cormac mccarthy
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sabato 14 febbraio 2009
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benjamin button
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Cavalcando l'onda emotiva delle 13 Nominations Oscar, arriva anche da noi "Il curioso caso di Benjamin Button", trasposizione cinamtografica di un racconto di Francis Scott Fitzgerald. Film che ha avuto una gestazione lunghissima: rumors parlano di un progetto in cantiere dal 1994 e che è passato di mano in mano prima di attirare l'attenzione di David Fincher, già autore di film di culto come "Seven" "Fight club" e "Zodiac". Purtroppo il film ha deluso non poco le mie aspettative. Mai avrei pensato che un talento florido come quello di Fincher potesse partorire un'opera ai mei occhi così poco interessante. Il problema più che di natura tecnica è da ricercarsi nella struttura. Troppo ordinaria la vita del protagonista (ringiovanimento a parte) per catturare l'attenzione di uno spettatore smaliziato.
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Cavalcando l'onda emotiva delle 13 Nominations Oscar, arriva anche da noi "Il curioso caso di Benjamin Button", trasposizione cinamtografica di un racconto di Francis Scott Fitzgerald. Film che ha avuto una gestazione lunghissima: rumors parlano di un progetto in cantiere dal 1994 e che è passato di mano in mano prima di attirare l'attenzione di David Fincher, già autore di film di culto come "Seven" "Fight club" e "Zodiac". Purtroppo il film ha deluso non poco le mie aspettative. Mai avrei pensato che un talento florido come quello di Fincher potesse partorire un'opera ai mei occhi così poco interessante. Il problema più che di natura tecnica è da ricercarsi nella struttura. Troppo ordinaria la vita del protagonista (ringiovanimento a parte) per catturare l'attenzione di uno spettatore smaliziato. Ti aspetti prima o poi un colpo di scena (o di genio) che risollevi il tutto dal torpore, ed invece il film continua con il suo incedere statico, piatto come una tavola. La storia d'amore tra i due protagonisti, che dovrebbe essere il motore dell'intero congegno, non tocca quelle corde recondite che ad esempio Danny Boyle (tanto per rimanere in tema Nominations 2009) è riuscito a stimolare con grande acutezza nel suo "The Millionaire". Più in generale, durante le quasi tre ore di visione, si alternano momenti interessanti ad altri del tutto superflui. La prima ora, per dire, scorre liscia come l'olio, senza tuttavia sfiorare grandi vette, poi il film si arrampica su sè stesso; la storia di Benjamin in guerra, la relazione con il personaggio di Tilda Swinton (sprecata), il ritorno del vero padre, sono episodi molto poco approfonditi e nessuno ne avrebbe sentito la mancanza se fossero stati tagliati per snellire un pò il tutto. Il finale poi con Daisy alle prese con un Benjamin bambino è buttato lì un pò a casaccio. Sarò impopolare, ma Brad Pitt mi è apparso come svogliato e, da suo grande estimatore, ricordo almeno 6-7 interpretazioni migliori che sono state totalmente snobbate. Resto quindi perplesso che la sua candidatura sia stata preferita, ad esempio, al grande Di Caprio visto in "Revolutionary Road". Cate Blanchett, al contrario, è divina come al solito nonostante un personaggio non del tutto sviluppato e coerente. In definitiva un film, a mio avviso, non riscito e che reputo inferiore sia a "The Millionaire" che a "Frost/Nixon", ma che all'Oscar potrebbe spuntarla per via di quel taglio epico di cui i concorrenti, film migliori ma meno ambiziosi, non dispongono.
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gloomy
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domenica 15 febbraio 2009
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il curioso caso di david fincher
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--->Vi sconsiglio di leggere la recensione se non avete ancora visto il film <---
Assolutamente sopravvalutato, ma per ovvi motivi, che sono la regia (reduce di Seven e Fight Club), gli attori e l'idea (merito, questo, ovviamente esterno al film).
Riprende Forrest Gump nella base (come il protagonista, "diverso", si relaziona con il mondo esterno) e in alcuni personaggi e scene: la madre che dispensa frasi sul senso della vita, il capitano della barca troppo simile al tenente di Forrest Gump, soprattutto nel tipo di rapporto che si instaura tra loro (il capitano mondaiolo e ubriacone, benjamin remissivo e mite, che si lascia guidare e fare); ma soprattutto, chi è che vedendo il colibrì in un paio di scene non ha pensato alla piuma che accompagna la storia di Forrest Gump? Ho sempre pensato che citare film in altri film sia un procedimento interessante, che denota conoscenza e stima verso altri registi, ma così non è un po' troppo? Andiamo avanti con le "citazioni": Benjamin, circa a metà film, fa un lungo discorso sulla concatenazione della casualità, per racconatare di come Daisy viene investita da un tassista, per dire che una catena perfetta di eventi ha portato proprio a quello, e che se qualcosa, anche un piccolissimo dettaglio, fosse andato storto, la storia sarebbe andata diversamente.
