Fantascienza,
Ratings: Kids+13,
durata 162 min.
- USA, Gran Bretagna 2009.
- 20th Century Fox Italia
uscita giovedì 22settembre 2022.
MYMONETROAvatar
valutazione media:
3,88
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
AVATAR (USA, 2010) diretto da JAMES CAMERON. Interpretato da SAM WORTHINGTON, ZOE SALDANA, SIGOURNEY WEAVER, STEPHEN LANG, GIOVANNI RIBISI, MICHELLE RODRIGUEZ, LAZ ALONSO, JOEL DAVID MOORE, CCH POUNDER, WES STUDI, DILEEP RAO, MATT GERALD
Jake Sully è un marine poliomielitico che deve sostituire il fratello scienziato, deceduto, in una missione sul pianeta Pandora, un corpo celeste al di fuori della Via Lattea, abitato da indigeni umanoidi chiamati Na’vy che vivono in stretto contatto con una foresta popolata da elementi naturali dotati di un’anima propria. Su Pandora, nell’anno 2154, arriva una spedizione terrestre coordinata da scienziati e militari, finalizzata al superamento di una crisi energetica che ha messo in ginocchio l’umanità, la quale si può superare soltanto tramite l’estrazione, dal sottosuolo del pianeta alieno, di un minerale inesistente sulla Terra, capace di risolvere i problemi degli umani.
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AVATAR (USA, 2010) diretto da JAMES CAMERON. Interpretato da SAM WORTHINGTON, ZOE SALDANA, SIGOURNEY WEAVER, STEPHEN LANG, GIOVANNI RIBISI, MICHELLE RODRIGUEZ, LAZ ALONSO, JOEL DAVID MOORE, CCH POUNDER, WES STUDI, DILEEP RAO, MATT GERALD
Jake Sully è un marine poliomielitico che deve sostituire il fratello scienziato, deceduto, in una missione sul pianeta Pandora, un corpo celeste al di fuori della Via Lattea, abitato da indigeni umanoidi chiamati Na’vy che vivono in stretto contatto con una foresta popolata da elementi naturali dotati di un’anima propria. Su Pandora, nell’anno 2154, arriva una spedizione terrestre coordinata da scienziati e militari, finalizzata al superamento di una crisi energetica che ha messo in ginocchio l’umanità, la quale si può superare soltanto tramite l’estrazione, dal sottosuolo del pianeta alieno, di un minerale inesistente sulla Terra, capace di risolvere i problemi degli umani. Siccome per i nostri simili l’aria di Pandora è tossica e irrespirabile, sono stati creati in laboratorio degli avatar, corpi in tutto e per tutto simili ai Na’vy che si possono telecomandare restando ibernati per un periodo all’interno di una capsula pressurizzata, comandandone a distanza ogni singolo movimento e il pensiero stesso. A Jake, insieme alla dottoressa Grace Augustine, veterana dell’esplorazione di Pandora, e ad altri fortunati e coraggiosi marines, viene appunto affidato il compito di entrare in comunicazione coi Na’vy, e Jake in particolare, dopo essersi avventurato nella foresta senza previa autorizzazione, deve imparare i loro usi e costumi e poi riferire alla base da cui partono gli ordini se sia possibile o meno colonizzare i nativi. Il soldato decide di fare una sorta di doppio gioco: da un lato tiene un diario di bordo per conto dell’équipe medico-biologica che gli ha permesso di comandare il suo avatar, mentre dall’altro approfondisce la sua conoscenza degli indigeni per conto dello spietato colonnello Kirk, intenzionato più che mai a distruggere la foresta e tutti gli esseri viventi che la popolano per rubare il prezioso minerale. E proprio quando la cospicua sezione militare della missione decide di passare dalle parole ai fatti e scatena un’autentica guerra contro i Na’vy, facendo abuso di gas velenosi e bombardieri a manetta, la visione del compito di Jake cambia radicalmente: da mero e semplice strumento di avvicinamento ad un popolo di cui ora capisce le profonde motivazioni e anche la natura che anima ogni loro scelta, diventa un difensore accanito e convinto della causa degli alieni, ma dovrà patire molte perdite e dare l’anima per proteggere i suoi nuovi amici e salvar loro la vita. Da notare che, della tribù di Na’vy a cui s’è aggregato, fa parte anche l’audace Neytiri, la donna con cui ha saldato un legame molto passionale e significativo. È un film da record almeno per un paio di motivi: per gli incassi in tutto il mondo, i più alti in senso assoluto, che ne hanno fatto pure l’unica pellicola mai realizzata ad aver superato i due miliardi di dollari in termini di rendita; per il tempo che la sua realizzazione ha fatto spendere a chi l’ha ideato e attuato, in primis il regista che, dopo un altro strepitoso successo (Titanic, 1997) che sembrava ineguagliabile, ha superato sé stesso lavorando per una dozzina d’anni ad un progetto di fantascienza che si può definire riuscitissimo sotto quasi tutte le prospettive, tranne che per un difetto nella qualità dell’immagine che lo fa apparire molto analogo ad un cartone animato, a causa del larghissimo impiego di effetti speciali digitali e di una computer graphic che tende a falsare parecchio il lavorio, anche fisico, degli attori e la resa del paesaggio