"Julieta" si apre -ed è- come un lungo flashback, in cui la protagonista riassume alla figlia un
arco di tempo di venti-trent'anni. L'operazione portata a termine, ormai più di vent'anni fa,
da Susanna Tamaro presenta un'analogia coi racconti della Munro sotto l'aspetto di uno
scambio epistolare con qualcuno ormai distante, maanche -molto meno banalmente-su
quello della colpa. Dai rimpianti di una nonna-madre troppo indulgente passiamo ad una
creatura femminile che si immagina causa della sventura altrui, ed a dispetto dello scenario
di partenza -la Spagna degli anni'80, che da poco aveva superato il franchismo- pare
un'autoartefice per i propri sensi di colpa, tuttalpiù occasionalmente accentuati da
"Julieta" si apre -ed è- come un lungo flashback, in cui la protagonista riassume alla figlia un
arco di tempo di venti-trent'anni. L'operazione portata a termine, ormai più di vent'anni fa,
da Susanna Tamaro presenta un'analogia coi racconti della Munro sotto l'aspetto di uno
scambio epistolare con qualcuno ormai distante, maanche -molto meno banalmente-su
quello della colpa. Dai rimpianti di una nonna-madre troppo indulgente passiamo ad una
creatura femminile che si immagina causa della sventura altrui, ed a dispetto dello scenario
di partenza -la Spagna degli anni'80, che da poco aveva superato il franchismo- pare
un'autoartefice per i propri sensi di colpa, tuttalpiù occasionalmente accentuati da
altri personaggi come il padre.
I PRESAGI svolgono un ruolo importante, siano essi manifestazioni della natura
più o meno dirompenti o il tatuaggio del marito, al punto che la protagonista esclama di
essere poco "preveggente": vero è anche, tuttavia, che (quasi tutti)i colpi di scena forse più
importanti sono quelli che non ci potremmo aspettare. Difficile accusare Don Pedro di
misoginia, e non pare interessato ad evidenziare l'opacità di vedute di Julieta, quanto -se lo
è- a ragionare sulla donna vista come elemento su cui il mondo riflette il proprio male.
Alcuni allontanamenti femminili, del resto, in questo film sono allontanamenti dal mondo,
quasi come una liberazione dal gentil sesso purificasse la realtà.
Come ha già osservato piùdi una persona, tuttavia, manca quel misto di ironia e tragedia
che caratterizzava altri Almodovar: in più, come omaggio alle donne era certo superiore
"Parla con lei", nonostante il finale discutibile, come riflessione esistenziale lo era "Volver",
e non parliamo dell'opera corale ed al contempo "sulla donna" che è stata "Tutto su mia
madre". Almodovar, tuttavia, appare anche uno dei pochi che sceglie finali speranzosi senza
apparire melenso: era già successo con "Carne tremula" e "GLi abbracci spezzati". E quella
sui presagi, chissà, potrebbe essere solo un'ironia pessimistica sul "positivismo", su chi non
comprenda quanto la vita sia non interpretabile ed imprevedibile.
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