fabius
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domenica 18 settembre 2016
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splendido mix tra fantasia e noir italiano
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In un'atmosfera romana sempre cupa, anche quando c'è il sole, la storia di catarsi e riscatto di un ladruncolo che diviene un (super)eroe: perchè un eroe è chi fa qualcosa per gli altri a suo rischio quando non ne ha nessun vantaggio. Ed è una storia degli ultimi: Jeeg (sì: è Jeeg, lo conferma la maschera finale) è appunto un borgataro che vive di microcrimine; acquista i poteri sfuggendo alla polizia; la sua "beatrice" è una ragazza che rimane orfana, dal passato spaventosamente doloroso e ritenuta anche mentalmente "borderline"; e che per di più, per questo suo ruolo muore miseramente e violentemente. Ed il suo "antagonista" è un delinquente di bassa tacca ma spietato ed ossessionato dal concetto di "celebrità".
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In un'atmosfera romana sempre cupa, anche quando c'è il sole, la storia di catarsi e riscatto di un ladruncolo che diviene un (super)eroe: perchè un eroe è chi fa qualcosa per gli altri a suo rischio quando non ne ha nessun vantaggio. Ed è una storia degli ultimi: Jeeg (sì: è Jeeg, lo conferma la maschera finale) è appunto un borgataro che vive di microcrimine; acquista i poteri sfuggendo alla polizia; la sua "beatrice" è una ragazza che rimane orfana, dal passato spaventosamente doloroso e ritenuta anche mentalmente "borderline"; e che per di più, per questo suo ruolo muore miseramente e violentemente. Ed il suo "antagonista" è un delinquente di bassa tacca ma spietato ed ossessionato dal concetto di "celebrità". Gran film; grande ironia; grandissimi interpreti (non dimenticherei la ragazza). Da vedere vedere vedere: e non solo per chi crede che, in fondo, i supereroi esistano, anche se non portano necessariamente un costume sgargiante.
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liuk!
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domenica 11 settembre 2016
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capolavoro sfumato
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L'idea è eccellente, gli attori anche, l'ambientazione rende bene l'idea ed i tempi sono giusti per una pellicola del genere. Ma manca qualcosa. Qualcosa che avrebbe potuto far fare a questa pellicola il grande salto di qualità.
Probabilmente è la trama ad avere poco spessore a discapito della caratterizzazione dei personaggi, decisamente ben approfondita. Peccato ma spero vivamente in un seguito.
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no_data
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lunedì 5 settembre 2016
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abbiamo bisogno di eroi. ma di quali ?
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Un film riuscito a metà. Apprezzabilissimo, coraggiosissimo, interressantima l'idea di fare un film di supereroi - cosa mai vista prima in Italia, la patria del neorealismo e del cinema d'autore. Il risutalto però delude le aspettative. lo chiamavano geeg robot è un film che dichiara la necessità degli eroi, ma si rifiuta - con poco coraggio - di dirci di quali eroi abbiamo bisogno. Se è facile identificare nela figura di dante lucarelli un prodotto avariato di un mondo berlusconiano in pieno disfacimento (lui che canta anna oxa e rapina banche cantanto donatella rettore e sembra pensare che il successo coincida con l'apparire in televisione), è difficile leggere nell'eroe interpretato da Santamaria qualcosa di più un uomo comune dotato di buoni sentimenti.