circostante, più simile ad uno scenario creato solo a livello informatico che ad un ambiente reale. Ma, a parte questo punto sul quale si è inciampati, per il resto Avatar rimane un’opera grandiosa in assoluto che merita a pieno titolo la fama e il successo dei quali è stata investita: un romanzo di formazione avventuroso e avvincente, ricco di colpi di scena mai banali che cadono sempre al momento opportuno, denso di un ambientalismo sincero che travalica i semplici confini di un amore disinteressato per la natura e ciò che essa comprende al suo interno, e recitato da attori bravissimi che danno vita a personaggi dinamici (escluso il perfido colonnello, per altro un antagonista decisamente fuori dal comune, proprio per il fatto che prima è un alleato del protagonista e poi gli rema contro con forza) le cui sfaccettature rispecchiano l’universo multiforme nel quale si muovono senza risultare affatto degli spettatori, ma bensì degli eroi che operano, soffrono e sperano per la salvezza di un mondo che non appartiene loro ma di cui hanno compreso l’intima essenza e sanno che, proteggendola, compiranno un atto estremo e indispensabile di carità. La fotografia di Mauro Fiore (un italiano nel cast ci voleva!) è il contributo tecnico decisamente più apprezzabile e, malgrado balzi subito all’occhio per un meraviglioso caleidoscopio di colori, forme e movimenti, occorre uno sguardo attento e indagatore per coglierne la bellezza vera e propria, che si cela dietro una patina oltre la quale si scorge il lavoro magnifico e impagabile di un Maestro con la M maiuscola, secondo per inventiva e genialità soltanto allo stesso J. Cameron. Si è vociferato a lungo di un sequel, ma intendiamoci chiaro: abbiamo a che fare, a conti fatti, con un pezzo unico a cui un seguito non renderebbe affatto giustizia. Per cui bisogna giocoforza accontentarsi di un capolavoro indiscutibile che continuerà a far parlare di sé negli anni venturi, decretando praticamente un decisivo spartiacque nella storia della science-fiction cinematografica di tutte le epoche.
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Okey, dal lato tecnico il film è perfetto, con efetti straordinari, montaggio ottimo. Inoltre, riesce ad intrattenere piacevolmente.
Ma non parliamo di oscar, capolavoro o cinema d'autore, per cortesia.
Infatti, se dal lato tecnico il film è, come già detto, straordinario, la sceneggiatura è scontatissima e sopratutto stra vista. Dov'è l'originalità che molti aclamano? È identico a un sacco di altri film, come pochantas o aida ( a cui copia il design!). Per vedere avatar, basta immaginare Balla coi Lupi nello spazio: c'è il militare che incontri i nativi, il saggio capo, la bella figlia di questi, il guerriero promesso a lei (che è rivale del protagonista ma alla fine diventano amici), arrivano altri militari, il nostro viene scacciato dalla tribù perché "uomo bianco, ecc.
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Okey, dal lato tecnico il film è perfetto, con efetti straordinari, montaggio ottimo. Inoltre, riesce ad intrattenere piacevolmente.
Ma non parliamo di oscar, capolavoro o cinema d'autore, per cortesia.
Infatti, se dal lato tecnico il film è, come già detto, straordinario, la sceneggiatura è scontatissima e sopratutto stra vista. Dov'è l'originalità che molti aclamano? È identico a un sacco di altri film, come pochantas o aida ( a cui copia il design!). Per vedere avatar, basta immaginare Balla coi Lupi nello spazio: c'è il militare che incontri i nativi, il saggio capo, la bella figlia di questi, il guerriero promesso a lei (che è rivale del protagonista ma alla fine diventano amici), arrivano altri militari, il nostro viene scacciato dalla tribù perché "uomo bianco, ecc... È UGUALE ! e poi, solo io ho pensato al solito schifoso patriotismo americano? Poiché i nativi riescono a salvarsi solo guidati da uno Yankee.
Quindi, intrattenimento assicurato, effettu incredibili, ma non confondete un magnifico spettacolo visivo con un capolavoro.
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Se da lato c'è una scena d'azione particolmente interessante, dall'altro lato c'è il peggio del peggio.
Ancora? 2 ore e 50 minuti circa per rivederlo da capo per capire? No grazie. E... ancora? Seriamente, adorarlo perché è fatto bene? Ci sono film che sono stati criticati per la trama, addirittura per un attore cambiato, invece questo niente.
Una trama banale, scontata, prevedibile e senza un minimo di idee originali. Un mondo in crisi senza neanche una notizia dal telegiornale, un pianeta senza ossigeno, ma hanno i soldi per costruire un laboratorio, creare dei sarcofagi, avere armi, robot enormi e maschere per l'ossigeno. Un protagonista che non si capisce perché è in sedia a rotelle, ci sono un sacco di motivi, ma una spiegazione, no? Inoltre dopo circa un'ora, si accorge che quello che sta facendo è sbagliato, ma dai davvero?
