spoerri
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domenica 1 marzo 2009
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un polettone hollywoodiano
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Devo dire che mi ha deluso. Il film che poteva sfruttare una trama interessante e in parte originale per dire qualcosa, o comunque per fare anche solo un bel film, manca il bersaglio, dice ben poco e lo fa nel modo più logorroico possibile. Alla fine di cosa faccia Benjamin Button nella vita e perché si capisce, o comunque rimane nella memoria dello spettatore, ben poco. In 2 ore e 40 il film si annacqua visibilmente non andando ad approfondire niente in particolare, ne situazioni ne personaggi. Il film è girato bene ma in modo fin troppo patinato e studiato, secondo tutti i crismi insomma di un film a caccia di oscar e questo ne fa irrimediabilmente un polpettone hollywoodiano che si guarda una volta ma si evita di guardare una seconda.
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Devo dire che mi ha deluso. Il film che poteva sfruttare una trama interessante e in parte originale per dire qualcosa, o comunque per fare anche solo un bel film, manca il bersaglio, dice ben poco e lo fa nel modo più logorroico possibile. Alla fine di cosa faccia Benjamin Button nella vita e perché si capisce, o comunque rimane nella memoria dello spettatore, ben poco. In 2 ore e 40 il film si annacqua visibilmente non andando ad approfondire niente in particolare, ne situazioni ne personaggi. Il film è girato bene ma in modo fin troppo patinato e studiato, secondo tutti i crismi insomma di un film a caccia di oscar e questo ne fa irrimediabilmente un polpettone hollywoodiano che si guarda una volta ma si evita di guardare una seconda. Mi viene naturale il paragone con “un’altra giovinezza” di Coppola per una certa somiglianza nella trama: quello si che è un film potente, ricco e che ha cose da dire, un film che in 2 ore dice cose per 6; solo purtroppo non è stato osannato e pubblicizzato come questo. Infine è mia opinione che l’oscar a Sean Penn invece che a Brad Pitt sia stato assolutamente sacrosanto.
Insomma, un film che si guarda, non si esce dal cinema dicendo “che brutto film”, ma che non rimane, che dice poco e che comunque ha il suo bel carico di patinata noia che si porta dietro.
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filippo catani
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giovedì 14 luglio 2011
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buone interpretazioni ma storia molle
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Benjamin Button non è un uomo come tutti gli altri; la sua "peculiarietà" è che nasce vecchio e morirà neonato. Da questo punto di partenza, Benjamin vivrà in modo del tutto personale gli eventi americani del '900.
Tratto dall'omonimo romanzo, il film lascia ampiamente delusi. Innanzitutto la durata della pellicola è assolutamente eccessiva e finisce per produrre nello spettatore una sorta di soffocamento. Per il resto sì ci sono alcune interessanti riflessioni ma il tutto si riduce in una disperata storia d'amore che potrà avere una breve durata. Questo perchè i due amanti partono da percorsi anagrafici opposti.
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Benjamin Button non è un uomo come tutti gli altri; la sua "peculiarietà" è che nasce vecchio e morirà neonato. Da questo punto di partenza, Benjamin vivrà in modo del tutto personale gli eventi americani del '900.
Tratto dall'omonimo romanzo, il film lascia ampiamente delusi. Innanzitutto la durata della pellicola è assolutamente eccessiva e finisce per produrre nello spettatore una sorta di soffocamento. Per il resto sì ci sono alcune interessanti riflessioni ma il tutto si riduce in una disperata storia d'amore che potrà avere una breve durata. Questo perchè i due amanti partono da percorsi anagrafici opposti. Nel mezzo c'è sicuramente la bravura di Pitt e Blanchett e dei rispettivi truccatori ma chi si aspetta fuochi d'artificio da questa pellicola rimarrà ampiamente deluso.
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giacomo
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venerdì 20 febbraio 2009
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il curioso caso del film di m**** di david fincher
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Lo sceneggiatore del film è Eric Roth, quello di Forrest Gump.
