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giovedì 21 gennaio 2010
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la forza di un'onda lisergica
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Dei colori così, non si vedevano dai tempi in cui andava di moda il batik. Se Aliens (assieme a vari elementi del suo primo cinema) è il negativo, chiuso, oscuro, ancora molto giocato sulla suspense e il non visto, Avatar è il cinema di Cameron pienamente sviluppato: si mostra in piena luce, ostenta colori e dettagli, sceglie l’immediatezza dell’azione e l’inserisce in uno spazio vertiginosamente aperto.Avatar è il film più ricco della storia del cinema, e per arrivare a questo risultato s’è imposto con una delle campagne pubblicitarie, vecchio stampo e sensazionalistiche, più massicce che si ricordino, convincendoci tutti non che sarebbe stato il miglior film di sempre, ma che non ci sarebbe stato nessun motivo per non vederlo.
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Dei colori così, non si vedevano dai tempi in cui andava di moda il batik. Se Aliens (assieme a vari elementi del suo primo cinema) è il negativo, chiuso, oscuro, ancora molto giocato sulla suspense e il non visto, Avatar è il cinema di Cameron pienamente sviluppato: si mostra in piena luce, ostenta colori e dettagli, sceglie l’immediatezza dell’azione e l’inserisce in uno spazio vertiginosamente aperto.Avatar è il film più ricco della storia del cinema, e per arrivare a questo risultato s’è imposto con una delle campagne pubblicitarie, vecchio stampo e sensazionalistiche, più massicce che si ricordino, convincendoci tutti non che sarebbe stato il miglior film di sempre, ma che non ci sarebbe stato nessun motivo per non vederlo. In questa sua classicità, questa predestinazione ad essere il film per tutti, è iscritta la semplicità di Avatar, ed è per questo che trovo ingenuo chi trova ingenua la sua storia. Avatar è uno spettacolo visivo ininterrotto, un viaggio in un mondo sgargiante e pieno di vita, ma ancora pudico, pulito, asessuato, scenario di una fiaba innocua ma piacevole. Non credo ci sia il pericolo che il film possa risultare presto tecnicamente superato, vista la perfetta espressività e fluidità di movimento di uomini e bestie, che per la prima volta sembrano avere negli occhi davvero la vita. D’altro canto, è anche vero che il film non può far girare la testa come fecero Star Wars o 2001, perché si muove comunque all’interno di una tecnologia che è la stessa dei videogames, è costruito con gli stessi pixel di cui oggi è fatto tutto ciò che è irreale ma visibile; può risultare quindi più convincente, e avvolgente, ma non può più sorprendere quanto il riuscire a catturare sullo schermo quel che è invisibile o incredibilmente lontano. E allora il tratto riconoscibile e peculiare di Avatar tornano ad essere i suoi colori, che sarebbero piaciuti ad Hofmann e che ha descritto Huxley. È in questo aspetto che risiede l’aspetto più radicale e scostumato del film, che richiama utopie sessantottine e decide di sommergere con un’ondata di acido lisergico le grigie macchine da guerra. E ritroviamo anche la declinazione occidentale più aderente ai temi e le visioni di Miyazaki: più volte indicata quale modello di lavori occidentali,spesso senza motivo,l’opera dell’autore giapponese perde le sue sfumature,le commistioni fra bene e male,ma conserva l’anima panteista,la leggerezza delle figure,la passione per il volo,la fusione con una natura imponente che difende il suo equilibrio,e persino la sua principessa guerriera,col volto dipinto per lo scontro.In conclusione,Avatar non rischia la costruzione di personaggi fortemente caratterizzati,come quelli che una volta venivano affidati ad Harrison Ford,ma riesce a dare ai suoi “attori”, disegnati per ipertrofia dei cinque sensi,un solido fascino iconico,che trova il suo apice nella protagonista femminile;non inserisce niente d’inatteso nello script,ma sceglie di richiamare la politica neocolonialista americana:se la realtà è banale, non per questo vuol dire che sia semplicistica o,paradossalmente,meno reale. È vero,ogni scena è riconducibile ad uno o più episodi cinematografici,perché questo di Cameron non è un film maturo,non è letterario né speculativo e neppure riflessivo,è la linearità narrativa elaborata dal cinema,un linguaggio la cui universalità è direttamente proporzionale alla semplicità. I risultati fanno di Avatar il film più semplice e universale mai creato.slowfilm.splinder.com
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the lady on the hot tin roof
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domenica 24 gennaio 2010
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james cameron il romantico
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Jake Sully (Sam Worthington), ex marine paraplegico, accetta di sostituire il gemello morto in una spedizione scientifica diretta sul pianeta alieno di Pandora.
