Anno | 2008 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 110 minuti |
Regia di | Marco Amenta |
Attori | Gérard Jugnot, Veronica D'Agostino, Marcello Mazzarella, Carmelo Galati, Lucia Sardo Mario Pupella, Francesco Casisa, Lollo Franco, Miriana Faja, Lorenzo Rosone, Primo Reggiani, Paolo Briguglia, Giulia Andò, Roberto Bonura, Giusi Cataldo, Manuela Mulé, Filomena Salerno, Salvatore Schembari. |
Uscita | venerdì 27 febbraio 2009 |
Tag | Da vedere 2008 |
Distribuzione | Cinecittà Luce |
MYmonetro | 2,86 su 8 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 5 ottobre 2011
La storia realmente accaduta di una ragazza che denuncia un delitto di mafia. Il film ha ottenuto 1 candidatura ai Nastri d'Argento, 1 candidatura a David di Donatello, In Italia al Box Office La siciliana ribelle ha incassato 179 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Ha pochi anni e tanti sogni Rita, figlia di Don Vito Mancuso, mafioso ucciso dalla mafia il giorno della sua prima comunione. Disperata per la scomparsa del padre, amato e rispettato in famiglia e in paese, ha deciso di vendicarne la morte e l'onore. Scoperto il mandante dell'efferato omicidio e trattenuta a stento dal fratello maggiore, Rita rimanda per sei anni la rappresaglia contro Don Salvo. Sei anni in cui osserverà e annoterà sui suoi diari ogni movimento dell'uomo e dei suoi scagnozzi. Ma la morte improvvisa del fratello, pugnalato barbaramente, la scopre sola e vulnerabile. Minacciata dagli uomini di Don Salvo si reca a Palermo per denunciarli tutti al procuratore antimafia. Braccata dai mafiosi e protetta dallo stato, Rita smetterà di essere un'adolescente spensierata e scoprirà la differenza tra vendetta e giustizia.
Non è la prima volta che Marco Amenta rappresenta la violenza mafiosa che ha segnato la storia della Sicilia e dell'Italia. Con Il fantasma di Corleone, film documentario che smascherava l'ultimo mistero italiano a quel tempo ancora non risolto (Bernardo Provenzano), il regista siciliano prendeva posizione, e non poteva essere diversamente, in favore della legalità e di quanti si sono impegnati a difenderla.
La siciliana ribelle allo stesso modo ma nella forma della fiction pone l'attenzione sulla medesima questione e su una delle paladine della lotta alla mafia, Rita Atria, che mostrò in modo chiaro che combattere Cosa Nostra era possibile, che non era un fenomeno antropologico invincibile ma un'organizzazione composta di persone che potevano essere individuate e processate. A quei drammatici fatti di mafia, Amenta offre allora una nuova prospettiva, tornando ad approfondire la questione e a fare un cinema civile.
Dedicato e ispirato alla memoria di Rita Atria, costretta ad abbandonare la Sicilia e a vivere sotto falsa identità in un programma di protezione, La siciliana ribelle è il percorso di formazione (soprattutto morale) di un'adolescente allevata nei valori tribali e nel falso credo che padri e padrini hanno sempre ragione. Il punto di osservazione è quello di Rita, che percepisce in modo diretto l'ambiguità e la brutalità degli adulti. La fuga a Palermo non è soltanto da qualcosa e da qualcuno, è prima di tutto verso se stessa, per ritrovarsi e per negare quell'atteggiamento di viltà e di omertà materno.
Marco Amenta conosce il mondo che ci racconta, ha delle preoccupazioni concrete, si fa delle domande e cerca delle risposte dentro un film fondato su un'idea pedagogica di cinema: rappresentare un nucleo narrativo che rivesta anche una funzione didascalica e di insegnamento sulla straziante solitudine di chi si rivolta contro il sistema (mafioso).
La siciliana ribelle è una dichiarazione di libertà di un'adolescenza che chiede autonomia e di essere come dovrebbe, sollevata dai conflitti tra i "grandi" e dalla violenza della loro debolezza.
