eugen
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martedì 9 luglio 2024
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extraordinaria investigacion del sentimiento
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Cada pelicula de Pedro Almodovar es una investigacion del sentimiento9o si se quiere,de los sentimientos)pero"Julieta"es una investigacion exraordinaria, porque pueude incluir cASA SENTIMIENTO Y TODAS LA DECLINACIONES DEL SENTIMIENTO, DE QUALQUIER TIPO Y CONNOTACI'ON SEA. lA HISTORIA ES LA RECONSTRUCCION DE UNA CARTA QUE LA PROTAGONISTA ESCRIBE A LA HJIA QUE NO VEE DE MUCHOS ANOS Y EN LA NARRACION DE LA MISMA CARTA SE ENCUENTRAN TODAS LA MICROHISTORIAS DE LA PELICULA. hISTORIA DE AMOR PRIMARIO, DE COMO UNA FAMILIA SE VUELVA OTRA COSA(LA HISTORIA DE SU PAPA Y DE SU MAMA), DE COMO LAMUJER TRAJCIOANDA PUEDA ENCONTRAR UNA OTRA POSIBILIDAD, DE COMO .... CASI LA"N"DE LA INFINITAS POSIBILIDADES EN "jULIETA", DONDE LAS PROTAGONISTAS eMA sUAREZ Y aDRIANA uGARTE, JUNTAS CON TODAS LAS OTRAS Y LOS OTROS SEAN EXTRAORINARIAS(OS EN LA DIRECCION /cOORIDINACION DE aLMODOVAR, EL hITCHCOCK DE NUESTRO TIEMPO.
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Cada pelicula de Pedro Almodovar es una investigacion del sentimiento9o si se quiere,de los sentimientos)pero"Julieta"es una investigacion exraordinaria, porque pueude incluir cASA SENTIMIENTO Y TODAS LA DECLINACIONES DEL SENTIMIENTO, DE QUALQUIER TIPO Y CONNOTACI'ON SEA. lA HISTORIA ES LA RECONSTRUCCION DE UNA CARTA QUE LA PROTAGONISTA ESCRIBE A LA HJIA QUE NO VEE DE MUCHOS ANOS Y EN LA NARRACION DE LA MISMA CARTA SE ENCUENTRAN TODAS LA MICROHISTORIAS DE LA PELICULA. hISTORIA DE AMOR PRIMARIO, DE COMO UNA FAMILIA SE VUELVA OTRA COSA(LA HISTORIA DE SU PAPA Y DE SU MAMA), DE COMO LAMUJER TRAJCIOANDA PUEDA ENCONTRAR UNA OTRA POSIBILIDAD, DE COMO .... CASI LA"N"DE LA INFINITAS POSIBILIDADES EN "jULIETA", DONDE LAS PROTAGONISTAS eMA sUAREZ Y aDRIANA uGARTE, JUNTAS CON TODAS LAS OTRAS Y LOS OTROS SEAN EXTRAORINARIAS(OS EN LA DIRECCION /cOORIDINACION DE aLMODOVAR, EL hITCHCOCK DE NUESTRO TIEMPO. eUGENN
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eugen
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martedì 9 luglio 2024
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extraordinaria investigacion del sentimiento
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Cada pelicula de Pedro Almodovar es una investigacion del sentimiento9o si se quiere,de los sentimientos)pero"Julieta"es una investigacion exraordinaria, porque pueude incluir cASA SENTIMIENTO Y TODAS LA DECLINACIONES DEL SENTIMIENTO, DE QUALQUIER TIPO Y CONNOTACI'ON SEA. lA HISTORIA ES LA RECONSTRUCCION DE UNA CARTA QUE LA PROTAGONISTA ESCRIBE A LA HJIA QUE NO VEE DE MUCHOS ANOS Y EN LA NARRACION DE LA MISMA CARTA SE ENCUENTRAN TODAS LA MICROHISTORIAS DE LA PELICULA. hISTORIA DE AMOR PRIMARIO, DE COMO UNA FAMILIA SE VUELVA OTRA COSA(LA HISTORIA DE SU PAPA Y DE SU MAMA), DE COMO LAMUJER TRAJCIOANDA PUEDA ENCONTRAR UNA OTRA POSIBILIDAD, DE COMO .... CASI LA"N"DE LA INFINITAS POSIBILIDADES EN "jULIETA", DONDE LAS PROTAGONISTAS eMA sUAREZ Y aDRIANA uGARTE, JUNTAS CON TODAS LAS OTRAS Y LOS OTROS SEAN EXTRAORINARIAS(OS EN LA DIRECCION /cOORIDINACION DE aLMODOVAR, EL hITCHCOCK DE NUESTRO TIEMPO.