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--->Vi sconsiglio di leggere la recensione se non avete ancora visto il film <---
Assolutamente sopravvalutato, ma per ovvi motivi, che sono la regia (reduce di Seven e Fight Club), gli attori e l'idea (merito, questo, ovviamente esterno al film).
Riprende Forrest Gump nella base (come il protagonista, "diverso", si relaziona con il mondo esterno) e in alcuni personaggi e scene: la madre che dispensa frasi sul senso della vita, il capitano della barca troppo simile al tenente di Forrest Gump, soprattutto nel tipo di rapporto che si instaura tra loro (il capitano mondaiolo e ubriacone, benjamin remissivo e mite, che si lascia guidare e fare); ma soprattutto, chi è che vedendo il colibrì in un paio di scene non ha pensato alla piuma che accompagna la storia di Forrest Gump? Ho sempre pensato che citare film in altri film sia un procedimento interessante, che denota conoscenza e stima verso altri registi, ma così non è un po' troppo? Andiamo avanti con le "citazioni": Benjamin, circa a metà film, fa un lungo discorso sulla concatenazione della casualità, per racconatare di come Daisy viene investita da un tassista, per dire che una catena perfetta di eventi ha portato proprio a quello, e che se qualcosa, anche un piccolissimo dettaglio, fosse andato storto, la storia sarebbe andata diversamente. Io ho pensato a un paio di film: in primo luogo Magnolia, e poi -soprattutto- Il favoloso mondo di Amelie. Sono convinta che ce ne siano molti altri che ora non mi vengono in mente, non avendo una cultura cinematografica così vasta.
L'acqua che si porta via tutto alla fine è senza dubbio Se mi lasci ti cancello (oltre a Titanic, ma mi sembra stupido sottolinearlo), dove però aveva un senso: va bene che c'è l'uragano, ma non vedo perché, dal nulla, dobbiamo vedere i resti del grande e bizzarro orologio che vengono sciacquati via. Superfluo.
Andando oltre, volevo sottolineare come certi elementi della sceneggiatura portassero decisamente a binari morti: in un film (soprattutto nella sceneggiatura all'americana), ogni elemento deve prepararne un altro, che sta nella stessa scena, in quella dopo, o alla fine del film. Non esiste che ci siano binari morti, e in questo film ce n'erano fin troppi..ecco il perché delle quasi tre ore. Per fare degli esempi, io -e questo è solamente un mio parere- ho trovato inutili gli incontri che lui fa all'interno della casa di riposo: il pigmeo che lo porta in giro non ha senso, il vecchio che gli racconta dei fulmini serve solo a strappare qualche sorriso nei siparietti in cui bemjamin immaginava l'episodio), la signora che gli insegna a suonare il piano.. chissà. Questi piccoli elementi sembrano trovare un senso in una delle scene finali, ma, a mio avviso, è solo un'apparenza. Ci sono una serie di spunti, che, se approfonditi, porterebbero a situazioni e personaggi interessanti, ma che, buttati lì così, servono solo ad innervosire gli spettatori.
Per farla breve, Fincher (ma che gli sarà successo??) ha preso un racconto, un paio di attori, e ha fatto un copia incolla di diverse sceneggiature.. ed ecco qua.. 13 nomination.
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kinglands
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sabato 28 febbraio 2009
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tutto già visto
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Il curioso caso di Benjamin Button è uno di quei film fatti per indurre riflessioni e commuovere, arrivando (attraverso lo stimolo di corde semplici ma vitali)al cuore dello spettatore.
Il problema è che questo obbiettivo viene mancato clamorosamente, ed il film, con le sensazioni che porta, rimane in superficie.
Non può non venire in mente in più di un'occasione il buon vecchio Forrest Gump, anche lui condannato come Benjamin alla diversità, anche lui buono d'animo e naturalmente ed immancabilmente vincente, anche lui innamorato a vita della sua musa. Ma i livelli di liricità raggiunti da Zemeckis qui non vengono nemmeno sfiorati.
