emanuele1968
|
domenica 11 marzo 2018
|
bellino
|
|
|
|
Visto in TV, desideravo vederlo al cinema ma per un motivo ho per un altro non ci sono mai riuscito, comunque il film mi ricordava un po il mito dei film di Bud Spencer , dove il buono menava il cattivo, qualche analogia anche con il titolo << lo chiamavano trinità >>
|
|
[+] lascia un commento a emanuele1968 »
[ - ] lascia un commento a emanuele1968 »
|
|
d'accordo? |
|
ennio
|
sabato 10 marzo 2018
|
poteva andare meglio con attori più azzeccati
|
|
|
|
L'idea generale del film è brillante, non proprio originale ma assembla in modo piacevole alcune trovate del cinema moderno, dal tarantinismo sanguinolento al grottesco/surreale, e lo fa in modo da divertire lo spettatore senza cadere nel prevedibile. Ciò che era ampiamente migliorabile di questo film era il cast: Santamaria è un ottimo attore, ma qui è troppo fuori ruolo, questo è un film giovanilista, il suo umore perennemente tetro e la sua barba sale e pepe non quadrano. Infatti non regge la sfida con l'allucinato/allucinante Marinelli, che alla fine è la figura che rimane più impressa.
[+]
L'idea generale del film è brillante, non proprio originale ma assembla in modo piacevole alcune trovate del cinema moderno, dal tarantinismo sanguinolento al grottesco/surreale, e lo fa in modo da divertire lo spettatore senza cadere nel prevedibile. Ciò che era ampiamente migliorabile di questo film era il cast: Santamaria è un ottimo attore, ma qui è troppo fuori ruolo, questo è un film giovanilista, il suo umore perennemente tetro e la sua barba sale e pepe non quadrano. Infatti non regge la sfida con l'allucinato/allucinante Marinelli, che alla fine è la figura che rimane più impressa. Anche la co-protagonista non mi ha convinto, parla come Sabrina Impacciatore (ci vorrebbero i sottotitoli) ma recita peggio.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a ennio »
[ - ] lascia un commento a ennio »
|
|
d'accordo? |
|
kronos
|
sabato 10 febbraio 2018
|
una goduria
|
|
|
|
Fantasy, azione, gustose goliardate degne del miglior Tarantino e perfino qualche lacrimuccia ... c'è di tutto nel sorprendente esordio di Mainetti, servito in prima battuta da un'ottima sceneggiatura.
Gli interpreti danno il massimo (Luca Marinelli perfino oltre), il coinvolgimento è costante e il comparto tecnico non risente del piccolo budget disponibile.
Un gioiello che va visto coi sottotitoli impostati, altrimenti lo slang romanesco sussurrato a mezza voce (ultima moda del cinema italico) non lascia scampo.
|
|
[+] lascia un commento a kronos »
[ - ] lascia un commento a kronos »
|
|
d'accordo? |
|
contrammiraglio
|
martedì 2 gennaio 2018
|
anvedi!
|
|
|
|
Miglior film italiano degli ultimi 10/15 anni.
|
|
[+] lascia un commento a contrammiraglio »
[ - ] lascia un commento a contrammiraglio »
|
|
d'accordo? |
|
francesca.montaguti
|
martedì 10 ottobre 2017
|
jeeg robot
|
|
|
|
Per quanto non sia un'amante del genere questo film mi è piaciuto molto. Un buon esempio di come il cinema italiano possa produrre risultati interessanti!
|
|
[+] lascia un commento a francesca.montaguti »
[ - ] lascia un commento a francesca.montaguti »
|
|
d'accordo? |
|
dandy
|
domenica 8 ottobre 2017
|
er supereroe de noartri.
|
|
|
|
Dopo gli interessanti corti "Basette" e "Tiger Boy",il regista esordisce con un progetto tra i più atipici degli ultimi 20 anni(non per niente sono stati innumerevoli i rifiuti di produrlo,prima di ottenere un budget striminzito di nemmeno 2 milioni di euro).In parecchi si aspettavano una mega-trashata,ma il risultato è invece una piacevole sorpresa.Un pò un "Romanzo criminale" con svolta supereroistica.Sebbene faccia più il verso ai blockbusters americani che all'anime di Go Nagai,per i primi tre quarti c'è una cupezza notevole,che nessun regista d'oltreoceano si sarebbe mai sognato di utilizzare in un prodotto di genere.