Chiunque abiti in un luogo dotato di mezzi di comunicazione di massa sa che "Avatar" è un film dagli effetti speciali assolutamente strabilianti. E lo sono, senza ombra di dubbio. Per questo sarebbe inutile e presuntuoso, da parte di chi scrive, elencare le innumerevoli meraviglie che ciascun paio di occhi deve necessariamente vedere per credere. D'altronde bisognava aspettarselo da un film di James Cameron, perfezionista estremista della settima arte.
Sicuramente egli non si è accontentato di rivoluzionare per sempre il modo in cui intendiamo il cinema secondo canoni meramente visivi ed ha predisposto uno strumentario più che idoneo a creare un film completo sotto ogni aspetto, a partire da una sceneggiatura che ha un buon ritmo e non annoia.
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Jake Sully (Sam Worthington), ex marine paraplegico, accetta di sostituire il gemello morto in una spedizione scientifica diretta sul pianeta alieno di Pandora.
Chiunque abiti in un luogo dotato di mezzi di comunicazione di massa sa che "Avatar" è un film dagli effetti speciali assolutamente strabilianti. E lo sono, senza ombra di dubbio. Per questo sarebbe inutile e presuntuoso, da parte di chi scrive, elencare le innumerevoli meraviglie che ciascun paio di occhi deve necessariamente vedere per credere. D'altronde bisognava aspettarselo da un film di James Cameron, perfezionista estremista della settima arte.
Sicuramente egli non si è accontentato di rivoluzionare per sempre il modo in cui intendiamo il cinema secondo canoni meramente visivi ed ha predisposto uno strumentario più che idoneo a creare un film completo sotto ogni aspetto, a partire da una sceneggiatura che ha un buon ritmo e non annoia. Il cast è in ottima forma, in primis il bravo protagonista Sam Worthington e la sempreverde Sigourney Weaver nel ruolo del capo della spedizione scientifica, ed è adiuvato dalle note del veterano, nonché fedele collaboratore del regista, James Horner.
I fan di Cameron dai tempi di "Terminator" e "Aliens" saranno più che appagati dalle lunghe sequenze d'azione allo stato puro, anche se la vena romantica che ha trasformato il regista in re degli Oscar con il suo "Titanic" oramai quasi tredici anni fa si manifesta nella natura di Pandora e nel nuovo valore che assume il termine "romantico" in tale contesto. Infatti, ad avviso di chi scrive, non bisogna scorgere nella trama di "Avatar" il messaggio ultimo del film, ossia un'esortazione all'integrazione culturale alla "Pocahontas" che pure, in una qualche misura, sicuramente c'è. "Io ti vedo". Questo è il saluto della popolazione indigena dei Na'vi e sta a significare il legame spirituale che unisce tutti gli esseri viventi, quindi la Natura nel suo complesso, alla divinità. Il protagonista è un rude disilluso proveniente da un mondo in profonda decadenza che impara a fermarsi e scoprire il rigoglio di un mondo colorato e spirituale, imparare ad apprezzare la silenziosa delicatezza dei suoi abitanti più piccoli, il fervore di una popolazione indissolubilmente legata alle proprie tradizioni e l'amore nella sua forma più pura e innocente. In altre parole, Jake Sully scopre il Bello, ossia il Vero.
Al di là delle note filosofeggianti, inconsapevoli o meno, il romanticismo di Cameron, nonché la sua minuziosità, impera in quei momenti: proprio allora il 3D si rivela in tutto il suo inimmaginabile splendore.
Un'ultima nota finale: il doppiaggio di questo film non è così male. Sembra incredibile, ma è vero.
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(di the lady on the hot tin roof)
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martedì 16 febbraio 2010
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effetti speciali....e poco altro.