Il termine "tragico" esprime qualcosa in più rispetto al termine "drammatico" nel senso che questo film ha un finale drammatico il quale, però, è inserito in un più ampio contesto tragico, entro cui ci vengono mostrate le peggiori nefandezze della razza umana come, ad esempio, la madre mafiosa che rinnega la figlia in cerca di giustizia o lo zio che prima ordina di ucciderti il padre e poi cerca di [...] Vai alla recensione »
La vita breve ma intensa di Rita Atria trasforma la giovane donna da figlia del boss a collaboratrice di giustizia: un percorso iniziato per sete di vendetta e concluso per desiderio di giustizia grazie anche al rapporto di fiducia instaurato con Paolo Borsellino. Pur non essendo una biografia in senso stretto, dalla vicenda trae ispirazione questo film di mafia firmato da Marco Amenta che unisce il [...] Vai alla recensione »
Un film di alto impegno civile, lucidamente vissuto dai protagonisti (=una sensibilissima e bravissima Veronica D'agostino)e dal regista,non nuovo a performances del genere.Una storia vera,vissuta dolorosamente all'interno della protagonista, di una Rituccia che diventa Rita quando prende coscienza che la mafia si può vincere, se si arriva a negare il proprio padre ed il fratello che sono stati la [...] Vai alla recensione »
Finalmente è arrivato in tv "La siciliana ribelle", splendido film di Marco Amenta...Che fine ha fatto l'attrice protagonista, Veronica D'Agostino? Difficilmente ho visto rendere in modo così intenso un personaggio tragico come quello di Rita (la cui gioia di vivere s'individua anche nel fotogramma originale, che ce la mostra bella almeno quanto l'attrice), bella coraggiosa e volitiva, stroncata dalla [...] Vai alla recensione »
La protagonista è veramente "magnetica", ottima interpretazione. Il film, in sè, è pura retorica. Certo, la mafia esiste, però qui è resa come una pulp fiction. Comunque bel film, mi è piaciuto, è trascorso velocemente, buon indice.
Proprio perchè è tratto da una storia vera, si lascia vedere dall'inizio alla fine. Qualche difficoltà col dialetto siciliano stretto. Peccato non si capisca affatto che si parli del giudice Borsellino..mi sarebbe piaciuto di più..l'avrei vissuto con più intensità. Voto 7-
Film ben fatto ma che non entusiasma.... poi nessun attore eccelle!!!
Rita Atria non aveva ancora diciotto anni quando, il 26 luglio 1992, una settimana dopo l' autobomba di via D' Amelio, si tolse la vita. Figlia e sorella di mafiosi liquidati dalla guerra di mafia, aveva deciso alla fine del ' 91 di consegnare la sua testimonianza a Paolo Borsellino, vivendo poi l' attesa del processo e la nuova condizione di testimone sottoposta a fortissima pressione e a misure eccezional [...] Vai alla recensione »
Si chiamava Rita Atria e tutti gli italiani dovrebbero conoscere la sua storia. Ma in fondo la conosciamo già perché ce la portiamo dentro, sigillata in una memoria ancestrale che raccorda la cronaca e il mito, gli orrori del presente e i moniti del passato. Rita Atria si toglie la vita nel '92, nemmeno 18enne, ma viene da lontano. È un'eroina tragica, una ragazza che non sfida la Legge dello Stato [...] Vai alla recensione »
Roberto Saviano non è il primo eroe civile di un'Italia maledetta che ha bisogno di prodi (solo con la minuscola?), Brecht insegna, che combattano battaglie che competerebbero alle istituzioni. Sono i nostri esempi, la nostra coscienza civile e per questo sacrificio - che spesso diventa martirio - mettono in gioco vita, giovinezza e libertà. Ecco perché lo scrittore va sostenuto e protetto, e non solo [...] Vai alla recensione »
"La Sicilienne" : Antigone contre la mafia Pour une fois, l'exaspérante formule "inspiré de faits réels" ne sert pas seulement d'alibi à la paresse d'un scénariste. Marco Armenta a réalisé un documentaire consacré à Rita Atria, devenue Rita Mancuso dans ce long métrage de fiction. Faute d'avoir vu le documentaire (dont on entrevoit de brefs extraits pendant le générique de fin de La Sicilienne), [...] Vai alla recensione »
Si fa presto a dire mafia. Si fa presto a condannare l'omertà, a giudicare con disprezzo chi non ha il coraggio di denunciare, chi convive, per calcolo o paura, con un fenomeno criminale che sembra non avere possibilità di soluzione. Ma quando si vede sul grande schermo La siciliana ribelle, di Marco Amenta, ci si rende conto di quanto in realtà sia difficile, praticamente impossibile ribellarsi.
Propelled by rage and preternatural inner strength, 17-year-old Rita Atria broke the Mafia's code of silence in 1991, her childhood diaries serving as key evidence leading to numerous convictions. "The Sicilian Girl," a straightforward fictionalization of her story, adopts conventions of the mob genre, from the inky chiaroscuro shadows to the operatic intensity of melodrama.
La mafia provinciale fra 1985 e 1992 è evocata da Marco Amenta nella Siciliana ribelle attraverso le sventure di una bambina, poi di una ragazza (Veronica D'Agostino) che prima s'identifica con i costumi locali, in seguito scopre il prezzo da pagare con l'assassinio del padre, capo mafioso anche lui. Infine, davanti all'assassinio anche del fratello, si rivolge al magistrato (Gerard Jugnot) che inizialmen [...] Vai alla recensione »