Ecco, a parte il fatto che questo “curioso” film è un polpettone infarcito di tutte le sdolcinerie possibili, tutti i personaggi sono sempre perfetti e belli, sempre baciati dal sole con perfetti tramonti sempre al momento giusto, (perfetto perfino il brutto tempo), muoiono in maniera perfetta, TUTTO perfetto, nella migliore tradizione american; a parte il fatto che tutti i dialoghi, anke i più semplici, sono frasi fatte e aforismi sul senso della vita (..così il film è profondo!)…. ecco, a parte questo, questo film è una bruttissima copia di Forrest Gump, che gioca sporco tentando di ripetere il film di Zemeckis in tutto.
Sono cambiati solo gli attori e il soggetto di base.
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Lo sceneggiatore del film è Eric Roth, quello di Forrest Gump.
Ecco, a parte il fatto che questo “curioso” film è un polpettone infarcito di tutte le sdolcinerie possibili, tutti i personaggi sono sempre perfetti e belli, sempre baciati dal sole con perfetti tramonti sempre al momento giusto, (perfetto perfino il brutto tempo), muoiono in maniera perfetta, TUTTO perfetto, nella migliore tradizione american; a parte il fatto che tutti i dialoghi, anke i più semplici, sono frasi fatte e aforismi sul senso della vita (..così il film è profondo!)…. ecco, a parte questo, questo film è una bruttissima copia di Forrest Gump, che gioca sporco tentando di ripetere il film di Zemeckis in tutto.
Sono cambiati solo gli attori e il soggetto di base. Si racconta la storia della vita di un uomo facendo al contempo una riflessione sull’esistenza (se qualcuno ha visto il film con Tom Hanks… è proprio la stessa cosa, la stessa modalità di raccontare), il “non sai mai quello che ti capita” qui diventa “non sai mai cosa c’è in serbo per te”, lì c’era una piuma, qui c’è un colibrì (messo così, dai, per fare il “bel film”).
Forrest Gump funzionava, colpiva per la sincerità, semplicità e ingenuità del personaggio, qui è la stessa identica cosa e proprio per questo non funziona, anzi, sa tutto di operazione di marketing e le frasi fatte, le riflessioni sull’esistenza non reggono più in un film che mi da l’impressione di VOLER risultare profondo e impegnato. Le potenzialità affascinanti del tema trattato sono sprecate con superficialità, come pretesto per costruire una pagliacciata melensa e ripetere il successo di Zemeckis.
Fastidiosa poi la madre nel letto d’ospedale, nell’aspetto e nella voce, esagerato ed esasperata, l’immancabile classica americanata. Brad Pitt monoespressivo (ringrazia la motion capture!)
Fincher ha detto di voler cambiare genere nei film che fa per non essere etichettato, ma non mi pare una valida giustificazione per fare delle porcate simili. D’accordo, la colpa è anke dello sceneggiatore, caduto proprio in basso, ma questo regista ha fatto un film come Fight club: o piglia tutti per i fondelli, oppure non lo so.
La mia considerazione finale è che, come al solito, nel cinema americano trovare idee e fantasia sia sempre più “pura fantasia”.
PS- NON LEGGA CHI NON HA VISTO IL FILM: il vecchio neonato Pitt che prima di morire guarda negli occhi la Blanchett “come se si ricordasse chi ero” o qualcosa di simile; il capitano della nave che, morendo in maniera impeccabile, trova pure il tempo di fare un discorso esistenzialista a Benjamin; il colibrì che si sofferma davanti alla finestra dell’ospedale con fuori l’uragano Kathrina che imperversa (un colibrì… -_-) proprio nel momento in cui la Blanchett stà per morire; Benjamin che va… in India! (è, ti pareva!) per trovare se stesso ecc ecc…
ma dai, ma per favore.
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[+] basta con sto forrest gump!!