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I film come Avatar vanno assolutamente visti al cinema per apprezzare l'elevato livello tecnico che l'animazione e gli effetti speciali hanno raggiunto negli ultimi anni e che sono destinati ad una continua evoluzione sempre più spettacolare. Da questo punto di vista siamo sicuramente di fronte ad una pellicola all'avanguardia alla quale va riconosciuto il merito di condurre lo spettatore all'interno di un mondo fantastico connotato da un realismo impressionante sia nella resa dei personaggi che in quella dei paesaggi e delle creature che li abitano. Si tratta però di tecnica e tecnologia che dovrebbero fungere da sostegno all'impianto narrativo di un film e non rappresentarne il fine ultimo (ed unico).
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I film come Avatar vanno assolutamente visti al cinema per apprezzare l'elevato livello tecnico che l'animazione e gli effetti speciali hanno raggiunto negli ultimi anni e che sono destinati ad una continua evoluzione sempre più spettacolare. Da questo punto di vista siamo sicuramente di fronte ad una pellicola all'avanguardia alla quale va riconosciuto il merito di condurre lo spettatore all'interno di un mondo fantastico connotato da un realismo impressionante sia nella resa dei personaggi che in quella dei paesaggi e delle creature che li abitano. Si tratta però di tecnica e tecnologia che dovrebbero fungere da sostegno all'impianto narrativo di un film e non rappresentarne il fine ultimo (ed unico). Infatti, lasciando da parte l'aspetto dell'aniamzione grafica, Avatar risulta essere ben poca cosa, sopratutto rapportato ai toni trionfalistici con i quali è stato pubblicizzato. Il primo aspetto da analizzare è l'ambientazione: di fatto gli eventi si svolgono all'interno di una foresta equatoriale popolata da creature che sono quasi identiche ai dinosauri e da esseri bipedi fortemente antropomorfi. Da questo punto di vista i cretori di Avatar potevano fare sicuramente meglio, per lo meno si attendeva da loro uno sforzo creativo ed innovativo maggiore. In secondo luogo la sceneggiatura è di una banalità sorprendente: i personaggi sono alquanto stereotipati(il sergente di ferro senza cuore, il cinico dirigente al soldo delle multinazionali, la scienziata ambientalista che difende la cultura indigena, il soldato che viene inviato ad uccidere e che inevitabilmente si innamora....)inoltre la struttura e le dinamiche narrative sono talmente scontate che dopo pochi minuti di proiezione si capisce già come andrà a finire il film.... ed infatti finisce esattamente come il pubblico si aspetta. In sostanza siamo di fronte ad un film nel quale la spettacolarità dell'impianto visivo annulla qualsiasi altra pretesa sia recitativa che di contenuto denotando una clamorosa assenza del regista che abdica a favore dei tecnici della comuter grafica ai quali va sicuramente tributato un plauso.
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sweet_dreamer87
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martedì 26 gennaio 2010
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infinitamente emozionante
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Un nuovo mondo, creature mitologiche, paesaggi fantastici, alieni che diventano buoni e umani che diventano i cattivi, oltre a un indiretto messaggio ecologista: sono questi gli ingredienti dell'ultimo colossal di James Cameron, che rompe tutti gli schemi del cinema che conoscevamo fino ad oggi e ci porta in una realtà dove ci chiediamo se un attore digitale realizzato in performance capture possa davvero avere il merito di un Oscar, cosa che solo 5 anni fa ci avrebbe fatto sorridere. Sicuramente ben riuscito, dopo solo due settimane è riuscito ad "affondare" il Titanic e a diventare la pellicola con maggiori incassi nella storia del cinema. Non voglio definire questo film un capolavoro in quanto uso questa parola per far riferimento al massimo che si possa realizzare e mi auguro che il cinema riesca a stupirmi con film sempre migliori, anche migliori di Avatar.
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Un nuovo mondo, creature mitologiche, paesaggi fantastici, alieni che diventano buoni e umani che diventano i cattivi, oltre a un indiretto messaggio ecologista: sono questi gli ingredienti dell'ultimo colossal di James Cameron, che rompe tutti gli schemi del cinema che conoscevamo fino ad oggi e ci porta in una realtà dove ci chiediamo se un attore digitale realizzato in performance capture possa davvero avere il merito di un Oscar, cosa che solo 5 anni fa ci avrebbe fatto sorridere. Sicuramente ben riuscito, dopo solo due settimane è riuscito ad "affondare" il Titanic e a diventare la pellicola con maggiori incassi nella storia del cinema. Non voglio definire questo film un capolavoro in quanto uso questa parola per far riferimento al massimo che si possa realizzare e mi auguro che il cinema riesca a stupirmi con film sempre migliori, anche migliori di Avatar.