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Cada pelicula de Pedro Almodovar es una investigacion del sentimiento9o si se quiere,de los sentimientos)pero"Julieta"es una investigacion exraordinaria, porque pueude incluir cASA SENTIMIENTO Y TODAS LA DECLINACIONES DEL SENTIMIENTO, DE QUALQUIER TIPO Y CONNOTACI'ON SEA. lA HISTORIA ES LA RECONSTRUCCION DE UNA CARTA QUE LA PROTAGONISTA ESCRIBE A LA HJIA QUE NO VEE DE MUCHOS ANOS Y EN LA NARRACION DE LA MISMA CARTA SE ENCUENTRAN TODAS LA MICROHISTORIAS DE LA PELICULA. hISTORIA DE AMOR PRIMARIO, DE COMO UNA FAMILIA SE VUELVA OTRA COSA(LA HISTORIA DE SU PAPA Y DE SU MAMA), DE COMO LAMUJER TRAJCIOANDA PUEDA ENCONTRAR UNA OTRA POSIBILIDAD, DE COMO .... CASI LA"N"DE LA INFINITAS POSIBILIDADES EN "jULIETA", DONDE LAS PROTAGONISTAS eMA sUAREZ Y aDRIANA uGARTE, JUNTAS CON TODAS LAS OTRAS Y LOS OTROS SEAN EXTRAORINARIAS(OS EN LA DIRECCION /cOORIDINACION DE aLMODOVAR, EL hITCHCOCK DE NUESTRO TIEMPO. eUGENN
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felicity
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lunedì 17 agosto 2020
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vena tragica e narrazione trattenuta
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In Julieta si ripropone la dialettica presente-passato, ma senza portare palesemente a galla i dilemmi del regista, piuttosto sublimandoli in una storia che sembra occupare integralmente l'opera, intasandone ogni interstizio, senza lasciare apparentemente spazio a divagazioni autoreferenziali.
Il film segna uno scarto rispetto alle pellicole più recenti ed appare il suo più significativo dai tempi di "Volver", ma "Julieta" è una tappa, in un percorso all'insegna dell'essenzialità e dell'asciuttezza.
Almodóvar insiste a dirci che non si dà maturità senza lo scavo interiore, il recupero della memoria e l'elaborazione di una colpa.
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In Julieta si ripropone la dialettica presente-passato, ma senza portare palesemente a galla i dilemmi del regista, piuttosto sublimandoli in una storia che sembra occupare integralmente l'opera, intasandone ogni interstizio, senza lasciare apparentemente spazio a divagazioni autoreferenziali.
Il film segna uno scarto rispetto alle pellicole più recenti ed appare il suo più significativo dai tempi di "Volver", ma "Julieta" è una tappa, in un percorso all'insegna dell'essenzialità e dell'asciuttezza.
Almodóvar insiste a dirci che non si dà maturità senza lo scavo interiore, il recupero della memoria e l'elaborazione di una colpa. E il senso di colpa è spesso legato a una felicità che ci era stata concessa, di cui costituisce come lo scotto.
Il conflitto figlia-madre è uno dei più classici cardini del genere. Ci si aggiungono il destino, la morte, il thanatos che si contrappone all’eros, cose che non hanno leggi. Al contrario del desiderio che ne ha di ripetitive e condizionanti, ma alla lunga poco o per poco liberanti. Ed è solo tra i non borghesi, nel padre di Julieta, che il desiderio, saggiamente controllato, non porta al fallimento e alla cupezza.
Il genere a cui tutto il cinema di Almodóvar si rifà è il melodramma, con gli ostacoli che si frappongono alla realizzazione del desiderio, di una suprema aspirazione, di un fondamentale bisogno. Questo tema era svolto nell’Almodóvar degli anni ottanta dello scorso secolo in modi felicemente debordanti e vitali, e si risolveva in finali ottimistici, dove il desiderio poteva anche vincere su tutto o su quasi tutto.
Oggi il tono è diverso.