(di anto)
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stefano67
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venerdì 20 febbraio 2009
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una citazione mal riuscita di generi
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Non nego che l'idea sia originale-un uomo la cui vita inizia in una condizione che per tutti segna la fine-ma il film si perde in un stagno paludoso di citazioni ( ovvero scopiazzature )di altri film, senza adottare un coerente punto di vista ma toccando in modo superficiale tanti, troppi temi e generi. Troviamo un patinato sud degli Stati Uniti-prima citazione, sembra di vedere" A Spasso con Daisy"-, con personaggi buoni, ma cosi' buoni che nessuno ha mai una parolaccia, uno scatto di nervi...forse un bel mondo delle fiabe, dove un bambino deforme e orribile all'aspetto viene subito adottato, amato e curato da un' inserviente di colore che, non paga di una vita dura come doveva essere nel sud degli States all'epoca, non esita un attimo a prendere una decisione del genere, decisione che condizionerebbe pesantemente la vita di ognuno.
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Non nego che l'idea sia originale-un uomo la cui vita inizia in una condizione che per tutti segna la fine-ma il film si perde in un stagno paludoso di citazioni ( ovvero scopiazzature )di altri film, senza adottare un coerente punto di vista ma toccando in modo superficiale tanti, troppi temi e generi. Troviamo un patinato sud degli Stati Uniti-prima citazione, sembra di vedere" A Spasso con Daisy"-, con personaggi buoni, ma cosi' buoni che nessuno ha mai una parolaccia, uno scatto di nervi...forse un bel mondo delle fiabe, dove un bambino deforme e orribile all'aspetto viene subito adottato, amato e curato da un' inserviente di colore che, non paga di una vita dura come doveva essere nel sud degli States all'epoca, non esita un attimo a prendere una decisione del genere, decisione che condizionerebbe pesantemente la vita di ognuno...ma , si sa, il cinema deve far sognare e mostrare l'irreale, buonismo incluso, infatti nessuna traccia di razzismo in una Lousiana degli anni '20 dove imperversava il KKK , c'è da sganasciarsi dal ridere una nera che adotta un bimbo bianco con tanta nonchalance..Nel percorso della sua vita, il protagonista partecipa alla guerra come se fosse una impegnativa gita degli scout, si innamora di una ballerina che deve partire il giorno dopo-a nessuno viene in mente "C'Era una Volta in America"? Tralasciamo le penose considerazioni del protagonista sul concatenarsi di eventi che segnano il destino di ogni persona ; cosa voleva dimostrare il regista , di essere in grado di riflettere sul destino ? I pensieri del protagonista sul destino sembrano le banalità di rotocalchi, alle pagine dei cuori solitari.Stendiamo un velo pietoso sulla storia d'amore,la descrizione della quale è di una banalità sconcertante ; corpi splendidi, crociere in barca a vela con lo sfondo di mari azzurri, dialoghi terrificanti sullo stile " Non ho mai smesso di amarti" e la coppia che, priva di qualunque problema economico-complice ricca eredità del padre pentito perchè si sa,la gente non vuole vedere sullo schermo le miserie del quotidiano-mette su casa con l'immancabile scena di pennelli, vernici, scelta mobili. PER FAVORE!!!!! MA CHE BRUTTURA!!!!
Nel finale un unico momento di ripresa : il bimbo vecchio che muore nelle braccia dell'amata, idea toccante e che fa riflettere su come si puo' morire,circondati o meno dall'amore.
Mi meraviglio delle 2 e 1/2 stelle assegnate a questo film pretenzioso, copiato, furbo e inutile e , come se non bastasse,lungo in modo esagerato.Bisogna essere in grado di fare film validi, se si vuole che lo spettatore rimanga incollato alla sedia per quasi tre ore .Questo , invece, è di una noia mortale, VE LO SCONSIGLIO se avete un minimo di buon gusto, mi ringrazierete.
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[+] la vita reale
(di dani)
[ - ] la vita reale
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