Troppi i luoghi comuni: il racconto in flashback sul letto di morte, i casi della vita che portano separazioni e riunioni con la donna amata, l'andar per mare, l'incidente stradale che ti cambia vita e carattere, il fascino della ballerina, etc.
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Il curioso caso di Benjamin Button è uno di quei film fatti per indurre riflessioni e commuovere, arrivando (attraverso lo stimolo di corde semplici ma vitali)al cuore dello spettatore.
Il problema è che questo obbiettivo viene mancato clamorosamente, ed il film, con le sensazioni che porta, rimane in superficie.
Non può non venire in mente in più di un'occasione il buon vecchio Forrest Gump, anche lui condannato come Benjamin alla diversità, anche lui buono d'animo e naturalmente ed immancabilmente vincente, anche lui innamorato a vita della sua musa. Ma i livelli di liricità raggiunti da Zemeckis qui non vengono nemmeno sfiorati.
Troppi i luoghi comuni: il racconto in flashback sul letto di morte, i casi della vita che portano separazioni e riunioni con la donna amata, l'andar per mare, l'incidente stradale che ti cambia vita e carattere, il fascino della ballerina, etc...
Attori in grande spolvero (ancor più brava la Blantchett che rende la sua ballerina mai veramente simpatica) non riescono a tener vivo l'interesse dello spettatore, nonostante l'idea di base sia accattivante.
Ci si aspettava di più da Fincher, in altre occasioni più graffiante ed anticonformista.
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[+] finalmente un bel commento !!!
(di marvelman (quello vero!))
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tnt1979
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sabato 14 marzo 2009
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seppur lento, comunque avvincete
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Film sicuramente ricco di emozioni e di spunti di riflessione, l'esperienza di vivere una vita al contrario è sicuramente uno dei motivi di maggior interesse. Poter vivere con la forza ed il vigore del fiore dei propri anni avendo l'esperinza cumulata di tutta una vita è sicuramente una possibilità che solletica i sogni di qualsiasi abitante del pianeta terra. Nonostante la vicenda non abbia ritmo incalzante, riesce in ogni caso ad interessare lo spettatore, portandolo a rapportare l'esperienza vissuta dal protagonista sulla propria esistenza.
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lindab
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sabato 18 aprile 2009
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tematica originale ma film poco scorrevole
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L'impressione che si ha guardando questo film, è che gran parte della storia sia già stata raccontata oltre ad esser stata ben pubblicizzata, durante la proiezione dei provini. Da questi emerge infatti una tematica sul ciclo della vita vissuta dal protagonista al contrario, una trovata dal mio punto di vista geniale, o per lo più orginale, ma che poi delude l'aspettativa dello spettatore con la mancanza di scorrevolezza della storia in sè, un film troppo lento per i miei gusti, se pur commovente nel finale, quando si assiste all'infanzia sofferente di Benjamin come quella di un vecchio.Impeccabile come sempre l'interpretazione della Blanchett,noiose a mio avviso e poco necessarie, le numerose interruzioni del ritorno al presente della protagonista invecchiata con la figlia accanto che legge il diario del padre per raccontare la vicenda, soprattutto in partenza, ricordandomi l'apertura del film Titanic.
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L'impressione che si ha guardando questo film, è che gran parte della storia sia già stata raccontata oltre ad esser stata ben pubblicizzata, durante la proiezione dei provini. Da questi emerge infatti una tematica sul ciclo della vita vissuta dal protagonista al contrario, una trovata dal mio punto di vista geniale, o per lo più orginale, ma che poi delude l'aspettativa dello spettatore con la mancanza di scorrevolezza della storia in sè, un film troppo lento per i miei gusti, se pur commovente nel finale, quando si assiste all'infanzia sofferente di Benjamin come quella di un vecchio.Impeccabile come sempre l'interpretazione della Blanchett,noiose a mio avviso e poco necessarie, le numerose interruzioni del ritorno al presente della protagonista invecchiata con la figlia accanto che legge il diario del padre per raccontare la vicenda, soprattutto in partenza, ricordandomi l'apertura del film Titanic.Apprezzabili le citazioni nei dialoghi, ricche di aforismi sul senso della vita.
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lorenzo
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venerdì 23 gennaio 2009
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abbondanza di effetti speciali in un film insipido
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Posso considerarmi tra i pochi fortunati che hanno già visto "The curious case of Benjamin Button".
