Il poeta volante
Dopo un esordio spiazzante e borderline (Gas), Luciano Melchionna torna dietro la macchina da presa e trasforma in un film surreale un altro copione di Luca De Bei. Sopra e sotto il Colosseo si consumano le esistenze di una messe di personaggi sull'orlo dell'abisso e di una crisi di nervi. Al centro della storia c'è un giovane poeta che ha preso coscienza del vuoto che lo circonda e che prova a guardare al mondo da un'altra e più alta prospettiva. Sospeso su un antico parapetto e sulla sua giovane vita, il Gianluca di Lorenzo Balducci, già protagonista in Gas e seducente librettista libertino nel Don Giovanni di Carlos Saura, raccoglie intorno a sé le ossessioni e le miserie di uomini e donne che assisteranno impotenti e inconcludenti allo svolgersi degli eventi. Melchionna, regista e autore teatrale, conferma un indubbio talento e rilancia con un'opera più matura, calata questa volta in una Roma livida e irreale. Nella capitale per presentare il loro film, attori, autori, produttori e regista ci raccontano la genesi e l'avventura di un film "sopra il mondo". Produzione e promozione
Anna Falchi: Dopo aver praticato per qualche anno il mestiere dell'attrice, decisi insieme a mio fratello Sauro di dedicarmi alla produzione e alla promozione di giovani talenti. La nostra casa di produzione si chiama A Movie perché abbiamo l'ambizione di fare film di serie A, crediamo in quello che facciamo e lo facciamo con passione. Lo scopo che io e mio fratello ci siamo dati è esattamente quello di far lavorare e far emergere ragazzi diplomati nel settore, dare visibilità e pubblico alle loro produzioni artistiche. L'idea è quella di investire su film diversi e originali, un cinema capace di far riflettere, di regalare qualche ora di spensieratezza e magari di farsi portatore di un messaggio. Ce n'è per tutti di Luciano Melchionna va esattamente in questa direzione, lo definirei un dramedy, termine coniato dagli americani per indicare un film che equilibra contenuti seri e spiritosi. Scommettiamo allora su quest'opera seconda che restituisce uno spaccato della nostra società, donando, ne siamo certi, allo spettatore una lacrima e un sorriso.

Nascita di un progetto
Sauro Falchi: La sceneggiatura di Ce n'è per tutti ci ha colpiti e convinti fin dalla prima lettura e Luciano (Melchionna) ha realizzato il film esattamente come lo voleva. Abbiamo lavorato tutti in perfetta armonia, condividendo ogni scelta, persino quella relativa al cast. La parte più difficile riguardava ovviamente la questione del Colosseo, girare le sequenze all'ombra di quel monumento è stato un lavoro lungo e faticoso. Successivamente abbiamo dovuto ricostruirlo in studio a Cinecittà e riprodurne alcune parti in digitale. Con un grande impegno e un piccolo budget abbiamo realizzato un miracolo.

Abbassare i toni
Luciano Melchionna: Comprendo quello che vuole intendere Anna (Falchi) circa il messaggio del film ma in generale non amo questa definizione e non amo definire i miei film attraverso un messaggio. Diciamo piuttosto che mi piace l'idea di sollevare attraverso il mio lavoro una serie di riflessioni. Nella mia opera precedente (Gas) lo feci in maniera decisamente provocatoria e non fui perdonato, questa volta ho preferito ammorbidire i toni e abbassare la soglia critica. Ho capito che avrei potuto sostituire il pugno con una carezza senza rinunciare alla riflessione. Io credo che esistano ancora dei valori e che bisogna soltanto trovare la forza di applicarli al nostro quotidiano, attraverso piccoli gesti, proprio come fa la nonna del mio protagonista.

Interpretando Eva
Ambra Angiolini: I personaggi che mi hanno colpito di più dopo la prima lettura della sceneggiatura sono stati proprio quello di Eva e quello di Isa, interpretato poi da Micaela Ramazzotti. Erano talmente entusiasmanti che non avrei saputo quale scegliere per me. Interpretando Eva ho cercato di mettere da parte il mio senso critico e ho provato a farmi coinvolgere dalla sua tenerezza. Eva è una ragazza leggera, fa tanti errori, si traveste per sembrare più bella, urla anche quando le persone con cui parla le sono vicine, per queste ragioni è un personaggio che vorresti letteralmente abbracciare e ripulire. Al cinema c'è troppo spesso la tendenza a cercare la verità del personaggio ma ritengo che sia più divertente caricarlo, creando qualcosa che esiste soltanto dentro il cinema e fuori dalla realtà.

Interpretando Gianluca
Lorenzo Balducci: La cosa più interessante del mio personaggio è l'equivoco che si crea intorno alla sua figura. Non mi riferisco soltanto all'incertezza del suo suicidio, quanto all'idea che lui sembri un disadattato, un ragazzo inconsapevole di se stesso e del mondo che lo circonda. Al contrario Gianluca vede tutto ed è dotato di una grande sensibilità. È tutt'altro che un presuntuoso e non si sente migliore degli altri. In realtà lui capisce benissimo quanto il mondo sia indifferente e vuoto al punto che nel film non ha dialoghi con altri personaggi che non siano la sua nonna.

Il mondo osservato dall'alto
Luca De Bei: Se posso permettermi un consiglio, credo che questo film debba essere osservato dall'alto. Da quella posizione potrete vedere tutti i personaggi arrabattarsi nelle loro piccole cose, litigare, confondersi tra di loro, perdere le loro differenze fino a diventare uno di noi. Il male di vivere può essere rappresentato in molti modi e il messaggio del film di Melchionna è, molto semplicemente, quello di porre un problema e di non dare risposte a riguardo. Il film non dà soluzioni, ospita soltanto personaggi teneri e disperati in cui tutti possono facilmente riconoscersi. Roma, sullo sfondo, diventa allora una città infernale e lo specchio di un disagio, del loro e del nostro disagio.