Titolo originale | Sto nima |
Anno | 2014 |
Genere | Documentario |
Produzione | Francia, Grecia |
Durata | 73 minuti |
Regia di | Alexandre Papanicolaou, Emilie Yannoukou |
MYmonetro | 2,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 30 maggio 2022
Un anno con il presidente del partito greco Syriza, dalla campagna per le elezioni del 2012 fino all'oscuramento del canale radiotelevisivo pubblico Ert nel giugno 2013.
CONSIGLIATO NÌ
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Atene, 7 maggio 2012. L'esito incerto delle elezioni politiche apre ad una nuova alternativa al tradizionale Partito Socialista e alla destra conservatrice di Nuova Democrazia. Alle votazioni successive, cinque settimane più tardi, potrebbe infatti imporsi Syriza, coalizione di forze di estrema sinistra guidate da Alexis Tsipras, il cui consenso è rapidamente cresciuto e il cui sogno di una reale alternativa democratica ha tra i primi obiettivi la rinegoziazione del debito a livello europeo. Nella sede di Syriza ci si organizza per gestire al meglio la comunicazione della nuova campagna elettorale. Hope On The Line segue Tsipras da quelle elezioni, pedinandolo dentro e fuori la sede del movimento e oltre i confini nazionali, infilandosi nei meeting con sinistra europea, stampa, esperti di economia. Fino a luglio 2013, quando sarà eletto presidente di Syriza, a quel punto coagulato in partito unitario.
I due autori, residenti a Parigi, dal 2002 hanno diretto e prodotto programmi e documentari anche per ERT, la radio e tv greca di Stato evocata nel finale del film, nei giorni in cui ne fu imposta la chiusura dal governo come effetto della crisi. La sensazione è che i registi abbiano approfittato della disponibilità di Tsipras per un instant doc sul fenomeno a cui tutta l'Europa (e non solo) guardava in quei mesi come la novità politica, the next big thing. Opportunità in parte sprecata, perché si avverte la mancanza di uno sforzo di sintesi di dati essenziali a ogni inchiesta che ragioni su questioni economiche. Alcune informazioni in più sul contesto socioeconomico recente, sugli antagonisti di Tsipras, i loro punti programmatici e i motivi dell'affermazione di Syriza sarebbero state gradite, mentre sembrano date per scontate. Dentro i quartieri generali l'apporto e l'interazione dello staff e dell'ufficio stampa risultano poco rilevanti. Gli inserti d'informazione televisiva sono frammenti slegati, di scarsa coerenza. Le riprese in esterni a margine dei comizi del leader restituiscono le immagini di anziani preoccupati per gli ennesimi tagli alle pensioni, o di militanti che cercano la stretta di mano, come nel più banale dei servizi da telegiornale generalista. In tale contesto, sugli slogan da comizio prevale la percezione della fatica, anche fisica, della professione politica. E ancor di più la fermezza, sempre pacata, delle dichiarazioni di Tsipras. Il leader accenna alla propria infanzia, caratterizzata da una precoce coscienza politica e a un'adolescenza di militante affascinato dall'ideale romantico di cambiare il mondo. Un sostenitore convinto dell'esercizio democratico: «dovremmo educare le persone a non delegare il diritto di partecipare al salvataggio del Paese, e a prepararsi alla lotta attiva continua. Ci aspetta una battaglia molto dura». Il modello esemplare della democrazia classica ateniese rimane però un miraggio lontano, come sfuocata appare la speranza invocata dal titolo.