Le storie non si raccontano, si vivono, perché la suspense fa parte della vita e Almodóvar attinge a piene mani da essa con colori forti, o neutri come il bianco. Quando Julieta decide di dare un taglio drastico, cambia casa. I mobili e le pareti rappresentano il suo stato d’animo in ogni fase della vita.
Tutto, dalla musica, alla sceneggiatura, sono curate con precisione quasi ossessiva. Ogni oggetto ha un significato per Almodóvar, nel tentativo doloroso di comprendere, o almeno accettare, il mistero insondabile che ci fa abbandonare le persone che amiamo.
Pedro Almodóvar è un grande regista di melodrammi. Forse il più grande. I suoi film sono vasi di pandora che sprigionano forze primordiali, che stordiscono lo spettatore, lo risucchiano in un’altra dimensione.
Quella del suo cinema, in cui la sospensione dell’incredulità va a braccetto con la fatalità. Che ti fa perdere le persone amate e ritrovare qualcun altro: ti fa sognare che un uomo incontrato in treno possa cambiare il tuo destino.
Chi lo ama, sa che i suoi personaggi vibrano di vita propria, ti accompagnano per strada ed entrano in casa con te.
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fabio 3121
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lunedì 4 maggio 2020
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grande pedro almodòvar!
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Di questo film non scrivo nulla sulla trama perché va gustato dal primo all’ultimo minuto. Ancora una volta il grande regista Pedro Almodòvar, nel prendere spunto dai 3 racconti “Fatalità, Fra poco e Silenzio” della scrittrice canadese Alice Munro, mette in scena una serie di eventi tragici che danno corpo ad una storia che coinvolge ed emoziona. Assolutamente consigliata la visione.
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massimo
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mercoledì 15 aprile 2020
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meravigliosa critica
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Grazie Marzia per il suo sguardo profondo nell’anima dei personaggi e del regista di questo film meraviglioso.
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blowup
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domenica 21 ottobre 2018
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non è la sua tazza di té...
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Per l'amore di dio, non è un brutto film. Del resto, con quel po' po' di materiale, che sono i racconti della Munro, difficile che esca un film brutto.
Tuttavia, è evidente che Almodovar, pur con tutto l'impegno e l'onesta che gli riconosco nell'aver voluto provare ad immergersi in un mondo che deve averlo affascinato, si è snaturato con questa prova. Non gli ci viene proprio di raccontare storie in cui un battito di ciglia può significare tutto. Troppi colori, troppa colonna sonora, troppa mimica, troppi personaggi emotivi per raccontare e rappresentare adeguatamente quelle vite normali, che passano inosservate e scorrono quasi inutilmente, fino a che ad un certo punto avviene un fatto, viene detta una frase, viene scoperto un angolo buio del proprio passato, dal quale non si torna più indietro.
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Per l'amore di dio, non è un brutto film. Del resto, con quel po' po' di materiale, che sono i racconti della Munro, difficile che esca un film brutto.
Tuttavia, è evidente che Almodovar, pur con tutto l'impegno e l'onesta che gli riconosco nell'aver voluto provare ad immergersi in un mondo che deve averlo affascinato, si è snaturato con questa prova. Non gli ci viene proprio di raccontare storie in cui un battito di ciglia può significare tutto. Troppi colori, troppa colonna sonora, troppa mimica, troppi personaggi emotivi per raccontare e rappresentare adeguatamente quelle vite normali, che passano inosservate e scorrono quasi inutilmente, fino a che ad un certo punto avviene un fatto, viene detta una frase, viene scoperto un angolo buio del proprio passato, dal quale non si torna più indietro.
Almodovar è un maestro nel raccontare l'eccesso pur rimanendo credibile e misurato. Non lo è alrettanto nel raccontare i piccoli, enormi segreti del nostro vicino di casa.
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sellerone
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venerdì 4 maggio 2018
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julieta e ho detto tutto.
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Non è un genere di film che prediligo, ma da appassionato, divoro tutto quello che mi capita sottomano. Bel dramma esistenziale che dà alla fine una speranza e in un certo qualmodo un lieto fine. Gente migliore di me ha dato voti degni di questo che secondo la critica è un film di qualità, io mi tengo nel mio e mi limito a rilevare che ovviamente non è un film idoneo per palati troppo "elementari". visto e adesso mi riservo un pò di tempo per gustarmelo, non lo compro percè sono ancora Sazio. Da vedere con gente intelligente, i piccoli non idonei per ovvi motivi.
