Anno | 2017 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia, Croazia |
Durata | 85 minuti |
Regia di | Gigi Roccati |
Attori | Amber Dutta, Nav Ghotra, Rahul Dutta, Nives Ivankovic, Lucia Mascino Renato Carpentieri, Yasemin Sannino, Peppe Voltarelli, Xia Yinghong, Lorenzo Acquaviva. |
Uscita | giovedì 28 settembre 2017 |
Distribuzione | Lo Scrittoio |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,91 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 23 marzo 2018
Il film, ambientato a Trieste, è ispirato al libro "Amiche per la pelle" di Laila Wadia. In Italia al Box Office Babylon Sisters ha incassato 26,8 mila euro .
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Kamla, figlia di genitori indiani da tempo residenti in Italia, si trasferisce con la famiglia da Milano a Trieste, in un quartiere degradato e un edificio fatiscente abitato da una comunità multietnica: cinesi, croati, turchi, tutti ugualmente sottoposti alle angherie di un proprietario italiano che ha appena annunciato loro lo sfratto esecutivo. Il padre di Kamla, Ashok, fa il cameriere, la madre, Shanty, è una "casalinga disoccupata" con un talento nascosto: quello di saper danzare in stile Bollywood. Nel palazzo vive anche un anziano professore, Leone, che chiama gli inquilini "negri" e abbaia indifferentemente ad ognuno di loro: ma si sa, can che abbaia non morde, e quando Kamla si rivolge a lui per prendere lezioni di italiano, Leone rivela un'anima gentile e un grande amore per la poesia, che intende trasmettere alla ragazzina.
Gigi Roccati, alla sua prima regia di un lungometraggio di finzione dopo molti documentari girati in giro per il mondo, mette in scena il copione scritto insieme ad Andrea Iannetta e Giulia Steigerwalt e liberamente ispirato al romanzo "Amiche per la pelle" di Laila Wadia, autrice indiana residente a Trieste.
Il tentativo di raccontare in modo originale e "leggero", nonostante le obiettive difficoltà, l'immigrazione nel nordest, certamente benintenzionato e in sé encomiabile, si traduce purtroppo in una confusione di toni e di stili, in cui la recitazione di molti degli interpreti non professionisti non riesce a trovare un punto d'incontro con quella di professionisti consumati come Renato Carpentieri, che interpreta Leone con caratteristica ruvidità. I dialoghi appaiono poco spontanei, le svolte della trama poco credibili, le interazioni fra i personaggi troppo scontate ed elementari. E il tentativo di passare dal dramma alla commedia al musical è davvero disomogeneo: sarebbe stato meglio virare esplicitamente verso il genere Bollywood, e non tentare di seguire il modello Sognando Beckham, che ha funzionato sia in quanto originale, che in quanto scritto (molto bene) da una regista che conosceva in prima persona la situazione degli immigrati indiani in Inghilterra.
Babylon Sisters ha una sua grazia, dovuta soprattutto alla regia onesta e pulita di Roccati, ma appare come un'operazione cinematografica confusa, che non rende giustizia né alle obiettive difficoltà degli immigrati nel nostro Paese, né allo spirito con cui gli immigrati stessi affrontano (realmente) queste difficoltà. Il tono favolistico, eccessivamente naif, e la recitazione eccessivamente amatoriale, alcuni bruschi tagli di montaggio, certe lungaggini nel dipanare il racconto, interferiscono con l'empatia che potremmo provare verso questa storia. Una nota di merito va invece ad Amber Dutta, che qualcuno ricorderà come finalista di "Italia's Got Talent", credibile e gradevole nei panni della giovanissima Kamla.
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In quella Trieste "città di vento, mare e follia" è sempre più frequente incontrare mosaici integrati di culture, lingue ed etnie che tanta speranza offrono a chi crede nell'incontro più che allo scontro. Uno di questi mosaici anima il romanzo Amiche per la pelle dell'indiana residente in Italia Laila Wadia divenuto piacevolmente film sotto la regia di Gigi Roccati.
La dodicenne Kamla si è trasferita, a Trieste, con i suoi genitori. Vivono in una palazzina fatiscente, dove alloggiano anche altre famiglie di immigrati, tutte sotto sfratto. Insieme a loro, risiede lo scorbutico professor Leone, astioso nei loro confronti, ma solo in apparenza. Gli uomini sbraitano, le donne cercano una soluzione per non finire in strada.
Le strade dell'integrazione sono infinite, e il filone del cinema multiculturale, ormai fiorente da vari anni in Italia e nel resto d'Europa, lo conferma. Popoli e culture differenti possono conoscersi e mescolarsi, oppure accentuare, nella convivenza forzata, diversità e intolleranze. In certi casi, per fare passi avanti, servono l'amore, l'amicizia, la solidarietà.
La palazzina nella periferia portuale di Trieste è fatiscente, ma è l'unica casa che hanno. Quando arriva lo sfratto, le quattro famiglie di immigrati indiani, cinesi, croati e turchi si ritrovano a condividere la sorte insieme all'unico inquilino italiano, un professore misantropo. Solo un'alleanza tutta femminile potrà capovolgere un destino apparentemente segnato.
In un fatiscente condominio di Trieste vive una comunità multietnica di immigrati: cinesi e croati, turchi e indiani, tutti angariati da un prepotente che li vorrebbe sfrattare per abbattere lo stabile. C'è anche un italiano, il professore in pensione Leone, uso a inveire contro tutti chiamandoli indistintamente "negri". Però è un burbero benefico, che ne prenderà le difese e si legherà d'amicizia [...] Vai alla recensione »