Titolo originale | Enklava |
Anno | 2015 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Serbia, Germania |
Durata | 92 minuti |
Regia di | Goran Radovanovic |
Attori | Nenad Jezdic, Fadel Mouhamed, Hristina Popovic, Predrag Vukosavljevic, Radomir Nikolic Ilija Jovicic, Anna Stieblich, Ankica Milenkovic, Milic Jovanovic, Milica Vucurovic, Nenad Vulevic, Lazar Cukvas, Goran Radakovic, Bubulina Lajçi, Jovan Osmajlic, Gorjana Janjic, Milena Jaksic, Ana Rusmir, Anica Dobra, Bojan Stojcetovic, Igor Damnjanovic, Danilo Mihajlovic, Rastko Jankovic, Meto Jovanovski, Nebojsa Glogovac, Çun Lajçi, Denis Muric, Miodrag Krivokapic, Milan Sekulic, Nenad Stanojkovic, Filip Subaric. |
Uscita | giovedì 27 ottobre 2016 |
Distribuzione | Lab 80 Film |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,84 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 26 ottobre 2016
il nodo centrale della disputa serbo/albanese, che quindici anni fa ha portato alla guerra, crimini e distruzione
CONSIGLIATO SÌ
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Kosovo, 2004. In seguito al conflitto, le forze della Nato presidiano il territorio per mantenere la pace. L'enclave in cui vive il piccolo Nenad è quella di serbi all'interno di un territorio a maggioranza albanese. Il ragazzino, isolato dai suoi coetanei albanesi e musulmani, appartiene infatti a una famiglia serba e cristiano ortodossa, formata dal padre Volja, che trova conforto nell'alcol, e dal nonno Milutin, il suo unico interlocutore e compagno di giochi. Ci sarebbe anche una zia, ma è rifugiata a Belgrado dopo l'occupazione dei territori. Per andare ogni giorno a scuola Nenad, unico alunno della classe, percorre a piedi una strada sterrata e raggiunto il check point sale su un blindato delle KFOR (Kosovo Force), spesso in compagnia di padre Draza, presenza religiosa della comunità.
A monitorare i suoi spostamenti quotidiani sono tre ragazzini, tra cui Bashkim (Denis Muric, protagonista di Figlio di nessuno di Vuk Rsumovic, alla Settimana della critica 2014), la cui famiglia si sta preparando a festeggiare un matrimonio. Mentre Nenad accetta passivamente la violenza del padre e la propria condizione di orfano di madre e di segregato, Bashkim ritiene i serbi responsabili della morte del padre e perciò nutre un risentimento sordo nei confronti del coetaneo, pacifico e inoffensivo. Nonostante la polizia presidi l'area, le armi circolano ancora, nascoste e a portata di mano. Purtroppo non solo degli adulti che esplodono colpi verso l'alto per festeggiare le nozze.
Opera dichiaratamente esemplare, Enclave si chiede se sia possibile la convivenza civile tra le nuove generazioni, tra ragazzini che giocano ancora tra le macerie della guerra, dando per scontato che gli adulti siano incapaci di dialogare. La forma che sceglie è la più tradizionale e simmetrica possibile, che a tratti sfrutta l'immaginario western, muovendosi tra movimenti speculari e osservazioni reciproche tra le due "fazioni" in campo, due riti ancestrali che si incrociano (funerale e matrimonio) e un andamento circolare che parte e arriva a uno stesso componimento scolastico (titolo: "il mio migliore amico"). La narrazione procede tra ritmi dilatati, ellissi e incongruenze, dialoghi ridotti al minimo, recitazione rigida, molto classica, musica ingombrante. Alcune scene, una su tutte quella dell'incidente della campana, sono maldestre e troppo palesemente simboliche. Il condivisibile anelito al pacifismo del finale da solo non può riscattare il film dall'insieme di questi elementi e da una retorica pesante. Candidato agli Oscar per la Serbia come miglior film in lingua straniera nel 2015, vincitore di Bergamo Film Meeting 2016.
Film che non passa per le grandi distribuzioni, che non ha trovato risorse per essere doppiato e che è destinato al circuito d'essai. Una bella storia, raccontata con pochi mezzi, pochi attori e tanta bravura. La narrazione procede spedita sin dalle prime inquadrature e subito cattura l'attenzione senza ma lasciarla. Ci sono dal punto di vista della regia delle belle invenzioni [...] Vai alla recensione »