Inanzitutto occorre dire che ho visto la versione inglese del film, ed è su quella che mi baserò per scrivere la recensione.
Il film parte subito molto bene, trovando non pochi spunti che lasciano il lettore avvolto dalla suspence almeno per la prima buona mezz'ora del film. Dopodichè, il film comincia a diventare pesante, la trama prevedibile e i dialoghi sempre più vuoti e superficiali.
Una volta capito infatti che la vita del protagonista Benjamin (interpretato da un non impeccabile Bradd Pitt) è caratterizzata da una curiosa particolarità, che ha fatto si che lui nascesse vecchio, e ringiovanisse poi col passare degli anni, il film non offre più colpi di scena, e lo spettatore si ritrova sommerso da una marea di scene e dialoghi superficiali e inconcludenti.
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Posso considerarmi tra i pochi fortunati che hanno già visto "The curious case of Benjamin Button".
Inanzitutto occorre dire che ho visto la versione inglese del film, ed è su quella che mi baserò per scrivere la recensione.
Il film parte subito molto bene, trovando non pochi spunti che lasciano il lettore avvolto dalla suspence almeno per la prima buona mezz'ora del film. Dopodichè, il film comincia a diventare pesante, la trama prevedibile e i dialoghi sempre più vuoti e superficiali.
Una volta capito infatti che la vita del protagonista Benjamin (interpretato da un non impeccabile Bradd Pitt) è caratterizzata da una curiosa particolarità, che ha fatto si che lui nascesse vecchio, e ringiovanisse poi col passare degli anni, il film non offre più colpi di scena, e lo spettatore si ritrova sommerso da una marea di scene e dialoghi superficiali e inconcludenti.
Temo che la versione italiana del film, doppiata, farà perdere a questa produzione una suà peculiarità che ho molto apprezzato. La storia è infatti ambientata in Louisiana, nel sud degli Stati Uniti. Gli accenti di questa zona, molto caratteristici, si sentono per tutta la durata del film, e contribuiscono a rendere il film "verosimile". Nella versione italiana tutto ciò andrà inevitabilmente perduto. Ed è un peccato, perchè gli accenti e il modo di parlare degli attori rendono questo film, che ha come base un resoconto autobiografico della vità di Benjamin Button, più reale.
L'idea alla base del film è molto interessante, e infatti la prima mezzo'ora del film colpisce molto e porta lo spettatore a chiedersi cosa succederà nelle scene successive. Il problema è che questa curiosità viene soffocata nelle successive due ore, in cui la narrazione diventa veramente troppo lenta. In pratica attraverso la lettura del suo Diario, ripercorriamo l'intera vita di Benjamin, dalla vecchiaia alla giovinezza. Una vita, purtroppo, eccessivamente ordinaria...
Un tentativo di creare un colossal epico che però naufraga nella noia. Peccato, perchè gli effetti speciali ci sono e sono veramente eccezzionali. Ciò che manca, purtroppo, è una buona trama. Il film non è romantico, non è drammatico, non è comico..è, oserei dire, il classico colossal americano che aspirava a raggiungere l'eccellenza, e deve invece accontentarsi dell'ordinarietà.
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macris
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giovedì 19 febbraio 2009
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fuori posto,fuori tempo, fuori luogo.
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Il disagio quasi unicamente fisico all'inizio del film del bambino- vecchio, si trasforma a poco a poco in una condizione talmente sfalzata dove il racconto da veloce ed umoristico diventa più lento,ma più corposo.La sensazione dell' essere fuori posto ,fuori luogo, fuori tempo coglie la spettatore in un crescendo angosciante.Chiunque nella vita si è sentito come il protagonista e come esso si è adattato agli eventi della sua realtà,anche se spesso in modo doloroso.Il Benjamin dell'età matura, ma fisicamente ventenne,deve rinunciare ed essere se stesso e decide di perdere gli affetti della sua vita continuando il suo percorso contro il tempo.
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(di schaetzli)
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diana
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giovedì 19 febbraio 2009
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è davvero difficile camminare contro corrente.
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Forse tra i molti (troppi)temi che questo film, ricco di buoni propositi ma incapace di realizzarli, mira ad affrontare, è quello della "diversità" ad essere sviluppato con maggiore incisività: è davvero difficile camminare contro corrente.
La vita procede metodica a tappe forzate e la forzatura è imposta dalla maggioranza.
Tutti si affannano per non rimanere indietro, per non perdere le coincidenze ai cambi obbligati di carrozza.
Il rischio è di rimanere soli.