La casualità risuona nel film per tutto il tempo.
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Se da lato c'è una scena d'azione particolmente interessante, dall'altro lato c'è il peggio del peggio.
Ancora? 2 ore e 50 minuti circa per rivederlo da capo per capire? No grazie. E... ancora? Seriamente, adorarlo perché è fatto bene? Ci sono film che sono stati criticati per la trama, addirittura per un attore cambiato, invece questo niente.
Una trama banale, scontata, prevedibile e senza un minimo di idee originali. Un mondo in crisi senza neanche una notizia dal telegiornale, un pianeta senza ossigeno, ma hanno i soldi per costruire un laboratorio, creare dei sarcofagi, avere armi, robot enormi e maschere per l'ossigeno. Un protagonista che non si capisce perché è in sedia a rotelle, ci sono un sacco di motivi, ma una spiegazione, no? Inoltre dopo circa un'ora, si accorge che quello che sta facendo è sbagliato, ma dai davvero?
La casualità risuona nel film per tutto il tempo. Il presunto "sassolino" si trova proprio sotto quell'albero. Con un mondo così vasto, proprio lì sotto? C'è la sezione cultura, c'è pure la sezione complicata al massimo. Inoltre è noiosa e per tutto questo tempo non ci mettono nemmeno le emozioni. Risulta spente le scene. Gli indigeni sono bruttissimi. E se hanno degli avatar, perché dopo i marines attaccano gli indigeni per farli spostare dall'albero, se gli avatar servivanno proprio a quello scopo? Per guadagnare una cavolo di fiducia, ci vogliono due mesi... Non solo questo, pure dei personaggi pessimi che forse uno, dico uno che mi è sembrato simpatico. Tutti visti come stereotipati all'ennesima potenza come per i personaggi secondari e le comparse. Un'ambietazione che non mi piace per niente, è vero adoro le giungle, ma la rabbia e la noia hanno preso il sopravvento.
A un tratto, non viene considerato più il "sassolino", l'importante sono gli indigeni. I Na'vi lanciano delle freccie contro degli elicotteri, ma senza scalfire il vetro e poi dopo c'è il miracolo o semplicemente la magia e riescono colpendo addirittura il pilota. Sono anti proiettile, ma non sono anti freccia?
La battaglia finale è ridicola.
Gli indigeni hanno solo un'elicottero e pochi alleati. Non sanno utilizzare le armi da fuoco, quindi sarebbero spacciati, invece no.
Come no? Non possono vincere una guerra che hanno già perso in partenza. E' impossibile. Un conto era un fantasy, ma qui è fantascienza. Va bene, concludo qui, anche se le cose da dire sono ancora tante basti pensare per riconquistare la fiducia degli indigeni, il protagonista decide di domare una creatura volante, ma appena ci sale sopra, schermo in nero. Boh.
Comunque, un consiglio: è meglio vedersi il trailer che almeno l'emozione e il brivido c'è, invece nel film no. Avrei altro da dire, ma la termino qui perché altrimenti durebbe anche troppo.
Alla fine, materiale sprecato.
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Jack, un ex marine, viene inviato insieme a una spedizione sul pianeta Pandora, abitato da una razza umanoide e ricco di risorse minerarie. La popolazione locale vive in completa empatia col pianeta e non ha mai avuto contatti con altri. Il piano degli scienziati è quello di infiltrare militari all'interno della popolazione indigena per poi prendere possesso del pianeta.
Ma Jack, e alcuni altri si innamoreranno del luogo e della sua popolazione e cercheranno di impedirne la distruzione.
Ci sono diversi modi di approcciare al commento di un film del genere.
Il primo e sicuramente quello di maggiore rilievo, riguarda il comparto tecnico e la messa in scena complessiva.
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Jack, un ex marine, viene inviato insieme a una spedizione sul pianeta Pandora, abitato da una razza umanoide e ricco di risorse minerarie. La popolazione locale vive in completa empatia col pianeta e non ha mai avuto contatti con altri. Il piano degli scienziati è quello di infiltrare militari all'interno della popolazione indigena per poi prendere possesso del pianeta.
Ma Jack, e alcuni altri si innamoreranno del luogo e della sua popolazione e cercheranno di impedirne la distruzione.
Ci sono diversi modi di approcciare al commento di un film del genere.
Il primo e sicuramente quello di maggiore rilievo, riguarda il comparto tecnico e la messa in scena complessiva. Ovvio che, dato il notevole dispendio di risorse, siamo di fronte a un lavoro tecnicamente perfetto. Non c'è nulla che non sia stato curato nel più piccolo dettaglio e, di conseguenza, niente è lasciato al caso. Il pianeta e i suoi abitanti sono il meglio che ci si possa, al momento, aspettare dall'accurato lavoro in computer grafica di un manipolo di grossi esperti senza praticamente nessun limite di budget.