[+]
Dopo gli interessanti corti "Basette" e "Tiger Boy",il regista esordisce con un progetto tra i più atipici degli ultimi 20 anni(non per niente sono stati innumerevoli i rifiuti di produrlo,prima di ottenere un budget striminzito di nemmeno 2 milioni di euro).In parecchi si aspettavano una mega-trashata,ma il risultato è invece una piacevole sorpresa.Un pò un "Romanzo criminale" con svolta supereroistica.Sebbene faccia più il verso ai blockbusters americani che all'anime di Go Nagai,per i primi tre quarti c'è una cupezza notevole,che nessun regista d'oltreoceano si sarebbe mai sognato di utilizzare in un prodotto di genere.Il protagonista,un perfetto Santamaria,è tutt'altro che il buon nerd alla Peter Parker ben disposto ad usare i suoi nuovi poteri in favore del bene.Piuttosto è una specie di disadattato,asuefatto al porno e incapace di relazionarsi con gli altri(assai sgradevole la sequenza dove "suggella" l'innamoramento di Alessia).E solo perdendo l'unica persona che era riuscito a smuoverlo emotivamente maturerà le "responsabilità che derivano dai superpoteri".Peccato che poi il finale si afflosci notevolmente,cedendo alla spettacolarizzazione del classico scontro tra il buono e il cattivo.Che,dato il budget striminzito,si risolve in maniera frettolosa,e forzata,per non dire fiacca(come se gli sceneggiatori Nicola Guaglianone e il fumettista Menotti avessero esaurito le idee e non avessero più avuto voglia di pensare).Inoltre,troppo poco spazio è dato alle considerazioni nonchè all'interagire dei comuni cittadini col protagonista,che al massimo si limitano a filmare coi cellulari.In definitiva un esperimento azzardato ma ben riuscito,anche se poteva essere un tantino migliore.Molto bravi Ilenia Pastorelli(ex-concorrente del "GF"),e Luca Martinelli(sopra le righe nella giusta misura),criminale ex-cantante a "Buona domenica",fissato con la musica anni'80 e ossessionato dalla popolarità(si filma sempre per postarsi su youtube):anche questo era un aspetto che meritava un approfondimento meno superficiale.Salvatore Esposito(Vincenzo),è protagonista della serie tv "Gomorra".Un buon successo di pubblico(meritato) e ben sette David di Donatello(un pò eccessivi):regista esordiente,produttore,montaggio,attori protagonisti(Santamaria e Pastorelli) e non (Martinelli e Truppo).
[-]
|
|
[+] lascia un commento a dandy »
[ - ] lascia un commento a dandy »
|
|
d'accordo? |
|
estasimistica
|
mercoledì 19 aprile 2017
|
jeeg, non è un film per bambini
|
|
|
|
Film abbastanza piacevole e scorrevole. Tutte cose già viste ma è buono l'adattamento degli stereotipi alla borgata romana. La sceneggiatura si svela più lentamente nelle parti iniziale e finale. Nonostante qualche scena risulti inverosimile chiudiamo un occhio anzi no, dobbiamo godere appieno della bella fotografia e del montaggio. Gli attori principali sono bravi e calati nei personaggi/ambienti in cui vivono. Bella la scelta delle musiche che danno un tocco retrò quasi stonato.
Come altri commenti, vorrei ribadire ai genitori che scegliessero di vederlo coi figli di ponderare la scelta a causa di scene forse un poco sopra le righe
|
|
[+] lascia un commento a estasimistica »
[ - ] lascia un commento a estasimistica »
|
|
d'accordo? |
|
diabolik0
|
lunedì 3 aprile 2017
|
bizzarro
|
|
|
|
Grottesca rivisitazione del mito dei supereroi , in salsa nazional-popolare, tra farsa e parodia.Leggo commenti lusinghieri e francamente non capisco.Evidentemente mi sfugge la corretta chiave di lettura del film ,che personalmente non mi entusiasma più di tanto..Lodevoli invece le prove attoriali di Pastorelli, Marinetti e Santamaria.
|
|
[+] lascia un commento a diabolik0 »
[ - ] lascia un commento a diabolik0 »
|
|
d'accordo? |
|
orione95
|
sabato 1 aprile 2017
|
cosa significa essere un eroe?
|
|
|
|
Primo, vero "cinecomic" (o "cinefumetto") italiano, "Lo chiamavano Jeeg Robot" rappresenta, tra le altre cose, la (quantomai oggigiorno necessaria) risposta a tutti coloro i quali, disillusi circa le (in realtà) poliedriche capacità del cinema italiano, affermano con acido (e spesso incompetente) sdegno la categoria degli "action movie" essere prerogativa esclusiva della cinematografia statunitense, esclusiva degli studios hollywoodiani.
[+]
Primo, vero "cinecomic" (o "cinefumetto") italiano, "Lo chiamavano Jeeg Robot" rappresenta, tra le altre cose, la (quantomai oggigiorno necessaria) risposta a tutti coloro i quali, disillusi circa le (in realtà) poliedriche capacità del cinema italiano, affermano con acido (e spesso incompetente) sdegno la categoria degli "action movie" essere prerogativa esclusiva della cinematografia statunitense, esclusiva degli studios hollywoodiani.
Ebbene Gabriele Mainetti con questo suo capolavoro (7 David di Donatello senza dubbio alcuno meritati) esordisce nel ruolo di regista con un titolo capace di portare quella così ardentemente desiderata ventata di aria nuova da tanto, troppo tempo avvertita come necessaria nell'ahimè eccessivamente fiacco attuale panorama del cinema italiano.