Personalmente non amo giudicare un film basandomi su commenti come "trama scontata", "spudoratamente copiato da altri film", "personaggi non delineati" etc... Se mi chiedete cosa ne penso della sceneggiatura, dei personaggi, degli effetti speciali vi posso dire la mia, ma per giudicare un film nel suo complesso è inutile soffermarsi su queste cose, che per me sono solo dettagli tecnici. Così come non potrei mai dire che è un capolavoro solo perchè lo dicano tutti, o dire che è assolutamente di basso livello solo per andare controcorrente.
Da quando al cinema sono partiti i titoli di coda la prima cosa che mi è venuta da fare spontaneamente è stata alzarmi e applaudire fino allo sfinimento, e non perchè lo facevano gli altri, ma perchè sono rimasta letteralmente a bocca aperta: i suoni, i colori, il mondo fantastico di Pandora ti rapiscono completamente, la storia d'amore sarà anche vista e rivista ma è senza dubbio coinvolgente. Ed è questo che è necessario per giudicare un film nel suo complesso: l'intensità delle emozioni che provi, arrivare alla fine e dire "voglio rivederlo". E posso assicurarvi che se dopo i titoli di coda fosse ripartito il film dall'inizio non mi sarei mossa dalla poltrona anche sapendo che mi aspettavano altre tre ore dal principio. Sarà stata anche solo la spettacolarità degli effetti speciali a lasciare tuttigli spettatori imbambolati, con la sola voglia di restare un altro pò in quel fantastico mondo chiamato Pandora...ma è bastato. Su una cosa non ci sono dubbi: dopo aver visto Avatar, la sera quando vai a dormire, non puoi non sognare Pandora! Bravi a Cameron e alla Weta digital: non avranno portato sugli schermi il film migliore della storia ma sicuramente non ce ne dimenticheremo e sentiremo parlare ancora a lungo del fenomeno Avatar.
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baross
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lunedì 15 febbraio 2010
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alla fine cosa resta?
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Al termine della pellicola di Cameron mi sono sorpreso a pensare che forse il film era stato tagliato (nonostante le due ore e quaranta minuti)
o che altrimenti dovevo essermi perso alcuni passaggi decisivi, in cui regista e sceneggiatori indugiavano opportunamente nel tentativo
di dare sostanza, profondità e ricchezza di dettagli ad una trama che risultava debole ed infarcita di troppi luoghi comuni e di citazioni di provenienza riconoscibile e scontata. In realtà la vicenda narrata nel film era proprio tutta li, come appariva ad un primo sguardo attonito a pellicola ferma. Questa constatazione mi ha condotto ad esprimere una valutazione che non avrei mai voluto avvertire dentro di me, ma che si è giocoforza imposta facendomi sentire come diviso in due: fantastico straordinario direi nell'impatto visivo e nella tecnologia d'animazione, buono nella recitazione, ma assolutamente superficiale per tutto il resto.
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Al termine della pellicola di Cameron mi sono sorpreso a pensare che forse il film era stato tagliato (nonostante le due ore e quaranta minuti)
o che altrimenti dovevo essermi perso alcuni passaggi decisivi, in cui regista e sceneggiatori indugiavano opportunamente nel tentativo
di dare sostanza, profondità e ricchezza di dettagli ad una trama che risultava debole ed infarcita di troppi luoghi comuni e di citazioni di provenienza riconoscibile e scontata. In realtà la vicenda narrata nel film era proprio tutta li, come appariva ad un primo sguardo attonito a pellicola ferma. Questa constatazione mi ha condotto ad esprimere una valutazione che non avrei mai voluto avvertire dentro di me, ma che si è giocoforza imposta facendomi sentire come diviso in due: fantastico straordinario direi nell'impatto visivo e nella tecnologia d'animazione, buono nella recitazione, ma assolutamente superficiale per tutto il resto.Credo che un buon film debba lasciare nello spettatore la netta sensazione di aver saputo coniugare gli aspetti formali con quelli di contenuto offrendo un prodotto che sotto questo profilo definirei "Integralmente equilibrato".