La poesia sottesa al concetto di un pianeta in empatia coi propri abitanti ricorda i sogni nostalgici dei figli dei fiori e, in verità rapisce anche un pochino lo spettatore dal cuore non ancora indurito del tutto dalla realtà politica attuale.
Inoltre le immagini hanno quel sapore magico e leggermente onirico, che regala il brivido in 3d del videogioco totale.
Insomma siamo dentro il sogno di una natura che ha vinto, prima di svegliarci a colpi di arma da fuoco e scoprire che era solo una vittoria temporanea.
Gli americani e in particolare i militari si sa, amano l'ordine e le risorse di un pianeta non possono restare là dove sono originate, devono per forza entrare a far parte di un qualche progetto per arricchire qualcuno.
A questo punto si entra nel vivo della questione se sia lecito o meno aspettarsi qualcosa di più da un siffatto capolavoro tecnico.
Forse è pretendere troppo, ma una trama degna di questo nome ci sarebbe stata più che bene.
Però è anche vero che, di fronte a tale stupita meraviglia solo lo spettatore più insensibile e ingrato si sognerebbe di chiedere anche un senso al tutto.
Gli sceneggiatori americani, che non sono mai tenuti in gran conto nella realizzazione di un film, in questo caso danno il peggio nel saccheggio di tutte, ma proprio tutte, le icone storiche e fantasmatiche della storia locale.
Abbiamo nell'ordine: cinquant'anni dopo L'invasione degli ultracorpi, un gruppo di ex marine che decide di far parte di un'esperimento il quale gli consentirà di possedere il corpo di un indigeno e fingere di essere lui, ovviamente col segreto intento di colonizzare il pianeta e impossessarsi delle risorse di cui è ricco. Vi ricorda nulla?
Poi c'è un'invasione a terra con gli elicotteri, stile Vietnam, con tanto di militari cattivi, manca solo la cavalcata delle valchirie e il napalm di prima mattina. La novità in questo caso è che dietro i militari ci sono le multinazionali.
Davvero una gran novità.
Inoltre c'è uno sterminio della popolazione indigena, inizialmente pacifica, che ricorda assai da vicino quello dei nativi americani, un nome carino per definire la popolazione indiana prima che venisse cacciata dalla sua terra e ridotta a sopravvivere nelle riserve. E infine un'esportazione massiccia di democrazia mai vista neanche in Iraq, col conseguente passaggio alle ruspe della foresta amazzonica locale.
I nativi vengono prontamente addestrati alla battaglia, di cui non sospettavano neanche l'esistenza prima di essere invasi, dall'americano buono che ha perso la sua identità abitando il corpo di un indigeno e frequentando una ragazza del posto. Residui di melassa avanzati dal Titanic infestano la parte centrale del film, che però si riprende alla grande nella battaglia finale a colpi di mitragliatrici e con un bel ritorno in grande stile dell'antico eco-vengeance.
Tutto qua. Sarebbe da considerarsi un peccato, se veramente fosse mai stato possibile pensare che una parte, anche piccola, di tutto quello che è stato speso per la realizzazione, potesse andare a uno sceneggiatore. Magari europeo. Uno non così ossessionato dalla storia americana da dover ancora una volta passarla in rassegna tutta per non dimenticare.
Sperando che la gente intanto si beva il fatto che, a volte, ci sono americani buoni che contravvengono agli ordini, in nome dell'amore per qualcosa di cui manco sospettavano l'esistenza: un pianeta pacifico.
Ma tant'è. Adesso se non vogliamo passare per i soliti guastafeste ci tocca dire che comunque il film è bellissimo e merita la visione, cosa del tutto vera. Ma purtroppo questo non esime lo spettatore dal provare una leggera rabbia di fronte all'ennesima presa per i fondelli, mascherata da sentimenti buonisti, e dal desiderio di mostrare l'altra faccia dell'America.
Quella che ha votato Obama. Ma che al momento sta con le braccia incrociate aspettando che i militari finiscano con le ruspe e con l'esportazione di democrazia residua dell'amministrazione precedente.
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[+] lascia un commento a andyflash77 »[ - ] lascia un commento a andyflash77 »
Nettamente ispirato al legame stretto delle tribù dei pellerossa americani con la natura, và oltre questo aspetto spirituale tramutandolo in quello che le leggende di quei popoli dicevano. Una condivisione di energia vitale fra l'animale e l'essenza del pianeta, una linfa piena di vita e energia che continuamente si rinnova con chi abbandona il suo guscio mortale per tornare alla grande madre terra. Su questa massiccia base si innesca una storia, la prima di un ciclo credo, che parla di un tentato genocidio da parte delle moderne giacche blu umane, ancora una volta al servizio di Lobby interessate alla vile pecunia e che spacciano la distruzione a fine di interesse per civilizzazione.