Enzo Ceccotti è l'archetipo del fallito, la quintessenza dell'ultimo, dimenticato da una società che lo ha relegato ai margini dell'esistenza. La disillusione è la sua caratteristica più marcata, proprio come marcata è la linea di confine che lo separa dalla collettività dei suoi simili: "Io non sono amico di nessuno" è il mantra che insistentemente Enzo ripete a se stesso, come per convincersi che la vita non è altro che una lunga scorribanda, durante la quale bisogna rubare ciò che si può prima che tutto finisca, inevitabilmente, con una pallottola nel petto. E dunque non c'è da stupirsi se il suo primo gesto da rinato supereroe non sia esattamente quello di salvare una vecchina o sgominare una banda di pericolosi malviventi, bensì quello di portarsi a casa un bancomat appena sradicato. Passando oltre la squisita critica pseudo-ambientalista del Mainetti (che trova spazio sotto forma di barili radioattivi che infestano il Tevere), lo spettatore è sin da subito portato a constatare come "Lo chiamavano Jeeg Robot" sia in realtà un film profondamente diverso da qualsiasi altro superhero movie veduto fino a quel momento: il protagonista infatti non ha pressoché nulla del tipico supereroe, e gli incredibili poteri che improvvisamente ottiene non sono ai suoi occhi che un nuovo e più efficace metodo per far soldi delinquendo. Soltanto quando la dolce vicina di casa Alessia entrerà nella sua vita, Enzo capirà davvero qual è il suo ruolo in quella storia e, più in grande, qual è il suo posto nel mondo. Alessia, sin dal momento in cui lo ammira ergersi a suo salvatore, non ha dubbi: Enzo è in realtà il supereroe del suo amato cartone "Jeeg Robot d'acciaio" ed in qualità di eroe non può esimersi dal compiere la sua grande ed impavida missione, "salvare tutti quanti". L'innocenza di Alessia farà infine breccia nel cuore di Enzo, inaridito da una vita di solitudine e delinquenza. La situazione precipita ben presto quando la strada dei due protagonisti si scontra con quella dello "Zingaro", giovane criminale esaltato e violento, a capo di una banda di malavitosi romani, in affari con dei "colleghi" partenopei. Lo "Zingaro", così come viene chiamato dai suoi compagni, è la più fulgida e brutale rappresentazione della megalomania e dell'infinita sete di potere che anima i membri della mala organizzata: un sentimento che cresce insaziabile ogni giorno di più, portando chi ne è vittima a volgersi indistintamente contro nemici e amici, aventi ai suoi occhi il medesimo volto.
Ma "Lo chiamavano Jeeg Robot" è pur sempre un cinecomic, e dunque ecco giungere alla fine il (sicuramente) tanto atteso confronto finale tra Enzo e la sua nemesi (definito da alcuni "il Joker all'italiana"), lo "Zingaro", venuto anch'egli in possesso, qualche scena prima dell'epilogo, degli straordinari poteri del protagonista.
La pellicola si conclude con un primo piano che strizza l'occhio all'epicità squisitamente supereroistica, accompagnando il tutto con un monologo che ci spiega come in realtà essere un eroe significhi soprattutto spendersi totalmente per gli altri senza chiedere o aspettarsi nulla in cambio.
Una grande lezione di cinema (e di filosofa) insomma quella rappresentata dal Mainetti con questo suo "Lo chiamavano Jeeg Robot", eppure il particolare che forse più di tutti monopolizza l'attenzione è la sopraffina qualità della recitazione dei tre attori protagonisti, già perché Claudio Santamaria (Enzo Ceccotti), Ilenia Pastorelli (Alessia) e Luca Marinelli (lo "Zingaro") regalano nel capolavoro del Mainetti la loro più grande e sensazionale performance, gravida di pathos e rilegata da un arcobaleno di emozioni in cui trovano spazio disillusione, coraggio, dolcezza, passione, rabbia e follia.
In conclusione ritengo "Lo chiamavano Jeeg Robot" essere divenuto nuova pietra miliare del cinema italiano del nuovo millennio e, perché no, dell'intero genere cinematografico nel quale si è così prepotentemente (e legittimamente) affermato.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a orione95 »
[ - ] lascia un commento a orione95 »
|
|
d'accordo? |
|
vepra81
|
venerdì 31 marzo 2017
|
azione all italiana
|
|
|
|
un vero film d'azione italiano. Finalmente arriva da noi un genere diverso dalle classiche commedie. Abituato ai film stranieri doppiati in italiano corrente, in questo film spesso, essendo del nord, ho fatto fatica a capire certi dialoghi. Effetti scenici ben studiati. Unico dubbio e andare allo stadio e non avere all ingresso e nelle vicinanze auto parcheggiate e gente che si sposta. Poco importa film carino guardabile con un suo messaggio.
|
|
[+] lascia un commento a vepra81 »
[ - ] lascia un commento a vepra81 »
|
|
d'accordo? |
|
|