In definitiva, volendo essere un po' pungente, ritengo che agli autori di un prodotto che si propone di essere un punto di riferimento, costato moltissimo e con ambizioni di alto profilo, sarebbe potuto venire in mente che lo spettatore ha superato da milioni di anni la fase del primate addomesticabile con noccioline e zuccherini e che nel suo cervello evoluto a livello di Homo Sapiens nascono "talvolta" delle domande e delle attese che possono ambire ad una più seria, attenta e rispettosa considerazione.
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grumpy
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giovedì 4 marzo 2010
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il tempo della grande sofferenza
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“Il tempo della grande sofferenza era finito”. E’ tra le ultime frasi della voce narrante, di “Avatar”, ma è anche il pensiero che attraversa la mente dell’esausto spettatore, sfinito da quasi tre ore di polpettone indigesto, impreziosito – è chiaro – da splendide immagini e mirabolanti invenzioni visive, ma di una stupidità superiore alle più pessimistiche previsioni. Ora: non è che ogni film debba addentrarsi in profonde riflessioni per essere giudicato un capolavoro, e per fortuna: non si contano i bei film che sono, quanto all’argomento e/o al tono, “leggeri”. L’arte vera prescinde dalla “serietà” del soggetto, e via dicendo. Ma perché mai se si punta – legittimamente, beninteso - così forte sulla tecnologia e sulla pura forza delle immagini, la storia deve essere così irrimediabilmente scema? Se spendi fantastiliardi a vagoni per fare un film, che sarà mai riservare due soldi per pagarti uno sceneggiatore degno di questo nome – Cameron non lo è manco per idea - che ti scriva dialoghi decenti e metta in scena personaggi meno ridicoli di questi pupazzi? Certo, l’impatto visivo è indiscutibile, gli scenari, le luci, i colori, i paesaggi, tutto testimonia una fantasia sbrigliata sostenuta da una tecnica mirabile, ma la storia è quanto di più risaputo e banale possa immaginarsi, i personaggi delineati – si fa per dire – con mortificante miseria inventiva e serviti da dialoghi che regalano gli unici veri brividi – involontari - in quasi tre ore di film.
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“Il tempo della grande sofferenza era finito”. E’ tra le ultime frasi della voce narrante, di “Avatar”, ma è anche il pensiero che attraversa la mente dell’esausto spettatore, sfinito da quasi tre ore di polpettone indigesto, impreziosito – è chiaro – da splendide immagini e mirabolanti invenzioni visive, ma di una stupidità superiore alle più pessimistiche previsioni. Ora: non è che ogni film debba addentrarsi in profonde riflessioni per essere giudicato un capolavoro, e per fortuna: non si contano i bei film che sono, quanto all’argomento e/o al tono, “leggeri”. L’arte vera prescinde dalla “serietà” del soggetto, e via dicendo. Ma perché mai se si punta – legittimamente, beninteso - così forte sulla tecnologia e sulla pura forza delle immagini, la storia deve essere così irrimediabilmente scema? Se spendi fantastiliardi a vagoni per fare un film, che sarà mai riservare due soldi per pagarti uno sceneggiatore degno di questo nome – Cameron non lo è manco per idea - che ti scriva dialoghi decenti e metta in scena personaggi meno ridicoli di questi pupazzi? Certo, l’impatto visivo è indiscutibile, gli scenari, le luci, i colori, i paesaggi, tutto testimonia una fantasia sbrigliata sostenuta da una tecnica mirabile, ma la storia è quanto di più risaputo e banale possa immaginarsi, i personaggi delineati – si fa per dire – con mortificante miseria inventiva e serviti da dialoghi che regalano gli unici veri brividi – involontari - in quasi tre ore di film. I buoni sono talmente perfettini e melensi che verrebbe istintivo “tifare” per i cattivi, se non fosse che i cattivi, oltre che razzisti e fascistoidi, sono pure fessi oltre ogni dire. Neppure i più abusati e stinti luoghi comuni ti vengono risparmiati (compresa la terrificante scena madre finale) e le continue, più o meno velate citazioni da cinefilo (da “Apocalypse now” a “Balla coi lupi”, capolavori lontani anni luce dalle pacchianate di Cameron) contribuiscono solo a sottolineare ancor di più la pochezza di fondo dietro lo sfavillio della confezione.Il problema è che Cameron – non per la prima e, temiamo, neppure per l’ultima volta – si prende troppo sul serio: il suo talento per il puro intrattenimento è fuori discussione, ed è altrettanto indubbio che padroneggi tempi e ritmi dell’azione, i guai cominciano quando si mette in testa di atteggiarsi a regista “impegnato” lanciandosi in analisi e denunce che richiederebbero ben altra finezza e profondità. Risibile, in questo senso, la pretesa di porre al centro del film – con intenti, appunto, “seri” – il tema della colonizzazione del “diverso” che degenera nella violenza e nell’intolleranza verso una cultura e una civiltà che ha la sola colpa di essere lontana e estranea alla nostra (tema trattato con ben altra, commovente arte, ad esempio, dal già citato “Balla coi lupi”).
