' i fan, consola, ma di certo è stata un'occasione persa per raccontare un gigante della nostra storia.
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