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Un film riuscito a metà. Apprezzabilissimo, coraggiosissimo, interressantima l'idea di fare un film di supereroi - cosa mai vista prima in Italia, la patria del neorealismo e del cinema d'autore. Il risutalto però delude le aspettative. lo chiamavano geeg robot è un film che dichiara la necessità degli eroi, ma si rifiuta - con poco coraggio - di dirci di quali eroi abbiamo bisogno. Se è facile identificare nela figura di dante lucarelli un prodotto avariato di un mondo berlusconiano in pieno disfacimento (lui che canta anna oxa e rapina banche cantanto donatella rettore e sembra pensare che il successo coincida con l'apparire in televisione), è difficile leggere nell'eroe interpretato da Santamaria qualcosa di più un uomo comune dotato di buoni sentimenti. Film dotato di ironia (scelta fisiologica - visto che in Italia gli eroi non esistono e perciò non li possiamo raccontare senza riderci sù) non sempre riesce a gestire registro comico e drammatico con disinvoltura. Gli sceneggiatore si dimostrano sensibili all'importanza dei modelli culturali di riferimento - che creano valori e modelli di comportamento - e ci giocano su (simbolica e importante a questo proposito la scenand in cui il murales a tor bella monaca si trasforma da quello di geeg robot a quello del "supercriminale" che sradica il bankomat). Sembrano volerci dire che viviamo in un mondo ammalato di un vuoto valoriale profondo, e che quello che passa la televisione può decidere delle sorti di una persona (ciccotti passando dai dvd porno a geeg robot fa il salto dal criminale da strapazzo ad eroe). Curioso il ruolo della polizia, all'interno di questo mondo in preda a criminali: la polizia appare nel film, ma non è mai decisiva - o se lo è - lo è insenso negativo e funziona più da ostacolo che da strumento per il perseguimento della giustizia (vedere le scene in cui i poliziotti parcheggiando male la macchina causano l'incidente quasi mortale per madre e figlia, e quella in cui - ignari di tutto - tentano di fermare "hiroshi" che trasporta la bomba fuori dall'Olimpico). Insomma questo film ci vuole dire che di eroi abbiamo bisogno, ma evita accuratemente di correre i rischi (forse anche politici?) che sarebbero necessari per raccontarci di quali diamine di eroi abbiamo veramente bisogno. Se anche nella scena finale si ironizza ancora sul ruolo dell'eroe in contesto italiano ("ceccotti ha salvato un casino di romanisti, era della roma... mejo se facevamo senza" - si sente dire alle voci di fondo) il film finisce per svuotare completamente la figura del suo protagonista in una sorta di brutta controfigura in piccolo dei Comics americani (seppur devo dire è bellissima la scena finale in cui HIroshi campeggia sul colosseo contro il cielo - come il batman del cavaliere oscuro dalla torre di Hong Kong). Quando gli americani parlano di supereroi, ci credono veramente - gli autori di questo film - pur facendo di tutto per dire che di eroi abbiamo bisogno - si rifiutano di farlo, e trattandosi di cinema - e non di dichiarazioni politiche - io mi sento di fargliene una colpa. Volevo qualcosa di più di un mentecatto uscito da amici di Maria de Filippi per antagonista negativo, volevo qualcosa di più di un pornodipendente che smette di masturbarsi e comincia ad amare una donna in carne ed ossa per eroe protagonista.
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robert1948
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martedì 9 agosto 2016
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attori
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Il protagonista di "Birdman" è un attore il cui rammarico è quello di essere stato osannato dalle folle soltanto perché interprete di un supereroe . E allestisce una commedia a Broadway , autofinanziandosi , per dimostrare di essere un vero attore ; a prescindere dalla maschera di "uomo-uccello".
Parimenti in "Youth" di Sorrentino , un avventore della clinica svizzera , nel ruolo di un attore che si accingeva a preparare una parte a venire, vive con frustazione la situazione di essere ricordato dal pubblico soltanto in un film in cui era imprigionato in un involucro da robot.
A Santamaria e Marinelli , interpreti nel film , rispettivamente del supereroe e del antieroe , non potrà mai accadere questo genere di angoscia esistenziale .
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Il protagonista di "Birdman" è un attore il cui rammarico è quello di essere stato osannato dalle folle soltanto perché interprete di un supereroe . E allestisce una commedia a Broadway , autofinanziandosi , per dimostrare di essere un vero attore ; a prescindere dalla maschera di "uomo-uccello".
Parimenti in "Youth" di Sorrentino , un avventore della clinica svizzera , nel ruolo di un attore che si accingeva a preparare una parte a venire, vive con frustazione la situazione di essere ricordato dal pubblico soltanto in un film in cui era imprigionato in un involucro da robot.
A Santamaria e Marinelli , interpreti nel film , rispettivamente del supereroe e del antieroe , non potrà mai accadere questo genere di angoscia esistenziale . Perché fondamentalmente "Lo chiamavano Jeeg Robot" è un film di attori .Grandi attori. Con Luca Marinelli una spanna più su . Ed è questa la vera forza del film . Divertente , avvincente , emozionante ; ed anche poetico nelle parti in cui viene descritto l'amore tra la "sbroccata" , così come definita nel film , ed il suo eroe .
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des esseintes
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lunedì 8 agosto 2016
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carino ma finale toppato
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***SPOILER***
Carino soprattutto per i romani.
Però triste da morire. Per esempio, perché la povera ragazza deve per forza morire?