Senza contare l’obiezione di fondo che sorge spontanea ad ogni suo film: si vorrebbe, cioè, per una volta, vederlo cimentarsi con budget meno faraonici e vedere se, dove finiscono i denari, subentra il talento, quello vero. Viene in mente, per dire, un regista ventiquattrenne, una quarantina di anni fa, che all’esordio assoluto folgora il mondo trasformando con la sola forza del proprio genio in erba mezzi poverissimi, volti anonimi e una storia scarna fino all’osso in un tesissimo e magnifico capolavoro. L’anno era il ’71, il film “Duel” e il 24enne all’esordio si chiamava Steven Spielberg.
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kronos
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sabato 12 febbraio 2011
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piccolo grande uomo ... balla coi na'vi!
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Il valore di un film non si misura dal budget, dalla tecnologia impiegata, dalla bontà e pervasività del marketing ... ma, banalmente, dai risultati raggiunti.
Pellicole come '2001 odissea nello spazio' o 'Blade Runner' continuano a stupire e meravigliare non tanto per i soldi o le tecnologie impiegate (a suo tempo) per realizzarle, quanto invece per la straordinaria potenza cinematografica, per le ambizioni tematiche, per la creatività e le emozioni, che quelle opere espongono.
Avatar di Cameron potrà essere, almeno per ora, il film più costoso e tecnologicamene avanzato della storia, ma al netto di questi primati provvisori è una piccola e assai convenzionale espressione cinematografica.
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Il valore di un film non si misura dal budget, dalla tecnologia impiegata, dalla bontà e pervasività del marketing ... ma, banalmente, dai risultati raggiunti.
Pellicole come '2001 odissea nello spazio' o 'Blade Runner' continuano a stupire e meravigliare non tanto per i soldi o le tecnologie impiegate (a suo tempo) per realizzarle, quanto invece per la straordinaria potenza cinematografica, per le ambizioni tematiche, per la creatività e le emozioni, che quelle opere espongono.
Avatar di Cameron potrà essere, almeno per ora, il film più costoso e tecnologicamene avanzato della storia, ma al netto di questi primati provvisori è una piccola e assai convenzionale espressione cinematografica.
La vicenda è un miscuglio di classici del cinema western 'riformista' anni settanta-ottanta, rielaborati senza grandi sforzi di fantasia in chiave fantascientifica: i modelli più evidenti sono 'Piccolo grande uomo' di Penn, 'Un uomo chiamato cavallo' di Silverstein, e soprattutto 'Balla coi lupi' di Kostner.
E se un tempo gli effetti speciali erano costosi ma necessari corollari finalizzati alla buona realizzazione di grandi storie, nell'era di Avatar pare che gli obiettivi siano rovesciati: le sceneggiature (banali e già viste e riviste) sono semplici pretesti per la muscolare esibizione di fastosi apparati digitali e stereoscopici.
Ma è ancora cinema? Soprattutto, è ancora *grande* cinema?
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gropius
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mercoledì 10 febbraio 2010
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visivamente un capolavoro
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Siamo al cospetto del miglior film mai realizzato di tutti i tempi dal punto di vista grafico.Attraverso i suoi ottimi effetti speciali,davvero una chicca il 3D,Avatar è in grado di proiettare lo spettatore per più di due ore in un mondo fantasioso distaccandolo mano a mano dalla propria routine quotidiana.Cameroon riesce a trasmetterci diversi valori nella sua opera:il rispetto per ciò che è diverso da ciò che è considerato standard,l'amore dei protagonisti,il coraggio di un popolo che è disposto a morire per la difesa della propria integrità morale,spirituale e culturale.Egli inoltre fa emergere il proprio spirito critico nei confronti della prepotenza bellicosa dell'essere umano; capace sempre di appropriarsi di beni materiali,spesse volte inutili e per di più con fini economici,attraverso l'uso di inutili e spesso insolubili guerre sanguinose.