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yarince
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lunedì 8 maggio 2017
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julieta un edipo ispanico
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Un film bello, triste e se non fosse per gli attori, ormai di casa, l’ho trovato anche poco Almodovariano. L’espediente della lettera scritta da Julieta alla figlia Antia scomparsa da 13 anni, ci permette, attarverso il flusso di coscienza, di ripercorre a ritroso nel tempo la loro storia e di entrare nell’intimità di una donna sulla 50ina, che vive in un appartamento asettico, senza memoria, in un quartiere anonimo di Madrid, che impacchetta i suoi libri, perché ha deciso di seguire il compagno in Portogallo. L’incontro casuale con l’amica d’infanzia di Antia fa riemergere un dolore solo sopito. Cambia idea, decide di non partire più e di ritornare a vivere nel vecchio appartamento, pieno di ricordi di lei e di Antia.
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Un film bello, triste e se non fosse per gli attori, ormai di casa, l’ho trovato anche poco Almodovariano. L’espediente della lettera scritta da Julieta alla figlia Antia scomparsa da 13 anni, ci permette, attarverso il flusso di coscienza, di ripercorre a ritroso nel tempo la loro storia e di entrare nell’intimità di una donna sulla 50ina, che vive in un appartamento asettico, senza memoria, in un quartiere anonimo di Madrid, che impacchetta i suoi libri, perché ha deciso di seguire il compagno in Portogallo. L’incontro casuale con l’amica d’infanzia di Antia fa riemergere un dolore solo sopito. Cambia idea, decide di non partire più e di ritornare a vivere nel vecchio appartamento, pieno di ricordi di lei e di Antia. Julieta ha un senso di colpa profondo per non aver prestato soccorso a un suicida incontrato su un treno, lo stesso treno che le fa incontrare il suo amore pescatore e sul quale concepirà Antia ( eros e thanatos) , un senso di colpa per il naufragio del compagno e per la figlia, per non conoscerla e per il senso di colpa che le ha trasmesso. Il destino di Julieta ci ricorda il teatro greco e Edipo (inconsapevolmente parricida e colpevole di incesto per un destino già predetto dall’oracolo). Julieta non vuole essere felice, non vuole rifarsi una vita, non crede di meritare un nuovo amore perchè vuole scontare la sua pena e vivere in attesa di un ritorno o di un segno.
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potassio2
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lunedì 9 gennaio 2017
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la pienezza dei pugni allo stomaco
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“Julieta”, ultima fatica di Pedro Almodovar è un film che trasuda autenticità proprio perché smorza i sentimenti, restituendo solo brevi attimi emozionali. L’Almodovar che abbiam sempre conosciuto ci stupisce qui usando toni sommessi e accorati, pur essendo questi accompagnati da tonalità cromatiche tutt’altro che rarefatte o “intorpidite”. In un film in cui a farla da padrona assoluta è la sofferenza, è il rosso a dominare, fin dalla prima inquadratura, pudico omaggio all’organo sessuale femminile. Non sfuggirà ad un occhio critico che la stessa protagonista del titolo sostituisce, progressivamente nel film, al vino bianco quello rosso: all’evoluzione cromatica si lega il passaggio esistenziale.
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“Julieta”, ultima fatica di Pedro Almodovar è un film che trasuda autenticità proprio perché smorza i sentimenti, restituendo solo brevi attimi emozionali. L’Almodovar che abbiam sempre conosciuto ci stupisce qui usando toni sommessi e accorati, pur essendo questi accompagnati da tonalità cromatiche tutt’altro che rarefatte o “intorpidite”. In un film in cui a farla da padrona assoluta è la sofferenza, è il rosso a dominare, fin dalla prima inquadratura, pudico omaggio all’organo sessuale femminile. Non sfuggirà ad un occhio critico che la stessa protagonista del titolo sostituisce, progressivamente nel film, al vino bianco quello rosso: all’evoluzione cromatica si lega il passaggio esistenziale. La sua esistenza è infatti costellata, fin dall’inizio, di dolore, di mancanze e soprattutto divorata costantemente dal senso di colpa, la vera malattia di Julieta che purtroppo “verrà trasmessa come un virus” alla figlia Antía. Eppure il maestro spagnolo, in una sorta di spirale ciclica del patimento e della morte, non rinuncia mai a mostrarci come solo la verità e la bellezza viaggino imprescindibilmente a fianco del dolore più profondo. “Julieta” è infatti proprio un viaggio (simile a quello odissiaco) in cui l’uomo misura ed esamina se stesso nell’alto mare, quello che la protagonista, docente di filologia classica, descrive come il póntos greco. Forse Almodovar sta lasciando la sua vena più “almodrammatica” cambiando rotta e virando verso le corde dell’intimità dove non c’è posto per l’eccesso (anche la storica Rossy De Palma è qui in tutt’altre vesti). Io so solo che, ad una seconda visione, ho veramente compiuto un viaggio in questo póntos il quale, proprio perché smorzatamente in tempesta, mi ha restituito la pienezza dei pugni allo stomaco.
