riccardo tavani
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sabato 26 novembre 2016
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la triplice visione di julieta
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Fin dalla prima scena d’incontro casuale tra Julieta e Beatriz, un’amica d’infanzia di sua figlia Antia, si capisce che Pedro Almodóvar vuole andare alla radice buia di un senso dell’esistenza
Molte cose avvengono per caso in questo film, ma questa casualità ha poco di arbitrario, giacché è legata alla morte. La morte – per la nostra civiltà – non è un accadimento possibile ma necessario. Casuale è il momento in cui accade, non che avvenga. Ecco la radice dell’esistenza cui punta narrazione-visione di Almodóvar. Da questa radice scaturisce una pianta inquietante: il senso di colpa.
Il senso di colpa non riguarda solo la morte dei familiari o delle persone più vicine. No, esso riguarda la morte in sé.
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Fin dalla prima scena d’incontro casuale tra Julieta e Beatriz, un’amica d’infanzia di sua figlia Antia, si capisce che Pedro Almodóvar vuole andare alla radice buia di un senso dell’esistenza
Molte cose avvengono per caso in questo film, ma questa casualità ha poco di arbitrario, giacché è legata alla morte. La morte – per la nostra civiltà – non è un accadimento possibile ma necessario. Casuale è il momento in cui accade, non che avvenga. Ecco la radice dell’esistenza cui punta narrazione-visione di Almodóvar. Da questa radice scaturisce una pianta inquietante: il senso di colpa.
Il senso di colpa non riguarda solo la morte dei familiari o delle persone più vicine. No, esso riguarda la morte in sé. Lo dimostra la scena sul treno che Julieta ricostruisce nella lettera ad Antia. Un passeggero anziano prende posto nello scompartimento in cui lei – ancora ragazza – viaggia da sola. Quell’uomo vorrebbe parlare un po’, ma la giovane Julieta si alza e va con un libro nella carrozza bar. Qui conosce Xoan, il futuro padre di sua figlia. L’anziano nello scompartimento, però, approfittando della fermata in una stazioncina di campagna, si butta sotto il treno, appena questo riparte. Julieta vive il suicidio dello sconosciuto come una sua colpa. Si avvinghia in uno scompartimento vuoto a Xoan e così concepiscono Antia.
Il racconto prosegue con una successione concatenata di trance de vie e trance de mort, brani di vita e di morte nella storia di madre e figlia, fino quasi alla stessa morte di Julieta. Sembra che l’autore abbia bisogno di rinnovare l’evento della morte per svelare che il conseguente senso di colpa è il vero seme nero dal quale germogliano la vita e l’amore. L’amore, però, è sempre amore solo e soltanto per la vita, fino al punto di desiderare di riprodurla continuamente e di soffrire a non farlo. Così, dopo che l’anonimo passeggero si è buttato sotto il treno, Julieta – addossandosi la colpa di quel suicidio – si butta istintivamente tra le braccia di Xoan per rigenerare immediatamente un’altra vita, come a compensare quella appena perduta.
La reiterazione dell’evento morte – che si ripresenta casualmente quasi negli stessi modi o nelle stesse relazioni tra i pochi familiari protagonisti della vicenda – rischia il parossismo narrativo. Nel mostrare questa catena luttuosa nell’arco di tre generazioni – rappresentando Julieta quella di mezzo – all’autore, però, preme mostrare una sorta di chiusura, se non proprio pacificata, almeno attenuata del circolo di morte-colpa-vita.
Allora è la vicenda di un’intera civiltà – la nostra – a essere una storia del senso di colpa davanti alla morte. Il cinema è quella lingua della civiltà occidentale che parla in forma di immagini, di visione della storia. Visione della morte e della colpa. E visione legata – non è la prima volta nell’autore e non a caso – alla figura della madre.
La visione, però, potrebbe anche essere aberrata all’origine, quasi indossassimo occhiali con lenti deformate, velate, colorate, come quelle di un credo, di una fede ingiustificata.
Nel meccanismo da compensazione karmica del finale, l’autore sembra mostrare una piena accettazione, se non addirittura sottomissione alla tragica trinità o trimurti che vela e ri-vela il suo sguardo. Eppure compito di ogni arte, soprattutto quella delle immagini, è non limitarsi a riprodurre una visione ma a cercare quegli intrinseci elementi critici in grado di produrre dal suo interno un più alto contenuto di verità.