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Nettamente ispirato al legame stretto delle tribù dei pellerossa americani con la natura, và oltre questo aspetto spirituale tramutandolo in quello che le leggende di quei popoli dicevano. Una condivisione di energia vitale fra l'animale e l'essenza del pianeta, una linfa piena di vita e energia che continuamente si rinnova con chi abbandona il suo guscio mortale per tornare alla grande madre terra. Su questa massiccia base si innesca una storia, la prima di un ciclo credo, che parla di un tentato genocidio da parte delle moderne giacche blu umane, ancora una volta al servizio di Lobby interessate alla vile pecunia e che spacciano la distruzione a fine di interesse per civilizzazione. Stavolta hanno vinto i buoni e questo è il messaggio più importante del film. Il resto è Goduria per gli occhi e per le orecchie, ma secondo me viene dopo il messaggio di speranza e rieducazione sociale. W i NAV! W Pandora, abbasso le multinazionali e la MALEDETTA COMPAGNIA!!!
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James Cameron alza ancora l'asticella, proponendo di continuo film dalla sceneggiatura geniale e dall'alto impatto visivo. Se con i primi due Terminator ci metteva in guardia su quale futuro stiamo costruendo, con Aliens - scontro finale chiudeva a modo suo un cult e con Titanic raccontava un evento accaduto quasi un secolo prima tra effetti speciali e romanzo, con questa pellicola narra il dramma degli Indios e di tutte le guerre mosse per fini economici attraverso il filtro del genere fantascientifico. E dell'animazione più moderna. Il Cinema americano fa spesso le pulci al proprio sistema economico e i conti con il proprio modo pratico di agire. Siamo alla fine degli anni 2000, quelli che hanno visto il paese uscito vincitore dalla Guerra fredda, muovere ben due guerre in Medioriente.
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James Cameron alza ancora l'asticella, proponendo di continuo film dalla sceneggiatura geniale e dall'alto impatto visivo. Se con i primi due Terminator ci metteva in guardia su quale futuro stiamo costruendo, con Aliens - scontro finale chiudeva a modo suo un cult e con Titanic raccontava un evento accaduto quasi un secolo prima tra effetti speciali e romanzo, con questa pellicola narra il dramma degli Indios e di tutte le guerre mosse per fini economici attraverso il filtro del genere fantascientifico. E dell'animazione più moderna. Il Cinema americano fa spesso le pulci al proprio sistema economico e i conti con il proprio modo pratico di agire. Siamo alla fine degli anni 2000, quelli che hanno visto il paese uscito vincitore dalla Guerra fredda, muovere ben due guerre in Medioriente. In nome della pace e della democrazia. E Cameron ne parla a modo suo. Ma ad essere messo sotto accusa è tutto l'Occidente, col suo modo di fare relativista e affarista perpetuato per secoli. Avatar non è solo un semplice film d'animazione, una storia d'amore, un lungometraggio fantascientifico. Avatar è qualcosa di più. E' un esame di coscienza. Un modo leggero di mostrare ad adulti e più piccoli cosa è capace di fare l'avidità umana. E proprio perché semplice e ammaliante nella sua fantasia, diventa più efficace. Capace di scavare nell'animo dello spettatore, messo dinanzi ad una dura realtà mentre si aspetta qualcos'altro. Più leggero e spensierato. Protagonista è Jake Sully, marines costretto su una sedia a rotelle che viene coinvolto in un progetto al quale stava lavorando suo fratello ricercatore. Ossia, andare su Pandora, pianeta distante 44 anni luce dalla Terra dove si trova un minerale molto importante, visto che sul pianeta terrestre un disastro ecologico ha azzerato le risorse energetiche. Particolarità della missione è che Sully dovrà entrare nel pianeta tramite un Avatar, una creatura risultante da un mix tra il DNA umano e il DNA della civiltà nativa locale: i Na'vi. In quanto l'aria che si respira sul pianeta è tossica per il genere umano. Inoltre, Sully dovrà convincere i Na'vi a lasciare il proprio villaggio, poiché si trova sopra il giacimento più ricco del minerale che i ricercatori vogliono. Tuttavia, più Sully esplora Pandora e più se ne innamora. In primis, perchè tramite l'Avatar che gli viene assegnato, può tornare a camminare. Ma anche per l'esplosiva natura che si trova sul pianeta, e, soprattutto, perchè conosce Neytiri. Ragazza molto abile, che lo salva dall'attacco di mastodontici ed aggressivi animali. E lo inizia alla vita dei nativi, inizialmente restii nei suoi confronti. E così Sully finisce per dedicare sempre più ore al progetto, dimenticando la missione originaria. E quando essa entra spietatamente nel vivo, finirà per schierarsi con la popolazione indigena locale. Sebbene duri quasi 3 ore, la pellicola scorre che è un piacere. Con una sceneggiatura che si scopre lentamente in maniera magistrale ed effetti speciali coinvolgenti. Inevitabile non pensare ai nativi americani, agli Indios, agli Incas, agli Aztechi quando si guarda il modo di muoversi e di vestire dei Na'vi. Ed è a loro che questo film va dedicato. Così come a tutte le vittime delle guerre.
