Marie Antoinette |
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Un film di Sofia Coppola.
Con Kirsten Dunst, Jason Schwartzman, Rip Torn, Judy Davis, Asia Argento.
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Biografico,
Ratings: Kids+13,
durata 123 min.
- USA, Giappone, Francia 2006.
uscita venerdì 17 novembre 2006.
MYMONETRO
Marie Antoinette
valutazione media:
2,94
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La fine di un'epocadi MavicFeedback: 0 |
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mercoledì 22 novembre 2006 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
"Ma tutto questo... è ridicolo!" "Questo, Madame, è Versailles". Uno scambio di battute alla cerimonia del "lever" nel fastoso palazzo simbolo dell'assolutismo regale ben sintetizza la cifra stilistica del rutilante, sontuoso, avvincente affresco messo in scena dalla brava Sofia Coppola. I titoli di testa sono già una sorpresa scoppiettante di colori squillanti e musiche a tempo di rock, il film non perde mai il ritmo e cromaticamente sottolinea l'avanzare inesorabile verso il precipizio di un mondo al tramonto, che nulla ha più da offrire se non la folle anadiplosi dei suoi riti vuoti e fini a se stessi. Il racconto procede per accelerazioni spinte e vorticose, come quando descrive le abbaglianti toilette della sovrana o gli eccessi delle tavole imbandite, e per pause di elegiaca malinconia per un mondo perduto ed ormai lontano, ma ancora carico di suggestioni: bellissime le inquadrature dei giardini e delle fontane della reggia, ancora oggi Versailles incanta, ancora oggi nelle mani di un'abile regia ci restituisce il fascino senza tempo di una magnificenza ineguagliabile. Il budget faraonico si vede tutto, perfetti i costumi di Milena Canonero, da applauso la fotografia e le musiche. Si può anche dire che il film è filologicamente corretto sul versante storico, se si eccettua la vicenda del conte Fersen, la cui relazione con la regina non è mai stata accertata fino in fondo, ma certo è perfettamente verosimile che sia andata così. Non era l'aderenza alla verità storica, tuttavia, che premeva alla regista, quanto piuttosto la descrizione dello spaesamento di una ragazza alle prese con un mondo incartapecorito ed incomunicabile. La leggiadria di Kirsten Dunst è innegabile, indossa con eleganza le più improbabili mise e riesce a restituirci emotivamente il personaggio; quella lunga corsa per la Galleria degli Specchi segnala efficamente l'estrema solitudine della sovrana, la consegna all'imperscrutabilità della Storia, ma di nuovo eternizza la magia del cinema.
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