I sentieri non battuti richiedono molto coraggio ed il dazio da pagare per percorrerli è spesso estremamente caro.
La diversità, purtroppo, sia essa imposta dalla natura (della maggioranza), sia essa frutto del libero arbitrio,comporta immani sacrifici e condanna quasi sempre alla solitudine.
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Forse tra i molti (troppi)temi che questo film, ricco di buoni propositi ma incapace di realizzarli, mira ad affrontare, è quello della "diversità" ad essere sviluppato con maggiore incisività: è davvero difficile camminare contro corrente.
La vita procede metodica a tappe forzate e la forzatura è imposta dalla maggioranza.
Tutti si affannano per non rimanere indietro, per non perdere le coincidenze ai cambi obbligati di carrozza.
Il rischio è di rimanere soli.
I sentieri non battuti richiedono molto coraggio ed il dazio da pagare per percorrerli è spesso estremamente caro.
La diversità, purtroppo, sia essa imposta dalla natura (della maggioranza), sia essa frutto del libero arbitrio,comporta immani sacrifici e condanna quasi sempre alla solitudine.
Ma il premio di consolazione per chi impara ad accettarla o la sceglie, affrontandone le estreme conseguenze, è molto più che consolatorio: LA LIBERTA'!!
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nientetv
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martedì 10 marzo 2009
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all'ombra di forest gump
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Non userò mezzi termini.
Il film è una biografia narrata attraverso lo strumento del Flashback, sotto una prospettiva micro e per niente macro rispetto ovviamente al Capolavoro di Zemerickis. Ma non è l'unica somiglianza che si può scorgere quella della struttura narrativa:"Non sai mai cosa c'è in serbo per te" ripete a Benjamin la madre adottiva, evitando accuratamente di citare scatole di cioccolatini. Come Forest Anche Il Giovane Vecchio fa la sua esperienza con la guerra, il problema è che non ne trae alcuna conclusione apparente se non fosse per il capitano Clark (unico personaggio con un minimo di spessore) che se ne esce con la massima "...quando è arrivata la fine non puoi far altro che mollare".
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Non userò mezzi termini.
Il film è una biografia narrata attraverso lo strumento del Flashback, sotto una prospettiva micro e per niente macro rispetto ovviamente al Capolavoro di Zemerickis. Ma non è l'unica somiglianza che si può scorgere quella della struttura narrativa:"Non sai mai cosa c'è in serbo per te" ripete a Benjamin la madre adottiva, evitando accuratamente di citare scatole di cioccolatini. Come Forest Anche Il Giovane Vecchio fa la sua esperienza con la guerra, il problema è che non ne trae alcuna conclusione apparente se non fosse per il capitano Clark (unico personaggio con un minimo di spessore) che se ne esce con la massima "...quando è arrivata la fine non puoi far altro che mollare". Personaggio quello del Capitano che tanto ricorda, ma in maniera complementare quello del Tenente Dan che alla fine non molla di certo nonostante dalla vita non avesse avuto ciò che desiderava. La piuma volteggia su Forest a simboleggiare la leggera e spensierata vita che si lascia portare dal vento, così il colibrì di Benjamin rappresenta la vita nel suo moto perpetuo che si approssima all'infinito. Un film che si espone così volontariamente al confronto con un così grande capolavoro deve quantomeno avere la forza
di appassionare, convincere, quando in realtà nella seconda parte si riduce ad un melodramma amoroso inguardabile e melanso.
Nessun personaggio compreso il protagonista, che in 90 anni di vita al contrareio pare non evolvere mai, ha un minimo di spessore.
Due ore e mezza di un polpettone che non appassiona ne convince. Per quanto mi riguarda "non ho più nulla da dire su questa faccenda".
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[+] fai silenziu
(di federicu)
[ - ] fai silenziu
[+] bella la citazione alla forrest
(di gabry)
[ - ] bella la citazione alla forrest
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marzaghetti
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giovedì 3 gennaio 2013
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due storie intrecciate e temporalmente rovesciate
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Ancora una volta Fincher non delude e confeziona un bellissimo film, costruito sulle storie intrecciate e temporalmente rovesciate di due innamorati: pur inverosimile, la vita “al contrario” ci appare curiosamente familiare, così come la percezione che, nell'amore, due vite siano in armonia solo per un effimero lasso di tempo, all' incrocio. Pitt e Blanchett ottimi, aiutati da trucchi reali e digitali (2 Oscar strameritati). Valutazione: 3,75.
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