Ma soprattutto, perché il povero borgataro dovrebbe a tutti i costi diventare supereroe per salvare vecchi e bambini in pericolo? Ossia perché le sue uniche alternative esistenziali devono essere obbligatoriamente "il disadattato" o "il custode dello status quo" [appunto il supereroe che salva "la gggente"] dei padroni che lo sfruttano e lo ignorano?
E l'altro bandito che acquisterà i superpoteri...perché resta cattivo e non esce dal suo ridicolo sogno televisivo?
Un finale diverso avrebbe potuto rendere questo film un cult assoluto: i due romanacci dotati entrambi di superpoteri lottano furiosamente fino ad accorgersi che non sanno nemmeno loro perchè lo fanno; capiscono di essere due vittime di una società profondamente ingiusta che li spinge addirittura a cercare di ammazzarsi fra loro, che in questa società le borgate come Tor Bella Monaca non esistono "per sbaglio" ma sono essenziali perché la gente ricca, i "padroni", vivano nel lusso sfrenato ai Parioli, Prati e Centro Storico.
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***SPOILER***
Carino soprattutto per i romani.
Però triste da morire. Per esempio, perché la povera ragazza deve per forza morire?
Ma soprattutto, perché il povero borgataro dovrebbe a tutti i costi diventare supereroe per salvare vecchi e bambini in pericolo? Ossia perché le sue uniche alternative esistenziali devono essere obbligatoriamente "il disadattato" o "il custode dello status quo" [appunto il supereroe che salva "la gggente"] dei padroni che lo sfruttano e lo ignorano?
E l'altro bandito che acquisterà i superpoteri...perché resta cattivo e non esce dal suo ridicolo sogno televisivo?
Un finale diverso avrebbe potuto rendere questo film un cult assoluto: i due romanacci dotati entrambi di superpoteri lottano furiosamente fino ad accorgersi che non sanno nemmeno loro perchè lo fanno; capiscono di essere due vittime di una società profondamente ingiusta che li spinge addirittura a cercare di ammazzarsi fra loro, che in questa società le borgate come Tor Bella Monaca non esistono "per sbaglio" ma sono essenziali perché la gente ricca, i "padroni", vivano nel lusso sfrenato ai Parioli, Prati e Centro Storico. E allora si uniscono, si incazzano e nello spirito degli anni '70 che caratterizzano questo film decidono di difendere la loro gente (i borgatari poveri, brutti, sporchi, mezzi scemi e ignoranti) "dal potere" e non dal crimine.
Ossia faranno ri-nascere nel popolo "la rivoluzione". Quella rivoluzione sognata in maniera troppo solamente giovanottistica negli anni '70 e distrutta oggi dal dilagare della mortifera weltanschauung postmoderna. Ma tanto la gente non capisce un cazzo lo stesso quindi per restare in ambito romano aspettiamo solo il momento in cui: --- "All'urtimo uscirà 'na sonajera
d'angioli, e, come si ss'annassi a letto, smorzeranno li lumi...e bona sera"---
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[+] ho un attento seguace
(di des esseintes)
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howlingfantod
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domenica 7 agosto 2016
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ma tu chi c...o sei?
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Ci voleva nel cinema questa bella favola metropolitana dark, cattivissima e poetica allo stesso tempo, una bella opera di svecchiamento di alcuni stilemi e canoni consolidati del cinema nostrano. Bellissimo il villain (Marinelli) nella parte del cattivissimo “zingaro”, pazzo criminale e una specie di aspirante Scarface di borgata, superbo e svettante su tutti il dolente e disilluso Santamaria-Jeeg robot e struggente l’ innocenza di Alessia, la principessina (Ilenia Pastorelli). Il formato cartoon o videogame del film non toglie niente al sentimento che in questa epoca cupa ci sarebbe veramente bisogno di un supereroe, archetipo di qualsiasi salvatore.
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fabiofeli
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domenica 24 luglio 2016
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"me mo compri er vestito da principessa?"