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aquilareale4891
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sabato 17 dicembre 2016
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julieta, una donna, una madre e il rimorso d'una v
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“Esisti solo tu. La tua assenza riempie totalmente la mia vita e la distrugge”.
Ancora per poco tempo Julieta (Emma Suarez) si trova in Spagna, a Madrid. È decisa a partire per il Portogallo con il compagno Lorenzo quando, per caso, incontra Bea, la migliore amica della figlia Antìa. Una fiaccola nel buio pesto le sembrerà quell’incontro. Bea, infatti, nel rievocare i momenti intensi trascorsi insieme alla figlia, le dirà di averla vista di recente, oramai donna matura e madre di tre figli, lontano da tutti per cercare l’equilibrio spirituale. Una ferita non cicatrizzata che stavolta s’aprirà più sveltamente, portando alla ribalta i dolori mai sopiti e taciuti solo per un irresistibile spirito di sopravvivenza.
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“Esisti solo tu. La tua assenza riempie totalmente la mia vita e la distrugge”.
Ancora per poco tempo Julieta (Emma Suarez) si trova in Spagna, a Madrid. È decisa a partire per il Portogallo con il compagno Lorenzo quando, per caso, incontra Bea, la migliore amica della figlia Antìa. Una fiaccola nel buio pesto le sembrerà quell’incontro. Bea, infatti, nel rievocare i momenti intensi trascorsi insieme alla figlia, le dirà di averla vista di recente, oramai donna matura e madre di tre figli, lontano da tutti per cercare l’equilibrio spirituale. Una ferita non cicatrizzata che stavolta s’aprirà più sveltamente, portando alla ribalta i dolori mai sopiti e taciuti solo per un irresistibile spirito di sopravvivenza.
L’afflizione determinata dall’evocato ricordo di un’inspiegabile e annosa perdita, sommata ad altri tragici eventi, è un’occasione rinnovata per conferire a Julieta una più credibile attesa. Quella fiaccola del resto può solo indebolirsi, ma non spegnersi.
Intanto, abbandonata l’idea del viaggio, la madre è risoluta a restare a Madrid, là dove vivo è sempre stato il legame con Antìa. Ricostruisce scrupolosamente i luoghi, rivive i momenti di donna, di amante e di madre. Rimpiange il trascorso.
Con la tecnica di un flash back, la protagonista, che sul volto reca evidenti i segni di una carcerazione espiata da innocente inconsapevole, racconta se stessa, dà corpo e voce a quei radicati sensi di colpa rimasti finora inespressi per paura di essere trasferiti alla figlia.
Così, il suicidio di un uomo che le gridava aiuto rimasto inascoltato, rappresenta il bandolo di una matassa che snoda tutta la proiezione, misurata malinconicamente da rimorsi incalliti e cose non dette.
È un film di Almodovar ma qui il regista spagnolo sembra avere dismesso alcuni vezzi. È vero, rimangono univoci gli indizi che confermano la paternità dell’opera, quali il sipario scarlatto che apre la pellicola, la statuetta evocativa e l’aspetto iniziale di Julieta, ma gli eccessi, per la verità mai scontati, e i contenuti dissacratori a cui siamo stati abituati si disperdono a favore di una dichiarata indagine sui rapporti umani più intimi, in cui il senso di colpa diventa strumento di disfacimento della propria esistenza, capace soltanto di rimanere disperatamente aggrappata fino alla fine a un filo chiamato speranza.
Resta una riserva: la conclusione è amara, sbrigativa, non regge il peso di quanto invece si attenderebbe lo spettatore al termine di un dramma lento e insistente.
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