Journals of Musan

Film 2010 | Drammatico 127 min.

Titolo originaleMusanilgi
Anno2010
GenereDrammatico
ProduzioneCorea del sud
Durata127 minuti
Regia diPark Jungbum
AttoriJin Yonguk, Kang Eunjin, Youngdeok Park, Park Jungbum .
TagDa vedere 2010
MYmonetro 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Park Jungbum. Un film Da vedere 2010 con Jin Yonguk, Kang Eunjin, Youngdeok Park, Park Jungbum. Titolo originale: Musanilgi. Genere Drammatico - Corea del sud, 2010, durata 127 minuti. - MYmonetro 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento domenica 26 giugno 2011

Jung-bum Park è il regista di un film che racconta le vicende di vari personaggi, destinate ad incrociarsi per sempre. Il film è stato premiato a Tribeca,

Consigliato sì!
3,25/5
MYMOVIES 3,50
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO SÌ
Scheda Home
Critica
Cinema
Trailer
Far cadere le barriere morali, con uno stile asciutto e pulito.
Recensione di Roberta Montella
Recensione di Roberta Montella

Interpretato dallo stesso regista, il film racconta la storia del nordcoreano Jeon Seung-Chul. Nato a Musan e vissuto in miseria, decide di trasferirsi a Seul (Corea del Sud) per trovare un lavoro e riappropriarsi di una vita vera. Ma la realtà che incontra assomiglia più ad un incubo che ad un sogno di speranza: Jeong è costretto ad abitare nella periferia della città, in una casa fredda e spoglia, che divide con altri connazionali; attacca cartelloni pubblicitari illegali pur di guadagnare pochi spiccioli, e viene continuamente maltrattato dal suo capo e dai bulli di periferia. La sua unica distrazione è una ragazza che canta nel coro della Chiesa. Jeong è totalmente affascinato da lei e da un mondo fatto di inni alla pace e alla solidarietà. Comincia ad andare alla messa ogni domenica, creandosi un luogo di serenità tutto suo. Prende con sé un cagnolino bianco, unico amico che lo accompagna in una città dove le porte gli vengono continuamente sbattute in faccia. Riesce a farsi assumere nel locale Karaoke dove lavora la corista Sook-yong, ma appena le cose sembrano andare per il verso giusto, ecco nuovi problemi e maggiori difficoltà.
Park Jung-bum è abile nell'affidare ai personaggi e alle loro azioni il significato di una situazione disagiata e precaria. Nessun primo piano interviene per aumentare quel senso di angoscia e d'inadeguatezza già così chiaro attraverso le atmosfere e i silenzi. Park Jung-boom non lascia niente al caso. Dice d'ispirarsi soprattutto al cinema europeo di Leigh e Loach. E si vede. Già primo assistente alla regia del bellissimo Poetry, di Lee Chang-Dong, qui riesce ad imprimere alla pellicola uno stile asciutto e pulito. L'obiettivo non fa mai uso della soggettiva, ma spesso segue i personaggi di spalle, a fianco, utilizzando toni cupi nei momenti di solitudine e luci bianche nelle situazioni di pace interiore (quando Jeong canta in Chiesa). Il protagonista parla di rado, ma il suo modo di camminare, di mangiare, di pregare, di vivere esprime perfettamente l'estraneità e l'emarginazione che gravano sulla sua condizione di "disertore". Non c'è stupore nel sapere che questo film drammatico, partito dalla Corea, ha partecipato a numerosi festival internazionali, ricevendo moltissimi premi e riconoscimenti prestigiosi (ne è un esempio il premio per la miglior regia al Tribeca 2011). Pregiudizi, affari illegali, rancore e violenza circondano la persona di Jeong, che puro e innocente all'inizio, finisce per cedere alla negatività che lo circonda per egoismo e voglia di un futuro migliore.
Al cagnolino bianco, che non sfrutta Jeong né chiede mai niente in cambio, come fanno invece gli amici-nemici nordcoreani, il regista riserva una fine inaspettata. La sua morte è significativa di un netto passaggio che si attua nella vita del padrone: il cane non esiste più, così com'è sparita l'innocenza e la purezza di Jeong. Attraverso un solo scorcio della storia di un uomo, lo spettatore riesce a comprendere la gravità di una situazione generale, dove la società capitalista della Corea del Sud non lascia spazio agli immigrati che, seppur con volontà e coraggio, faticano ad integrarsi e a far cadere le barriere morali erette nei loro confronti.

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NEWS
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lunedì 27 giugno 2011
Roberta Montella

Venerdì 24 giugno la Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro ha dedicato un incontro in sala stampa a coloro che sono stati chiamati ad eleggere il film vincitore del premio Lino Miccichè. Questa occasione ha visto il critico de "Il Messaggero" [...]

winner
miglior regista esordiente
Tribeca
2011
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