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Siamo al cospetto del miglior film mai realizzato di tutti i tempi dal punto di vista grafico.Attraverso i suoi ottimi effetti speciali,davvero una chicca il 3D,Avatar è in grado di proiettare lo spettatore per più di due ore in un mondo fantasioso distaccandolo mano a mano dalla propria routine quotidiana.Cameroon riesce a trasmetterci diversi valori nella sua opera:il rispetto per ciò che è diverso da ciò che è considerato standard,l'amore dei protagonisti,il coraggio di un popolo che è disposto a morire per la difesa della propria integrità morale,spirituale e culturale.Egli inoltre fa emergere il proprio spirito critico nei confronti della prepotenza bellicosa dell'essere umano; capace sempre di appropriarsi di beni materiali,spesse volte inutili e per di più con fini economici,attraverso l'uso di inutili e spesso insolubili guerre sanguinose.Il paesaggio di Pandora è stato realizzato nei minimi dettagli;impressionante è la magnificenza dei variopinti colori che ornano l'ambiente naturale nonchè la cura dettagliata degli oggetti, delle forme vegetali e della fauna;in special modo superba è la cura dei particolari dell'espressioni visive delle simpatiche creature blue dalle buffe orecchie che abitano il paese.Nonostante questi grandi pregi che il film possiede ,considerando anche la discreta recitazione degli attori , però non può considerarsi tale opera un capolavoro in quanto non è sorretta da una sceneggiatura fortemente strutturata ed adeguata.Probabilmente la minuziosa cura dei particolari grafici che rendono il film quasi un "affresco" ha avuto come conseguenza negativa quella di soffocare gli elementi intrinseci della storia;la quale finisce per scemare la propria originalità andando a ricordarci altri prodotti simili che magari non possiedono codesta forza visiva alimentata dale innovazioni digitali ma che detengono lo sciettro dell'originalità in quanto precursori di Avatar.
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linus2k
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sabato 23 gennaio 2010
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una svolta nel cinema
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Su Avatar sarebbe da scrivere poemi... un film complesso da descrivere e fondamentalmente bello!
Bello perché è la prima parola che ti viene da dire a caldo dopo che per quasi 3 ore sei affondato nella poltrona del cinema con i tuoi occhialini (credo che vedere questo film in 2D significhi perdere gran parte del suo fascino) e sei rimasto incantato, quasi stordito, dalla bellezza delle immagini, dall'incantevole pianeta Pandora, dalle sue foreste, le sue felci, i suoi animali, la sua luminescenza notturna... Uno spettacolo per la vista unico, un qualcosa di mai visto, di calamitante ed affascinante, su cui il regista, si trattiene molto con la camera...
Nella descrizione degli ambienti, nel soffermarsi sulla natura, si ritrova nel film cenni di quel cinema descrittivo e riflessivo tipico di Herzog (ma meno noioso) e di Malick.
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Su Avatar sarebbe da scrivere poemi... un film complesso da descrivere e fondamentalmente bello!
Bello perché è la prima parola che ti viene da dire a caldo dopo che per quasi 3 ore sei affondato nella poltrona del cinema con i tuoi occhialini (credo che vedere questo film in 2D significhi perdere gran parte del suo fascino) e sei rimasto incantato, quasi stordito, dalla bellezza delle immagini, dall'incantevole pianeta Pandora, dalle sue foreste, le sue felci, i suoi animali, la sua luminescenza notturna... Uno spettacolo per la vista unico, un qualcosa di mai visto, di calamitante ed affascinante, su cui il regista, si trattiene molto con la camera...
Nella descrizione degli ambienti, nel soffermarsi sulla natura, si ritrova nel film cenni di quel cinema descrittivo e riflessivo tipico di Herzog (ma meno noioso) e di Malick... e, se posso azzardare, è proprio dal misterioso regista americano che questo film prende a grandi mani... e non solo sulle tematiche ambientaliste... seppur in maniera meno filosofica, si ritrovano, nelle riflessioni del protagonista, momenti che rimandano al bellissimo "La sottile linea rossa". Sempre rimanendo in tema, poi, è da "New World" (e dalla storia di Pocahontas in generale) che Cameron prende spunto per la trama... ed è qui la debolezza del film... La trama infatti non presenta grandi novità rispetto a tante storie già passate, la classica storia di conquistatori e conquistati con storia d'amore tra i 2 popoli... molti passaggi forse un po' prevedibili ed altri di dubbio gusto che sfociano nell'americanata più becera.
