Park Avenue

Film 2012 | Documentario 60 min.

Anno2012
GenereDocumentario
ProduzioneUSA
Durata60 minuti
Regia diAlex Gibney
MYmonetro 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Alex Gibney. Un film Genere Documentario - USA, 2012, durata 60 minuti. - MYmonetro 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento venerdì 29 novembre 2013

Una riflessione sul divario tra ricchi e poveri, a partire dalle differenze tra gli abitanti di Park Avenue e quelli del South Bronx di New York.

Consigliato sì!
3,00/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO SÌ
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Cinema
Trailer
Elegante e incisivo j'accuse sui rapporti d'interesse tra politica e uomini d'affari.
Recensione di Luca Volpe
Recensione di Luca Volpe

Park Avenue attraversa tutta Manhattan fino al ponte che, attraversando l'Harlem River, conduce alla parte sud del Bronx. Lì, tra Gran Central Station e la 96esima strada, si trovano alcuni degli edifici più costosi del mondo, dove risiedono alcuni di quei 400 americani che, secondo alcune stime, controllano più della metà della ricchezza del paese. Eppure, è sufficiente oltrepassare il fiume per trovare una situazione ben diversa: una realtà in cui la disoccupazione è in continua crescita, la criminalità all'ordine del giorno e la possibilità per un bambino di venire ammazzato è 20 volte più alta rispetto ai suoi coetanei più ricchi.
Autore di un lavoro sul crack finanziario della Enron (Enron - L'economia della truffa) e vincitore nel 2008 dell'Oscar per il miglior documentario (con Taxi to the Dark Side, sulle torture ai prigionieri durante l'amministrazione Bush), Alex Gibney torna a guardare alle falle del potere americano, concentrandosi questa volta sui rapporti tra politica ed economia. Tutto ruota attorno ad uno dei più lussuosi edifici del mondo, il 740 di Park Avenue, residenza di alcuni tra gli uomini più potenti degli States: David Coch, Stephen A. Schwarzman, John Thain. Businessmen che Gibney ritrae come cinici e spietati, multimilionari con un solo obiettivo: diventare ancora più ricchi. I tre rappresentano la più potente lobby degli Stati Uniti. Quell'1% dell'1% della popolazione che, possedendo la maggior parte della ricchezza del paese, sarebbe in grado di influenzare l'agenda della politica americana. Così, se la domanda che Gibney si pone è: "cosa ci fanno con tutti quei soldi", la risposta a cui perviene è: 'acquistano l'appoggio del potere politico'. Non sarebbe un caso, dunque, se i multimilionari investono milioni di euro nelle campagne elettorali; e se Mitt Romney, candidato repubblicano alle scorse elezioni presidenziali, abbia scelto come suo vice Paul Ryan, sostenitore di un programma fiscale (The Path for Prosperity) volto a privatizzare anche i servizi più essenziali.
Attraverso statistiche, interviste e immagini di repertorio, Gibney scopre che se qualche decennio fa i vertici di un'azienda guadagnavano 20 volte più di un loro dipendente, oggi guadagnano 231 volte di più. Il divario è cresciuto in modo esponenziale, gravando su una 'classe media' ormai pressoché inesistente. Le tesi del documentario sono supportate da un montaggio attento, da inquadrature precise ed eleganti. Lo svolgimento - scomponibile in quattro o cinque parti - è coinvolgente e rigoroso. Il sottotitolo della versione originale, Power, Money & the American Dream, è certamente esplicativo: un tempo, al tempo del sogno americano, tutti potevano farcela. Era sufficiente mettersi in gioco. Oggi giocare non basta più, perché, complice l'intreccio tra potere e denaro, regole e condizioni di partenza non sono più uguali per tutti.
Dati alla mano, l'incisivo j'accuse di Gibney prende di mira tanto i Repubblicani quanto i Democratici. Nessuno, a Washington, sembra privo di responsabilità. Per vincere bisogna trovare fondi. Per trovare fondi è necessario scendere a patti. Per scendere a patti si finisce inevitabilmente col curare gli interessi delle lobby. Nel frattempo, mentre il meccanismo si radica e si irrobustisce, l'Harlem River, quel fiume che divide Manhattan dal Bronx, sembra diventare sempre più largo, più profondo, quasi inattraversabile.

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