Lo chiamavano Jeeg Robot |
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Un film di Gabriele Mainetti.
Con Claudio Santamaria, Luca Marinelli, Ilenia Pastorelli, Stefano Ambrogi.
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Azione,
Ratings: Kids+13,
durata 112 min.
- Italia 2015.
- Lucky Red
uscita giovedì 25 febbraio 2016.
MYMONETRO
Lo chiamavano Jeeg Robot
valutazione media:
3,52
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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film discrertodi scordo.giancarloFeedback: 208 | altri commenti e recensioni di scordo.giancarlo |
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giovedì 9 giugno 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Lo chiamavano Jeeg Robot, mi sembra che nasca bene. cosa c'entri Jeeg Robot mitico personaggio manga, popolare nell'immaginario dei 30/40enni di oggi, con la Roma contemporanea, è l'interrogativo che accompagna lo spettatore per una certa parte del film : quella iniziale. Fino a lì, la presentazione e la narrazione dei personaggi è forse piacevole, suggestiva, interessante. La scena comincia ad affollarsi di presenze che sembrano promettere davvero bene: una giovane gravemente disturbata che sogna di essere la Principessa non ricordo bene di cosa e di temere il Signore del Fuoco, un folto gruppetto di balordi criminali di piccolo e medio cabotaggio tra cui a mio avviso si impone la gradevolissima narcisistico maniaco criminale figura del melodico assassino intrattenitore "Fabio" lo Zingaro. A proposito un bravo, quantomeno, si deve a Luca Marinelli che è l'interprete del personaggio. Nella narrazione non viene affatto trascurato di rendere con efficacia il back groud, il mood , l'atmosfera,quasi verrebbe da dire l'odore dell'ambiente in cui i personaggi si muovono, e anche qui va bene. I problemi cominciano quando Enzo Ceccotti, il protagonista(nei cui panni troviamo un Claudio Santamaria apparso piuttosto ordinario nella recitazione) ci fa intuire qual'è il centro del plot. Con espediente narrativo nè vecchio nè nuovo (pittoresco forse e certamente romanesco), cadendo nel Tevere, ricettacolo pure di scorie nucleari, Santamaria scopre di aver acquistato dei super poteri e una super forza. E allora date queste premesse lo spettatore comincia ad attendere. la parte più debole del film è proprio questa: alla fine, quello che gli arriva non è nè più nè meno di ciò che sa regalare un discreto film. è vero, manca nei personaggi la retorica : quella del super-eroe, che pure fa capolino appena prima dei titoli di coda con la voce fuoricampo che descrive la figura dell'eroe, quella della lotta per salvare il mondo (che più modestamente è lo stadio Olimpico e forse anche il risultato del Derby Roma-Lazio), manca anche la retorica della storia d'amore tra un piccolo delinquente diventato supereroe e una squilibrata vittima di abuso sessuale in tenera età. Manca putroppo però, a fare bene i conti, un vero centro di gravità saldo su cui si struttura e si sviluppa il film. il racconto infatti, alla fine dopo tante buone premesse,e pur presentando pagine di comicità sui generis legate alle imprese criminose del Ceccoti dapprima Super Criminale e qualche squarcio di tenerezza e di poesia proprio nella descrizione del rapporto tra i due protagonisti, finisce per sedersi. Alla fine, putroppo, non lasciando il segno.
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