Marie Antoinette |
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Un film di Sofia Coppola.
Con Kirsten Dunst, Jason Schwartzman, Rip Torn, Judy Davis, Asia Argento.
continua»
Biografico,
Ratings: Kids+13,
durata 123 min.
- USA, Giappone, Francia 2006.
uscita venerdì 17 novembre 2006.
MYMONETRO
Marie Antoinette ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Un contenitore elegante quanto vuoto
di cpettineFeedback: 1205 | altri commenti e recensioni di cpettine |
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lunedì 23 maggio 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
In un mega albergo di lusso in Germania si svolge il periodico summit tra i potenti della terra: i pochi ministri dei paesi più sviluppati, invitati dal direttore del Fondo Monetario Internazionale insieme a una scrittrice di successo, a una rock star e un monaco certosino, devono decidere chi vive e chi muore, in termini economici, applicando formule matematiche di austerità sulla mappa geografica del pianeta. Andò pesca a piene mani dal presente per volare alto e parlare dell’uomo, del potere e delle sue logiche. Per far questo sceglie una location verosimile (il lussuoso resort del film fu quello del vero G8 del 2007) e una fotografia asciutta e millimetrica. Scarnifica i personaggi, li destruttura, li spoglia, letteralmente, fino a renderli nudi in una piscina, uomini che decidono le sorti del mondo, intorno ad un personaggio simbolico e centrale: un monaco certosino, figura emblematica e quasi super partes, con Servillo interprete dei suoi silenzi più tipici. Come tanti dei dell’olimpo saranno spiazzati dalla morte del loro Zeus, un Auteuil introverso e funereo, e faranno emergere le logiche del potere in una pseudo realtà metafisica, che potrebbe essere il senato romano, l’olimpo o il vertice di un summit. Fino a qui tutto funziona, il film virando nel giallo potrebbe anche trovare la sua strada. Ma il giallo presto svanisce, e la fotografia e la logica narrativa, ben lontana dall’estetismo di un Sorrentino o dalla forza di un Malick, non è sufficiente a reggere il film. Andò confeziona un affascinante contenitore, ma si dimentica per strada il contenuto: la scatola dorata una volta aperta ci mostra un filo narrativo che si annacqua fino a perdersi in qualche timida risposta neocattolica. Rimane il solito, straordinario, faccione di Servillo, il più grande, uno dei più grandi attori italiani, che porta sulle sue spalle (narcisistiche, ma chi non lo è?) tutto il senso e il peso del film. La fine surrealista (o neorealista) non basta a dare un senso ad un film riuscito solo a metà. Peccato.
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