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rampante
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giovedì 6 ottobre 2016
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una storia
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Un meraviglioso film sulla colpa, sul difficile rapporto madre-fig
Una storia dolcemente malinconica
Julieta sta per trasferirsi in Portogallo quando incontra un'amica di sua figlia Antia.
Beatriz ha visto Antia a Como, ha tre figli.
Julieta non vede la figlia da anni, non sa nulla di lei ma capisce che non può partire, non può lasciare Madrid, deve rimanere perchè solo lì suo figlia potrà ritrovarla.
Il suo cuore aspetta, aspetta da tutta la vita che lei torni a cercarla.
Julieta non ha niente da scontare eppure non può fare a meno di sentirsi in colpa e scrive una lunga lettera alla figlia con le sue confessioni.
Un giorno trova una lettera sotto la porta, sua figlia ha bisogno di lei
Julieta tra mille dubbi e paure parte per raggiungerla ed aiutarla a superare un momento difficile, un grave lutto.
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rampante
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giovedì 6 ottobre 2016
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una storia
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Un meraviglioso film sulla colpa, sul difficile rapporto madre-fig
Una storia dolcemente malinconica
Julieta sta per trasferirsi in Portogallo quando incontra un'amica di sua figlia Antia.
Beatriz ha visto Antia a Como, ha tre figli.
Julieta non vede la figlia da anni, non sa nulla di lei ma capisce che non può partire, non può lasciare Madrid, deve rimanere perchè solo lì suo figlia potrà ritrovarla.
Il suo cuore aspetta, aspetta da tutta la vita che lei torni a cercarla.
Julieta non ha niente da scontare eppure non può fare a meno di sentirsi in colpa e scrive una lunga lettera alla figlia con le sue confessioni.
Un giorno trova una lettera sotto la porta, sua figlia ha bisogno di lei
Julieta tra mille dubbi e paure parte per raggiungerla ed aiutarla a superare un momento difficike, un grave lutto.
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eva k.
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giovedì 22 settembre 2016
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dolcemente malinconico
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Una film meraviglioso. Almodovar torna a far rivivere emozioni forti.
Una storia dolcemente malinconica.
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eugenio
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lunedì 19 settembre 2016
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le colpi di madri e figlie
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Al centro di ogni film di Pedro Almodovar c’è sempre la donna come genitrice, madre, sconvolta dalle ossessioni proprie della letteratura novecentesca: gli amori, i legami infedeli con gli uomini, visti principalmente come sfogo dell’ “istinto sessuale” e soprattutto il rapporto genitori-figli sono la sostanza di un melodramma che caratterizza molte delle pellicole del celebre cineasta spagnolo.
Julietanon fa eccezione se non per la scelta della “fonte” cui attingere per analizzare il legame di perdita e colpa di una donna con la figlia: Alice Munro, premio Nobel per la letteratura, è la “genitrice” indiretta con i suoi racconti “Fatalità”, “Fra poco” e “Silenzio” di un dramma che ha nella scelta stilistica e nella fotografia perfetta, il dolore incolmabile di una donna.
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Al centro di ogni film di Pedro Almodovar c’è sempre la donna come genitrice, madre, sconvolta dalle ossessioni proprie della letteratura novecentesca: gli amori, i legami infedeli con gli uomini, visti principalmente come sfogo dell’ “istinto sessuale” e soprattutto il rapporto genitori-figli sono la sostanza di un melodramma che caratterizza molte delle pellicole del celebre cineasta spagnolo.
Julietanon fa eccezione se non per la scelta della “fonte” cui attingere per analizzare il legame di perdita e colpa di una donna con la figlia: Alice Munro, premio Nobel per la letteratura, è la “genitrice” indiretta con i suoi racconti “Fatalità”, “Fra poco” e “Silenzio” di un dramma che ha nella scelta stilistica e nella fotografia perfetta, il dolore incolmabile di una donna.
Da buon regista apprezzato ad Hollywood, Almodovar procede per flash-back sulla vita della protagonista, Julieta, professoressa cinquantacinquenne rievocando il periodo degli anni Ottanta che l'avevano vista rimanere incinta del pescatore Xoan, incontrato casualmente sul treno e di cui si è innamorata a prima vista e diventare madre di Antia.
Passano gli anni e a seguito di un evento luttuoso di madre e figlia saranno dirette partecipi, Antia, oramai maggiorenne manifesta il suo “desiderio di indipendenza” scegliendo opportunamente di sparire e abbandonare la madre senza fornirle più alcuna notizia di sè.
