Toiles d'Araignées

Mariama e Lamine sono giovani e innamorati. Vivono in un piccolo e poverissimo villaggio del Mali. Quando il ragazzo decide di recarsi in città in cerca di fortuna, si giurano fedeltà e amore eterno. Mariama, che ha solo diciassette anni, è stata però promessa in sposa all'anziano e ricco Bakary, verso il quale il padre della giovane ha un debito da saldare. La madre la supplica di accettare il matrimonio, ma Mariama non ne vuole sapere. Allora il pretendente chiama in causa l'autorità. La ragazza viene arrestata, torturata e imprigionata in un carcere popolato quasi esclusivamente da detenuti maschi. Potrà tornare libera solo se acconsentirà a sposare Bakary, altrimenti sarà a disposizione degli appetiti sessuali delle guardie della prigione.
Quella di Mariama è la storia di una donna emblema delle tante ingiustizie e dei soprusi che le donne ancora oggi subiscono in troppi paesi del mondo. Trattate alle stregua di oggetti da vendere e consumare, tradite persino dalle famiglie in preda al bisogno economico, queste donne hanno due strade dinnanzi a sé: soccombere e rassegnarsi, oppure lottare per affermare i propri diritti negati. Mariama sceglie la seconda via, quella più difficile e rischiosa, ma più coerente con le ragioni del cuore. Il prezzo da pagare sarà ingiustamente alto, ma la ragazza troverà nei detenuti quel supporto che persino la famiglia le aveva negato. Simbolo di una resistenza carica di dignità e coraggio, Mariama consente ai prigionieri di ritrovare quell'umanità che la condizione carceraria ha loro sottratto. Significativa e struggente, da questo punto di vista, è la scena delle lacrime, che fanno della giovane protagonista l'emblema di emozioni e sentimenti sani e vitali che sono la cifra più autentica della speranza. Quei sentimenti che gli altri detenuti, ammassati per terra in celle anguste, vessati e picchiati da guardiani corrotti, non riescono più a provare. Il contegno e la fermezza dell'indifesa Mariama saranno da esempio per gli altri prigionieri, esortandoli alla ribellione contro le ingiustizie. Questa storia così drammatica e toccante è raccontata dal regista africano Ibrahima Touré con delicatezza e sensibilità, con l'ausilio di un cast convincente - su cui spicca l'eroina romantica Viviane Sidibé, e una fotografia affascinante, che valorizza i colori caldi di un'Africa terrena e soleggiata, nel contrasto con la livida oscurità delle celle del carcere. 