Come il congegno settecentesco trovato nella villa di Claire, La migliore offerta è un meccanismo dagli ingranaggi perfetti sia nella prima parte, in cui si sviluppa la storia d’amore tra Virgil, il ricco ed affermato antiquario, e Claire, la misteriosa ragazza che lo contatta per una valutazione dei beni della sua villa, sia alla fine, quando si svela la colossale messinscena.
In un gioco tra verità e finzione, tra ciò che appare e ciò che è, tra falso e autentico, il film di Tornatore, a partire dal titolo, è un sistema a più livelli di significato, una successione di nascondimenti e rivelazioni.
Virgil, che ha una vita priva di relazioni sentimentali reali, maniacalmente, pezzo dopo pezzo, ha messo insieme una collezione di inestimabile valore di ritratti di donne e, nel chiuso di un caveau segreto, vive il suo rapporto con l’altro sesso contemplando in solitudine quel mosaico muto e rassicurante di bellezza e di femminilità. La presenza femminile reale - ma ancora non incarnata - si presenta in modo spiazzante attraverso la voce di una donna, al telefono prima, proveniente da una stanza chiusa, dopo. Il gioco di vedo/non vedo, presenza/assenza, stuzzica e incuriosisce Virgil che si innamora della ragazza e, a poco a poco, smonta il suo corazzato e gelido modus vivendi per entrare in un altro, più umano ma anche più scivoloso e incerto. Quando finalmente il loro rapporto si concretizza, Virgil completamente in balia di Claire, è pronto ad abbandonare il mondo che fino a quel momento ha dato senso alla sua esistenza.
Nella scena centrale del film, quando entra nella stanza segreta e la trova spoglia, i livelli di narrazione deflagrano e si intrecciano: lo spettatore è trascinato in un lavoro attivo di decostruzione e ricostruzione di significati e per un attimo è portato a pensare che il feticistico puzzle di volti femminili, con l’arrivo di Claire, non ha più ragion d’esistere agli occhi di Virgil. Ma è un attimo. Immediatamente dopo si palesa l’inganno e tutti i personaggi e le vicende vengono rivisti alla luce di questa prospettiva: la villa, la valutazione, la ragazza, la sua malattia, l’amico di sempre, il giovane amico e confidente, il guardiano, tutto è una montatura, tutti sono implicati nella truffa, tutto è falso. Ma, come dice Claire in una scena del film, “in ogni falso si nasconde sempre qualcosa di vero” e la metamorfosi che è accaduta in Virgil (ma anche in Claire) è autentica! Somma beffa: a rivelare la “verità” sarà la vera Claire, una nana ritardata e voyeurista, proprietaria della villa che l’ha affittata alla banda di truffatori e che, dalla sua postazione dietro la finestra di fronte alla villa, ha osservato dall’alto tutta la messinscena.
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