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James Cameron la notte degli undici Oscar vinti per Titanic disse (riferendosi ad una battuta di DiCaprio):"Sono il Re del Mondo!". Aveva ragione. Era dal 1959 con Ben Hur che una pellicola non veniva premiata con 11 statuette. Il regista di autentici gioielli come "Aliens:scontro finale" e "The Abyss" con il suo Titanic era riuscito nell'impresa di riportare sul grande schermo la concezione di Kolossal.
Dopo oltre 15 anni di silenzio, spesi ad inventare nuove telecamere 3d e presumibilmente tutto l'universo di Pandora, Cameron torna prepotentemente con Avatar.
Un nuovo Kolossal, un prodotto maestoso, un film incredibile. Lo spettatore viene letteralmente catapultato all'interno dello schermo e vive in prima persona l'esperienza della conoscenza con i Nav'i.
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James Cameron la notte degli undici Oscar vinti per Titanic disse (riferendosi ad una battuta di DiCaprio):"Sono il Re del Mondo!". Aveva ragione. Era dal 1959 con Ben Hur che una pellicola non veniva premiata con 11 statuette. Il regista di autentici gioielli come "Aliens:scontro finale" e "The Abyss" con il suo Titanic era riuscito nell'impresa di riportare sul grande schermo la concezione di Kolossal.
Dopo oltre 15 anni di silenzio, spesi ad inventare nuove telecamere 3d e presumibilmente tutto l'universo di Pandora, Cameron torna prepotentemente con Avatar.
Un nuovo Kolossal, un prodotto maestoso, un film incredibile. Lo spettatore viene letteralmente catapultato all'interno dello schermo e vive in prima persona l'esperienza della conoscenza con i Nav'i. Magia allo stato puro. Grande Cinema.Un sogno ad occhi aperti. Ma Cameron non è Peter Jackson o Stanley Kubrick e lo si scopre (tristemente) negli ultimi 20 minuti del film dove escono fuori tutti, ma proprio tutti, i difetti di questa pellicola che da SOGNO diventa REALTA' :Un americanata di cattivissimo gusto. Non riesco a capire come un regista degno di tale nome possa fare un film come questo, volare alto, rapire lo spettatore, regalare emozioni e non curarsi minimamente della sceneggiatura. Una profonda amarezza mi ha accompagnato alla fine del film. Avatar puzza di capolavoro mancato per colpa del solito cattivo che non muore mai (ridicolo oltre modo) e di quel colpo di classe e di genio che mi sarei aspettato di veder fuori alla fine del film.
Invece...nulla. Il regista sembra accontentarsi della "mirabilia" che ci ha offerto e non cerca la profondità o l'anima del mondo da lui stesso creato. Si crogiola e gongola della sua bravura nella tecnica narrativa ma dimentica il cuore. Avatar è un film piattissimo nella psicologia dei pesonaggi e ridicolo nella sua tessitura. Provo rabbia e ribadisco amarezza. Con tutti quei soldi a disposizione sarebbe bastato avere uno sceneggiatore con delle idee per fare di Avatar una Leggenda Cinematografica come lo è "Il Signore Degli Anelli". Scopiazzando da Lost (prodoto televisivo ma Cinema all'ennesima potenza) l'apertura e la chiusura del film con l'inquadratura sugli occhi (per non parlare del protagonista che è sulla sedia a rotelle di John Locke) e autocitandosi continuamente (il robot del generale cattivo che non muore mai viene direttamente da Alien 2) Cameron uccide la sua stessa fantasia e tristemente smette di far sognare noi spettatori dal palato fine.
"Io ti vedo" è il modo con cui esprimono amore i Nav'i. "Io ti vedo" è il modo con cui esprimo a James Cameron la mia amarezza per non aver saputo essere Autore fino in fondo. Chi tra voi leggerà queste righe ed ha avuto modo di vedere "The New World" di Malick non potrà non capire a cosa mi riferisco ed avere per Avatar un rimpianto per quello che sarebbe potuto essere e non è stato.
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Da tempo veniva preannunciato questo film di J.Cameron come un nuovo e rivoluzionario 3D, e debbo dire che non mi ha deluso; sembrava proprio d'essere davanti ad un grande cristallo e vedere fuori il paesaggio in profondità e questo anche grazie al 3D su schermo formato scope 2:35. Bellissime le scene dell'albero con le liane luminose e le meduse vegetali che volavano in sala. Ma questo fil non è certo solo spettacolo! Insegna molte cose, tanto per cominciare un "mea culpa" di Holliwood che negli anni '40 e '50 ha sfornato una caterva di western in cui gli Indiani erano i soli "cattivi"! Già però nella seconda metà degli anni '50 erano usciti films che ridimensionavano un po' le cose, ricordo un film su Cavallo Pazzo in cui il famoso capo indiano era l'eroe del film ed i cattivi erano i bianchi che violavano i trattati per cercare l'oro nei territori indiani.