Se infatti la prima parte del film è un inno naturalista con un lirismo di parole e immagini che colma appieno la carenza strutturale della trama, la seconda parte, dove predomina l'azione, è forse quella in cui si perde molto dell'originalità del film, fino a scene stile "Rambo" di dubbio gusto...
Certo, sono tutti rischi (calcolati, conosciuti ed attesi) che un kolossal mette in conto, ma in questo caso penso sia da inutili snob ricalcare questi difetti rispetto agli enormi pregi di questa opera.
In generale si può dire che questo sia un film che segna la storia del cinema in quanto a tecniche, risoluzione e fotografia, e che le montagne sospese di Pandora, il suo popolo Na'Vi, i suoi fiumi, i prati luminescenti e i suoi animali sono il più bel regalo che Cameron ha fatto al cinema mondiale.
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laurence316
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mercoledì 12 luglio 2017
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aperto il vaso di pandora non si torna indietro
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Tra le idee del regista già a partire dalla metà degli anni '90, Avatar viene finalmente realizzato solo quando la tecnica degli effetti speciali raggiunge i livelli desiderati. E' un evento, più che un semplice film. Un evento che porta in campo una nuova generazione di eccezionali effetti speciali (supportati dall'attenta regia di Cameron che ha pensato il film appositamente per essere visto in 3D), una nuova era dello spettacolo che da qui in poi spalanca le porte alla realizzazione di decine di nuovi universi filmici, inconcepibili solo fino a 10-15 anni prima.
La flora e la fauna, la vegetazione di Pandora, così come anche gli avatar e i Na'vi, interamente realizzati in CGI, sono quanto di più impressionante e immersivo si possa immaginare.
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Tra le idee del regista già a partire dalla metà degli anni '90, Avatar viene finalmente realizzato solo quando la tecnica degli effetti speciali raggiunge i livelli desiderati. E' un evento, più che un semplice film. Un evento che porta in campo una nuova generazione di eccezionali effetti speciali (supportati dall'attenta regia di Cameron che ha pensato il film appositamente per essere visto in 3D), una nuova era dello spettacolo che da qui in poi spalanca le porte alla realizzazione di decine di nuovi universi filmici, inconcepibili solo fino a 10-15 anni prima.
La flora e la fauna, la vegetazione di Pandora, così come anche gli avatar e i Na'vi, interamente realizzati in CGI, sono quanto di più impressionante e immersivo si possa immaginare. La motion capture ha fatto passi da gigante, e Avatar ne è la prova. Sul piano narrativo, seppur non particolarmente originale, sicuramente ha il pregio di portare avanti un pensiero ecologista e antimilitarista, e di essere riuscito a creare un vero e proprio nuovo universo filmico, talmente dettagliato da aver creato anche una nuova lingua, il na'vi, appositamente per il film.
Avatar presenta sicuramente un'impostazione classica, la narrazione procede veloce e lineare ed è più l'occhio ad essere catturato e ammaliato che non la mente. Poteva forse essere ancora più ambizioso, approfondendo meglio i buoni spunti offerti dalla trama e le psicologie dei protagonisti, creando un film maggiormente complesso e articolato, ma Avatar rimane indubbiamente un fantastico spettacolo, un emozionante viaggio fra meravigliosi fondali in computer-graphic, un prodotto di intrattenimento sicuramente superiore alla media, nonostante la sceneggiatura talvolta un po' ingenua.
Decisamente uno di quei pochi film da vedere in 3D, in modo da poter apprezzare appieno gli straordinari effetti speciali e l'eccezionale profondità di campo. Costato (pare) 237 milioni di dollari (+ 150 per la campagna promozionale), Avatar si avvia rapidamente verso il record d'incassi, diventando ben presto il film di maggior incasso della storia del cinema, con oltre 2 miliardi e 700 milioni in totale. Un successo clamoroso che spalanca le porte ai sequel (che saranno 4, facendo della saga una pentalogia). Candidato a 9 Premi Oscar, resta a bocca asciutta nella gran parte delle categorie principali, in favore di The Hurt Locker di Kathryn Bigelow (ex-moglie di Cameron), vincendo solo quelli a fotografia, scenografia ed effetti speciali.
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