Century of Birthing

Film 2011 | Documentario 355 min.

Titolo originaleSiglo ng pagluluwal
Anno2011
GenereDocumentario
ProduzioneFilippine
Durata355 minuti
Regia diLav Diaz
AttoriPerry Dizon, Angel Aquino, Joel Torre, Hazel Orencio, Roeder Camanag, Soliman Cruz Dante Perez.
TagDa vedere 2011
MYmonetro 3,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Lav Diaz. Un film Da vedere 2011 con Perry Dizon, Angel Aquino, Joel Torre, Hazel Orencio, Roeder Camanag, Soliman Cruz. Cast completo Titolo originale: Siglo ng pagluluwal. Genere Documentario - Filippine, 2011, durata 355 minuti. - MYmonetro 3,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento giovedì 25 agosto 2011

Un documentario firmato da Lav Diaz, il regista considerato il padre del Nuovissimo Cinema Filippino.

Consigliato sì!
3,50/5
MYMOVIES 4,00
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO SÌ
Scheda Home
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Critica
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Cinema
Trailer
La purezza del cinema arriva dove il misticismo è costretto a fermarsi.
Recensione di Emanuele Sacchi
lunedì 12 settembre 2011
Recensione di Emanuele Sacchi
lunedì 12 settembre 2011

Tre storie parallele su tre piani narrativi diversi. Homer, un regista, è in crisi con il montaggio del suo ultimo film, una ex-suora cerca esperienze mai provate e vuole far l'amore con un ex-carcerato, mentre una setta di fanatici religiosi scaccia una ragazza stuprata (e in quanto tale non più vergine). Storie che nascondono tra loro relazioni e interconnessioni impreviste.
Quella di Lav Diaz è una missione, ben più di una semplice vocazione. Posseduto, come ormai non capita più quasi a nessun cineasta, dal demone del cinema, costretto a regalarci in immagini sensazioni contrastanti e storie angoscianti che solo Diaz sembra poter narrare. Accusato dai più pigri di essere prolisso ai limiti dell'umano (film che vanno dalle 6 ore in su) e venerato dai suoi fan, cinefili all'ultimo stadio che si cibano frugalmente pur di sopravvivere alle proiezioni del maestro, Diaz è un patrimonio da tutelare per la sincerità e la passione che infonde in ogni sua opera. Century of Birthing vibra dello stesso spirito battagliero che anima un Amir Naderi: cinema come prova di resistenza da formidabile incassatore, come fede più forte e più pura di qualunque religione o misticismo. Qui è Diaz stesso, camuffato sotto le sembianze di Homer, a difendere la sua idea di cinema e la sua incontinenza narrativa in un'emblematica conversazione con un direttore di festival francese, mentre attorno a lui, in una matrioska metacinematografica, si intrecciano storie di stupri, aborti e sette di fanatici. Ed è un chiaro segnale che dal focus sul sociale di Melancholia il regista filippino sia passato a un livello più astratto, come se la sua poetica necessitasse di una ridefinizione e riaffermazione.
Un affresco angosciante, in cui solo al regista e alla purezza della sua idea di cinema - "Grazie al cinema ricorderemo il mondo. Cinema significa esistere" - sembra concesso, in un gioco deliberatamente autoreferenziale, un epilogo roseo. Diffidate dei detrattori e della loro facile ironia sulle lunghezze da record dei suoi film; in genere chi sottovaluta (o si prende gioco di) Lav Diaz non ha, molto semplicemente, mai visto un film di Lav Diaz.

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