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Da tempo veniva preannunciato questo film di J.Cameron come un nuovo e rivoluzionario 3D, e debbo dire che non mi ha deluso; sembrava proprio d'essere davanti ad un grande cristallo e vedere fuori il paesaggio in profondità e questo anche grazie al 3D su schermo formato scope 2:35. Bellissime le scene dell'albero con le liane luminose e le meduse vegetali che volavano in sala. Ma questo fil non è certo solo spettacolo! Insegna molte cose, tanto per cominciare un "mea culpa" di Holliwood che negli anni '40 e '50 ha sfornato una caterva di western in cui gli Indiani erano i soli "cattivi"! Già però nella seconda metà degli anni '50 erano usciti films che ridimensionavano un po' le cose, ricordo un film su Cavallo Pazzo in cui il famoso capo indiano era l'eroe del film ed i cattivi erano i bianchi che violavano i trattati per cercare l'oro nei territori indiani. Così anche su Pandora i bianchi terrestri non esitano a scacciare e, se non se ne vanno, a sterminare i nativi per procurarsi un metallo prezioso. E qui, un po' prendendo spunto dalla storia di Pocahontas, un po' da "Un uomo chiamato cavallo" il protagonista comincia ad apprezzare la civiltà dei Pandoriani ed ad innamorarsi della figlia del capo del villaggio. Il film, comunque, è totalmente dalla parte dei nativi e fa proprio odiare i cattivi bianchi terrestri, in particolare il colonnello, e tranne pochi, i bianchi fan tutti la parte degli odiosi, senza mezze misure! Gli Americani si sono resi conto, anche se un po' tardi, del male fatto ai nativi d'America e confessano pubblicamente il loro peccato tramite questo film! Sperando nel "Mai più nella storia"! Bello anche il finale col "Biancaneve" all'incontrario con la principessa Neytiri che richiama in vita il suo Jake con un bacio! Un film da vedere e da gustare che consiglio a tutti di vedere rigorosamente in 3D meglio ancora se in sale con maxischermo!
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Sarà che ho una certa allergia ai Kolossal, sarà che diffido tendenzialmente dei cosiddetti "casi" (letterari o cinematografici che siano) e dell'incessante pioggia mediatica che li accompagna, sarà un mio inveterato pregiudizio...sarà quel che si vuole ma a me il tanto discusso "Avatar" non ha detto granchè. Non che non mi sia piaciuto: peggio, non mi ha proprio colpito.
Sul punto è bene che mi spieghi: difficile non restare affascinati dall'idea di un film presentato come enormemente innovativo (almeno dal punto di vista delle tecnologie impiegate), difficile non essere colpiti dal gigantismo delle scene e dall'incredibile precisione delle tecniche di animazione e degli straordinari effetti speciali.
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Sarà che ho una certa allergia ai Kolossal, sarà che diffido tendenzialmente dei cosiddetti "casi" (letterari o cinematografici che siano) e dell'incessante pioggia mediatica che li accompagna, sarà un mio inveterato pregiudizio...sarà quel che si vuole ma a me il tanto discusso "Avatar" non ha detto granchè. Non che non mi sia piaciuto: peggio, non mi ha proprio colpito.
Sul punto è bene che mi spieghi: difficile non restare affascinati dall'idea di un film presentato come enormemente innovativo (almeno dal punto di vista delle tecnologie impiegate), difficile non essere colpiti dal gigantismo delle scene e dall'incredibile precisione delle tecniche di animazione e degli straordinari effetti speciali. Tutto questo però non basta a fare un film...o quantomeno un grande film, come suppongo abbia sperato l'ambiziosissimo Cameron.
Una certa propensione al macroscopico, al dispiego illimitato di mezzi, ha accompagnato la carriera di questo regista, indubitabilmente bravo, almeno dai tempi di "Terminator". I progetti sono stati sempre più magniloquenti fino al tripudio di "Titanic" che sembrava insuperabile nel suo delirio d'onnipotenza. Ora c'è questo "Avatar", campione d'incassi della storia del cinema, film sognato e atteso per oltre un decennio dal suo autore.
Il risultato, in termini di spettacolarità, è senza dubbio raggiunto anche se non sorprendente, visto l'immenso battage che l'ha preceduto. Ben diverso è il discorso da fare per quanto riguarda la trama: si ha infatti l'impressione che i mezzi tecnologici iper-avanzati e le avveniristiche animazioni siano al servizio di una storia piuttosto banale. Classica è la vicenda, l'eroe burbero dal cuore sensibile che abbandona i compagni-oppressori e sposa la causa degli oppressi (anche per effetto dell'amore di un'avvenente fanciulla che puntualmente finisce tra le sue braccia), tutto visto e stravisto. Scontati gli esiti e il lieto fine (il buono sconfigge i cattivi, libera i deboli e si prende la bella, magari da sotto il naso di un rivale) da film western dei più concilianti.
Ma le perplessità più grandi le crea il messaggio del film, sul quale occorre spendere, ahimè, qualche altra parola. Manichea innanzitutto, come di consueto in questo genere di film, la rappresentazione degli opposti schieramenti: da un lato i cattivissimi marines guerrafondai (rozzi e marchiati anche nel fisico dalla guerra di cui sono portatori) e i subdoli burocrati interessati; dall'altro gli affusolati e azzurri Nai, novelli puffi dotati di profonda spiritualità che vivono in comunione con la natura, e gli scienziati illuminati che si immolano per loro. Tutto un po' troppo semplice, come semplice e al limite semplicistica è la morale ecologista di Cameron, infarcita di suggestioni new-age (come lo era a suo tempo la serie degli "Star Wars" tanto cara al pubblico nerd) e di raffazzonati riferimenti all'animismo.