Dietro una vicenda dove il trauma è l’ossatura di una pellicola in cui la colpa e la responsabilità sono pesanti condanne dei protagonisti (senza rivelare nulla, Julieta è “responsabile” a suo dire di un suicidio) si svelano le grandi fragilità di una famiglia solo apparentemente serena.
L’apparenza, come in molti racconti della Munro che si divertiva, pur con qualche sofismo di troppo e pesantezza stilistica, a rompere il fragile muro di cristallo di coppie borghesi, trova il suo contraccolpo eccellente nella passione di Pedro Almodovar che confeziona una pellicola rivestita di tutto punto con dramma, consueto climax finale, una convincente interpretazione della protagonista Emma Suarez “condendo” il tutto canzoni azzeccate.
Ma non tutto è perfetto.
Il “ma” è legato alla natura stessa di Almodovar che sembra -nell’ultimo periodo- cristallizzato al suo”ruolo”, sicuramente preciso e emotivamente forte ma con un soggetto, quello di Julieta, che ha sì del vibrato ma poco “sangue” e, rispetto a precedenti opere, meno istinto “carnale”, meno irrequietezza.
Sembra essere questo il vero male di Julieta, al di là delle colpe dei padri dostojevskiane cui Munro scrittrice sembra voler alludere senza tuttavia trovare la sufficiente potenza e espressività del calibro di Irene Nemirovski o di Magda Sgzabò. Sono le perdite legate a un male di cui la protagonista si accusa, un male che ha il volto, metaforicamente del mare, del cammino impetuoso contro la vita, che la dona come la Venere ma che la strappa pericolosamente via.
Con esiti non del tutto scontati.
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lamoreaitempidelcolera
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domenica 18 settembre 2016
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una donna come me o te, "qualunque" per così dire.
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Ancora una volta Pedro Almodovar sorprende per la sua capacità di sondare l'animo della donna con la sua sensibilità fine e il suo rispetto verso le sofferenze private. Julieta è una di noi, una donna - tipo, con le nostre comuni ambizioni, nutrite all'inizio da una giovanile e chiara voglia di vivere, che illumina ogni aspetto della vita quando è ancora "in fieri". Poi le modalità in cui scorre la nostra esistenza cominciano a scolpirci i tratti. Sul viso bellissimo di Julieta/Adriana si scavano nuove e dolorose rughe, quelle che segnano il volto di Julieta/Emma. Un volto comunque bello, da donna signorile ed elegante, ma un volto sofferente.
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Ancora una volta Pedro Almodovar sorprende per la sua capacità di sondare l'animo della donna con la sua sensibilità fine e il suo rispetto verso le sofferenze private. Julieta è una di noi, una donna - tipo, con le nostre comuni ambizioni, nutrite all'inizio da una giovanile e chiara voglia di vivere, che illumina ogni aspetto della vita quando è ancora "in fieri". Poi le modalità in cui scorre la nostra esistenza cominciano a scolpirci i tratti. Sul viso bellissimo di Julieta/Adriana si scavano nuove e dolorose rughe, quelle che segnano il volto di Julieta/Emma. Un volto comunque bello, da donna signorile ed elegante, ma un volto sofferente. Dietro al tormento interiore che, come un fiume sotterraneo, ha attraversato la vita della protagonista, c'è l'amore per il suo uomo, un maschio vitale, naturale, primordiale. Ma l'uomo, nella sua forza primordiale, include anche l'aspetto devastante, quello che procede senza limiti, senza rispetto, senza riserve. Quello che ferisce e che distrugge, che involve, che deturpa, che consuma la sua vittima. Julieta fa i conti con la delusione, con il distacco, con il senso di colpa, con la depressione, con l'allontanamento della figlia. Sulla sua vita le luci si spengono: il sorriso meraviglioso di Adriana diventa quello malinconico di Emma, finchè la SORTE, il CAOS, che regola come l'antico FATO le nostre vite, non finirà per rimettere un pò di ordine in questa vita maledetta. Ma il bello dei film di Almodovar è anche nei colori, smaglianti, accesi, vivi, dei vestiti, degli arredi, degli sfondi. Dai loro accostamenti forti si sprigiona una BELLEZZA FOLGORANTE. Quello che la casualità degli eventi non ci dà, noi possiamo crearlo con il nostro gusto e ripararci nel BELLO, trovando conforto.
Julieta è una cinquantenne qualunque, che passa invisibile davanti agli occhi degli altri, ma non a quelli di un unico uomo che sa aspettare e rispettare il suo dolore, amandola per come davvero è, nella sua complessità.
Bellissimo ritratto di donna!
