Anno | 2012 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Corea del sud |
Durata | 108 minuti |
Regia di | Meul O |
Attori | Min-chul Sung, Jung-won Yang, Young-soon Oh, Suk-bum Moon, Kyung-sub Jang Sung-wook Uh. |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento giovedì 18 ottobre 2012
Il film si basa sulla vera storia della rivolta di Jeju, un'isola a sud della Corea. Scoppiata nel 1948 e repressa nel sangue, costò la vita ad almeno 30 mila persone.
CONSIGLIATO SÌ
|
Il film si basa sulla vera storia della rivolta di Jeju, un'isola a sud della penisola coreana. Durante la sommossa, che scoppiò nell'aprile 1948 e durò per almeno un anno, una parte della popolazione trovò rifugio all'interno di una cava. Il conflitto esplose quando il regime militare americano incitò alla lacerazione sociale. L'esercito della Corea del Sud soffocò la ribellione con le armi: le conseguenze furono devastanti e si protrassero fino al 1954. Si stima che furono almeno 30 mila le persone uccise, per lo più civili.
Se uno dei compiti del cinema è quello di contribuire a conservare la memoria collettiva non si può negare che Jiseul assolva con grande impegno civile a questo compito. Perché, dopo la visione, si comprende come questa sia una ferita tuttora aperta nel tessuto sociale sudcoreano. Il regista la ripropone con grande rigore stilistico, utilizzando un bianco e nero estremamente efficace al fine di creare una distanza dai fatti che quasi ne oggettivizzi l'assurda violenza. Con l'uso di frequenti inquadrature fisse che permettono quasi una teatralizzazione delle vicende Muel O racconta in alternanza la durezza della vita militare dominata dall'ossessione della caccia ai 'comunisti' e, dall'altro, la vita di gente di campagna costretta a nascondersi in una grotta per cercare di sopravvivere ad eventi difficili da comprendere. Così riuscire a dare da mangiare al maiale rimasto fuori diviene un atto che va compiuto anche a rischio della vita. Il buio di una caverna che è al contempo ventre materno protettivo e prigione in cui ci si è auto reclusi domina alcune sequenze del film finendo con il divenire simbolo del sonno di una ragione che ha portato a un massacro che il popolo coreano non deve rimuovere dalla propria coscienza collettiva affinché quei fatti non debbano mai più accadere.