Non lo so

Film 2008 | Commedia 74 min.

Regia di Alessandro Di Felice, Cristiano Di Felice. Un film con Cristiano Di Felice, Alessandro Di Felice, Clarissa Leone, Fulvio d’Alberto, Sandro Di Scerne. Cast completo Genere Commedia - Italia, 2008, durata 74 minuti. Uscita cinema venerdì 27 febbraio 2009 - MYmonetro 2,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Una benestante famiglia dell'entroterra abruzzese si confronta con un'improvvisa crisi in seguito ad un investimento sbagliato.

Consigliato nì!
2,50/5
MYMOVIES 2,00
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO NÌ
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Trailer
Storia di due Karamàzov abruzzesi che tradisce tutti i limiti del cinema generazionale.
Recensione di Edoardo Becattini
Recensione di Edoardo Becattini

Nel nucleo piccolo borghese della famiglia Ferzetti, i due fratelli Gianni e Marco hanno un approccio speculare alla vita. Gianni, il fratello maggiore, lavora per l'azienda edile di famiglia e si occupa di gestire la costruzione e la vendita di case in Abruzzo. Marco è invece il fratello più giovane ed irresponsabile, eterno studente di filosofia a Bologna con ideali da attivista alquanto tendenti alla flessibilità. Un investimento sbagliato in un appalto di palafitte a Malta manda in crisi certezze e stabilità economiche del gruppo familiare, ed insinua l'ombra del precariato sui due giovani fratelli.
Collocati a metà percorso fra i trentenni in crisi sentimental-esistenziali della "corrente Muccino" e i ventenni eterni adolescenti del tridente Brizzi-Martani-De Biasi, i venticinque-trentenni di oggi paiono vivere in una zona franca, terra di nessuno (im)propria al mondo del cinema quanto all'intera società italiana. Se si escludono infatti l'esordio alla regia di Marco Ponti (Santa Maradona), l'ultimo Virzì (Tutta la vita davanti) e le Parole sante proferite da Ascanio Celestini, quella parte di giovani post-universitari e pre-integrati nella società del lavoro è una minoranza afona con la quale risulta difficile confrontarsi in modo compiuto. Purtroppo, dispiace dirlo, pur vivendo i disagi di questa generazione dall'interno, anche i due fratelli Di Felice finiscono col ridurre la categoria ad un insieme di stereotipi, allo stesso modo di come il gergo politico e giornalistico tende ad appiattire la descrizione di tutti i giovani d'oggi sotto a quel termine-coperta che è "precariato". Non che il racconto semi-autobiografico dei due fratelli abruzzesi sia privo di contenuti e non viva di una spinta genuina a raccontare il disagio di una generazione gravemente instabile, sotto il profilo economico e sociale. Eppure i due giovani filmmaker non fanno alcuno sforzo per evitare tutti quei clichè che hanno reso insopportabilmente vuota la rappresentazione di una nuova generazione forse priva di valori, ma non per questo lassista o cialtrona.
Una generazione che pare destinata a rimanere incastrata nelll'immagine della corsa. Non c'è film "giovanilista" di oggi che non sia privo di qualcuno colto dall'impulso a correre, impulso che però non si riflette mai in un effettivo gesto simbolico di ribellione o desiderio di fuga, ma solo in un movimento sclerotizzato, svuotato di ogni significato. Sono "fughe da fermo" (come recitava un altro titolo di qualche anno fa appartenente allo stesso genere) che non arrivano da nessuna parte, né partono da alcun punto definito, ma che restano sospese fra stilemi contraddittori (una certa ricercatezza nelle inquadrature e la ridondanza della voce off) e un giovanilismo reazionario (il cameratismo facile delle partite a calcetto e delle vittorie ai mondiali, la nostalgia canaglia per le musicassette e per tutti i rituali con gli amici del bar). Nel film dei fratelli Di Felice chi sa di non sapere non solo è filosofo, ma allo stesso tempo comico e imitatore con un ansia da protagonismo degna di un reality show. La storia dei due Di Felice, cui auguriamo il meglio per tutti i futuri lavori, è quella di una crisi giovanile meno vicina alle rappresentazioni di Nanni Moretti che non all'eterno infantilismo di Max Pezzali.

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