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sickboy
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giovedì 15 settembre 2016
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intimamente
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Julieta sta per trasferirsi in Portogallo insieme al compagno Lorenzo, quando, in seguito all’incontro con un’amica di sua figlia Antía, decide di rimanere a Madrid. La ragazza le parla di Antía e Julieta ripiomba in uno stato depressivo dovuto al fatto che non ha più notizie di sua figlia da anni, da quel giorno che essa partì per un periodo di ritiro spirituale e decise di non rivedere più la madre. Julieta inizia così a trascrivere su un quaderno tutto quello che non è mai riuscita a dire a sua figlia, attraverso i suoi ricordi di gioventù e di quando conobbe Xoan, che sarebbe diventato poi suo padre. Fra sensi di colpa e cambiamenti, Julieta fa le sue confessioni. Poi il destino le fa recapitare una lettera…
Almodovar torna alla tematica principe del suo cinema, ovvero la donna e il suo universo sconfinato.
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Julieta sta per trasferirsi in Portogallo insieme al compagno Lorenzo, quando, in seguito all’incontro con un’amica di sua figlia Antía, decide di rimanere a Madrid. La ragazza le parla di Antía e Julieta ripiomba in uno stato depressivo dovuto al fatto che non ha più notizie di sua figlia da anni, da quel giorno che essa partì per un periodo di ritiro spirituale e decise di non rivedere più la madre. Julieta inizia così a trascrivere su un quaderno tutto quello che non è mai riuscita a dire a sua figlia, attraverso i suoi ricordi di gioventù e di quando conobbe Xoan, che sarebbe diventato poi suo padre. Fra sensi di colpa e cambiamenti, Julieta fa le sue confessioni. Poi il destino le fa recapitare una lettera…
Almodovar torna alla tematica principe del suo cinema, ovvero la donna e il suo universo sconfinato.Per raccontare Julieta, sceglie però un registro stilistico asciutto, senza fronzoli ed eccessi. Narrazione lineare, per un film intimista, che va dritto al cuore dei sentimenti, che questa volta sono il senso di colpa, i distacchi laceranti, il senso di inadeguatezza, lo smarrimento di fronte alle vicissitudini dell'esistenza, che non si mai come far quadrare i conti. Recitazione delle protagoniste ottima. Peccato per il finale, insensatamente tagliato con l'accetta, sbrigativo, che per nulla si addice a quanto realizzato prima.
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zaku71
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lunedì 5 settembre 2016
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un bel film sul dolore e sulla colpa...
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Almadovar ci regala un bel film sulla colpa che attanaglia e condiziona le nostre vite.
Buona parte dei personaggi ha la vita condizionata (e a volte distrutta), da un bisogno di espiazione, in un vortice che danneggia coloro che gli stanno intorno.
Trattenuto e mai urlato, lascia il segno anche se...
[spoiler]
so che l'intento di Almadovar non è quello di fare un thriller, ma rimango veramente basito che pur con l'intervento della polizia e di un investigatore privato, la figlia possa praticamente sparire dalla faccia del pianeta. Figlia che ricordiamo non si nasconde in un buco, ma addiruttura mette su famiglia con tre figli.
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Almadovar ci regala un bel film sulla colpa che attanaglia e condiziona le nostre vite.
Buona parte dei personaggi ha la vita condizionata (e a volte distrutta), da un bisogno di espiazione, in un vortice che danneggia coloro che gli stanno intorno.
Trattenuto e mai urlato, lascia il segno anche se...
[spoiler]
so che l'intento di Almadovar non è quello di fare un thriller, ma rimango veramente basito che pur con l'intervento della polizia e di un investigatore privato, la figlia possa praticamente sparire dalla faccia del pianeta. Figlia che ricordiamo non si nasconde in un buco, ma addiruttura mette su famiglia con tre figli. E poi quando la figlia cerca di contattare la madre, l'unica cosa che le viene in mente e mandare una lettere al vecchio domicilio. Ma esiste Internet nell'universo almadovriamo..?
Queste sono ovviamente sciocchezze che non inficiano la godibilità del film, ma visto che per lavoro mi occupo anche di controllare i digital footprint che la gente dissemina, mi veniva voglia di urlare ai personaggi del film...