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Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria) ha appena rubato un orologio ed è inseguito da due poliziotti nella Roma squassata da attentati terroristici e percorsa da manifestazioni antiviolenza. Si nasconde in un casotto sotto Ponte S. Angelo e non esita a gettarsi in acqua per non essere arrestato. Quando cerca di risalire sulla banchina sfonda un bidone con scorie radioattive. Ingurgita il nero olio e per tutto il ritorno a casa, nel quartiere periferico di Tor Bella Monaca, cerca di liberarsi lo stomaco dal pericoloso inquilino. Al mattino sembra stare meglio e scende dall’inquilino del piano di sotto, Sergio, ottenendo 100 euro per l’orologio rubato; questi ha una figlia, Alessia (Ilenia Pastorelli), che scambia per realtà il cartoon di Jeeg Robot e se lo ripassa di continuo sul suo iPad.
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Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria) ha appena rubato un orologio ed è inseguito da due poliziotti nella Roma squassata da attentati terroristici e percorsa da manifestazioni antiviolenza. Si nasconde in un casotto sotto Ponte S. Angelo e non esita a gettarsi in acqua per non essere arrestato. Quando cerca di risalire sulla banchina sfonda un bidone con scorie radioattive. Ingurgita il nero olio e per tutto il ritorno a casa, nel quartiere periferico di Tor Bella Monaca, cerca di liberarsi lo stomaco dal pericoloso inquilino. Al mattino sembra stare meglio e scende dall’inquilino del piano di sotto, Sergio, ottenendo 100 euro per l’orologio rubato; questi ha una figlia, Alessia (Ilenia Pastorelli), che scambia per realtà il cartoon di Jeeg Robot e se lo ripassa di continuo sul suo iPad. Sergio fa parte della banda di Fabio, detto lo “Zingaro” (Luca Marinelli), che vorrebbe dare la scalata al mondo della malavita alleandosi con una banda di camorristi napoletani. Condotto da Sergio nel covo della banda, Enzo viene reclutato per accompagnarlo a recuperare all’aeroporto due corrieri che hanno ingerito capsule di ovuli di cocaina. Nel palazzo in costruzione si compie la tragedia: uno dei due corrieri va in overdose per la rottura di un ovulo; nella sparatoria che segue vengono uccisi Sergio e l’altro corriere. Enzo colpito a sua volta da un colpo di pistola cade dall’ultimo piano del palazzo. Sembra senza scampo, ma non è così: le scorie ingurgitate stranamente hanno il potere di risanarlo e di dotarlo di una invincibile forza fisica …
Nella Roma di periferia i ragazzi di vita di Pierpaolo Pasolini vivevano piccole storie scellerate senza attingere alla grande criminalità. Lo schema Pasoliniano, imperniato su ribellione alla povertà e all’emarginazione – sconfitta - morte viene rovesciato nel racconto del film di Mainetti: la povertà e l’emarginazione generano una ribellione può portare a salvare la vita non di tutti, ma di molti sì.
Le tre figure principali sono emblematiche. Lo zingaro è il “cattivo senza se e senza ma” e ricorda la crudeltà insensata del Joker di Nicholson nel film Batman di Tim Burton; cerca l’incoronamento nella carriera nel crimine sperando in milioni di visualizzazioni e di “like” alle sue malefatte filmate con lo smartphone. Enzo è il “cattivo-buono”, che non si spiega i suoi poteri e li usa inizialmente per migliorare la sua grama esistenza, ma non può sottrarsi allo scontro con lo Zingaro. Alessia sogna un vendicatore che la ripaghi delle violenze subite e che faccia giustizia per lei e per chi subisce continuamente soprusi.
La storia grandguignolesca mutua il linguaggio esagerato ed irreale dei cartoon ricordando i modi del Tarantino di Pulp Fiction e di Bastardi senza gloria. La descrizione della violenza delle bande criminali non ha i toni sublimati dall’ironia di Kitano in Hana-Bi, ma qui l’ironia spunta fuori da uno squallido frigorifero con un solo jogurt che si riempie all’improvviso di scatole di jogurt e dalla falange recisa da un corpo che si risana automaticamente: Alessia la porge fiduciosa a Enzo, ma il moncherino si rifiuta di attaccarsi e risanarsi. Nel racconto spunta fuori anche la poesia del Palloncino bianco di Panahi che qui si tinge di rosso. La recitazione dei tre protagonisti è puntuale; una citazione particolare per la Pastorelli che desidera il vestito da principessa e per Marinelli, di nuovo bravo come in Non essere cattivo. Fotografia, dialogo e montaggio serrato con effetti speciali ben usati confezionano un film che sfugge alla classificazione in un solo genere. Si è consci che in realtà il mondo non lo può cambiare Jeeg Robot, se pure esistesse, perché il male produce milioni di sciocchi al servizio di potenti senza scrupoli. Ma due ore di evasione dalla realtà il film le regala, e non è poco. Da non mancare.
