Titolo originale | Bai lu yuan |
Anno | 2011 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Cina |
Durata | 176 minuti |
Regia di | Quan'an Wang |
Attori | Meng Li, Yihong Duan, Gang Wu, Yuqi Zhang, Zhang Fengyi . |
MYmonetro | 2,54 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 21 febbraio 2012
Una giovane donna, si troverà improvvisamente al centro di una faida tra famiglie di un villaggio cinese. Il film è stato premiato al Festival di Berlino,
CONSIGLIATO NÌ
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Nel villaggio di White Deer Plain, le importanti famiglie dei Bai e dei Lu vivono in pace, con i giovani rampolli Xiaowen e Heiwa uniti come fratelli. Ma Heiwa, dopo essersi allontanato, torna al villaggio con una donna dal passato non immacolato, di nome Tian Xiao'e, per vedersi rifiutare da suo padre e da Bai Jiaxuan, capo del clan, il permesso di sposarla nel tempio. Durante la rivoluzione distrugge quello stesso tempio ma è poi costretto a scappare, lasciando la sua donna sola, in una grotta, con poco da mangiare e più di un approfittatore da cui difendersi. Spinta da uno di questi ad umiliare Bai Jiaxuan, Tian Xiao'e seduce suo malgrado Bai Xiaowen, il miglior amico del suo amato.
Wang Quan'an mette in scena un racconto epico in cui tanto gli uomini e le donne del villaggio preso a campione quanto la Cina tutta, intesa come grande nazione, sembrano non far altro che inanellare un errore dopo l'altro, veloci a farsi prendere dalla passione, sentimentale o politica, ma altrettanto pronti e rapidi a tradirla, talvolta per obbligo talaltra per scelta, salvo poi dare la colpa a forze ostili incontrollabili, soprannaturali. La protagonista è non a caso una donna, che usa la propria bellezza prima per guadagnare una posizione e poi per sopravvivere, fedele nel cuore alla sua scelta d'amore, ma preda degli scherzi malvagi del destino, degli uomini e della Storia.
Adattamento del romanzo storico di Chen Zhonghi, che per molti anni è stato proibito a causa delle scene esplicite di sesso al suo interno, il film di Wang si apre nel momento in cui la Cina imperiale lascia il posto alla Repubblica e si chiude con l'invasione giapponese, mostrando i riflessi dei vari rivolgimenti politici sulla popolazione di un villaggio di pianura, immerso nel grano dorato. Ecco allora che cambiano i programmi scolastici e cambiano le bandiere ma non muta l'animo umano: chi è corruttibile lo dimostra ad ogni occasione, così come chi non lo è. La ripetizione delle medesime inquadrature sotto i diversi regimi massimizza l'evidenza dei suddetti temi ma porta con sé anche una certa autoironia. La frontalità insistita di queste stesse inquadrature chiama inoltre in causa lo spettatore, come si trattasse di una rappresentazione morale medievale, volta a far riflettere gli uomini sulla loro stupidità.
Il racconto, però, è letterario e pedante, prevedibile nella sua progressione verso il completarsi di un girotondo di vendette che non risparmia quasi nessuno e aderente ad un modello classico e un po' vetusto, che il film non ha l'intenzione di rinnovare minimamente.