Il carattere italiano

Film 2013 | Documentario 100 min.

Anno2013
GenereDocumentario
ProduzioneGermania
Durata100 minuti
Regia diAngelo Bozzolini
TagDa vedere 2013
MYmonetro 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Angelo Bozzolini. Un film Da vedere 2013 Genere Documentario - Germania, 2013, durata 100 minuti. - MYmonetro 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento giovedì 14 novembre 2013

Consigliato sì!
3,25/5
MYMOVIES 3,50
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO SÌ
Bozzolini racconta con emozione l'Orchestra di Santa Cecilia attraverso le voci di molti suoi componenti.
Recensione di Paola Casella
Recensione di Paola Casella

Che cosa rende unica un'orchestra sinfonica? Il suo carattere, che nel caso dell'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia è specificatamente italiano. Il documentario di Angelo Bozzolini che racconta la compagine musicale basata nella Capitale illustra come cento individualità umane e artistiche separate riescono a fondersi insieme sotto la guida di vari direttori d'orchestra, pur conservando il proprio modo di essere che affonda le sue radici nella comune provenienza nazionale.
In che cosa consiste questo "carattere italiano"? Prova a raccontarlo Antonio Pappano, uno dei tanti direttori d'orchestra intervistati per il documentario, e anche quello che potrebbe elencare per sé le stesse caratteristiche. Pappano parla di "passione, teatralità, nerbo, mistero, determinazione, romanticismo, intimità", e a sentirsi raccontati così, nonostante il rischio dello stereotipo etnico, da italiani ci si sente orgogliosi. L'intuizione geniale della narrazione è infatti proprio quella di farci ritrovare, come connazionali e spettatori, la fierezza di appartenere a quella stessa tradizione culturale. E bastano un paio di rapidissimi accenni - un musicista che nota l'apatia delle figlie telefonino-dipendenti, il taglio di un albero dopo che si è appena raccontato come solo da certi alberi possono nascere violini che hanno dentro la musica - per indicare che il pericolo di perderlo, questo carattere, e lasciarlo abbattere dalla mancanza di rispetto e di attenzione, sia sempre dietro l'angolo.
Bozzolini racconta l'Orchestra di Santa Cecilia attraverso le voci di molti dei suoi componenti, alcuni dei quali vengono anche filmati nei loro luoghi di provenienza, ad indicare che ognuno porta con sé anche un pezzo di Italia, e questo lo rende il musicista che è. Il regista tratteggia con poche pennellate incisive i ritratti di direttori profondamente carismatici (poiché un direttore d'orchestra è sempre "una manifestazione del carisma") che hanno lavorato a Santa Cecilia, da Temirkanov a Gergiev, da Harding a Giulini, da Bernstein a Pretre, irresistibile nella mimica che mostra come la musica lo attraversi da parte a parte. Ognuno di loro ha riconosciuto il tratto distintivo di questa compagine musicale che non sarà "la più precisa del mondo" ma che sa brillare per entusiasmo e curiosità, nonché per "apertura del cuore", facendo di se stessa un tramite "per trasferire l'emozione".
È molta anche l'emozione che il documentario di Bozzolini riesce a trasferire agli spettatori, alternando a sequenze di prove e di concerti scene documentarie girate con la stessa assenza di approssimazione e lo stesso raffinato gusto estetico che fanno parte del Dna di ogni bravo musicista. E poiché Bozzolini non dimentica che un documentario sulla musica è innanzitutto suono, la bacchetta di Pappano fende l'aria con lo schiocco della frusta, e l'emozione nella voce di chi narra è riprodotta con cristallina acustica esattezza.
Grande spazio è dedicato al rapporto di scambio che avviene fra i musicisti, e fra ciascun direttore e la sua orchestra, che del direttore diventa lo strumento. Ed è evidente come il flusso ininterrotto della comunicazione artistica fra questi esseri umani di talento determini la qualità del risultato musicale finale. Alla fine ciò che emerge è la generosità di tutti nel darsi al pubblico, alla musica e ai propri compagni di avventura.
Verso la fine, il documentario riprende il filo sospeso della metafora che allarga l'obiettivo dal palcoscenico del teatro a quello della scena nazionale, attribuendo a questa storia anche una valenza civica: "L'orchestra italiana deve poter suonare con spazio e libertà", ricorda un musicista, altrimenti il carattere italiano verrà snaturato e messo a tacere. E non ci sarà più musica.

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