lunedì 25 gennaio 2016 - Serie TV
Una splendida tenuta immersa in uno splendido parco, così solida da far pensare che lo stile di vita che rappresenta durerà altri mille anni. Ma non è così.
Con queste parole, più o meno, Sir Julian Fellowes, autore di Snob e sceneggiatore, tra gli altri, di Gosford Park e The Young Victoria, introduceva, qualche anno fa, una serie di suo pugno,
destinata ad entrare nella storia della televisione contemporanea.
Chi non vorrebbe sedere alla tavola del signor Robert, solcare quei corridoi, far colazione su quei prati, indossare quegli abiti? Eppure, forse, non è tanto il lusso quel che affascina, o il potere, quanto, al contrario, i limiti a cui ogni aspetto della vita Downton Abbey è sottoposto.
Oggi, la sesta e ultima stagione di Downton Abbey si appresta ad andare in onda in Italia, dopo essere stata trasmessa dal canale britannico ITV1 lo scorso autunno. Otto episodi e uno speciale di novanta minuti, che scrive davvero la parola "fine", sebbene in linea con le coordinate di sempre del prodotto, senza risolvere per forza ogni cosa ma anche senza portarci sull'orlo del precipizio per poi dirci arrivederci a domani (o peggio, a mai più). Anche chi la considera, al fondo, una magnifica soap opera, sa infatti che l'eleganza viene prima di tutto, che il rispetto dei personaggi, siano nobili o servitori, è uno dei suoi grandi temi, e che ognuno, a Downton, è tenuto ad un rigido codice di comportamento, sceneggiatore compreso.
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La stagione numero 6 si apre nel mese di febbraio del 1925, tredici anni dopo quell'aprile del 1912 in cui l'erede della tenuta, e promesso sposa di Mary Crawley, affondava con il Titanic, minacciando improvvisamente le sicurezze della famiglia aristicratica e il precario equilibrio della sua nutrita servitù, le cui vicende intersecano quelle dei Crawley in un saliscendi metaforico e letterale di eventi e dinamiche che è poi il concept stesso dell'opera.
Sappiamo che si prepara il matrimonio di Carson e Mrs Hughues, ma non c'è certo da aspettarsi che fili tutto liscio, e lo stesso vale per Anna e Bates, di nuovo insieme ma per il momento soli, senza figli. Ai piani nobili, Edith rifiuta ancora di dire la verità sulla figlia Marygold alla sorella; le cugine Isobel e Violet lottano per il potere in ospedale; mentre un nuovo pretendente s'affaccia nella vita di Mary: Henry Talbot.
I motivi di fascino della serie sono tanti, e la varietà di questi motivi rende probabilmente conto dell'ampiezza e della varietà del pubblico che da cinque stagioni la segue e la premia. Chi non vorrebbe sedere alla tavola del signor Robert, solcare quei corridoi, far colazione su quei prati, indossare quegli abiti? Eppure, forse, non è tanto il lusso quel che affascina, o il potere, quanto, al contrario, i limiti a cui ogni aspetto della vita Downton Abbey è sottoposto. Quei limiti - a ciò che si può dire, fare, persino pensare in un'età in cui il modo in cui si mangia un pasticcino può decidere un matrimonio- sono ciò che più ci distanzia dai Crawley e dai loro domestici e li rende esotici e romantici, figure di un'era in cui, per quanto oziosi e snob, uomini e donne avevano meno potere sul proprio destino e proprio per questo, ogni qual volta s'indirizzano, per amore o
convinzione, in direzione ad esso contraria, non possono che apparirci piccoli grandi eroi.
Come faremo, dunque, quando non potremo più ammirare il coraggio di Hugh Boneville di agire secondo coscienza, la raffinatezza di Elizabeth McGovern o la supponenza di Michelle Dockery?
Julian Fellowes non ci vuole male, al contrario, e ha pensato a soccorrerci in due modi.
Poco meno di un anno fa, innazitutto, si è sparsa la notizia che fosse al lavoro su un nuovo period drama per la televisione, ambientato a New York alla fine del XIX secolo. Interrogato sull'argomento, l'autore ha confermato l'esistenza di una nuova serie, The Gilded Age, lasciando intendere una serie di elementi di vicinanza, se non di continuità, con l'idea di Downton Abbey.
All'epoca del boom industriale statunitense di cui si parlerebbe, potrebbe apparire, infatti, a detta di Fellowes stesso, una versione giovanile di Violet, la Contessa di Dowager, madre di Robert Crawley, che in Downton è impersonata dall'insuperabile Maggie Smith ed è indubbiamente tra i personaggi più amati e addirittura simpatici della serie, nonostante la posizione sociale e culturale da vecchia guardia (o forse proprio per il candore che nasce dalla sua totale immersione in un mondo che perde pezzi d'identità ad ogni episodio).
Per chi invece non può e non vuole aspettare, stasera alle 21.00 Repubblica.it e MYmovies.it presentano gratis in streaming su MYMOVIESLIVE - Nuovo Cinema Repubblica Il segreto di Green Knowe - From time to time, l'adattamento, diretto da Julian Fellowes, del romanzo "Le ciminiere di Green Knowe" di Lucy M. Boston.
Questa storia ambientata al termine del secondo conflitto mondiale, con Maggie Smith e Hugh Bonneville, promette avventura, segreti e sorprese, e soprattutto, un'enorme casa di famiglia: culla ideale per racconti di fantasmi e viaggi nel tempo. Pronti a salpare? Il tè è caldo? Il camino acceso? Bene. Indietro tutta!