In anteprima su MYmovies.it, il lavoro di Tomassini affronta il tema dell'immigrazione in una chiave originale e surreale.
di Letizia Rogolino
A bordo di un barcone pieno di anime disperate, in cerca di un nuovo inizio, c'è anche Kanu (Anthony Thay Ogbemudia), un ragazzo etiope che tiene stretta fra le mani una lettera per lui molto importante. Vittima di un naufragio inaspettato, egli inizia a vivere un incubo a occhi aperti nei panni di Kurtz, l'ultimo dittatore di un impero decadente prigioniero di un'antica villa europea. Scritto e diretto dal giovane regista Cristian Tomassini, il cortometraggio Il Demone dell'Acqua riflette sul tema dell'immigrazione in una chiave sci-fi e surreale.
"Originariamente la sceneggiatura raccontava la storia di un dittatore in declino, ma si trattava di un cortometraggio basato molto sull'estetica, quasi un fashion movie. Poi, durante una cena con quello che sarebbe diventato il Direttore della Fotografia, Beniamino Gelain, è nata l'idea di un rifugiato come protagonista, e sono iniziate le riprese. L'idea dell'acqua come filo conduttore è nata dalla mente del co-sceneggiatore Silvio Marotta. Abbiamo fatto un lavoro sartoriale per cucire e assemblare tutte le idee"
Tomassini ha potuto contare sulla Indivision per realizzare questa opera suggestiva e necessaria. In Italia il tema dell'immigrazione è spesso al centro della cronaca negli ultimi anni e, recentemente, ha ispirato film come Terraferma di Emanuele Crialese e Fuocoammare di Gianfranco Rosi che hanno invitato a riflettere su una questione umana, sociale e politica che coinvolge tutti.
"Kanu è un semplice uomo. Nell'animo dell'essere umano, sin dall'inizio dei tempi, è forte il desiderio di prevaricare l'altro. Indipendentemente da religione, credo politico, ceto sociale, razza, l'essere umano è sempre assetato di potere. Ogni branco ha il suo leader e ogni membro del branco vuole diventare leader egli stesso, per esercitare il suo potere sugli altri. Tuttavia non esiste solo una forma di potere. C'è il potere sessuale, la ricerca della ricchezza, la gola, il potere di togliere la vita all'altro" ha detto Tomassini, aggiungendo che "questo cortometraggio non vuole parlare di immigrazione, ma del grigio insito nell'animo umano. Non ci sono bianchi o neri, buoni o cattivi, ma continue mescolanze e ambiguità". Il Demone dell'Acqua propone una visione moderna dell'intolleranza e della difficoltà di abbandonare le proprie radici per riuscire ad integrarsi in una nuova realtà, il più delle volte ostile.