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gabriella
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mercoledì 24 agosto 2016
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si no te vas
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Julieta è una donna diversa da quelle che siamo abituate a vedere nei film del regista spagnolo, che lascia da parte gli eccessi, gli slanci emotivi irreverenti e grotteschi, quella voglia di vivere nonostante tutto, per lasciare posto a una storia raccontata da " dentro", così interna da abbassare i toni in un cinema sommesso e asciutto. Julieta è una donna di oltre 50 anni che all'ultimo momento decide di non partire più per il Portogallo assieme a Lorenzo, il suo compagno e di rimanere a Madrid, dopo aver incontrato Beatriz, che le dà notizie di Antia, la figlia di Julieta con la quale non ha rapporti da tredici anni. L'allontanamento volontario della figlia , vissuto con immenso dolore da parte della madre che ha trascorso oltre un decennio nell'inutile attesa di rivederla, fa prendere alla donna la decisione di scrivere una lettera ad Antia, affidare alle pagine di un quaderno il suo vissuto.
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Julieta è una donna diversa da quelle che siamo abituate a vedere nei film del regista spagnolo, che lascia da parte gli eccessi, gli slanci emotivi irreverenti e grotteschi, quella voglia di vivere nonostante tutto, per lasciare posto a una storia raccontata da " dentro", così interna da abbassare i toni in un cinema sommesso e asciutto. Julieta è una donna di oltre 50 anni che all'ultimo momento decide di non partire più per il Portogallo assieme a Lorenzo, il suo compagno e di rimanere a Madrid, dopo aver incontrato Beatriz, che le dà notizie di Antia, la figlia di Julieta con la quale non ha rapporti da tredici anni. L'allontanamento volontario della figlia , vissuto con immenso dolore da parte della madre che ha trascorso oltre un decennio nell'inutile attesa di rivederla, fa prendere alla donna la decisione di scrivere una lettera ad Antia, affidare alle pagine di un quaderno il suo vissuto.
Con un salto indietro nel tempo di trentanni, vediamo una Julieta ( Adriana Ugarte), giovane , bella , aggressiva nell'abbigliamento azzurro e nel taglio di capelli vistosamente biondi, in viaggio su un treno per Madrid, luogo dove si consumerà una tragedia e una grande passione; la prima, il suicidio di un passeggero che innescherà nella ragazza un senso di colpa mai liberato, la seconda, l'incontro con un pescatore galiziano Xoan (Daniel Grao) con il quale concepirà una figlia e che in seguito lei raggiungerà a La Coruna, nella sua casa a ridosso delle rias atlantiche, accolta con ostilità dalla donna di servizio Marian ( Rossy De Palma), personaggio che ricorda molto la signora Danvers di " Rebecca, la prima moglie", così come il paesaggio con i suoi promontori scoscesi e le scogliere a picco sul mare, ricordano la Cornovaglia. Ma Xoan muore durante una tempesta in mare dove lui era voluto andare dopo un litigio con la moglie, gelosa di Ava ( Imma Cuesta). Dopo la morte del marito, la donna scivola in uno stato inesorabile di depressione, naufraga tra il dolore e il senso di colpa, non è in grado di provvedere a sè stessa e viene accudita dalla figlia, Antia, si lascia guidare passivamente e apaticamente, devastata dalla tristezza. Il passaggio, con un bel coup di theatre, ci fa vedere il volto di una Julieta matura ( Emma Suarez), i colori sgargianti, vengono sostituiti da una prevalenza del bianco, colore che meglio di tutti riassume il freddo e la solitudine, fino a diventare gelo, infatti , al compimento dei diciotto anni, Antia se ne va in un ritiro per un periodo, fino a scomparire del tutto dalla vita di sua madre, alla quale non perdona la morte del padre. E' un film privo dell'energia delirante così presente nel cinema di Almodovar, in compenso è un film ricco di sfumature profonde, una tela emotiva difficile da scalfire, anime smarrite che pensano di non meritare nessuna felicità, perchè accusate, giudicate, abbandonate. Attraverso lo sguardo lacerato di Julieta, s'intuisce il suo vissuto, e quella luce impigliata tra i suoi ricordi che non vuole riemergere, vibrazioni di una vita perduta nel tunnel del tempo. Anche se nel finale , si annuncia con una mano tesa da afferrare, da stringere forte e con infinito amore, come solo una madre è in grado di dare, nonostante tutto. Film che consiglio, di un regista che ha saputo rinnovarsi, , riflessivo, pacato, ma potente.
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gadman
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domenica 14 agosto 2016
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tutto sui sensi di colpa
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Almodovar un regista più maturo, riesce a trasportare lo spettatore dentro la psicologia dei personaggi, i sensi di colpa di ciascuno che sono le cause di sofferenza dell'uomo. Il film è molto bello e consigliato.
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