Valutazione ****
FabioFeli
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h4rlock
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domenica 24 luglio 2016
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bella prova
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Il film va ben oltre il cliché dei classici superhero-movie marvel. Idea ottima, citazioni a gogo e ambientazione azzeccata.
Da vedere.
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cipposlippo
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venerdì 1 luglio 2016
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10 stelle!
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Una sopresa! Ben oltre le aspettative del trailer e dei commenti!
Vorrei dire un milione di cose belle su questo film, ma riassumo
con una frasetta: é proprio un film d'acciaio!
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scordo.giancarlo
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giovedì 9 giugno 2016
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film discrerto
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Lo chiamavano Jeeg Robot, mi sembra che nasca bene. cosa c'entri Jeeg Robot mitico personaggio manga, popolare nell'immaginario dei 30/40enni di oggi, con la Roma contemporanea, è l'interrogativo che accompagna lo spettatore per una certa parte del film : quella iniziale. Fino a lì, la presentazione e la narrazione dei personaggi è forse piacevole, suggestiva, interessante. La scena comincia ad affollarsi di presenze che sembrano promettere davvero bene: una giovane gravemente disturbata che sogna di essere la Principessa non ricordo bene di cosa e di temere il Signore del Fuoco, un folto gruppetto di balordi criminali di piccolo e medio cabotaggio tra cui a mio avviso si impone la gradevolissima narcisistico maniaco criminale figura del melodico assassino intrattenitore "Fabio" lo Zingaro.
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Lo chiamavano Jeeg Robot, mi sembra che nasca bene. cosa c'entri Jeeg Robot mitico personaggio manga, popolare nell'immaginario dei 30/40enni di oggi, con la Roma contemporanea, è l'interrogativo che accompagna lo spettatore per una certa parte del film : quella iniziale. Fino a lì, la presentazione e la narrazione dei personaggi è forse piacevole, suggestiva, interessante. La scena comincia ad affollarsi di presenze che sembrano promettere davvero bene: una giovane gravemente disturbata che sogna di essere la Principessa non ricordo bene di cosa e di temere il Signore del Fuoco, un folto gruppetto di balordi criminali di piccolo e medio cabotaggio tra cui a mio avviso si impone la gradevolissima narcisistico maniaco criminale figura del melodico assassino intrattenitore "Fabio" lo Zingaro. A proposito un bravo, quantomeno, si deve a Luca Marinelli che è l'interprete del personaggio. Nella narrazione non viene affatto trascurato di rendere con efficacia il back groud, il mood , l'atmosfera,quasi verrebbe da dire l'odore dell'ambiente in cui i personaggi si muovono, e anche qui va bene. I problemi cominciano quando Enzo Ceccotti, il protagonista(nei cui panni troviamo un Claudio Santamaria apparso piuttosto ordinario nella recitazione) ci fa intuire qual'è il centro del plot. Con espediente narrativo nè vecchio nè nuovo (pittoresco forse e certamente romanesco), cadendo nel Tevere, ricettacolo pure di scorie nucleari, Santamaria scopre di aver acquistato dei super poteri e una super forza. E allora date queste premesse lo spettatore comincia ad attendere. la parte più debole del film è proprio questa: alla fine, quello che gli arriva non è nè più nè meno di ciò che sa regalare un discreto film. è vero, manca nei personaggi la retorica : quella del super-eroe, che pure fa capolino appena prima dei titoli di coda con la voce fuoricampo che descrive la figura dell'eroe, quella della lotta per salvare il mondo (che più modestamente è lo stadio Olimpico e forse anche il risultato del Derby Roma-Lazio), manca anche la retorica della storia d'amore tra un piccolo delinquente diventato supereroe e una squilibrata vittima di abuso sessuale in tenera età. Manca putroppo però, a fare bene i conti, un vero centro di gravità saldo su cui si struttura e si sviluppa il film. il racconto infatti, alla fine dopo tante buone premesse,e pur presentando pagine di comicità sui generis legate alle imprese criminose del Ceccoti dapprima Super Criminale e qualche squarcio di tenerezza e di poesia proprio nella descrizione del rapporto tra i due protagonisti, finisce per sedersi. Alla fine, putroppo, non lasciando il segno.
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(di spione)
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