Lo chiamavano Jeeg Robot |
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Un film di Gabriele Mainetti.
Con Claudio Santamaria, Luca Marinelli, Ilenia Pastorelli, Stefano Ambrogi.
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Azione,
Ratings: Kids+13,
durata 112 min.
- Italia 2015.
- Lucky Red
uscita giovedì 25 febbraio 2016.
MYMONETRO
Lo chiamavano Jeeg Robot
valutazione media:
3,52
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La Grande Bruttezzadi cpettineFeedback: 1205 | altri commenti e recensioni di cpettine |
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martedì 8 marzo 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
“Lo chiamavano Jeeg Robot” ma in realtà si chiama Enzo Ceccotti, vive a Tor Bella Monaca, sopravvive facendo piccoli furti, solitario erotomane, si nutre di porno, di budini e non ha amici. I super poteri li ha trovati per caso in fondo al biondo Tevere, scappando dalla polizia, il suo alter ego si chiama “o‘ Zingaro”, un perfido Joker, sadico allevatore di cani, che vuole riscattare la sua vita passata “crocifisso al muro”. Mainetti racconta “la grande bruttezza” di una Roma vittima della camorra, teatro di una contemporaneità implosa nelle bombe di Gomorra Capitale. Lo fa con un film cupo, doloroso, eppure con inaspettati toni comici, dove si dipana la più insolita delle storie d’amore, tra Jeeg e la sua principessa, vittima impazzita per la troppa violenza del suo tempo, quella che per prima battezzerà il nostro eroe. Non c’è genere che possa contenere la storia del Jeeg romano, più Pasolini che Uomo Ragno, a metà tra Hulk e Bud Spencer, un errore volerlo paragonare a un super-eroe Marvel o a un “Tarantino e maccheroni”, banale derubricarlo a un poliziesco pulp. “Lo chiamavano Jeeg Robot” non è niente di già visto eppure contiene tutto ciò che lo ha preceduto, in una colossale contaminazione che da vita, in una nuova straordinaria sintesi, a un linguaggio cinematografico insolito, quasi inedito. Film che usa al meglio un budget non certo Hollywoodiano, con una violenza continua che colpisce come cazzotti dritti in pancia, misti a risate a denti strettissimi (forse con qualche piccola ingenua caduta nel ritmo narrativo). Portando il peso del suo karma, come un moderno Atlante, dopo le sue dodici fatiche il nostro Ercole-Santamaria arriverà allo scontro con il male assoluto (interpretato da uno straordinario Luca Marinelli) all’ombra dello Stadio Olimpico. Alla fine nascerà il Batman che tutti i romani sognano, nascerà dal letame come il fiore di De Andrè (applausi nel cinema, succede di rado, chapeau).
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