Anche il tanto lodato messaggio mi sembra quindi una lezioncina a presa rapida. Qualche scena emozionante (il crollo dell'albero; la scena d'amore tra le piante bisbiglianti; la preghiera collettiva sul corpo di Sigourney Weaver) non basta a sanare le evidenti pecche di questo film, che è tutto sommato un bel film, ma non certo il capolavoro destinato a rivoluzionare la storia del cinema che ci è stato presentato (anche perchè in realtà pesca con disinvoltura elementi da altri film che sarebbe lungo citare in questa sede). Il tempo, dopo la mania collettiva, lo ridimensionerà.
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TRAMA:Il regno della natura del pianeta Pandora è minacciato dall'invasione dei terrestri i quali vogliono saccheggiarne le ricchezze e un soldato ribelle e la popolazione aliena locale dovranno contrastare l'invasione...RECENSIONE:Il gigantesco martellamento pubblicitario globale di James Cameron a proposito del film in questione ha ottenuto gli effetti sperati poichè AVATAR è attualmente considerata l'opera di fantascienza che ha ottenuto il maggior numero di incassi al botteghino della storia del cinema raggiungendo i record di VIA COL VENTO e CASABLANCA.
Pultroppo in questo gigantesco kolossal i difetti prevaricano come un onda inarrestabile e spietata i pregi rendendolo,sotto numerosi aspetti,la più grande bidonata dai tempi di MATRIX.
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TRAMA:Il regno della natura del pianeta Pandora è minacciato dall'invasione dei terrestri i quali vogliono saccheggiarne le ricchezze e un soldato ribelle e la popolazione aliena locale dovranno contrastare l'invasione...RECENSIONE:Il gigantesco martellamento pubblicitario globale di James Cameron a proposito del film in questione ha ottenuto gli effetti sperati poichè AVATAR è attualmente considerata l'opera di fantascienza che ha ottenuto il maggior numero di incassi al botteghino della storia del cinema raggiungendo i record di VIA COL VENTO e CASABLANCA.
Pultroppo in questo gigantesco kolossal i difetti prevaricano come un onda inarrestabile e spietata i pregi rendendolo,sotto numerosi aspetti,la più grande bidonata dai tempi di MATRIX.
Il cinema fantascientifico americano del 20°secolo aveva quasi sempre sempre immaginato i popoli degli altri pianeti come il minaccioso nemico invasore ma AVATAR ribalta questo clichè(e questo è uno dei pochi aspetti positivi e intelligenti del film)e trasforma i terrestri in invasori(e non più vittime)diventando loro il nemico da contrastare e questa minaccia è personificata dall'esercito americano.
Il film può vantare anche,in positivo,qualche sequenza particolarmente riuscita in termini di "intensità"e simbolismi narrativi(legati all'importante tema ambientalista)quale l'attacco dei marines al grande albero della popolazione nativa di Pandora.
Tragicamente gli aspetti salvabili del film finiscono qui poichè,per quanto riguarda il resto,la sceneggiatura(che ricorda molto la storia di Pocahontas che in questo caso viene trasferita su un altro pianeta)trasuda ovvietà da tutte le parti(la storia d'amore tra il soldato rinchiuso nell'avatar e la guerriera aliena,il generale prevedibilmente bastardo,la tribù di Pandora prevedibilmente carica di stereotipi visti e rivisti)e i"rivoluzionari"effetti speciali(che di rivoluzionario non hanno un accidente di niente)che vengono spiattellati sullo schermo in quantità talmente elevate da sfiorare,a tratti,l'impresentabilità facendolo somigliare a un videogioco(e questo è grave).
La corsa sulle ali del vento dei protagonisti sopra i draghi di Pandora rischia di suscitare più ilarità che fascino e il profondo rapporto che lega la tribù alla natura(a tratti efficace)potrebbe apparire,a seconda dei punti di vista,ammaliante oppure completamente privo d'anima.
La lunga sequenza della guerra finale tra le tribù e l'esercito non è altro che una ridicola sagra degli effetti speciali(come il resto del film ma il finale è la parte peggiore)in cui impera la risata e non il dramma ma il picco della cialtroneria viene toccato,forse,nello scontro finale tra il soldato ribelle e il generale bastardo(un numero imprecisato di minuti inguardabili).
L'inevitabile lieto fine riesce nel impresa di non valere assolutamente niente e Sigourney Weaver è l'unica attrice a uscirne dignitosamente.
AVATAR merita di essere consacrato come un monumento storico al fallimento e alla decadenza della cinematografia americana specialmente per le grandi aspettative che ci si potevano attendere e che ora si possono considerare,a mio giudizio,una vera perdita di tempo.
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